Eventi

Rassegne, Mostre, Eventi Culturali, Presentazioni, Fiere, Appuntamenti Televisivi e Radiofonici....

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Presentazione del libro "Pino Daniele, Napoli e l'anima della musica: dal Mascalzone latino a Giogiò" di Pietro Perone, Edizioni San Paolo.  
Venerdì 10 gennaio ore 17.00
Fondazione Stati Uniti del Mondo, Sala Palestina, via Depretis 130 Napoli

Venerdì 10 gennaio, ore 17, presso la fondazione Stati Uniti del Mondo (Sala Palestina) in via Depretis 130 Napoli, si svolgerà la prima presentazione del libro "Pino Daniele, Napoli e l'anima della musica: dal Mascalzone latino a Giogiò" di Pietro Perone, Edizioni San Paolo.  
 
Introduce Federico Vacalebre, giornalista e critico musicale  de Il Mattino. 
Intervengono:
don Mimmo Battaglia, cardinale di Napoli; 
Paolo Siani; presidente della Fondazione Giancarlo Siani;
Michele Capasso, segretario generale degli Stati Uniti del Mondo.
Tra i presenti, oltre l'autore, Pietro Perone, il papà di Giogiò, il regista Franco Cutolo.
 
In occasione dell'assegnazione del premio Mediterraneo 2025 
partecipa Amina Bouayach
 
Pino Daniele
Napoli e l'anima della musica
dal Mascalzone latino a Giogiò
di Pietro Perone (Edizioni San Paolo)  
Viaggio nella Napoli di ieri e di oggi attraverso i brani di Pino Daniele che continuano a parlarci del presente.  Le più “carte sporche” di una città amata e criticata senza mai perdere la speranza nel cambiamento.  Il racconto dei luoghi, sospesi tra colera e terremoto, in cui lo straordinario artista trova ispirazione per le prime, intramontabili canzoni di sferzante denuncia. Poi, momento per momento, lo storico concerto del 1981 con duecentomila giovani arrabbiati e sognanti, ma anche le molte delusioni patite in una metropoli rivelatasi troppo spesso matrigna, motivo per cui Pino Daniele sceglie di allontanarsi e ora le sue ceneri sono custodite a Magliano in Toscana.  Omaggio a un poeta della modernità, che sognava di tornare nei suoi vicoli, “a casa di mammà”, come spesso ripete sulla spiaggia di Sabaudia durante brevi ma intensi dialoghi con l’autore. Finalmente in una Napoli libera e non più illuminata da un “sole amaro”, luogo in cui un musicista ventiquattrenne, Giovanbattista Cutolo, detto Giogiò, viene ucciso senza un perché. Muoveva i primi passi della carriera proprio negli stessi vicoli in cui è partita la straordinaria avventura umana e artistica del “Mascalzone latino” che in Faccia Gialla si rivolge a San Gennaro, preghiera laica per chiedere al Santo patrono di liberare la propria terra dalla camorra. Brano scritto nel 1989 quando Daniele intuisce la deriva, anche culturale, della sua città. Pino, simbolo intramontabile di più generazioni poi tradite dalla politica e forse sconfitte dalla storia, ma che non smettono di credere che Arriverà l’aurora.
Pietro Perone, giornalista, è caporedattore de Il Mattino di Napoli. Segue le vicende politiche del nostro Paese, dopo essersi occupato di criminalità organizzata e aver seguito l’inchiesta sul delitto del collega Giancarlo Siani che ha portato alle condanne di mandanti e killer. Ama la sua città, conosce il suo straordinario carattere e, anche grazie allo sguardo disincantato di un artista come Pino Daniele, non teme di chiamare con il loro nome le sue tragiche contraddizioni. È autore del libro "Don Riboldi, il coraggio tradito", edizioni San Paolo, dedicato alla figura del vescovo anticamorra a quarant’anni dalla prima rivolta dei giovani contro le mafie. ­
Per contatti 
info@pietroperone.it
comunicazione@stpauls.it
 
Ulteriore materiale sul libro è reperibile sui canali social dell'autore e della casa editrice Edizioni San Paolo
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Il centro internazionale di ricerca vocale e sonora
MALAGOLA
presenta

la mostra
FINO AI LIMITI DELL'IMPOSSIBILE
La ricerca vocale di DEMETRIO STRATOS 1970-1979
 Secondo movimento
a cura di
Ermanna Montanari e Enrico Pitozzi
Fino al 31 gennaio 2025
Palazzo Malagola, Ravenna

Una nuova tappa nel percorso di valorizzazione dell’inestimabile Archivio Demetrio Stratos

“Quando un corpo si congeda, ciò che resta è la presenza della voce.”
Enrico Pitozzi, Ermanna Montanari

Dopo la chiusura durante le festività, riapre oggi martedì 7 gennaio 2025 a Palazzo Malagola di Ravenna Fino ai limiti dell’impossibile. La ricerca vocale di Demetrio Stratos 1970-1979. Secondo movimento, la mostra curata dall’artista e co-fondatrice delle Albe Ermanna Montanari e dal docente e studioso Enrico Pitozzi – entrambi ideatori e direttori artistici del Centro internazionale di ricerca vocale e sonora Malagola – che presenta una selezione di materiali dell’Archivio Demetrio Stratos, acquisito alla fine del 2022 dal Comune di Ravenna, con cofinanziamento della Regione Emilia-Romagna, direttamente dalla vedova Stratos Daniela Ronconi Demetriou e che proprio in Malagola ha trovato la sede ideale per la sua cura e la sua fruizione.
La mostra, che ha come curatori associati Marco Sciotto e Dario Taraborrelli, è stata inaugurata lo scorso 14 dicembre per poi chiudere temporaneamente il 22 dicembre in occasione delle festività. È a ingresso gratuito e sarà nuovamente visitabile dal 7 al 31 gennaio 2025.
Fino ai limiti dell’impossibile è un “secondo movimento”, una nuova preziosa tappa nel percorso di conservazione e valorizzazione di un patrimonio documentale di inestimabile valore riguardante una delle figure più importanti nel campo delle arti performative del Novecento, che ha fatto della ricerca sulla vocalità il tratto distintivo del proprio percorso artistico: arriva infatti a un anno di distanza da Amorevolmente progredire, amorevolmente regredendo, una iniziale esposizione dei primissimi materiali sottoposti a un lavoro di riordino, catalogazione e digitalizzazione (quest’ultima a cura di Istituzione Biblioteca Classense di Ravenna) che ha riscosso subito un notevole successo di pubblico e di studiosi. E da quel momento l’archivio è diventato disponibile per la fruizione pubblica.
Se il “primo movimento” presentava un nucleo di materiali riguardanti Demetrio Stratos e il suo rapporto con altri artisti, John Cage su tutti, lo spirito di questo “secondo movimento” è l’apertura della ricerca vocale di Stratos alla dimensione extraeuropea, alle musiche dal mondo e alla loro relazione con la diplofonia e con il canto armonico che in Fino ai limiti dell’impossibile troverà il suo culmine in una delle stanze di Palazzo Malagola appositamente dedicata all’ascolto immersivo.
“Intorno ai limiti del linguaggio prende dunque corpo il secondo movimento dell’esposizione dei materiali. Ed è qui che assumono il loro pieno valore due modi che non solo Stratos pratica, ma che esprime pedagogicamente nella loro piena consapevolezza tecnico-anatomica: il controllo del respiro e la ripetizione, che risuonano sia in Antonin Artaud che nella ricerca da autodidatta sul canto difonico” affermano Enrico Pitozzi ed Ermanna Montanari. “Il controllo del respiro è tecnica ascetica, piena consapevolezza che la voce non inizia ma affiora, s’inscrive in un movimento che già da sempre è presente e si dispiega silente, in attesa che un soffio la esprima, la prema fuori, la lasci affiorare in tutto il suo incanto. Lo sa bene Artaud, nella sua radicale urgenza di rifondare il teatro a partire dalla riscoperta di una parola prima della parola, tensione poetica consegnataci nell’opera Pour en finir avec le jugement de Dieu (1947) che Stratos registrò nel 1978. Così come lo sanno bene i cantori mongoli, e più in generale le tradizioni sonore dell’area del mediterraneo, che Stratos frequenta assiduamente”.
Alla documentazione appartenente all’archivio – tra cui materiali audiovisivi di performance, lezioni e concerti, appunti preparatori legati alla sua produzione artistica, stampe di fotografi che ne hanno immortalato il lavoro nel corso degli anni, strumenti musicali, oggetti, cimeli, capi d’abbigliamento, libri, dischi in vinile, manifesti relativi tanto al suo lavoro da solista quanto a quello con I Ribelli e con gli Area, copie di tesi di laurea, studi e saggi dedicati alla sua ricerca, la rassegna stampa raccolta nel corso dei decenni, alcuni dei quali sono stati messi in mostra nel 2023 – si aggiungono per questo “secondo movimento” documenti inediti sulle performance di Stratos, a partire da quelle che convocano Antonin Artaud e quelle relative a Le milleuna, lavoro in collaborazione con Nanni Balestrini e la coreografa Valeria Magli. E poi ancora materiali riguardanti la sua partecipazione al progetto/happening del 1978 Il treno di John Cage, il suo contributo come autore delle musiche Satyricon diretto da Gabriele Salvatores nella stagione ’78-79 del Teatro dell’Elfo.
Oltre al focus sulle musiche extra-europee, un altro nucleo tematico attorno al quale è organizzata la mostra è quello sul “gesto”: il gesto vocale, i gesti che mettono in campo il corpo e la voce. “Questi tratti della ricerca vocale di Stratos, possono essere pensati come gesti vocali che – nell’incedere del dittico espositivo – si depositano in tracce di volta in volta specifiche, trovando forma in materiali visivi, negli appunti, negli schizzi, nelle partiture a-sistematiche e nei materiali sonori registrati, restituendoci il profilo di una figura artistica prismatica e insofferente alle definizioni, lontano tanto dalla «scena ufficiale» del rock o del pop quanto da quella «d’autore» di quegli anni” aggiungono i due curatori della mostra e direttori artistici di Malagola.
Ben 7 gli ambienti differenti in cui si articola la mostra: una sala sarà dedicata a manifesti che attraversano la storia degli Area e di Stratos solista, una sala cinema con materiali audiovisivi di lunga durata, una sala dedicata a materiali cartacei e fotografici con frammenti di materiali audiovisivi da fruire in un monitor “d’annata”; tre sale dedicate all’ascolto di cui una per ascolto immersivo, una con proposta di ascolti in cuffia associati a materiali esposti all'interno della sala e una sala con una selezione di ascolti che il pubblico potrà scegliere da un menù touch e che propongono canti e musiche di popoli dal mondo presenti nella collezione di dischi di Stratos e le musiche realizzate per il Satyricon; e, in chiusura, una nicchia contenente una serie di oggetti, cimeli e materiali appartenuti all’artista.
Una mostra preziosa, dunque, che ancora di più restituisce la stratificazione, la complessità e la multiformità di una personalità artistica come quella di Demetrio Stratos.
Infine, per questa nuova occasione, è stata pubblicata una versione aggiornata del catalogo edito da Sigaretten Edizioni Grafiche dal titolo Noi non crediamo nello stile. La ricerca vocale di Demetrio Stratos 1970-1979, comprendente sia il Primo – Amorevolmente progredire, amorevolmente regredendo – che il Secondo movimento, Fino ai limiti dell’impossibile.

DEMETRIO STRATOS - NOTA BIOGRAFICA
Demetrio Stratos (italianizzazione di Efstratios Demetriou) nasce il 22 Aprile 1945 da genitori greci ad Alessandria d’Egitto, dove trascorre i primi tredici anni della sua vita e dove frequenta il Conservatoire National d’Athènes, studiando fisarmonica e pianoforte. A seguito degli eventi politici che coinvolgono l’Egitto, si trasferisce dapprima a Cipro e poi, nel 1962, in Italia, dove si iscrive alla Facoltà di Architettura del Politecnico di Milano e fonda, l’anno successivo, un gruppo musicale studentesco all’interno del quale figura inizialmente solo come tastierista e successivamente anche come cantante. Nel 1966 si unisce al gruppo rock I Ribelli, che lascia nel 1970 per fondarne uno proprio con musicisti inglesi.
Nello stesso anno, anche grazie all’interesse verso la fase di ‘lallazione’ della figlia Anastassia – nata dal matrimonio con Daniela Ronconi, avvenuto l’anno prima –, prende avvio la sua attenzione e la sua ricerca sulle possibilità della vocalità svincolata da ogni relazione con il linguaggio. Nel 1972 nasce il gruppo Area, che l’anno dopo registrerà per la Cramps Records di Gianni Sassi, già partecipe del gruppo Fluxus, il primo album Arbeit macht frei, con una formazione costituita da Stratos, Giulio Capiozzo, Patrizio Fariselli, Ares Tavolazzi e Giampaolo Tofani. Due anni dopo, nel 1974, si avvicina al pensiero e all’opera di John Cage, di cui interpreterà Sixty-Two Mesostics Re Merce Cunningham per voce non accompagnata e microfono. Negli stessi anni, la sua ricerca pratica si arricchisce dei suoi studi di musicologia comparata, di vocalità etnica, di tecniche orientali e di psicanalisi, con una particolare attenzione verso i rapporti tra linguaggio e psiche. Nel 1976 viene pubblicato il suo primo disco da solista, Metrodora, un lavoro per sola voce che presenta la sua ricerca vocale degli ultimi anni. Contestualmente, collabora con Franco Ferrero del Centro di Studio per le Ricerche di Fonetica presso il C.N.R. di Padova, con il quale indaga le caratteristiche fisiologiche della propria sperimentazione. Nel 1978 pubblica il suo quinto e ultimo disco in studio con gli Area, intitolato 1978, gli dei se ne vanno, gli arrabbiati restano!. Nello stesso anno partecipa, a New York, su invito di John Cage, allo spettacolo Events di Merce Cunningham & Dance Company, al concerto di Cage presso il Teatro Margherita di Genova insieme a Grete Sultan e Paul Zukofsky e, a Bologna, all’evento Il treno di Cage. Alla ricerca del silenzio perduto. Ancora nel 1978 esce, sempre per la Cramps, il suo secondo disco solista, Cantare la voce. Nel 1979 registra Le Milleuna, testo di Nanni Balestrini per l’azione mimica di Valeria Magli e, a Parigi, interpreta per France Culture Pour en finir avec le jugement de Dieu di Antonin Artaud. Nello stesso anno progetta, con Paolo Tofani e Mauro Pagani, lo spettacolo Rock’n’roll Exhibition, dedicato ai grandi musicisti del rock anni ’50 e tiene un corso di semiologia della musica contemporanea sulla voce al Conservatorio Giuseppe Verdi di Milano. È costretto, però, a rinunciare al progetto – già definito nei dettagli – di insegnare, su proposta di Cage, presso il Center for Music Experiment dell’Università di San Diego, in California, a causa dell’insorgere della malattia che lo condurrà alla morte il mattino del 13 giugno 1979, al Memorial Hospital di New York. Il concerto che era stato organizzato per il 14 giugno all’Arena di Milano per raccogliere fondi che contribuissero alla degenza di Stratos diviene un grande omaggio di centinaia di musicisti in memoria dell’artista.

MALAGOLA
Ideato e diretto da Ermanna Montanari (fondatrice e direzione artistica delle Albe) e da Enrico Pitozzi (studioso e docente dell’Università di Bologna), è il Centro internazionale di ricerca vocale e sonora che ha sede a Palazzo MALAGOLA - edificio storico di proprietà della Provincia concesso in uso dal Comune di Ravenna - ed è concepito in forte relazione con il Teatro Rasi, nel quadro della progettualità delle Albe/Ravenna Teatro. Sviluppa attività di ampio respiro tra loro connesse: una scuola di vocalità e di studi sul suono, archivi sonori e audiovisivi, il “Collegio Superiore di Estetica della Scena” che promuove partnership editoriali, incontri, seminari, performance, concerti. Malagola ha ricevuto il Premio Ubu 2022 come progetto speciale e il Premio Radicondoli 2023. Palazzo MALAGOLA si trova a Ravenna in via di Roma 118.

INFO

14-22 dicembre 2024 - 7-31 gennaio 2025
Opening 14 dicembre dalle 17 alle 20
Orari: martedì-venerdì dalle 15 alle 18 - sabato e domenica dalle 10 alle 13 e dalle 15 alle 18 - lunedì chiuso

tel: 348 1382632
mail: info@malagola.eu

Fb | Ig: @MalagolaRavenna
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Canzone napoletana e dintorni
PRESENTAZIONI | DIALOGHI | RIFLESSONI 
Una serie di appuntamenti che illuminano il canzoniere partenopeo, le storie, i retroscena creativi 

dal 17 ottobre 2024 a maggio 2025 
negli spazi di Napulitanata – portici della Galleria Principe di Napoli

Assecondare la passione per la canzone napoletana imparando cosa c’è ancora di inespresso o non detto in quel jukebox classico e, perché no, avvicinandosi alla produzione contemporanea. Compiendo uno slalom nei titoli, nelle storie, nelle biografie degli artisti e nelle imprese delle etichette discografiche, magari facendo finta non siano esistite rivalità e conflitti in quella inseparabile famiglia che chiamiamo musica napoletana. Dopo aver abbracciato e celebrato la figura di Enrico Caruso e dopo aver attraversato il Mediterraneo con il festival internazionale Sea and You che ha portato connessioni fra il suono di Partenope, il fado portoghese e il flamenco spagnolo, Napulitanata ritorna con un nuovo format destinato a coloro che, periodicamente, desiderano capire meglio cosa ruota attorno alle canzoni che ogni giorno ci nutrono e ci accompagnano. 
Nello spazio fondato dal manager culturale e musicista Mimmo Matania, e dal pianista e compositore Pasquale Cirillo, d’intesa con la libreria Neapolis di Annamaria Cirillo, dal 17 ottobre 2024 a maggio 2025 si terrà la rassegna Canzone napoletana e dintorni, alla quale parteciperanno studiosi, musicisti, ricercatori e musicologi per offrire al pubblico una costellazione di incontri nei quali si approfondisce la genesi delle canzoni, l’estetica compositiva e alcuni speciali anniversari. Nel pomeriggio inaugurale, alle 15.30, i docenti di Musicologia dell’università Federico II di Napoli Enrico Careri e Giorgio Ruberti presentano il volume “’Na voce, ‘na chitarra … Saggi per Roberto Murolo” (Libreria Musicale Italiana), con gli interventi di Cristiana Di Bonito (ricercatore di Linguistica italiana alla Federico II), Maurizio Pica (chitarrista e direttore d’orchestra), Massimo Privitera (docente di Musicologia dell’università di Palermo) e Maria Rossetti (ricercatore in Musicologia e Storia della musica alla Federico II). 
“Fin dalla sua apertura – sostiene Mimmo Matania – abbiamo inteso Napulitanata come uno spazio in cui la canzone napoletana potesse vivere almeno dodici ore al giorno. I concerti del nostro collettivo, sempre più richiesti dai tantissimi turisti che vivono Napoli, restano il punto inamovibile e costante delle attività, ma proprio in virtù della visione e del progetto nato sette anni fa, oggi apriamo la sala anche a una rassegna colta, per passeggiare nei dintorni tematici, cronologici e musicologici delle canzoni che interpretiamo. In città, Napulitanata rappresenta sempre più un presidio sano di canzone napoletana e di questo ne siamo orgogliosi”. 
Rinforza il concetto Annamaria Cirillo della libreria Neapolis: “Se una libreria napoletana nata quasi trent’anni fa, specializzata in pubblicazioni sulla storia della città, incontra l’associazione culturale Napulitanata che valorizza la canzone napoletana, non può che nascere una rassegna ambiziosa come quella che sta iniziando. Creiamo rete per diffondere cultura”. 
Nei successivi appuntamenti, spazio a Antonio Sciotti (storico della canzone napoletana), atteso sabato 16 novembre alle 11; a Salvatore Architravo (studioso di canzone napoletana nonché nipote di Mario Trevi) e all’artista Antonio Pragliola, che proporranno un cortometraggio dedicato a Eugenio Pragliola alias Eugenio cu’ ‘e lente (l’11 gennaio 2025). Il 25 gennaio ancora alle 11 sarà il turno della docente di Etnomusicologia della Federico II Simona Frasca, mentre la musicologa Anita Pesce sarà a Napulitanata il 22 febbraio. Lo studioso Antonio Raspaolo sarà ospite il 15 marzo, mentre il musicologo Raffaele di Mauro è atteso il 12 aprile. “Canzone napoletana e dintorni” avrà l’epilogo a maggio con il compositore e musicologo Pasquale Scialò.
NAPULITANATA – piazza Museo nazionale 10-11 c/o Galleria Principe di Napoli. L’associazione Napulitanata ha iniziato la sua attività nel 2015 vincendo un bando comunale per la concessione a titolo oneroso dei locali presenti nel complesso monumentale della Galleria Principe di Napoli. Fino ad allora un deposito di rottami di taxi, lo spazio è stato completamente ristrutturato dai componenti dell’associazione, diventando un hub culturale che dal 2017 ospita regolarmente concerti, attività di formazione musicale e mostre dedicata alla conoscenza della canzone napoletana. L’apertura dello spazio Napulitanata, in piazza Museo, ha colmato la storica lacuna di una sala da concerti dedicata alla canzone napoletana. Nei primi sette anni di attività sono state registrate circa 50.000 presenze, sia di pubblico napoletano sia di visitatori provenienti da ogni nazione del mondo, che lo hanno consacrato un punto di riferimento culturale e turistico per la città del Vesuvio.


Napulitanata > piazza Museo Nazionale, 11
Ingresso libero con prenotazione ai recapiti 348 9983871 e al 338 3160146.
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Il Museo Andrea Parodi prende casa a Osidda
Un percorso artistico multimediale

La nuova sede del Museo Andrea Parodi trova casa ad Osidda (Provincia di Nuoro) dove lo spazio multimediale verrà inaugurato il 29 dicembre presso la Casa Comunale di via Angioy alle ore 16,00: quattro sale in cui - attraverso oltre decine di ore di immagini - Andrea Parodi si racconta e gli amici e colleghi più cari lo ricordano.

Un viaggio attraverso il messaggio artistico ed umano di Andrea Parodi che è al contempo uno straordinario poema d’amore per la Sardegna, alla cui cultura musicale Parodi ha dedicato tutta la sua vita: un potente veicolo di diffusione della musica e della cultura della Sardegna oltre ad essere un veicolo della ricchissima cultura sarda. Dopo gli anni al Palazzo di Città di Cagliari, all’Ostello della Gioventù di Cagliari, alla “Casa Fenudi” di Ottana, al Museo Etnografico di “Sa Domo Manna” di Villanova Monteleone, al Palazzo del Marchese di Porto Torres, il Museo Andrea Parodi approda al centro della terra tanto amata, laddove Andrea aveva deciso di sposarsi. “Abbiamo risposto alla richiesta affettuosa del Comune di Osidda che Andrea tanto amava, con il quale abbiamo firmato un accordo intanto per cinque anni” spiega Valentina Casalena, Presidente della Fondazione, oltre che moglie di Parodi. Ad accompagnare il pubblico e le istituzioni al taglio del nastro sarà la sfilata delle maschere del Gruppo Boes e Merdules di Ottana e l’intervento musicale di Federico Marras Perantoni, artista turritano già finalista al Premio Andrea Parodi. Il museo è un progetto della Fondazione Andrea Parodi e viene nuovamente allestito grazie al contributo della Regione Autonoma della Sardegna, della Fondazione di Sardegna e del Comune di Osidda. Rimarrà attiva, pronta per essere ospitata nei Comuni che ne faranno richiesta, la versione itinerante allestita su mezzo mobile.
 
Il Museo
Il Museo è il risultato dell’iniziale lavoro del regista multimediale Francesco Casu, dell’architetto Olindo Merone, delle illustrazioni originali e delle grafiche sono di Sean Scaccia e del successivo lavoro di Valentina Casalena e Luca Parodi, protagonisti di questo attuale allestimento. Il Museo permette al visitatore di consultare i documenti dell’artista e di ricevere le informazioni necessarie ad una migliore comprensione della mostra. Brochure del museo e cuffia, fornite all'accoglienza, sono le chiavi d'accesso all'intera mostra che si dipana da quel punto in poi lungo quattro sale.

Sala 1: Disco-grafie
È la sala interamente dedicata alla musica (la foto qu sopra è relativa al primissimo allestimento del 2010), all’interno della quale sarà possibile fruire dell’intera discografia di Andrea Parodi, comprensiva di collaborazioni, inediti e curiosità.

Sala 2: Luoghi e memorie
Un reticolato grafico in cui ogni casella rappresenta una tappa della vita di Andrea Parodi. Evocazione sonora-musicale e testimonianza diretta dei luoghi e delle memorie di una vita: il perimetro è scandito dall'alternarsi di una modalità percettiva reale e virtuale. Immagini ed illustrazioni artistiche sono esposte e retro-illuminate in una rigorosa scansione che si specchia nello scorrere di suoni e testimonianze all'interno dei monitor.

Sala 3: Il mare e le terre intorno
Un percorso intimo raccontato in prima persona da Andrea Parodi attraverso suoni e immagini: tre schermi proiettano, in perfetto sincronismo, una sorta di album evocativo. E' uno spazio grafico che parte dal profondo dell’artista ed è immerso in un continuum di variazioni cromatiche di blue oltremare che evocano il continuo viaggio e una concezione di vita, in cui i confini del mare sono le terre che si incontrano e che arricchiscono di suoni e immagini la vita dell’artista.

Sala 4: Ventanas
Uno spazio che apre al proseguimento del percorso artistico appena visitato, attraverso la Fondazione Andrea Parodi e le sue attività. Il tutto è mappato in un corridoio curvo attraverso una grafica che allude ad un telaio tipico sardo, in cui i nodi sono sostituiti da pixel, ad indicare l’importanza della modernizzazione di un percorso che attinge alla tradizione. Un sistema touchscreen permette la fruizione del materiale audio-video che costituisce l’archivio della Fondazione Andrea Parodi. Sono le finestre, anche culturali, sul mondo che ci circonda.