Garifuna, Africa-Americhe, “glocalità” tra musica, balli e tradizioni interculturali

Se potesse esprimersi con linguaggio umano, il mare avrebbe moltissimo da raccontare dei popoli del passato e di numerose comunità contemporanee sparse nel mondo. Sempre in movimento, è un privilegiato canale di comunicazione; è un mezzo naturale capace di affascinare, stupire e ispirare, come spesso evidenziato da cantori, musicisti e compositori. Il mare è patrimonio universale, come molti beni naturali, negli ultimi decenni è stato spesso bistrattato e sfruttato in modo indegno, senza rispetto neppure per le generazioni future. Nei nostri percorsi di ricerca musicale e antropologica, il mare spicca quale elemento di unione e d’incontro tra diverse culture che dialogano, si confrontano, trovano sintesi, si acculturano  e talvolta si combattono aspramente per la supremazia territoriale. Il mare può divenire anello di collegamento tra identità e memoria storica di singole comunità e delle loro passate civiltà nonché solido legame tra le differenti generazioni. Per alcuni, evoca esilio, emigrazione o deportazione, riportando la mente all’abbandono della propria terra, a ciò che più si ama, alla sottomissione dei tiranni di turno, pronti a sfruttare (a basso prezzo) la forza umana da impiegare nei campi di lavoro e di battaglia. Quante volte, nel corso degli studi, siamo stati indotti a riflettere sulle follie del passato, sullo sfruttamento degli individui, quasi sempre ignari del proprio destino? La storia dei “garínagou” o “garífuna” è oscura alla maggior parte degli europei. La loro vita ruota attorno al mare. Da diversi secoli, sono abili pescatori ma anche coltivatori, soprattutto di “yucca” o “manioca” (tubero simile alla patata). La “mandaguina” è il tipico abito femminile, con l’immancabile “pañuelo” a copertura del capo. Le fanciulle si distinguono spesso per le piccole treccine, arricchite di perline colorate. Le loro comunità sono principalmente concentrate tra Honduras, Belize, Guatemala e, in piccola parte, nel Nicaragua. Per motivi di lavoro, diversi sono dovuti migrare verso gli Stati americani, soprattutto nelle città di New York e Los Angeles. La loro cultura è anche il risultato di deportazioni, migrazioni e matrimoni misti. Forte rimane il loro legame originario con l’Africa, ben riscontrabile musicalmente nell’accompagnamento ritmico dei balli e dei canti, intonati nella cosiddetta lingua “arawak”, grazie ai quali i “garífuna” sono stati inseriti nella “Lista” dei patrimoni immateriali dell’umanità (UNESCO, 2001-2008). A tale Popolo e a tutti i Popoli che, nel corso dei secoli o dei millenni, hanno dovuto subire una deportazione forzata, dedichiamo la nostra Vision, rimarcando ancora una volta l’importanza della conoscenza dei valori espressi dalle singole comunità, in un’ottica olistica, cooperativa e di legami sociali e culturali inter-nazionali.


Copyright © Paolo Mercurio - Garifuna Dance

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