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Archivi sonori in rete, è partito il confronto
La giornata di studio all’Università del Salento sulla conservazione delle testimonianze sulle musiche e le tradizioni orali ha restituito esperienze ed esigenze di studiosi, musicisti ed enti pubblici

​Si è tenuto ieri, negli spazi del MUSA – Museo Storico Archeologico dell’Università del Salento, l’incontro Dall’archivio in rete alla rete degli archivi. Dialogo sulle musiche e le tradizioni orali oggi, promosso dalla Fondazione La Notte della Taranta insieme all’Università del Salento e all’Associazione Docenti Universitari Italiani di Musica. La giornata ha riunito studiosi, archivisti, ricercatori e operatori culturali impegnati nella documentazione e nella valorizzazione del patrimonio musicale e coreutico del Salento, con l’obiettivo condiviso di costruire una rete stabile fra gli archivi sonori e audiovisivi del territorio.
Ad aprire i lavori è stata la presidente del Comitato Scientifico della Fondazione, Daniela Castaldo, che ha ricordato come la salvaguardia dei materiali sonori e visivi sia, fin dagli esordi, parte costitutiva della missione scientifica della Fondazione. Castaldo ha sottolineato la necessità di rendere accessibile un patrimonio oggi disperso fra istituzioni diverse e, spesso, difficilmente consultabile.
La prima voce del confronto è stata quella di Valentina Avantaggiato, presidente dell’Istituto “Diego Carpitella” e sindaca di Melpignano, che ha illustrato il recente progetto di digitalizzazione dell’Archivio Chiriatti, definendolo un “atto di restituzione” alle comunità locali. L’archivio, ha sottolineato, «ha senso solo se diventa patrimonio pubblico» e la collaborazione con altri archivi è già in corso, nella prospettiva di creare una rete più ampia e strutturata. «Il patrimonio archivistico è importante nella misura in cui è accessibile a chi studia e ricerca ma anche a chi, da semplice appassionato, vuole conoscere di più della storia del territorio, di cui le tradizioni musicali e coreutiche sono parte, ha dichiarato la sindaca Avantaggiato. Le istituzioni hanno il compito di prendersi cura della memoria e darle valore. A Melpignano abbiamo compiuto un primo passo e auspico che la collaborazione tra il nostro archivio e gli altri archivi — già avviata — possa proseguire e rafforzarsi. Siamo pronti a costruire rapporti sempre più capillari con tutti i luoghi in cui la memoria è custodita, per renderla sempre più una “cosa viva”».
La musicologa Grazia Tuzi (Università La Sapienza) ha illustrato il lavoro in corso di riordino dell’archivio privato di Diego Carpitella nell’ambito del progetto PON “Viaggio nelle voci del Sud”, che ha consentito di arricchire l’Istituto centrale per i beni sonori ed audiovisivi con oltre 400 ore di nuove registrazioni sul patrimonio immateriale di Puglia e Basilicata e sviluppato innovativi strumenti di divulgazione, come l’avatar “Aurora” che dialoga con i visitatori nei musei pugliesi. Tuzi ha posto l’attenzione sull’esigenza di conferire vitalità agli archivi, continuando a implementarli con nuovi progetti di ricerca: «Il fatto che esistano ancora oggi tante feste da documentare e tanti musicisti che eseguono musica tradizionale è significativo: la tradizione non è morta, si è trasformata. Oggi la Notte della Taranta mantiene il simbolo del ragno, che rimanda a una funzione rituale ormai passata, ma permette di studiare alcune trasformazioni avvenute nel ‘revival’ salentino. Quello che definiamo ‘revival’ della tradizione musicale salentina e pugliese è ormai una storia di cinquant’anni, e consente di ricostruire processi di trasformazione e continuità. Il ruolo degli archivi deve quindi essere attivo nel tornare a finanziare la ricerca per implementare il proprio patrimonio e ripensare forme di valorizzazione e divulgazione. È necessario creare una rete di archivi: il caso Carpitella mostra quanto sia importante riunire materiali dispersi. Per ricostruire la storia del patrimonio immateriale pugliese occorre fare rete, così da offrire uno sguardo unitario su documenti oggi distribuiti in molte sedi».
Il ricercatore e musicista Massimiliano Morabito ha presentato il primo censimento organico degli archivi sonori pugliesi, realizzato per l’Istituto Centrale per i Beni Sonori e Audiovisivi. Il lavoro ha individuato 31 archivi, in gran parte privati, molti dei quali non ancora accessibili o non completamente digitalizzati. Morabito ha evidenziato criticità importanti: frammentazione, discontinuità nei finanziamenti, assenza di personale specializzato, limiti di accesso online e ostacoli legati ai diritti d’autore. «Dobbiamo continuare a fare ricerca perché noi siamo la nostra memoria», ha ribadito, invitando le istituzioni a farsi carico della sostenibilità del sistema archivistico.
A seguire l’intervento del docente Francesco Giannachi (Università del Salento), membro del Comitato Scientifico della Fondazione, che ha portato l’esperienza della costruzione di un archivio dedicato al griko, nato all’interno del laboratorio di studi bizantini e neogreci dell’Ateneo. L’archivio raccoglie materiali linguistici e documenti provenienti dal Salento e dalle comunità ellenofone della diaspora. Giannachi ha espresso l’ambizione di giungere alla realizzazione di un Museo degli Ellenofoni del Salento (AMESA), che consentirebbe di esporre e rendere fruibili al pubblico i fondi custoditi, compresi quelli recentemente acquisiti come il deposito del Circolo Ghetonia con le carte dello studioso Vito Domenico Palumbo. «Acquisire è relativamente facile – ha detto Giannachi – più complesso è dare una prospettiva di studio e ricerca a questi materiali. Gli archivi sono preziosi, ma quando restano confinati nei contesti accademici rischiano di avere una vita limitata, noi vogliamo trasformare questo laboratorio in un luogo dove tutto il materiale possa essere visto, fruito ed esposto».
A intrecciare le diverse prospettive è stato il contributo di Serena Facci, docente dell’Università di Roma Tor Vergata e moderatrice dell’incontro, che ha richiamato il ruolo dell’archivio come responsabilità verso chi verrà dopo di noi: il lavoro archivistico è necessario per riconsegnare l’eredità del patrimonio immateriale alla collettività. La giornata di studi ha messo in luce una convergenza chiara: la costruzione di una rete degli archivi non è solo un obiettivo tecnico, ma una necessità culturale, scientifica e civile.
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ETNOMUSICOLOGIA IMMERSIVA
Audio, video e immagini a 360° nella ricerca sul campo

Un ciclo di quattro seminari dedicati alle nuove tecnologie per la documentazione e la rappresentazione audiovisiva della musica di tradizione orale. Dal video a 360° alla registrazione ambisonica, dal virtual tour al film in realtà virtuale, un percorso per esplorare come gli strumenti immersivi stiano trasformando la ricerca etnomusicologica e le sue possibilità narrative.


Programma:

13 novembre 
Video 360° per la ricerca etnomusicologica
Marco Lutzu (Università di Cagliari)

17 novembre 
Dalle immagini 360° al Virtual Tour
Marco Lutzu (Università di Cagliari)

19 novembre
La registrazione ambisonica sul campo
Giovanni Cestino (Università di Milano)

24 novembre
Immersive storytelling, documentario etnografico e film in VR
Rossella Schillaci (Università di Genova)