#blogfoolksession: European Folk Day 2024

Per il secondo anno, il 23 settembre si celebra lo European Folk Day, lanciato dall’European Folk Network (EFN), rete pan-europea per la musica e la cultura folk e tradizionale che intende promuovere la consapevolezza, soprattutto da parte dei media e delle istituzioni, dell’esistenza del movimento folk, rappresentante della diversità culturale europea. Dopo il notevole successo della prima Giornata Europea del Folk, tenutasi nel 2023, la seconda edizione annuale si terrà nel giorno dell’equinozio d’autunno. L’evento prevede concerti, conferenze e altre attività che si svolgeranno dal vivo, online e offline in tutta Europa, con l’intento di dimostrare che le arti tradizionali della musica, della danza e della narrativa sono patrimonio di tutti e coinvolgono una massa critica di musicisti, studiosi, cultori e organizzazioni. Inoltre, per i due giorni successivi (24-25/9), la Rete Europea del Folk ha indetto la sua assemblea generale e una conferenza che si terranno nella città finlandese di Kaustinen, uno dei luoghi di eccellenza della musica tradizionale e sede di uno storico Folk Festival, tra i più importanti del continente, e dell’ Istituto di musica popolare finlandese. “BlogFoolk Magazine” partecipa alle celebrazioni dell’European Folk Day lanciando un’inedita playlist video di artisti internazionali che propongono composizioni tradizionali e originali registrate in esclusiva per la nostra testata. 
 Il viaggio tra voci, strumenti e repertori inizia con “Em Kolime” del musicista Ali Doğan Gonultaş. Nativo dell’Anatolia orientale, è ricercatore, arrangiatore, produttore artistico e compositore di grande talento. Proveniente da una comunità curdo-alevita in cui la musica è un’espressione centrale per tramandare la storia del proprio popolo, Ali, accompagnandosi al tembur, canta della vita di villaggio nelle comunità curde. La canzone, intitolata “Sono un contadino”, racconta la storia di un uomo deriso dalla ragazza che ama per essere un contadino e un curdo. Il brano è cantato per metà in kirdaski (un dialetto curdo) e per metà in turco, e rappresenta una classica canzone nuziale cantata a Kiğı e nei distretti vicini di Pülümür, Palu, Hınıs e Varto. Le connessioni mediterranee ci conducono a Napoli. Il trio composto da Marcello Squillante (voce e fisarmonica, leader di Ars Nova Napoli), Alfredo Pumilia (violino) e Alessandro De Carolis (flauti) ha registrato “Fortuna”, una traduzione di Squillante di un brano conosciuto sia in Grecia che in Turchia con diversi titoli, tra cui il turco “Seni Alırsa Fırtına”, dove “fortuna” è intesa come tempesta. Infatti, questo termine potrebbe derivare dall’italiano “fortunale”. Il brano è una versione acustica, il cui valore aggiunto è una magnifica registrazione dal vivo in un luogo di culto: lo storico Auditorium Novecento di Napoli (video di Luca Lanzano, montaggio di Fabrizio Lettieri, registrazione, mix e master di Fabrizio Piccolo). Il brano sarà anche il singolo del prossimo disco degli Ars Nova Napoli, a cui dà il titolo.


Sulla scia delle storiche connessioni tra il Levante e la nostra Penisola, Ettore Castagna, personalità polifonica di polistrumentista, autore, antropologo culturale e romanziere, esegue un “Sonu a ballu” alla lira calabrese, costruita dal liutaio Peppe Manganaro. L’unicità di Ettore Castagna sta nel fatto che è al contempo un mediatore e continuatore di un’eredità culturale conosciuta quasi cinquant’anni fa. Castagna utilizza le tecniche storiche dello strumento, la modalità più antiche del “sonu” della lira, restituendo un linguaggio che si colloca nel rispetto di quanto appreso ma non rinuncia alla rielaborazione e all’innovazione. La registrazione, fatta all’alba sulla riva del Mare Ionio a Caminia, trasmette suggestioni uniche. 


Siamo in Calabria, sinonimo di chitarra battente, strumento tradizionale italiano dalle ascendenze colte. A imbracciarla è Francesco Stumpo, chitarrista classico, compositore, docente di musica e didatta dello strumento, nonché collaboratore di questa testata. Per l’European Folk Day il maestro Stumpo propone una “Tarantella per chitarra battente”. 


Affascinata dai modi minori, Hiram Salsano, Premio BF-Choice con il disco dell’anno “Bucolica” e Premio Loano Giovani 2024, esegue una tarantella su “zampogna vocale”, pensata utilizzando antiche accordature delle zampogne in minore, molto rare nel repertorio campano e lucano. Il titolo, “Minotre”, rimanda alle quattro canne della zampogna: i due bordoni e le due canne del canto. Per la “dritta” e per la “manca” sono stati creati dei pattern vocali in minore, su cui la cantante esegue un mix di strofe di tarantelle ascoltate nel Cilento e altre scritte da Gino Marotta di Stio (Sa). 


Restiamo in Campania con il maestro Nando Citarella che, accompagnandosi alla chitarra battente, si esibisce nella serenata “Suspiro alla Terravecchisa”. La serenata alla maniera della località calabrese del cosentino era eseguita da molti suonatori e cantatori tra Basilicata, Basso Cilento e Calabria. La chitarra battente è stata costruita dal liutaio Pasquale Scala su modello del nonno di Benedetto Croce. Il video è stato girato da Michele Simolo a Villa Falconieri in Frascati dove alla fine del Seicento vennero composte sonate e serenate popolari da musici ospiti dei nobili proprietari. 


Segue Mario Salvi, uno degli artefici della rinascita dell’organetto in Italia. La sua “Tarantella Distratta” è un brano composto quasi per gioco dall’organettista, noto per le sue frequenti distrazioni. La tarantella, infatti, inizia quasi casualmente e cerca il suo ritmo, fino a trovarlo definitivamente. 


Siamo in Salento con un assolo di tamburello, un divertissement eseguito con tecnica e maestria da Mauro Durante, colonna del Canzoniere Grecanico Salentino, uno degli emblemi internazionali della musica world. 


I Dijevu di Vurchean” è un brano – contenuto in “Moviti Ferma”, album del 2020 – interpretato con voce potente e profonda da Eleonora Bordonaro (insieme a Puccio Castrogiovanni al marranzano); il testo in gallo-italico di San Fratello, nel messinese, e in siciliano è adagiato su una melodia brasiliana. La registrazione dal vivo è stata effettuata alla Pescheria di Catania. 


Di isola in isola, dalla Sardegna arriva un super gruppo riunito per l’evento: la mandola di Mauro Palmas, l’organetto diatonico del giovanissimo Giacomo Vardeu, astro nascente del mantice sardo, e Tenore e Cuncordu di Orosei, che improvvisano su “Naneddu meu”, canto di protesta di fine Ottocento del poeta Peppino Mereu, musicato per la prima volta da Nicolò Rubanu del Coro di Orgosolo. 


Parlando di memoria e ricerca, come dimenticare Caterina Bueno? A omaggiarla ci ha pensato il toscano Maurizio Geri, che ci regala emozioni con una sua intesa interpretazione di “E cinquecento catenelle d’oro”, dal repertorio della cantante-ricercatrice fiorentina. 


Ritorna anche lo scacciapensieri, uno degli strumenti presenti nella cultura tradizionale italiana, da Nord a Sud. Abbiamo coinvolto anche il maestro dei tamburi a cornice, Andrea Piccioni, che ci offre un’improvvisazione di grande estro su questo idiofono “povero”. Senza dubbio, un altro simbolo della tradizione musicale italiana è la zampogna. 


Qui è Giuseppe ‘Spedino’ Moffa a suonare una zampogna a chiave molisana (in Fa, costruita da Luigi Ricci di Scapoli, Isernia). Nel brano “Tarantella del Fortore” Moffa esemplifica la centralità di questo aerofono a sacco nella cultura musicale italiana, unendo il tema del Pollino o della tarantella della Calabria meridionale a pratiche esecutive più tipiche del centro Italia, come il salterello, con suggestioni che richiamano il repertorio per organetto del Fortore. 


Coreno Ausonio, nel basso Lazio, ultima località del frusinate che si affaccia sulla Campania, è terra di organettisti. Da qui arriva Alessandro D’Alessandro, definito “lo Zawinul dell’organetto” da Daniele Sepe, un musicista in fervida evoluzione: soffia, percuote il mantice, usa l’elettronica per trasformare il suo strumento in un organetto “aumentato”. Così la tradizione diventa punto di partenza per sviluppi sonori inauditi. “La maschera” riprende un tema tradizionale legato alla ritualità carnevalesca del suo paese, portandolo oltre la tradizione e cercando nuove vie musicali. D’Alessandro suona anche la “pietra sonora” e interagendo con i visual amplia la dimensione estetica del suo spettacolo. Infatti, il video live è una piccola parte di “Visionaria”, progetto con la creazione dal vivo di Gianluca Abbate. 


Diversamente, trionfa l’acustico nella proposta della poliedrica artista, cantante e polistrumentista Lavinia Mancusi. È un’artista che si esprime nei territori folk, world e pop e che ha collaborato con importanti artisti della scena cantautoriale italiana. Di recente ha pubblicato “¡Revolucionaria!”, un volume dedicato a immense voci latino-americane da cui ha tratto uno spettacolo di teatro-canzone. Mancusi è alla chitarra e alla voce insieme a Mauro Menegazzi alla fisarmonica e presenta un intenso “Aprile”, brano composto dalla stessa Lavinia in dialetto romanesco e dedicato alla città eterna. 


Anche il basco Xabi Aburruzaga, musicista e compositore, suonatore di organetto (noto nella sua terra come trikitixa), dedica il suo brano a questo mese. Aburruzaga è riuscito a portare la trikitixa oltre i confini tradizionali. Il brano proposto, “Apirilak 10”, celebra il giorno del suo compleanno. 


Proseguendo sul soffio del mantice, ci spostiamo nell’area veneta con il Trio Tombesi - Da Cortà, guidato da Roberto Tombesi (organetto diatonico) con Giancarlo Tombesi (contrabbasso) e Andrea Da Cortà (flauto). Il trio suona “Pairis di Lamon”, tratto dallo spettacolo “Giroingiro”, un concerto di musica tradizionale che parte dalle montagne per raggiungere la laguna e la pianura veneta. Il motivo, registrato a Pieve di Cadore durante la VI edizione del festival “Sani” (riprese di Vera Munzi), è un tradizionale raccolto da Roberto Tombesi nel 1986 a Lamon (Bl) dall’organettista Dino Coldebella.


Rachele Colombo, storica compagna d’avventure sonore di Tombesi e voce del gruppo Calicanto, oltre che autrice solista, si accompagna alla chitarra eseguendo “E Podaria”, una sua composizione in lingua veneta. Il brano ricorda con forte emotività la vita contadina nel vicentino, spazzata via dai due conflitti mondiali, sottolineando l’imprescindibile valore della pace. Ci avviciniamo a uno strumento magnifico: la nyckelharpa, una viola d’amore a chiavi di tradizione svedese, dotata di un meccanismo che consente di cambiare l’altezza delle note premendo delle tangenti sotto le corde. Lo strumento, suonato con l’archetto, ha una cassa armonica in legno, tre o quattro corde melodiche, uno o due bordoni e diverse corde di risonanza che amplificano il suono. Lo strumento ha attraversato i confini per approdare anche nella penisola iberica. 


A suonarla è Ana Alcaide, musicista e compositrice madrilena, nota per la sua mirabile fusione tra musica folk, medievale e world. Il suo stile mescola le sonorità della nyckelharpa con melodie ispirate alla cultura sefardita, medievale e al folklore iberico. Alcaide ci omaggia con un’“Improvisación en la nyckelharpa”. 


Seguendo la rotta atlantica, raggiungiamo il nord-est dell’Irlanda, dove Jason O’Rourke, musicista inglese residente a Belfast da lungo tempo, è uno degli animatori delle session musicali cittadine fino dalla metà degli anni Novanta (che ricordi di strumenti che si incrociavano alla grande a The Errigle Inn sulla Ormeau Road, a Belfast Sud!). Suonatore di Anglo concertina, strumento di cui è maestro riconosciuto, O’Rourke ci presenta due suoi reel: il primo, “The Flower of Belfast”, è stato composto nel 2019 in risposta a un brano intitolato “The Flower of Siem Reap”, dedicato alla città cambogiana, dove O’Rourke stava collaborando con alcuni musicisti locali. Il secondo reel, “Fabbri the Fiddler”, è un omaggio al violinista italiano Marco Fabbri di Roma. Entrambi i brani sono stati registrati nel suo recente album “The Sunny Side of the Latch”. 


Il cerchio si chiude tornando verso la cerniera geografica e culturale tra Europa e Asia con il compositore Luigi Cinque, maestro nell’esplorazione di differenti linguaggi musicali, culturali e performativi. Il polistrumentista, che ci onora dei suoi contributi scritti, per celebrare con noi l’evento europeo ci offre “Jass Border”, un brano ispirato a una ballata caucasica, eseguito per piano e clarinetto. Felice European Folk Day di musica a tuttə da noi BlogFoolkers e un grazie infinito a tutti i musicisti che hanno partecipato. 


Ciro De Rosa

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