Suoni: Le Novità

Le novità discografiche segnalate da Blogfoolk...

QUANDO L’ANARCHIA VERRÀ
11 canti d’amore e libertà
Susanna Buffa – Voce, chitarra, autoharp, melodica
Igor Legari – Contrabbasso voce
Kurumuny Edizioni
Illustrazioni di Alberto Giammaruco
Prefazione di Alessandro Portelli

“Quando l’Anarchia verrà” è un viaggio musicale attraverso i canti anarchici del XIX e XX secolo, un repertorio che intreccia storie di lotta, speranza e libertà. Attraverso melodie potenti e testi carichi di significato, il concerto esplora il cuore pulsante di un'epoca in cui l'ideale anarchico non era solo un'utopia politica, ma una vera e propria forma di resistenza e trasformazione sociale. La parte grafico-illustrativa di quest’opera editoriale porta la firma di Alberto Giammaruco, già autore di numerose altre opere d’arte visiva di alto profilo che per questa occasione si è ispirato all’illustrazione e alla satira politica dell’Italia di fine Ottocento / primi Novecento e in particolare a Giuseppe Scalarini. I protagonisti di questo emozionante viaggio musicale sono Susanna Buffa (voce, chitarra, autoharp, melodica) e Igor Legari (contrabbasso, voce), due musicisti e ricercatori con background molto differenti che, abbattendo i confini tra generi, fanno confluire in un’opera musicale, grafica e editoriale al tempo stesso, una rilettura contemporanea di brani senza tempo. La loro interpretazione, intima e intensa, rende omaggio alle radici popolari di queste canzoni, mentre il loro arrangiamento musicale ne esalta la potenza espressiva, creando un ponte tra passato e presente. Con “Quando l’Anarchia verrà”, Susanna Buffa e Igor Legari portano anche sul palco un’esperienza collettiva: un invito a riflettere sul significato delle lotte di ieri e sull'importanza di non smettere mai di sognare un mondo diverso, di immaginare l’utopia. Lo spettacolo, così come il lavoro discografico, è un’occasione per ritrovarsi, cantare insieme e riscoprire la forza della musica come strumento di emancipazione e cambiamento.
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"Il senso della misura"
il nuovo progetto discografico di Mario Incudine
Prodotto da Mimì Factory e distribuito da Sony Music dal 2 agosto in tutti gli store digitali e nei negozi di dischi
Ritorna la collaborazione con Biagio Antonacci che firma il singolo “Tienimi Terra”
  
Esce venerdì 2 agosto “Il senso della misura”, la nuova produzione musicale di Mario Incudine che contemporaneamente dà il via al nuovo live tour del poliedrico artista siciliano. “Il senso della misura” è il sesto album musicale da solista di Mario Incudine. Esce a distanza di dodici anni da “Italia talìa” (Universal music) secondo posto alla targa Tenco 2013 e vincitore del premio Loano 2013. “C’è un’età di mezzo che è l’età della misura. Fluttua, ancora febbrile, tra l’eccitazione della giovinezza e la saggezza della maturità. Sta lì, in cerca d’una stabilità eternamente ricercata e sempre respinta. E gioca, inesausta, tra il bisogno di amare e il desiderio di essere amati. È l’età della consapevolezza, l’età in cui i pezzi della scacchiera si rimettono al posto ridisegnando un nuovo scenario di gioco, diverso, forse più complicato o forse semplicemente più bello.” Sull’onda di questa nuova età, nasce il nuovo lavoro discografico di Mario Incudine; progetto rivoluzionario e allo stesso tempo antico, nell’accezione più bella e più intensa del termine. Con un registro linguistico nuovo che mai tradisce la propria origine, Incudine guarda alla Sicilia parlando italiano. Di lui diremmo, come Calvino ebbe a dire di Verga, che è un italiano di Sicilia, una di quelle voci tuonanti che inneggiano alla propria terra rendendosi fruibili a tutti. L’amore, nella sua veste più bella, nella sua natura più variegata, è il principale protagonista di questo disco. Amore per una donna, amore per la vita, amore per i figli, amore per la propria terra. Otto secoli dopo la grande tradizione stilnovista, Incudine torna a cantare della donna angelo, colei che, facendosi mezzo del più sublime dei sentimenti, salva e fortifica. Ma c’è anche un amore più carnale, terreno, umanissimo, fatto di lenzuola e saliva, di notti e di sogni, di città da scoprire e fotogrammi da incorniciare. È l’amore per l’amore. Quell’amore che urla e dilania, che strugge ed esalta. E poi c’è l’amore tenero per un figlio, l’immagine magnifica del sonno, dell’abbandono, del necessario e istintivo bisogno che un padre ha di proteggere. E ancora amore per una terra che allontana ma attanaglia, per la storia che ci racconta, per la notte che ci domanda. “Quando ho battuto all’asta della mia vita i quarant’anni, dopo tanto teatro e diverse esperienze come attore e compositore di musiche per il cinema e per progetti speciali che mi hanno un po’ allontanato dalla forma canzone tout court, ho sentito l’urgenza di ridisegnare il mio pentagramma e di farlo con registri, parole ed emozioni nuove – dice Mario Incudine - questo progetto discografico nasce così; da una visione di me diversa, più consapevole e allo stesso tempo più audace. Ho imparato, sulla mia pelle, a dare peso e valore a relazioni e sentimenti; ho sperimentato discese e salite, voli e cadute, felicità vertiginose e strazianti dolori. Ed estrapolando da me stesso il vissuto e il non vissuto, ho trovato il mio personalissimo, senso della misura”. Dodici tracce in cui Incudine regala agli ascoltatori la sapienza di un artigiano di canzoni che cuce a mano con cura e attenzione, nota dopo nota, suono su suono il suo “sound”, mescolando il mediterraneo con le più moderne sonorità. Bouzouki, corde etniche, percussioni mediterranee, fisarmonica, zampogna “a paru” insieme a batteria, basso elettrico, ghironde, mandolini e chitarre portoghesi, voci arabe e andaluse fino ad una intera orchestra d’archi, disegnano l’anima musicale di questo disco impreziosito da ospiti d’eccezione come Massimo Varini, Faisal Thaer, Luis Peixoto, Placido Salamone, Federico Quaranta (sua l’idea della traduzione in siciliano del brano “Amara Terra mia” e sua la voce recitante che chiude la famosa canzone di Modugno) e Biagio Antonacci. Proprio Antonacci, dopo la fortunata collaborazione nel brano “Mio fratello”, ormai diventata una Hit, ha regalato ad Incudine il singolo “Tienimi Terra”, scrivendolo appositamente per la sua voce e la sua interpretazione. “Tienimi Terra è la disperata invocazione che fa chiunque si prepara a lasciare la propria casa – spiega Mario Incudine – ma se ci sono mille motivi per andare via, la Terra può ancora esercitare il potere di trattenere i suoi figli aggrappati a sé, e quando questo succede la disperazione si tramuta in festa, una “festa nazionale” che ogni essere umano dovrebbe poter celebrare nella libertà e nella pace”. Nuova musica, nuove parole e rinnovato coraggio per un artista che ha vinto tutte le sirene, rimanendo ancorato all’albero della sua amata Sicilia. Dal 2 agosto, disponibile in versione CD e digitale in tutti i digital store.
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Con il cuore nella rivolta.
Canzoni sulla Resistenza
Da Dario Fo ad Ascanio Celestini, da Giovanna Marini a Il Teatro degli Orrori, da Maurizio Maggiani a Claudio Lolli, da Bobo Rondelli a Cisco, dagli Africa Unite a Giorgio Canali, un doppio CD sulla Resistenza  

Un doppio CD al fine di evidenziare l’importanza di una eredità morale e politica che, dal 1945, si è rinnovata ininterrottamente di generazione in generazione: per non dimenticare, dunque, ma anche per rinnovare una sfida, sempre più urgente in tempi in cui anche la memoria è guardata con sospetto. È questa la motivazione principale del doppio CD Con il cuore nella rivolta. Canzoni sulla Resistenza che, in uscita per Squilibri, per l’estensione cronologica dei brani e per la varietà degli interpreti, offre un ampio spaccato storico sulla lotta di liberazione dal nazi-fascismo. Da una canzone leggendaria come La Gap, scritta da Dario Fo e Paolo Ciarchi nel 1970 sulle gesta di Giovanni Pesce, a Stalingrado degli Stormy Six in una versione live del 1978 al Rock In Opposition Festival di Londra; dalla connotazione esistenzialista dell’impegno partigiano di Ivan della Mea alla tenerezza di un amore nato in montagna in uno degli ultimi brani di Claudio Lolli; dall’epica cantata di Giovanna Marini sulle Fosse Ardeatine, con un testo di Alessandro Portelli, alla memorabile ballata dei Gang sui fratelli Cervi; dall’eccidio della Banda Tom, ripercorsa dai Yo Yo Mundi, alla strage di Marzabotto, ricordata da Cisco; da un brano inedito dei Modena City Ramblers al reggae degli Africa Unite per il partigiano Johnny fino alle declinazioni locali che ha assunto il movimento di liberazione nelle canzoni dei Pupi di Surfaro, Bandajorona, Antonio Lombardi e Pardo Fornaciari. Un quadro composito ed articolato dove trova spazio anche il rock più trasgressivo di Giorgio Canali & Rossofuoco e Il Teatro degli Orrori e il post-rock noise degli Esterina che raccontano la strage nazifascista di Sant’Anna di Stazzema. Un affresco di grande impatto che, lungo 28 canzoni, non manca di raccontare altri aspetti di quei tempi di rivolta come le sofferenze dei deportati italiani nei campi di concentramento nazista, con Lengenfeld di Andrea Satta, o i movimenti di resistenza interna alla Germania, con Rosa bianca di Alessio Lega, senza trascurare i risvolti più poeticamente umani della vita partigiana, con Bobo Rondelli, o il loro sopraggiunto disincanto cantato da Ascanio Celestini. Una vera chicca è la canzone scritta da Maurizio Maggiani e musicata e cantata da Gian Piero Alloisio sul partigiano architetto Aristo Ciruzzi, mentre Cara Laura di Fabio Ghelli riprende l’ultima lettera del Comandante Facio al suo amore, la  partigiana Laura Seghettini, che compare anche in una delle due fotografie del booklet alla testa della XII Brigata Garibaldi nel corteo di liberazione di Parma, il 9 maggio 1945. Il doppio CD Con il cuore nella rivolta. Canzoni sulla Resistenza, promosso dagli Archivi della Resistenza con il patrocinio dell’ANPI, vuole festeggiare anche un altro anniversario, quello di un piccolo grande festival, Fino al cuore della rivolta, che da vent’anni, a ridosso del Museo Audiovisivo della Resistenza (primo museo di narrazione realizzato in Italia da Studio Azzurro) e nel bel mezzo di un bosco di castagni secolari, ha saputo non solo tenere viva la memoria della Resistenza ma anche coinvolgere nelle sue azioni, distribuite lungo tutto l’anno, migliaia di giovani che di quella memoria hanno potuto così comprendere l’importanza, l’urgenza e l’attualità. Un risultato di enorme rilievo, e tutt’altro che scontato, reso possibile anche dalla fiducia che il festival si è guadagnato negli anni da parte di intellettuali, musicisti, fotografi e scrittori: con la sola eccezione di Dario Fo, tutti gli artisti presenti nei due CD hanno infatti preso parte al Festival, spesso più di una volta.
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Arneo Tambourine Project
Arnisssa
L'esordio discografico di un possente ensemble di tamburi, nato per iniziativa di Giancarlo Paglialunga, esponente di spicco della scena musicale salentina, voce e tamburello del Canzoniere Grecanico Salentino e dell'Orchestra La Notte della Taranta 
IN USCITA PER SQUILIBRI IL 24 GENNAIO 

 Un’immersione nei suoni più autentici della tradizione contrassegna l’esordio discografico di un originale ensemble di tamburi nato per iniziativa di Giancarlo Paglialunga, inconfondibile voce e maestro di tamburello della scena popolare, membro del Canzoniere Grecanico Salentino e componente storico dell'Orchestra Popolare La Notte della Taranta. Nell’intento di esplorare ancora più in profondità suoni e ritmi radicati nelle culture orali, Paglialunga ha riunito attorno a sé altri otto eccezionali tamburellisti, tra i quali alcune delle voci più rappresentative del territorio salentino, dando vita a un rituale sonoro di grande impatto emotivo e di straordinaria energia ritmica. A tutti loro, vale a dire Lucia Passaseo, Daniela Damiani, Gioacchino De Filippo, Emanuele Liquori, Carlo “Canaglia” De Pascali, Davide Donno, Rocco Zecca ed Edo Zimba, si sono aggiunti Francesco "Franchittone" Motolese (voce), Massimiliano De Marco (voce e chitarra), Cosimo Pastore (mandolino e chitarra battente) e Giuseppe Anglano (fisarmonica e organetto) per una grandiosa esplosione di suoni e ritmi radicati nel cuore pulsante di una tradizione rivisitata anche nelle sue componenti meno note, senza arretrare neanche di fronte a prove più impegnative come il sempre più raro canto polifonico “alla stisa”. A rendere ancora più scintillante questa superba prova d’esordio dell'Arneo Tambourine Project alcuni ospiti di grande rilievo come Rocco Nigro, Luca Buccarella, Redi Hasa e Federico Mecozzi. L'alternanza degli strumenti, dall'organetto diatonico alla fisarmonica, unita al ritmo cadenzato del tamburello e all'armonia delle voci, dà vita così a ancestrali rituali in cui corde, gesti, suoni, pensieri e movimenti si fondono e non resta altra possibilità che lasciarsi trasportare. Un suggello definitivo all’opera è conferita dalla voce ardente di Giancarlo Paglialunga, nella quale si avverte come l’eco di qualcosa di antico che ha radici nell'uomo, qualcosa che taglia l'aria nella terra tra i due mari, come in un luccicante risalire verso la foce originaria dove tutto è iniziato, come del resto indicato nel duplice rimando territoriale contenuto nel nome della band e nel titolo del loro primo CD, Arnissa, in uscita come CD fisico nei negozi il 24 gennaio per Squilibri editore. 
Nel succedersi dei brani si avverte così la grande maestrìa dei componenti dell’ensemble, capitanati da un musicista che, nella sua lunga carriera, ha attraversato tutta la scena della riproposta salentina, dai Dakkamé a Uccio Aloisi Gruppu, e che, dotato di una potente forza espressiva e da una naturale inclinazione al ritmo, si è formato alla scuola degli ultimi anziani e nelle occasioni più autentiche della tradizione come ronde e feste popolari: formazione che, nel disco, si sente tutta.
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ENZO MOSCATO
Hotel de l’Univers 
L’omaggio di un grande drammaturgo al mondo del cinema che, con la direzione musicale di Pasquale Scialò, nella stagione 2003-04 inaugurava il Teatro Stabile di Napoli: ora con due brani interpretati da Enzo Gragnaniello e in copertina un dipinto di Mimmo Paladino 
In uscita per Squilibri il 24 gennaio 2025 
anticipato in radio da “Toledo Suite” con Enzo Gragnaniello 

A vent’anni dalla fondazione del Teatro di Napoli e a un anno dalla scomparsa del grande drammaturgo, Squilibri ripubblica in una nuova veste Hotel de l’Univers di Enzo Moscato con l’intento di evidenziare l’originalità di un “teatro-canzone” in cui la musica è una componente fondamentale e non più soltanto un mero commento sonoro a margine di un racconto che potrebbe svolgersi anche in sua assenza.  Con scritti introduttivi di Roberto Andò, Pasquale Scialò e Claudio Affinito, la nuova edizione, promossa dal Teatro di Napoli-Teatro Nazionale d’intesa con la Casa del Contemporaneo e con la Compagnia Enzo Moscato, è arricchita, in copertina, da un dipinto di Mimmo Paladino e da altri due brani re-interpretati daEnzo Gragnaniello: un omaggio che, a loro volta, i due artisti hanno voluto rendere a un indimenticabile protagonista di una cultura radicata a Napoli ma capace di esprimere istanze universali. Con Hotel de l’univers Enzo Moscato inaugurava, nel 2003, il Teatro Stabile di Napoli, ma allo stesso tempo offriva una rappresentazione della sua, personalissima, idea di teatro che si declinava in una straordinaria forma di esuberanza artistica, capace di includere ogni altra espressione culturale, dalla filosofia alla canzone, dalla pittura al cinema: un’idea “impura” di teatro che rispondeva alla vocazione della neonata istituzione teatrale che, a sua volta, intendeva muoversi verso una proposta altrettanto multiforme e versatile. Nella sapiente drammaturgia dell’opera, allestita con la complicità e la direzione musicale di Pasquale Scialò, le canzoni delineano una fitta trama di rimandi dai quali è impossibile prescindere perché danno corpo e forma alla stessa “educazione sentimentale” dell’autore, maturata in una sala cinematografica popolare, tra gli anni Cinquanta e Sessanta del secolo scorso. La suggestione irresistibile delle musiche di autori come Nino Rota e Nicola Piovani, opportunamente rivisitate, rimandano così alle grandi pellicole cui sono legate, da Federico Fellini a Luigi Magni, mentre i brani originali, a firma congiunta Moscato-Scialò, esplicitano questa mappa sentimentale di ricordi e visioni con omaggi ad altri grandi autori, da Charlie Chaplin a Wim Wenders, fino alla diva per eccellenza, Marilyn Monroe. Di canzone in canzone, si precipita così in una vertigine di immagini che come per miracolo sembrano materializzarsi sotto gli occhi ma per il tramite del solo udito, in una commossa celebrazione del cinema e di ciò che ha rappresentato per diverse generazioni. Presi nel vortice di queste trasfigurazioni, si ha così l’impressione di sedere accanto a quell’adolescente avido di vita e cultura, in quella sala dei Quartieri Spagnoli, il cinema Cristallo, a pochi passi dall’Hotel de l’Univers, detto anche Albergo dell’Allegria, che ha poi dato il nome a tutto il progetto. Anticipato per radio dal singolo Toledo Suite, nell’interpretazione di Enzo Gragnaniello, Hotel de l’univers, edito da Squilibri, sarà nei negozi e sulle piattaforme digitali a partire dal 24 gennaio. 

info@squilibri.it, www.squilibri.it
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“Paradeseios” l’album del nuovo progetto Mystikòs
Il primo album dell’ensemble Mystikòs fondato dal flautista Mario Crispi

Si chiama “Paradeseios” l’album dell’ensemble musicale Mystikòs nato da un’idea di Mario Crispi, flautista fondatore degli Agricantus. Il progetto vede  insieme Filippo Maurizio Maiorana, testi, narrazione e interventi cantati; Mario Crispi, testi, direzione, strumenti a fiato arcaici ed etnici, laptop, voce; Enzo Rao Camemi, violino elettrico, oud; Giuseppe Lomeo, chitarra preparata; Maurizio Curcio, Chapman Stick, laptop e Nino Errera, batteria, percussioni. Si basa su alcune composizioni e atmosfere musicali, scritti poetici, racconti antichi e moderni rivolti ad una dimensione mistica, arcaica, ancestrale, riferite al nutrimento dell’anima, con riferimenti alla cultura popolare siciliana. “Il progetto musicale nasce dal desiderio di indurre l’ascoltatore non solo a soffermarsi su alcuni generi musicali e poetici, generalmente marginalizzati dalla cultura di massa, portatori di significati e di contenuti utili ad una riflessione interiore e non superficiale - spiega Mario Crispi, fondatore dell’ensemble - vuole porre anche l’attenzione a tematiche cogenti ed attuali. La proposta musicale presentata è infatti frutto di ricerche individuali che si ispirano a suoni, ad atmosfere, agli ambienti e delle problematiche che caratterizzano da sempre ed in maniera trasversale le culture ed i popoli mediterranei. In tal senso, il popolo siciliano è, senza dubbio, tra i più coinvolti dalla commistione tra etnie, storia e tradizioni, con un piede nel mondo magico ed un’altro”.  Paradeseios è il primo lavoro concepito dall’ensemble. Il progetto ha preso forma nel settembre del 2023, debuttando con un concerto effettuato nel mese di ottobre 2023 presso il festival Ierofanie a Giardini Naxos in collaborazione con Segesta Teatro Festival. In quell’occasione ne è scaturito un repertorio originale, la cui formazione attuale ha deciso di pubblicarlo inizialmente solo in formato digitale in occasione dell’Equinozio di Primavera, il 21 marzo 2024. Il progetto, interamente registrato dal vivo é frutto di una sessione di una serie di “improvvisazioni modali”, effettuata i primi di febbraio del 2024, ovvero basata su raga indiani e persiani, scale modali, bordoni ed armonie iterative oltre che ritmi ipnotici e rituali, avendo come riferimento le tradizioni musicali siciliane, mediterranee, mediorientali e asiatiche. Tutti questi materiali musicali diventano di grande ispirazione per i vari solisti vocali e strumentistici nell’elaborazione di melodie ed atmosfere idonee a sostenere testi cantati e recitati ispirati alla tradizione medievale (Carmina Burana, Francesco), a poeti persiani ed indiani come Rumi, Hafez, Tagore, (di cui sono riprodotte delle libere traduzioni in siciliano), ed alla capacità enunciativa ed espressiva che ci hanno trasmesso poeti siciliani come Ignazio Buttitta, Giacomo Giardina, Gaspare Cucinella, Vito Mercadante, Giovanni Meli. Tali testi, cantati e recitati in latino, italiano volgare e siciliano, sono stati scelti nell’intenzione di utilizzare la lingua siciliana e le lingue arcaiche italiche come forma di rispetto e riconoscimento del potere evocativo delle parole e della loro espressività. Mystikos“Paradeseios” si avvale del supporto di Nuovo Imaie sia per la produzione dell’Album sia per la sua promozione anche dal vivo.
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PENUKA 
è il nuovo album di 
IVAN MAZUZE 
(Global Sonics, in CD e digitale) 
 
“Con questo album ho voluto celebrare gli indissolubili legami culturali tra Africa, mondo arabo e indiano e offrire una prospettiva inedita su come queste influenze abbiano plasmato la musica africana, fondendo ritmi tradizionali con l'improvvisazione jazz moderna.” 
 
PRESENTAZIONE INTERNAZIONALE IN CONCERTO IL 25 E 26 APRILE 2025 
CAPE TOWN INTERNATIONAL JAZZ FESTIVAL 
CITTÀ DEL CAPO (SUD AFRICA) 

Commissionato da Global Oslo Music e finanziato dal Consiglio Norvegese delle Arti, Penuka è il quinto album di Ivan Mazuze, sassofonista e compositore mozambicano, residente da molti anni in Norvegia. Un disco di jazz contemporaneo con cui Mazuze ripercorre musicalmente le rotte secolari del commercio e tutti gli scambi culturali che questi hanno innescato nel continente africano. L'immersione profonda di Mazuze in questo arazzo storico costituisce il nucleo dell'album, evidenziando come le tradizioni musicali africane abbiano assorbito e reinterpretato nel tempo elementi del patrimonio musicale arabo e indiano.  
"Penuka è un lavoro collaborativo che unisce continenti e culture, riflettendo la diversità e la vivacità del nostro mondo interconnesso e celebrando la ricchezza dell'espressione musicale che emerge dallo scambio culturale”, sottolinea Mazuze.  La sezione ritmica si avvale di musicisti con radici a Cuba, in Norvegia e in Mali e la loro partecipazione aggiunge strati di complessità alle composizioni di Mazuze. Un variegato gruppo di ospiti da India, Pakistan, Marocco, Senegal, Gambia e Zimbabwe arricchisce ulteriormente una tavolozza sonora con nuove espressioni musicali come il Gnawa e lingue come lo Shona, l'Urdu, il Wolof, il Rajasthani e il Sargam indiano.  
Ivan Mazuze inizia i suoi studi musicali nel 1987 presso la National Music School del suo paese d'origine, il Mozambico. Prosegue gli studi presso l'Università di Città del Capo, in Sud Africa, nel Dipartimento di Jazz e Musicologia, dove consegue la laurea con lode in studi di jazz e composizione e un master in etnomusicologia.  Nel 2002 vince l'Old Mutual Jazz Competition nella categoria Composizione a Città del Capo, in Sud Africa. Mentre studiava, ha fondato la sua casa di produzione ed edizione Imazuze Music per gestire l'aspetto commerciale della sua carriera. Come tutti gli aspiranti musicisti in giovane età, Mazuze sognava il giorno in cui avrebbe registrato la propria musica, sogno che è diventato realtà nel 2009 quando pubblica “Maganda”, pluripremiato album d’esordio. Nel 2012 è il turno di "Ndzuti", "ombra" nell'antica lingua Xichangana del Mozambico meridionale. Disco che unisce elementi dalle tradizioni musicali dell'Africa meridionale e occidentale. Nel 2015 c’è attesa per "Ubuntu", che viene accolto con grande plauso dalla critica musicale nordica. L'album vede la partecipazione di musicisti norvegesi e sudafricani. Una raccolta che offre un'ampia panoramica della scena jazz norvegese contemporanea, spaziando dal mainstream alle forme più moderne, tra cui quello che è diventato noto come "suono nordico". Nel 2018 esce "Moya", termine che significa spirito/anima, un album ricco di perle melodiche e ritmiche scolpite magistralmente nella musica tradizionale africana e indiana. Musica per l’anima da ogni punto di vista. Artista residente in Norvegia dal 2009, Mazuze ha rappresentato il "world jazz" proveniente dalla Norvegia in numerosi eventi e festival musicali in diverse parti del mondo tra cui Oslo Jazz Festival, Seoul Music Week, Amersfoort Jazz Festival, Pisa Jazz Festival, Jazztage Gorlitz Festival, Jazz no Franco, Peperoncino Jazz Festival, International Academy of Music Festival, DiVino Jazz Festival, Copenhagen Jazz Festival, Havana International Jazz Festival, Musica Sulle Bocche, Grahamstown Jazz Festival, Joy of Jazz Festival, Locomotive Jazz Festival, Nick la Rocca Jazz Festival, Mela Festival, Cape Town International Jazz Festival, WOMEX, by'Larm, Musicastrada Festival e molti altri.  
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CRIVU è il nuovo album degli UNNADDARÈ
Dieci brani in tutto in cui le sonorità elettroniche cedono il passo a una musica più acustica per far rivivere l'anima della tradizione del Mediterraneo

Si intitola Crivu, parola che in siciliano indica il setaccio con cui si separa la farina dagli scarti non filtrati dal mulino, ed è il quarto album degli Unnaddarè che esce il 4 aprile per l’etichetta Moonlight Records (distribuzione Ird). Il titolo è un vero e proprio manifesto per quest’album che, come il crivu, filtra l'essenziale e lascia il superfluo. È l'idea di musica minimale che nasce nel profondo sud dell'Europa, il cui auspicio è quello di far rivivere l'anima della tradizione del Mediterraneo e dell’accoglienza, della pace e della sua vivace miscela di culture, colori e suoni. Il disco contiene 10 tracce dal suono acustico e 'diretto', una novità per il gruppo, che nei lavori precedenti ha sempre voluto mischiare suoni elettronici digitali con suoni acustici e strumenti tradizionali dell'area mediterranea. Si tratta di brani, che si muovono tra la canzone d’autore e e la world music, già pubblicati in precedenti album, ma riarrangiati e risuonati in acustico. Crivu ospita anche l’inedito Salendo in superficie, il cui video ha preceduto l’uscita dell’album, il tradizionale Signuruzzu chiuviti chiuviti, che faceva parte del repertorio di Rosa Balistreri, e un piccolo passaggio del reading sonoro “Bonè Bonè” tratto dall’omonimo libro di Maurizio Catania. Arrangiamenti nuovi e minimali mettono in risalto l’affinità del collettivo che lavora insieme già da qualche anno dal vivo. L’idioma siciliano è al centro delle liriche e della sonorità e sottolinea l’importanza della lingua, la sua ricca eredità culturale e musicale.
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In uscita il 22 aprile

CURÙ
“Corale - voci sommerse, storie negate”
Il primo disco di inediti
Nella moltiplicazione delle voci di resistenza risuona ancora il canto ostinato
di chi riesce a rendere fertile una terra arida
con il patrocinio di
AMNESTY INTERNATIONAL ITALY
 
“Corale - voci sommerse, storie negate” è il primo disco di inediti del progetto CURÚ, ovvero del duo di cantautrici e musiciste italiane Giana Guaiana e Bruna Perraro patrocinato da AMNESTY INTERNATIONAL ITALIA. Sono Piccole grandi storie di donne, di popoli, della terra che abitiamo.  Esce martedì 22 aprile il primo disco del progetto Curù a firma delle cantautrici Giana Guaiana e Bruna Perraro. Si intitola “Corale - voci sommerse, storie negate” in pubblicazione per la RadiciMusic Records. Sono storie di resistenza, di lotta politica e soprattutto umana. "Corale" è la parola-manifesto di questo album: un invito a unire le differenze, a riconoscerci come coro nonostante l'individualismo e la disgregazione che violentano la nostra natura umana. Un “Corale”, un noi, per amplificare le voci sommerse, negate: le donne incarcerate per avere sfidato annullamento e silenzio, i popoli che rivendicano l'appartenenza alla Madre Terra sempre più ferita. Torniamo al 2020: ad ispirare la prima canzone dal titolo “Donna chiama libertà” è la storia di Nûdem Durak, giovane musicista curda imprigionata nelle carceri turche dal 2015 per avere cantato nella propria lingua. Questo brano sarà la scusa per avviare una corrispondenza con lei e dunque cercare di restituire ancora luce alla vicenda oltre che partecipare alla campagna internazionale per la sua scarcerazione.  Un anno dopo, nel 2021, a colpire nel segno è la storia della persecuzione ai danni della giornalista iraniana Sepideh Gholian, in carcere per avere documentato uno sciopero in una fabbrica di zucchero. Sepideh ha sempre denunciato gli abusi subiti, le condizioni riservate ai prigionieri politici e, in particolare, alle donne. Prendendo ispirazione dal suo libro “Diari dal carcere”, tradotto e pubblicato in italiano quello stesso anno, nascono “Una punta di rosso” e “Saluterò di nuovo il sole”. Questi tre brani confluiscono nel concerto-reading “Donna Chiama Libertà” dedicato ad otto donne mediorientali. Una tessitura di canti tradizionali, canti d’autore, immagini, racconti, citazioni, biografie. Lo spettacolo riceve presto il patrocinio di Amnesty International Italia che ritroveremo oggi a patrocinare l’intero lavoro discografico che prende il titolo di “Corale - voci sommerse, storie negate” come naturale sviluppo di tutte le storie e di tutta la narrazione fatta fin lì. «Fin dal primo incontro, che risale al 2006, il nostro approccio alla musica è stato quello di creare un dialogo tra le nostre voci, la chitarra e il flauto. Insieme abbiamo condiviso i nostri bagagli così diversi, dalla musica classica al tango argentino, dai ritmi sudamericani ai canti tradizionali siciliani, fino a percorrere una nuova via insieme». Giana Guaiana & Bruna Perraro
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MIMMO LOCASCIULLI
celebra 50 anni di attività artistica con l’album e il tour teatrale
“DOVE LO SGUARDO SI PERDE”
Disponibile da oggi in digitale e in cd e prossimamente in vinile il progetto discografico
composto dai brani più celebri del cantautore riorchestrati con pianoforte, contrabbasso e archi
e il brano inedito
“L’AMORE DOV’È” 
 
È disponibile da oggi, venerdì 18 aprile, in digitale e in cd e prossimamente in vinile “DOVE LO SGUARDO SI PERDE” (http://ada.lnk.to/dovelosguardosiperde; per ordinare il cd: https://wall.cdclick-europe.com/projects/mimmo-locasciulli-dove-lo-sguardo-si-perde) il nuovo progetto discografico del cantautore MIMMO LOCASCIULLI (etichetta HOBO, distribuito da ADA/Warner Music Italy) prodotto da Mimmo e da Matteo Locasciulli. L’album, e il tour teatrale omonimo in partenza il 3 maggio, celebrano il 50esimo anniversario dell’attività artistica del cantautore, che lo scorso ottobre ha ricevuto sul palco del Teatro Ariston di Sanremo (IM) il prestigioso Premio Tenco 2024 per la sua straordinaria carriera. Nel giugno del 1975 il Folkstudio di Roma inaugurava la propria etichetta discografica con l’album numero di serie FK 5001 dal titolo “Non rimanere là”. La prima recensione dell’album, firmata da Pietro Mondini – storico critico della pagina spettacoli del quotidiano Paese Sera – si concludeva con l’augurio, rivolto a Mimmo, di andare avanti, di non rimanere là, appunto. E così è stato: con venti album di studio, quasi duemilacinquecento concerti, collaborazioni con i nomi più prestigiosi della scena musicale italiana e internazionale, dal rock al pop, dalla canzone d’autore al jazz. “Dove lo sguardo si perde” è il ventunesimo album del cantautore e si tratta di una raccolta di alcuni dei brani più acclamati del suo repertorio riorchestrati con pianoforte, contrabbasso e archi e impreziosisce questo progetto discografico il brano inedito “L’AMORE DOV’È”. Dodici canzoni che hanno il denominatore comune del sentimento dell’amore, declinato in diverse dimensioni e forme. In chiusura la tredicesima canzone, “L’amore dov’è” viene riproposta con l’esecuzione di Mimmo, piano e voce, insieme al Quartetto d’archi Pessoa con i quali si era già esibito in occasione del ricevimento del Premio Tenco 2024. In quell’occasione il Quartetto Pessoa e Matteo Locasciulli suonarono gli “strumenti del mare” costruiti dai detenuti del carcere di Opera, sotto la guida di maestri liutai, con i legni delle barche naufragate dei migranti. «Lo sguardo si perde dove lo porta la mente, ma con il visto del cuore – racconta Mimmo Locasciulli – Il mio si è perso e diluito nella bellezza del vivere, nei colori della gioia, nelle ombre del dolore, nei voli di fantasia, negli enigmi dei sogni, nei dubbi eversivi, nelle paure domate. Di tutto è rimasta una traccia, un sentiero di continuità. Fotografie nitide, sfuocate, casuali, coincidenti. Qui c’è il racconto. Pagine scritte e ancora da scrivere.  La leggerezza degli anni innocenti, le speranze che hanno nutrito i miei anni, le riflessioni nell’incertezza, l’amore dato e ricevuto e, anche, una carezza agli ultimi nel mondo». Mimmo racconta con queste parole il suo nuovo brano: «“L’amore dov’è” nasce così, naturalmente e semplicemente, dal toc toc che bussava da dentro per uscire. Era, ed è, la mia necessità di un vivere lento per non lasciarmi travolgere dalla velocità di questo tempo, che tutto brucia e consuma in fretta, che ti sbanda e ti manda fuori strada. Era, ed è, il bisogno del silenzio in mezzo a questo rumore, nell’assordante fragore che tutto confonde e tutto disperde. Era, ed è, il cercare un angolo in un mondo diverso, rimodulando i termini del rispetto per l’altro, per la natura, della testimonianza, della presenza, ri-declinando i sogni e le speranze per rispondere alla domanda che sempre ritorna: …l’amore dov’è». Online il videoclip del brano “L’amore dov’è” sul canale YouTube dell’artista. L’artista ripercorre le tracce e le emozioni di questo lavoro discografico nel nuovo tour teatrale DOVE LO SGUARDO SI PERDE 2025 che debutta il 3 maggio dal Teatro Comunale Verdi di Salerno. I concerti, con pianoforte e con il Quartetto d’archi Pessoa, faranno tappa in teatri, alcuni dei quali patrimonio artistico del nostro Paese, e toccheranno le maggiori città italiane. In estate il tour proseguirà nelle rassegne e nei Festival italiani. In questo nuovo spettacolo Mimmo Locasciulli ripercorre le tracce e le emozioni di questo nuovo album. Sono canzoni scelte dal suo vasto repertorio, che hanno al centro quel “sentimento” che racchiude in sé il tema dell’amore, della vita, della testimonianza e della partecipazione.
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 "AD UNA STELLA CHIEDERÒ UN PASSAGGIO…"
Il nuovo album di Paolo Marrone e Massimo Germini
La canzone d’autore che non invecchia mai: sessant’anni di musica in otto brani
Da Bruno Lauzi a Madame, passando da Pierangelo Bertoli, Jovanotti, Samuele Bersani, Pinguini tattici nucleari e Paolo Conte

Il tempo segna solchi sulla pelle, ma come diceva Kafka “Chiunque mantenga la capacità di vedere la bellezza non invecchia”. E’ quello che accade ai brani di “AD UNA STELLA CHIEDERÒ UN PASSAGGIO…” , il nuovo album di PAOLO MARRONE E MASSIMO GERMINI che, dopo aver realizzato un album monografico su 13 brani di Roberto Vecchioni tutti legati all’amore universale, tornano con una rilettura di 8 brani di autori vari che attraversano un arco temporale di sessant’anni. Da “Il poeta” di Bruno Lauzi del 1963 a “Quanto forte ti pensavo” di Madame del 2023, passando per Jovanotti, Gino Paoli, Pinguini Tattici Nucleari, Paolo Conte e Samuele Bersani. Con la scelta di questi brani gli autori vogliono dimostrare la “classicità” della canzone d’autore, una forma espressiva che mantiene intatta la sua forza evocativa, indipendentemente da quando sia stata scritta. La sfida è quella di offrire canzoni spogliate da ogni orpello, presentate in versione “voce e corde” (con Paolo Marrone alla voce e Massimo Germini alla chitarra classica, al mandolino e al canto nei brani Parigi con le gambe aperte, Eppure soffia e Il poeta) , e proponendo un ascolto che non tenga conto di chi le ha scritte e di quando sono state realizzate. “Prima di cominciare a pensare a un disco di canzoni inedite – spiegano Marrone e Germini - c’era il desiderio di continuare un percorso legato alla canzone che più ci appassiona. L’occasione è arrivata quando ci è stata commissionata una nuova versione della canzone “Uomo camion” di Paolo Conte, inserita nel docufilm “Renzo Chiesa, Chiesa Renzo” di Paolo Boriani. Successivamente abbiamo selezionato brani di vari decenni, a sottolineare che ogni epoca ha degli autori e interpreti che in qualche maniera lasciano una traccia significativa nella canzone italiana”. La copertina del disco è un’immagine artistica del maestro della fotografia Renzo Chiesa.
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Esce il 28 marzo Canto Conte
Ilaria Pilar Patassini interpreta le canzoni di Paolo Conte
Parco della Musica Records  (PMR 2025, distrib. Egea)

Esce per Parco della Musica Records Canto Conte, il progetto dedicato alle canzoni di Paolo Conte di Ilaria Pilar Patassini - qui in veste di interprete e ideatrice in complicità con il direttore d'orchestra e arrangiatore Angelo Valori. Interpretazioni che portano alla luce il canto sottotraccia dell'universo contiano lasciandone intatto il mistero, sostenute ed esaltate dagli arrangiamenti di Valori e del suono degli archi della Medit Orchestra. Solisti: Manuel Trabucco clarinetto e sassofono, Danilo Di Paolonicola fisarmonica. Special guest Alessandro d’Alessandro organetto. Le canzoni di Paolo Conte sono un Paese a sé, un luogo con propria costituzione, geografia, urbanistica, personaggi, temperature, dress code. Citando una delle più famose canzoni dell'Avvocato, può sembrare un "gioco d'azzardo" abitare questa nazione corsara da protagonista e da parte di una voce femminile.  Ilaria Pilar Patassini sceglie di prendersi questo passaporto e lo fa attraverso gli archi della Medit Orchestra con l'aggiunta dei colori di clarinetto e fisarmonica. Gli arrangiamenti - riadattati per l'organico dal Maestro Valori in una chiave sinfonico-jazz-cameristica - vanno così a vestire diciotto brani dove trovano posto grandi classici come Alle prese con una verde milonga, Gli impermeabili, la immancabile Via con me ma anche canzoni per appassionati del repertorio contiano come Reveries, Elisir, Spassiunatamente. Dice Ilaria: "La produzione artistica di Paolo Conte è una summa di arti: canzone, poesia, letteratura, jazz, cinema, opera, arte visiva e un profumo coloniale e retrò, ma il tutto resta invariabilmente contemporaneo, non mi stanco mai di ascoltarlo. Erano anni che volevo realizzare questo progetto, volevo dare voce e corpo alla parte femminile di Conte, al suo lato più sensuale, erotico, giocoso e francese. Alla fine tra l'incoscienza e la saggezza ha vinto il desiderio".
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Federico Sirianni 
La promessa della felicità 
Con un viaggio musicale di dolcezza e contemplazione, il cantautore genovese ci consegna l’augurio di una rivoluzione gentile come antidoto alle brutture di un mondo in rovina 
In distribuzione per Squilibri dal 9 maggio 
Da aprile al via con anteprime e presentazioni

La promessa della felicità di Federico Sirianni, in uscita per Squilibri, canta di una condizione e di un destino in cui l’affanno del cuore e l’incertezza della mente sembrano sciogliersi solo nel compiersi improvviso di un’attesa, nella ricchezza di piccole gioie quotidiane. Di canzone in canzone, come stazioni di una possibile via di redenzione nella ricerca di un’esistenza che quanto meno ci assomigli, si leva così un sommesso ma potente cantico su un sentimento e un’attitudine universali che cadenzano i giorni degli esseri umani, dominati da una tensione impossibile a risolversi in un abbraccio definitivo e sospinti sempre oltre: la linea dell’orizzonte di fronte come anche la gioia di un momento o il rinnovarsi di antiche pene.  L’album prende il titolo dal brano omonimo che, votato nel 2024 tra le cinque migliori canzoni dell’anno dalla Giuria del Premio Tenco, ha poi tracciato il cammino e preparato il terreno alle altre canzoni che si dispongono come tessere di un unico mosaico, interamente dedicato alle molteplici declinazioni della felicità. Anche in questo lavoro Federico Sirianni, indicato da Bruno Lauzi come “il vero erede della storica scuola genovese”, si muove pertanto in senso contrario alla direzione dettata da mode e algoritmi, per privilegiare l’incontro tra musica e parole in una narrazione di grande respiro. Con la direzione artistica di Michele Gazich, l’album si caratterizza per un impianto intimo e risolutamente acustico che, tra pianoforte, chitarra ed archi, assume un andamento delicatamente orchestrale: un viaggio musicale di dolcezza e contemplazione secondo segrete affinità elettive, in parte svelate dalla presenza nel disco di Rafa Gayol, storico batterista di Leonard Cohen. Nell’album della sua piena maturità artistica, Sirianni ci consegna così l’augurio di una rivoluzione gentile come unico antidoto alla brutalità di un mondo in rovina, senza mai cedere a raffigurazioni banalmente consolatorie, come suggerito anche dai dipinti di Romina Di Forti che aggiungono altri colori e nuove sfumature al racconto di questa sempre aperta e sofferta tensione verso la felicità.  L’uscita dell’album La promessa della felicità di Federico Sirianni (Squilibri), in distribuzione dal 9 maggio, sarà accompagnata da anteprime e presentazioni secondo un calendario in continuo aggiornamento.
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GUIDO MARIA GRILLO 
“SENZA FINE”  
È IL NUOVO DISCO DI INEDITI  IN USCITA IL 10 GENNAIO 
(Visage music, distr. MT-Egea music, Galileo, Xango Music (Italia/Europa)  
Disponibile in formato digitale e fisico (Italia/Europa), CD e vinile. 
 
In uscita il 10 gennaio 2025 l'album “Senza fine” di Guido Maria Grillo, un capitolo inedito del percorso dell’artista campano nell'incontro tra world music e canzone d'autore.  Nato in una famiglia profondamente legata all’arte e alla storica dinastia De Curtis, Guido Maria Grillo è cresciuto immerso nella grande canzone napoletana e nell’Opera, trovando in seguito ispirazione in artisti come Roberto Murolo, Luigi Tenco e Jeff Buckley. Di Murolo conserva il fascino della melodia partenopea, di Buckley ha l’intensa vocalità, di Tenco la passione. Laureato in Filosofia con una tesi su Fabrizio De André, è oggi musicista, cantautore, autore teatrale, insegnante e scrittore. Ha collaborato con diversi artisti, come Cristiano Godano, Musica Nuda e Levante, e ha aperto i concerti di Niccolò Fabi, Levante, Marlene Kuntz. È vincitore del Premio Bruno Lauzi 2017 e del Premio Pierangelo Bertoli 2022. Nel 2023 è stato finalista al Premio Andrea Parodi, dove sin è aggiudicato i premi per la miglior interpretazione e quello per la miglior interpretazione di un brano di Andrea Parodi.  “Senza fine” è il suo nuovo lavoro discografico, raffinato incontro tra la canzone d'autore e le sonorità della world music. Guido Maria Grillo rinnova la canzone napoletana con un'eleganza da chansonnier: i suoi brani sono pervasi dalle atmosfere mediterranee, da echi medio-orientali, fusi su una solida base di canzone d’autore, che richiama tanto la tradizione italiana quanto quella francese. Una contaminazione che si riflette anche nella lingua, quasi un suono in equilibrio tra l’italiano e il dialetto napoletano, in continuo dialogo, e che attraversa l’intero album.  Un album di dieci brani dalla grande musicalità, tra cui due rivisitazioni vibranti e personalissime di classici napoletani, “Voce ‘e notte” e “Catarì (Marzo)”, e un featuring con Cristiano Godano, leader e fondatore dei Marlene Kuntz, nella focus track “Veleno”. Un’opera carica di potente emotività, capace di evocare la grande musica del passato pur restando saldamente ancorata alla contemporaneità, grazie alla cura del suono e degli arrangiamenti, che esaltano la straordinaria espressività della voce, e all’integrazione di soluzioni elettroniche.  Con “Senza fine” Guido Maria Grillo scava negli abissi della coscienza, scandaglia le solitudini e i tormenti d’amore (“Tu sei casa mia”, “’Stu lietto”, “Da quando sei lontano”), racconta l’esistere e mette in guardia le generazioni che verranno (“Non arrenderti”). Tra le note, raccoglie il necessario per la sopravvivenza di cuori afflitti (“Veleno”, “Un giorno disse addio”), mentre i brani più struggenti sprigionano disperazione e dolore di fronte a un addio (“Senza fine”, “Lettera a un figlio”). 
Il disco è pubblicato da Visage Music, etichetta specializzata in world music ed etno-folk, che annovera nel suo roster artisti come Raiz degli Almamegretta, Peppe Voltarelli (ex Parto delle Nuvole Pesanti) e Riccardo Tesi. La distribuzione fisica coprirà non solo l’Italia, ma anche gran parte dell’Europa, raggiungendo la Francia, il Belgio, il Lussemburgo, la Germania, la Svizzera e l’Austria. 
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 “La VUELTA” è il quarto album dei SuRealistas!

La Vuelta chiude un cerchio che si è aperto per la prima volta l’8 marzo 2020: poche ore dopo la prima prova di un nuovo repertorio, un misterioso virus metteva i bastoni tra le ruote al carrozzone magico dei SuRealistas. Pandemie, tour rinviati, cambi di lineup e di priorità, viaggi in furgone e disavventure sentimentali ci hanno fatto vacillare... Ma non li hanno mai fermati. Già dal titolo, però, La Vuelta sembrava condannarli a un eterno ritorno, a vecchie paure e nuovi imprevisti, ripensamenti e rifacimenti. L'attesa è stata lunga, ma il disco è proprio quello che volevano: un album "vero" (dopo il concept “su commissione” di Ritmo Animal e tanti singoli), vero e vario, simile ai loro concerti ma anche ricco di lavoro in studio; un album che mescola stili, voci e almeno cinque autori (anche se, in realtà, gli otto artefici sono tutti ugualmente colpevoli e orgogliosi), chiamando in causa tecnici e studi di registrazione dal tocco assai diverso. Il disco, insomma, è un folle omaggio al compromesso e alla coralità, un manifesto della magica democrazia dei SuRealistas... E forse un dispettoso anacronismo, nell'epoca in cui le classifiche sono sempre più povere di band e sempre più piene di feticci solitari, a cui chiedono soltanto di andare d’accordo con loro stessi. 
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PELLEGRINO & ZODYACO 
ESCE IL 24 GENNAIO 
“KOINÈ”  
IL NUOVO ALBUM 
(Early Sounds Recordings / Distr. Believe) 
Disponibile nei formati vinile e digitale

In uscita il 24 gennaio “KOINÈ” il nuovo disco di Pellegrino & Zodyaco: un album che esplora il desiderio di evasione, ispirandosi all’ “Elogio della fuga” di Henri Laborit e interpretandola come atto di emancipazione. Un viaggio senza meta alla ricerca della libertà creativa.  Produttore, DJ e songwriter, Pellegrino è tra i pionieri del suono Napoliterraneo, capace di far ballare i dancefloor di tutta Europa. Dal 2018 porta avanti il progetto Pellegrino & Zodyaco, un percorso che esplora il misticismo mediterraneo mescolando ritmi latini e funk, insieme alla sua band. Nel 2020 pubblica l’LP “Morphé” (Early Sounds), anticipato dal singolo “Caucciù”, una visione di Napoli raccontata dal Vesuvio, dove disco, latin, boogie funk e jazz si intrecciano. Nel 2022 prosegue questo viaggio con l’EP “Quimere”, che restituisce un’immagine inedita di Napoli, sospesa tra la luce del sole e le ombre dei vicoli. Nel 2023 arriva il singolo “Malìa”, mentre il 2024 segna l’uscita di “L’Aura” (31 maggio) e “Saditè” (29 novembre), primi estratti del nuovo album. Pellegrino racconta l’album come un percorso dove “Non c’è una meta definita, piuttosto la volontà di esplorare nuovi linguaggi sonori che mantengono salde le radici partenopee, pur aprendosi a un’estetica musicale globale e contemporanea.” Con il nome Koinè, termine che significa “linguaggio comune”, il lavoro custodisce già nel titolo una dichiarazione d’intenti, dove lingue (parlate e musicali) e dialetti si mescolano creando un mosaico di suoni, sensazioni e visioni che intreccia la tradizione melodica napoletana con la disco, il funk, la jazz fusion e la world music. Pellegrino abbandona gli schemi legati al revivalismo, sperimentando nuove dimensioni compositive e attingendo da un immaginario che fonde strumenti vintage, percussioni etniche e atmosfere mediterranee. Koinè è un viaggio musicale che abbraccia il rischio del cambiamento esaltandone il potere liberatorio: una sequenza di immagini ed emozioni, che attraversa il passato, vive il presente con il suo bagaglio di disillusioni ed aspettative e si proietta verso il futuro alla ricerca di un bisogno d’altrove che ci ricongiunga con noi stessi.  L’album è un elogio delle contaminazioni: dalla musica popolare al synth pop, brani contemporanei che si mescolano con una fusion di matrice “dance”. Un equilibrio delicato tra radici e cambiamento, tradizione e spinta creativa, in cui il progetto Pellegrino & Zodyaco traccia un ritratto autentico e contemporaneo della “nuova scuola” napoletana di cui è stato tra i primi promotori con i lavori “Zodyaco I” (2018) e “Morphé” (2020).  Koinè è la dimostrazione che la fuga, quando è consapevole, può riportarci al cuore delle cose.  Link al vertical video di “L’Aura”: https://youtu.be/WCstmDX0ZCs 
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Traindeville: uscito il nuovo album “Racconti Romani”
La band “giramondo” rende omaggio alle proprie radici

Da oggi sulle piattaforme digitali, il nuovo album di Traindeville “Racconti Romani” è stato ispirato da una fortunata esibizione avvenuta lo scorso anno all'ottobrata monticiana, manifestazione “verace”nel cuore dello storico rione della Capitale. Ludovica Valori (voce, fisarmonica, trombone, pianoforte) e Paolo Camerini (contrabbasso), affiancati dalla chitarra di Fabio Gammone, hanno voluto così registrare i brani che avevano rielaborato per l'occasione. Troviamo così in questo album, il cui titolo è un evidente omaggio alle opere di Alberto Moravia, una serie di super classici come “Cento campane” - tra i brani più famosi del repertorio di Lando Fiorini – oltre a brani originali come “Bolero alla Romana” composto da Ludovica Valori negli anni passati per BandaJorona, tra i primi gruppi folk che hanno recuperato la tradizione romana. Non mancano due omaggi a Ettore Petrolini, leggendario attore, cantante e fine dicitore monticiano, con “Fiore de gioventù”, eseguita nell'arrangiamento blues creato nel 2005 da Ardecore – altra band protagonista del recupero del folk capitolino – e “Tanto pe' cantà”. Infine una ironica rivisitazione in chiave romana del celebre brano del cantautore americano Woody Guthrie “This Land Is Your Land” trasformata in “E' la mia Roma”.
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Davide “Boosta” Dileo
Il nuovo album “Soloist” in uscita l’11 aprile per Sony Music
in tour dal 29 aprile

Si chiama Soloist, il nuovo album in solo di Davide “Boosta” Dileo, in uscita su vinile e digitale l’11 aprile 2025 per Sony Music. All’uscita dell’album seguirà anche un tour di presentazione che partirà il 29 aprile dal Teatro Olimpico di Vicenza, per poi proseguire il 30 aprile all’Auditorium Parco della Musica di Roma, il 2 maggio all’Auditorium S. Francesco di Perugia, il 3 maggio al Teatro F. Bibiena di Sant’Agata Bolognese (BO), il 4 maggio al Teatro La Rondinella di Montefano (MC), il 7 maggio alla Sala Vanni di Firenze, l’8 maggio al Centro Culturale Candiani di Mestre (VE), il 9 maggio al Teatro Zancarano di Sacile (PN), il 10 maggio al Mercato Nuovo di Taranto, il 14 maggio all’Oratorio Santa Pelagia di Torino, il 16 maggio al Giardino della Triennale di Milano e il 17 maggio al Teatro Verdi di Genova. Le date del Soloist tour, prodotto da Tema e in collaborazione con Ventidieci, sono in continuo aggiornamento. Un pianoforte a coda e una postazione elettronica. Questi i riferimenti strumentali di cui Dileo si serve per esprimere nel nuovo album, e sul palco, le diverse tonalità di colore e le sfumature timbriche che caratterizzano la sua (nuova) musica. Terminato a fine marzo il tour 2025 dei Subsonica, Boosta si presenta nuovamente al pubblico in una chiave più intima e personale, aggiungendo un nuovo capitolo al suo percorso artistico e riaffermando il suo ruolo di innovatore e narratore sonoro. La sua carriera solista - parallela al percorso con i Subsonica - lo ha portato a sviluppare un’identità musicale, in bilico tra il lirismo del pianoforte e le infinite possibilità offerte dalla tecnologia. Proseguendo un percorso iniziato con Facile (2020) e le Post Piano Session (2022), con Soloist, Davide “Boosta” Dileo torna a esplorare e celebrare il pianoforte come protagonista assoluto, declinandolo in tre distinti "abiti" sonori che raccontano altrettanti mondi emotivi e stilistici. Il primo abito: lo specchio. Nel suo stato più puro, il pianoforte si presenta nudo, essenziale, senza filtri. Il suono diretto e intimo, come riflesso di un dialogo interiore, restituisce una dimensione contemplativa, dove ogni nota è spazio e respiro. Il secondo abito: la manipolazione elettronica. Attraverso l’uso dell’elettronica, il pianoforte si trasforma, perdendo i confini tradizionali dello strumento e aprendo a paesaggi sonori più complessi. Le manipolazioni sonore non distolgono l’attenzione dal pianoforte, ma lo reimmaginano, tracciando percorsi inesplorati e spingendo l’ascoltatore verso nuove frontiere di percezione. Il terzo abito: quattro suite ambientali. In queste composizioni, il pianoforte dialoga con tessiture sonore che richiamano le atmosfere di Brian Eno e Harold Budd, filtrate attraverso una sensibilità contemporanea. Qui il suono diventa paesaggio emozionale: un viaggio intimo, capace di evocare immagini interiori più che visive, con una sottile componente narrativa che si snoda tra le note. Soloist non è solo un disco di piano, né un semplice concerto, un’opera di elettronica o neoclassica: è un viaggio in cui il paradigma sonoro si sposta e si reinventa, sperimentando il punto di incontro tra tradizione e avanguardia. Un’esperienza immersiva di condivisione autentica e connessione intima con chi ascolta. Il viaggio di Boosta con Soloist prende forma anche grazie al sostegno di partner che condividono la stessa visione: Yamaha, con i suoi pianoforti dallo spirito innovativo e dal suono inconfondibile; Volvo Car Italia, che accompagna ogni tappa del tour con stile, comfort, sicurezza e attenzione all’ambiente; e Algam EKO, che mette a disposizione strumenti e tecnologia all’avanguardia per dare voce alla musica, senza compromessi. Anche grazie a questo nuovo progetto, Boosta continua a spingersi oltre i confini dell’arte, esplorando nuove forme espressive, dalla musica alla scrittura, dalla produzione al sound design. Infatti, oltre alla sua carriera musicale, continuano in parallelo le attività di sound artist. Suoi i progetti ManGroove, una foresta di microfoni interattiva installata nel 2023 alle OGR di Torino e Galleria Sonore per le Gallerie d’Italia, nel quale quattro opere iconiche, una per sede museale, sono state trasformate in una partitura visiva eseguita dal vivo. All’interno di Sonogramma, il nuovo spazio dedicato al suono, all’arte e alla tecnologia, inaugurato a Torino nel 2024. Un ex laboratorio di ceramica, oggi diventato il suo studio d’artista, tra fotografie, macchine da scrivere e altoparlanti, esplora il suono attraverso i vari medium. Le sue opere fotografiche e sonore sono entrate in grandi collezioni private. Dileo è costantemente impegnato anche con dei laboratori musicali per i più piccoli, attivati all’interno di diversi ospedali d’Italia, con l’obiettivo di dare alla luce una scuola di musica elettronica per l’infanzia. Un’occasione per conoscere ed esplorare la musica, attraverso la meraviglia e il gioco dei suoni.
Davide Dileo, noto anche come Boosta, è un musicista, DJ, compositore, produttore e sound artist con una carriera lunga 25 anni. Co-fondatore e tastierista dei Subsonica, Dileo ha contribuito a otto album di platino, vendendo centinaia di migliaia di copie. Il suo lavoro come produttore include collaborazioni con Mina, Placebo e Depeche Mode, tra gli altri. Nel 2021, il suo album di musica elettronica e pianoforte Facile è entrato nelle classifiche di musica classica ed è stato trasmesso dai principali canali internazionali. Nello stesso anno, Dileo ha inaugurato il suo primo spazio espositivo a Torino, esplorando il suono come mezzo artistico trasformativo. L'anno successivo ha visto l'uscita globale del suo album in sei parti Post Piano Session con la sua etichetta, Torino Recording Club, che è stato eseguito in luoghi iconici, dal Servant Jazz Quarter di Londra a Castel Sant'Angelo a Roma. Il lavoro di Dileo è stato presentato ed eseguito in prestigiose istituzioni, dal Teatro della Scala all'OGR e in collaborazione con artisti e performer acclamati come Roberto Bolle. Le sue opere incarnano la convergenza di suono, arte e spazio, in un'esperienza immersiva a 360°.
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Produzioni Fuorivia e Egea Music
presentano
 
GIANMARIA TESTA
DA QUESTA PARTE DEL MARE
 su vinile (ed. lim.) e cd

L’ALBUM TORNA IN UNA NUOVA RISTAMPA IL 11 APRILE
Un viaggio poetico nelle migrazioni moderne, tra musica e parole
 
A diciannove anni dalla sua pubblicazione e a un mese dall’assegnazione del V Premio Gianmaria Testa Musica e parole, in occasione del nono anniversario dalla scomparsa, "Da questa parte del mare", il disco “perfetto” di Gianmaria Testa torna in una ristampa speciale in uscita l’11 aprile 2025 per la serie – con una nuova raffinata edizione e in edizione limitata anche su vinile – voluta da Produzioni Fuorivia e Egea Music. Un disco che – vincitore del Premio Tenco 2007 come miglior disco della canzone d’autore italiana - non ha mai smesso di parlare all’attualità, raccontando attraverso la musica il tema delle migrazioni con profondità, delicatezza e senza retorica. "Non ho scritto per loro. Non ne sarei capace. Ho scritto per me e per quelli che, come me, stanno da questa parte del mare" – così Gianmaria Testa descriveva la genesi di questo disco, un concept album interamente dedicato al tema delle migrazioni, alle ragioni profonde del partire, al senso di sradicamento e al confronto con l’ignoto. Uscito per la prima volta il 13 ottobre 2006, "Da questa parte del mare" segna una svolta nel percorso artistico di Gianmaria Testa. Un disco che si muove tra poesia e denuncia, con una narrazione in musica che segue le tappe di un viaggio: dalla decisione di partire (Seminatori di grano), al caos dell’imbarco (Rock), fino all’arrivo, spesso traumatico, in una terra sconosciuta (Tela di ragno). E poi le storie delle città dove si arriva, che sono il segno di una integrazione costruita giorno su giorno (Al mercato di Porta Palazzo e Ritals). L'album si chiude con La nostra città, un brano che richiama il punto di vista di chi osserva "da questa parte del mare", ponendo interrogativi ancora oggi cruciali. Le storie narrate nelle sue canzoni, ispirate a vicende reali, restano oggi più vive che mai, ricordandoci che il viaggio, il mare e il desiderio di una vita migliore sono esperienze che attraversano la storia dell’umanità. La nuova edizione dell’album mantiene intatta la sua forza espressiva e musicale, con arrangiamenti curati da Greg Cohen e la partecipazione di musicisti straordinari come Paolo Fresu, Bill Frisell, Enzo Pietropaoli, Gabriele Mirabassi, Luciano Biondini e Philippe Garcia. Aggiunge Paola Farinetti, moglie di Gianmaria e manager di Produzioni Fuorivia nel presentare la collana di ristampe: “Molti di questi (lavori) con gli anni sono diventati rari, buoni solo per un’asta su eBay, e mi è parso un peccato. Tutti conservano infatti una misura, una freschezza di musica e parole -quelle parole che Gianmaria limava e rilimava-, che li rendono dei classici, sopravvissuti all’usura del tempo.”

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TARTAGLIA ANEURO
Esce il 22 marzo il nuovo album del gruppo Tartaglia Aneuro dal titolo “Dove Voglio Stare”
Il 21 marzo in anteprima presentazione dal vivo presso le Officine San Carlo di Napoli

Il gruppo flegreo Tartaglia Aneuro - capitanato da Andrea Tartaglia - annuncia per il 22 marzo la pubblicazione del suo terzo album intitolato "Dove Voglio Stare". L'attesa per questo nuovo lavoro discografico è palpabile e il gruppo non vede l'ora di condividere con il pubblico la propria musica. L'album, composto da 11 brani, è pubblicato dall'etichetta Full Heads Records, con il sostegno del Ministero della Cultura e di SIAE nell'ambito del programma "Per Chi Crea". Questo è un importante riconoscimento che testimonia la qualità e l'impegno artistico della band. Il primo singolo estratto dall'album è stato “Pazzià” (uscito il 5 marzo) accompagnato da un emozionante video musicale (guarda il video). Questo brano vanta la collaborazione speciale di Lucky Salvadori, chitarrista di fama internazionale noto per far parte della band di Manu Chao.  Il secondo singolo, che esce a supporto dell’album, è intitolato “Le pale eoliche” un brano con tematiche ambientaliste dal sound spiccatamente reggae e ska. Anche questo brano viene pubblicato sotto forma di videoclip di prossima uscita. "Dove Voglio Stare" è un lavoro che si distingue per le sue atmosfere e ritmi world music che permeano l'intero album. Partendo dalla musica popolare napoletana, inizia un viaggio che attraversa i mondi del cantautorato, reggae, ska, patchanka, conferendo a ogni brano un'identità unica e coinvolgente. L'album è una fusione di generi musicali, un viaggio attraverso i suoni del mondo. Per celebrare l'uscita del nuovo disco Tartaglia Aneuro terranno un esclusivo showcase il giorno 21 marzo ore 20 presso le prestigiose Officine San Carlo nell’ambito della rassegna Sounds of Tomorrow. L'evento promette di regalare al pubblico una serata indimenticabile, ricca di ospiti speciali e sorprese. L’ingresso è gratuito previa prenotazione al seguente link. Con questo lavoro il gruppo torna ad affacciarsi nel panorama musicale dopo l’enorme successo della canzone Le Range Fellon’ (con Daniele Sepe nel progetto Capitan Capitone) che, con oltre due milioni di streaming totali, ha proiettato Tartaglia nel circuito nazionale posizionandolo al primo posto della classifica “Viral 50 Italia” di Spotify Italia e trainando l’intero album fino alle finali delle targhe Tenco 2016. Le tracce dell’album toccano diversi generi musicali come il folk napoletano ed inglese, reggae, rap, musica popolare, cantautorato e cumbia, il tutto in un crossover di mondi lontani ma vicini. La nascita dei brani si è sviluppata negli ultimi anni grazie agli svariati viaggi ed incontri di Andrea Tartaglia con artisti e persone comuni che lo hanno particolarmente ispirato. I brani sono stati arrangiati dall’intera band in un apposito ritiro di due settimane ad Ischia nel marzo del 2023, in una casa vicino al mare, dove l’ispirazione si è amplificata. L'intero album - invece - è stato registrato presso il Soul Fingers Studio di Vincenzo Rizzo, storico tecnico del suono e produttore che ha collaborato con artisti e gruppi di fama internazionale come Mano Negra, Manu Chao, Massive Attack...
Tartaglia Aneuro, nascono nel 2012 per affermarsi poi rapidamente nella scena musicale napoletana. Il cantante e frontman Andrea Tartaglia riunisce attorno a sé il chitarrista e compositore Paolo Cotrone, il bassista Mattia Cusano, il percussionista Salvio La Rocca e il batterista Federico Palomba, dando vita a una band estremamente eclettica che ha saputo distinguersi nella fervida scena partenopea e ha saputo conquistare il pubblico grazie all'intensa attività live in ambito nazionale e internazionale nonché collaborazioni artistiche e open act di 99 Posse, Manu Chao, Vinicio Capossela, Daniele Silvestri, Le Luci della centrale elettrica, Calcutta, Iosonouncane, Salmo, Clementino...
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In occasione del centenario della nascita di Remo Remotti  il 28 marzo esce per la prima volta sulle piattaforme digitali  l’ultimo lavoro in studio realizzato con Antonello Salis.
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Nel centenario della nascita di Remo Remotti, il 28 marzo 2025 esce per la prima volta su tutte le principali piattaforme digitali il suo ultimo lavoro in studio, realizzato insieme ad Antonello Salis. A tredici anni dalla sua prima edizione, RemottiSalis, torna in una versione rimasterizzata, suddivisa in 20 tracce e ottimizzata per lo streaming. Registrato nel 2012 durante due sessioni di improvvisazione, l'album è il frutto dell’incontro tra due artisti straordinari, che Remotti stesso definiva “bestie”. L’energia del loro dialogo sonoro si sprigiona senza filtri, trasformando il disco in un vero e proprio happening: impossibile descriverlo, va ascoltato! Nell’album Remotti si esibisce nei classici che lo hanno reso una voce unica nei teatri e nei centri sociali di tutta Italia, insieme ad alcune gemme inedite, mentre Salis – più che un musicista, “la musica” stessa – intreccia pianoforte, fisarmonica, batteria e organo elettrico in un flusso di improvvisazione che dialoga con la voce di Remo, creando un unicum originalissimo e potente. I due si conoscevano dagli anni ’70, quando Remotti era sposato con Luisa Loy, sorella del regista Nanni Loy, e Salis era un amico di famiglia. Questo album è un omaggio alla loro energia creativa incontenibile, alla loro intesa artistica e a Remo, fratello di tutti gli animi irrequieti e vitali.
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Tǔk Music
presenta

JOHN DE LEO JAZZABILLY LOVERS - TOMATO PELOSO

Jazzabilly Lovers è il nuovo progetto di John De Leo, voce tra le più eclettiche e trasversali della scena, peraltro reduce da uno straordinario tour dei Quintorigo, eccezionalmente riuniti per celebrare i 25 anni di “Rospo”. Il progetto nasce da un’idea del cantante, a lungo meditata con il contrabbassista Stefano Senni e finalmente concretizzata nel 2019. Negli anni successivi, viaggiando tra reinterpretazioni e arrangiamenti, i Jazzabilly Lovers hanno trovato il sound definitivo e aggiunto brani originali al repertorio, che hanno preso forma definitiva nel disco Tomato Peloso, in uscita il 21 febbraio su doppio vinile e piattaforme digitali per la Tǔk Voice, sezione dedicata alle voci dell’etichetta Tǔk Music. Il lavoro sarà anticipato il 14 febbraio, giorno di San Valentino, da Love Me Tender, classico di Elvis Presley, stavolta in una versione straniante quanto seducente, impreziosita dalla partecipazione di Paolo Fresu. Il quintetto Jazzabilly Lovers ha dato vita a un progetto in cui rock’n’roll e jazz si mescolano in modo imprevedibile e divertente. Elvis Presley, dicevamo, ma anche John Coltrane, gli Stray Cats e gli standard più classici, accostati e trasformati con gusto spregiudicato alla scoperta di connessioni ora sotterranee ora esplicite tra repertori apparentemente incompatibili. Con spirito ludico, la voce e gli strumenti flirtano, spiazzano, saltano tra gli stili a seconda dell’ispirazione del momento.

EMANUELE SARTORIS con ROBERTO CIFARELLI - INQUADRATURA DI COMPOSIZIONI
 
"Inquadratura di composizioni" è un progetto multimediale che nasce dall’incontro tra il pianoforte di Emanuele Sartoris e l’obiettivo di Roberto Cifarelli, un lavoro di sinestesia tra immagini e suono, una fusione tra arte visiva e musica. Il progetto è in uscita il 29 marzo per la Tǔk Art, sezione della Tǔk Music dedicata alle forme del figurativo.  Si tratta di un vero e proprio lavoro a quattro mani che prevede quattro brani commissionati da Sartoris a Cifarelli e quattro idee fotografiche che Cifarelli ha assegnato a Sartoris. Ogni commissione è stata estremamente libera facendo si che ognuno potesse far suo e personale lo sguardo sull'argomento scelto. "Riflessioni Sonore", è stato il punto di partenza dell’opera, la prima foto sulla quale Sartoris ha iniziato a lavorare. Più che uno scatto si tratta di una vera e propria composizione pittorica in cui la foto sembra passare attraverso lo specchio per dare vita a qualcosa di totalmente nuovo. Con negli occhi l'impressione di questo scatto Sartoris ha realizzato un brano che passasse attraverso lo specchio, qualcosa che fosse sé stesso ma che terminasse capovolto come se il riflesso lo avesse distorto generando qualcosa di totalmente innovativo. In questo passaggio i suoni e le armonie cambiano, la stessa voce di Roberto che inizialmente enuncia il pezzo, al termine del brano risulta capovolta. Nella creazione dei vari brani talvolta si è partiti da elementi semplici come nel caso di "Sympatheia" per il quale Cifarelli ha selezionato per Sartoris alcuni dei suoi meravigliosi scatti dedicati a Wayne Shorter, artista amato da entrambi scomparso da poco più di un anno. Talvolta invece la costruzione è scaturita da un processo più complesso, come per esempio  la richiesta di rappresentare visivamente il vento in Zefiro, l'anima con Archè o Il tempo con l'omonimo brano. Per contro Cifarelli ha chiesto a Sartoris di lavorare su alcune tecniche  spesso utilizzate come i celebri "mossi" nel brano" Immobile" dove la composizione descrive la frenesia di questa tecnica fotografica attraverso cambi ritmici ed armonici repentini. Da un incontro avvenuto per caso in un noto locale milanese in occasione di un concerto grazie all’amico comune Massimo Bernardini, Sartoris riceve l’invito a visitare l’Atelier “Atmysphere” di Cifarelli dove scatta la scintilla che porterà alla collaborazione tra i due artisti che decidono di creare insieme un'opera d'arte totale che potesse unire in maniera profonda le abilità artistiche umane e creative. Da questo incontro fortunato nasce " Inquadratura di Composizioni", un lavoro nuovo nel modo in cui vengono fuse ed incluse le due arti, in cui il disco ed il CD non sono solo utili a sentire ma anche e soprattutto a vedere la musica, motivo per cui l'oggetto fisico Vinile e CD, dotati di QR code che portano a contenuti multimediali, diventano necessari per poter entrare ed immergersi non solo nella visione artistica degli autori, ma in un mondo nuovo in cui senza immagini non ci sarebbero suoni e viceversa.

DINO RUBINO - SOLITUDE

Solitude è il settimo album di Dino Rubino pubblicato a suo nome dalla Tǔk Music di Paolo Fresu.
Il disco è in uscita il 26 aprile. Si tratta di un’opera imponente in 3 cd: due volumi di brani composti in questi ultimi anni dal pianista siciliano, e il terzo quasi interamente di standard. Per questo album Rubino torna a registrare in trio dopo oltre 10 anni: l’ultimo disco con questo tipo di ensemble è Zenzi, uscito nel 2011. Una formazione che gli permette di affrontare la musica con uno spirito diverso dalle altre, quasi una formula magica che si rinnova ogni volta. I musicisti che accompagnano Rubino in questo viaggio sono Stefano Bagnoli alla batteria, con cui collabora da moltissimi anni, e Marco Bardoscia al contrabbasso, una frequentazione più recente nata dall’esperienza di Tempo di Chet, e cementificata in questi anni con altre collaborazioni sempre al fianco di Paolo Fresu (da Musica da Lettura a Ferlinghetti, entrambi nel catalogo della Tǔk ). Un trio capace di affrontare repertori diversi con la necessaria maestria e subito interessante per incisività ritmica, colori e spirito. Capace di dialogare tra sé in interplay, donarlo con fascino al pubblico e spaziare entro un repertorio immenso di alta caratura interpretativa e stile sia nella più avvolgente ballad che nei momenti ricchi di swing. Ma è ovviamente l’amalgama che colpisce e, alla fine di un concerto di questa formazione, ci si rende subito conto di cosa possano significare la profondità delle composizioni e l’eleganza espressiva di esposizione. I brani originali, dei quali due sono accompagnati da video realizzati dall’illustratrice e animatrice Erica Meloni, sono caratterizzati da una cantabilità, aspetto questo che il trio riesce ad esaltare, e un senso melodico che sono ormai la cifra stilistica di Rubino, accompagnati spesso da una nota dolente; a questi fa da contraltare il tono più lieve con cui il trio si dedica agli standard, con la musica che afferma nuovamente la propria valenza rigeneratrice. Significativa da questo punto di vista anche la scelta di dare al disco il titolo del famoso standard di Duke Ellington. L’opera in copertina è firmata da Andrea Ucini, illustratore freelance che vive in Danimarca, e che ha già lavorato con l’etichetta in occasione del disco NOWHERE di Vincenzo Saetta. Ucini è nato in Italia e si è diplomato in pianoforte classico e composizione all'Accademia di Musica di Firenze. La musica è stata la sua prima fonte in una nuova forma di espressione. Il disegno è stato per lui una ricerca più profonda per scoprire i diversi modi in cui un concetto o un'emozione possono essere decodificati. Tra i suoi numerosi clienti ci sono The New York Times, The Guardian, The Economist, The Washington Post, National Geographic, Royal Academy of Art, Oprah Magazine, The Wall Street Journal, The Sunday Times, The Time, Rolling Stone e molti altri ancora.

NICO MORELLI -  LET ME PLAY, LET ME PRAY
 
Sono circa 20 anni che Nico Morelli, pianista e compositore pugliese residente a Parigi dal 1998, si esibisce anche in piano solo, ma finora non aveva mai realizzato un album in solo, fino a quando non ha ricevuto l’invito di Paolo Fresu di registrarne uno per la propria etichetta. “Let Me Play, Let Me Pray” è il primo album di Morelli per la Tuk Music ed uscirà il 20 settembre in cd e digitale. Si tratta del secondo album in piano solo pubblicato dall’etichetta dopo Roaming Heart di Dino Rubino uscito nel 2015. Una di sfida che Morelli ha condotto a modo suo: non restando ancorato ad un’idea o ad un suono definito ed immutabile ma spaziando in completa libertà tra i generi che più gli appartengono, che rappresentano la sua formazione, e che più gli donano piacere nell’esecuzione: una summa del suo percorso artistico. Quindi nel disco si trovano indifferentemente brani originali, improvvisazioni, standard, classica, brani rock, folk (su cui Morelli conduce una ricerca musicale da diversi anni) e chanson. Tutto filtrato dalla sensibilità del pianista, che cerca di estrarre sempre qualcosa di nuovo e di personale da ogni brano. Ciò che rende peculiare questa registrazione è il fatto che Morelli ha realizzato l’album con l’aiuto di due sound designer, Emanuele Battisti e Diego Baeza, che hanno usato l’elettronica in tempo reale e non aggiunta in post produzione, innescando così un vero e proprio interplay tra il piano e i suoni elettronici che hanno dialogato in diretta influenzandosi reciprocamente. L’opera di copertina è di Simone Rea. Ha studiato all'Accademia di Belle Arti di Roma e si è specializzato in illustrazione frequentando corsi e master È stato premiato con la Targa del BIB 2011 alla Biennale d'Illustrazione di Bratislava. I suoi libri sono stati pubblicati da Topipittori, Rizzoli, Mondadori, Franco Cosimo Panini, Eli, Else Edizioni, Cambourakis, A Buen Paso, Il Leone Verde Edizio, Didier Jeunesse, Vanvere Edizioni, e tradotti in diverse lingue.

FONTAMAR CONSORT - RAMOUR

RAMOUR è il disco di debutto di Jean Fontamar e Laurianne Langevin, artisti francesi che da 17 anni vivono in Italia. In uscita il 24 gennaio per la Tǔk Voice, il lavoro segna il debutto per l’etichetta di Paolo Fresu, ospite peraltro in alcuni brani della tracklist. La parola Consort rimanda agli ensemble inglesi di musica barocca, e sottolinea la profonda continuità che lega l'improvvisazione barocca e l'improvvisazione jazz; ma consort è anche un gruppo che ha deciso di condividere la stessa sorte. 9 canzoni d'amore, dalle più travagliate alle più luminose, nate sulla scia della tradizione della chanson francese, e che grazie all’incontro con l’ensemble ne sintetizzano le diverse influenze: jazz, pop, electro, folk e musica antica. Tra i musicisti coinvolti ci sono Vito de Lorenzi (batteria e percussioni) e Roberto Gagliardi (sax alto). Un posto speciale occupano infine due “veterani” della label: Valerio Daniele, spesso dietro il mixer e qui in qualità di chitarrista e manipolatore degli effetti, e Marco Bardoscia, che festeggia il traguardo dei venti dischi per il nostro catalogo. “Ramour” è l’incontro tra il rigore della composizione e la libertà dell’improvvisazione, tra suoni moderni dal respiro classico, tra la Francia ed il Salento. 

DANIELE DI BONAVENTURA – ARILD ANDERSEN
ROOTS

Roots è il frutto della collaborazione tra Daniele di Bonaventura e Arild Andersen. L’album è in uscita su cd e digitale il 21 marzo per la Tǔk Music. Per di Bonaventura si tratta del diciannovesimo album (considerando featuring e progetti da co-leader) inciso per l’etichetta di Fresu. È il primo invece per il contrabbassista norvegese Arild Andersen, vera e propria star del jazz europeo, che dal 1970 incide regolarmente per la storica etichetta tedesca ECM. L’incontro tra i due musicisti è stato propiziato nel 2017 dal compianto batterista Paolo Vinaccia, storico collaboratore di Andersen, che aveva chiamato Di Bonaventura a unirsi a loro per formare un nuovo trio, per poi dall’anno successivo consolidarsi in una collaborazione che dura fino ad oggi. La musica originale scritta dai due componenti ha un sapore di estrema eleganza e raffinatezza, dal sound mediterraneo alle soffuse sonorità del Nord Europa fino ad arrivare alle rarefatte atmosfere dell’artico. Il prezioso lavoro di produzione di Stefano Amerio esalta i singoli strumenti mettendo in evidenza la ricerca sul suono; Roots getta un ponte ideale tra iperborea e Sudamerica attraverso il mediterraneo. L’opera della copertina è opera Mario Fois . Mario Fois nasce nel 1971 a Nuoro dove vive e lavora. A partire dalla fine degli anni ’80 inizia ad operare nell’ambito dell’areosol art e della cultura di strada. Dopo alcuni anni di intensa attività giunge alla tela ed alle tecniche di pittura tradizionale, con una particolare attenzione all’uso del colore tipico dell’espressionismo astratto americano. I suoi lavori sono presenti in collezioni pubbliche e private.
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Elsa Martin e Stefano Battaglia
Il nuovo album “Lyra”
dedicato alla figura di Pier Paolo Pasolini
in uscita giovedì 6 marzo per Artesuono
fanlink https://tag.lnk.to/LyraArt
 
Giovedì 6 marzo 2025 esce Lyra, il nuovo album della cantante Elsa Martin e del pianista Stefano Battaglia, dedicato alla figura di Pier Paolo Pasolini e pubblicato dall’etichetta Artesuono. Un dialogo tra musica e poesia, voce e pianoforte, che prende forma in 12 brani originali con liriche tratte dalle poesie in friulano di Pasolini. Un lavoro meticoloso, dove ogni parola è cucita su ogni nota tessendo una trama sonora divenuta negli anni cifra distintiva di questo duo. L’album verrà presentato in concerto domenica 9 marzo al Teatro Immersivo P. Maurensig di Tavagnacco. I brani di Lyra danno vita a nuove forme musicali frutto dell’incontro tra tradizione liederistica, musica popolare e contemporaneità. L’improvvisazione e la creazione estemporanea si intrecciano ai significati profondi dei testi poetici, mettendo in luce tanto la sensibilità interpretativa quanto la vocazione sperimentale e performativa dei due artisti, in sintonia con le nuove musiche. In questo album, soprattutto nel lavoro sui testi, si respira un senso di scoperta continua, uno stupore che rende ogni parola nuova, rivelatrice. La poesia friulana di Pasolini è già di per sé una reinvenzione, il frutto di una lingua che gli appartiene, ma non del tutto: il friulano è la sua lingua materna ma non la sua lingua madre. Eppure, proprio attraverso di essa, Pasolini reinventa e arricchisce il linguaggio, esprimendo un senso di mistero e profondità quasi sacra. Quella di Lyra è una musica che nasce e torna nel silenzio, in una dimensione poetica e contemplativa del verbo. In questo nuovo album, Elsa Martin e Stefano Battaglia sublimano in un certo senso il Pasolini uomo e l’icona contemporanea, celebrando il suo pensiero e il suo lascito, sempre più urgente e necessario, elevandolo a suono e intelletto. Lyra testimonia un sodalizio artistico che dura da dieci anni, quello tra Elsa Martin e Stefano Battaglia, nato dall’amore condiviso per la poesia e per la valorizzazione delle lingue “minori”, espressioni autentiche di una cultura custode di identità profonde. Un cammino in cui la figura di Pasolini, complice anche il legame di Martin con la terra friulana, è stata sin dall’inizio una presenza centrale, ispirando ricerca e suono. Già nel 2005 Battaglia aveva dedicato a Pasolini il doppio album Re: Pasolini per ECM, e oggi alcune di quelle composizioni rivivono in Lyra, arricchite dalle liriche del poeta. Anche Martin ha attraversato l’universo pasoliniano con l’album Linguamadre: Il Canzoniere di Pasolini, del 2020, e successivamente con lo spettacolo teatrale Rosada!. Il loro percorso condiviso affonda le radici in Sfueai (2019), una antologia che raccoglie le voci più poetiche del Friuli, tra cui, inevitabilmente, quella di Pasolini. Poeta, sceneggiatore, regista, scrittore, drammaturgo, attore, saggista e pedagogo che destina verità attualissime sull’omologazione e la rivoluzione antropologica, ricordare Pier Paolo Pasolini (quest’anno si celebrano i 50 anni dalla morte) significa celebrare la memoria di un paese intero, l'Italia, il cui dibattito socio-politico del dopoguerra è stato attraversato furiosamente dalla sua etica umanistica: il suo impatto di artista intellettuale sui mutevoli tessuti sociali dell'epoca fu durissimo e ancora oggi inestimabile.
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Paradeiro
Il nuovo disco del sassofonista Daniele Comoglio
Con Helio Alves al pianoforte, Gili Lopes e Nilson Matta al basso, Rafael Barata e Duduka Da Fonseca alla batteria
in uscita su cd e digitale giovedì 24 aprile 2025
 
Il sassofonista Daniele Comoglio firma un nuovo album dal titolo Paradeiro, insieme a una formazione di musicisti brasiliani, composta da Helio Alves al pianoforte, Gili Lopes e Nilson Matta al basso, Rafael Barata e Duduka Da Fonseca alla batteria. L’album è in uscita giovedì 24 aprile su cd e digitale, e verrà presentato in concerto, martedì 29 aprile, al Teatro del Borgo di Milano, e mercoledì 30 aprile al Teatro Giacconi di Chiaravalle (AN), in occasione dell’International Jazz Day. “C'è la musica bella, quella brutta e poi c'è la musica brasiliana”. Questa frase attribuita a João Gilberto, uno dei capostipiti della bossa nova, fa capire il ruolo e l’importanza della musica suonata in Brasile. Molti artisti ritengono si diventi un musicista completo solo dopo aver vistato il Paese sudamericano, considerato una tappa fondamentale della loro evoluzione. Un’esperienza, però, che non si ferma all’idea stereotipata di una musica leggendaria, ma si manifesta nel confronto con un pensiero e la sua musicalità. I suoni e i ritmi assumono nuove forme, diventano talmente contagiosi che è impossibile liberarsene completamente. Lo ha sperimentato sulla propria pelle anche il sassofonista e compositore Daniele Comoglio che, dopo aver visitato il Brasile, ha deciso di incidere il suo terzo album. Completamente autoprodotto, il disco è stato registrato nel 2023 nel corso di due sessioni di registrazione: una a Prato, più improvvisata, quasi in forma di jam, l’altra più articolata a New York nel 2023. Paradeiro presenta delle sonorità attuali ma con chiari rimandi alla storia del sassofono in ambito jazzistico. Il tutto arricchito da colori, ritmi e suoni “contagiati” dall’anima brasiliana. Con questo disco, il musicista originario di Gattinara, ma da anni residente a Milano, ha voluto coniugare l’amore per il jazz alla passione per il Paese sudamericano da cui è rimasto affascinato e musicalmente influenzato. “Dal ritorno dal Sudamerica, è nata spontaneamente l’esigenza di voler scrivere dei brani strutturati, con forme complesse, come a voler raccontare delle storie brevi o più articolate. Le melodie mi sono venute in modo naturale, perché, oltre ad avermi affascinato tanto, il Brasile mi ha cambiato la vita” afferma Comoglio. Paradeiro, che nella lingua portoghese significa destino/destinazione, racchiude 9 brani, di cui sei originali composti dallo stesso Comoglio, che ha trovato ispirazione dal suono della voce e della musica di Milton Nascimento, di Djavan, di Jobim e di Wayne Shorter. Per rendere al meglio i ritmi presenti nell’album (samba, baião, bossa nova, afoxé), Comoglio ha coinvolto grandi jazzisti brasiliani, riconosciuti in tutto il mondo come dei punti di riferimento del brazilian-jazz: il pianista Helio Alves, i bassisti Gili Lopes e Nilson Matta e i batteristi Rafael Barata e Duduka Da Fonseca che hanno formato i due quartetti protagonisti del progetto. Attivo da oltre tre decadi sulla scena musicale italiana, il sassofonista e compositore Daniele Comoglio ha collaborato con artisti e formazioni orchestrali dei più disparati generi musicali, dal jazz al pop alla musica classica e contemporanea. Grande ammiratore di Charlie Parker e Cannonball Adderley, inizia a studiare il sassofono all'età di 12 anni e nel 1990 si diploma con il massimo dei voti al Conservatorio G. Rossini di Pesaro. Fin dal momento in cui inizia a suonare il sax, il suo naturale interesse e passione per diversi generi musicali (jazz, rock, classica), lo inducono a sperimentare vari tipi di espressione musicale che spaziano dalle orchestre sinfoniche ai gruppi jazz e ai cantanti pop (Adriano Celentano, Renato Zero, Raf, Fabio Concato, Lorenzo Jovanotti, Elio e le Storie Tese, Tony Hadley, Gino Paoli, Paola Turci e altri). Attualmente Comoglio è docente di sassofono presso il Conservatorio “G. Verdi” di Milano. Prima di Paradeiro, ha pubblicato due album da solista: Dreaming in colour nel 2005 e Travelling nel 2020. Helio Alves, nativo di San Paolo, unisce la complessità ritmica della musica brasiliana moderna con l'energia tagliente del jazz contemporaneo. Residente a New York, Alves ha ricevuto grandi elogi come turnista richiesto da Joe Henderson, Yo-Yo Ma, Slide Hampton, Paquito D'Rivera, Airto Moreira e Flora Purim, per citarne alcuni. Gili Lopes è un bassista e compositore inserito nella scena jazz contemporanea di New York. Come bandleader, nonché bassista molto richiesto da artisti di spicco come Duduka Da Fonseca, Dom Salvador, Billy Drewes, Paquito D’Rivera, Rogerio Boccato e molti altri, Lopes si è esibito in alcuni dei palchi più importanti del mondo, tra cui il London Jazz Festival, il Théâtre Maisonneuve di Montreal, il Town Hall di New York, il Lincoln Center e il Rockefeller Center, oltre a jazz club di spicco come Dizzy's, Birdland e Ronnie Scott's. Rafael Barata, nato a Rio de Janeiro, Brasile, Rafael Barata è un batterista autodidatta residente a New York. Ha iniziato a suonare all'età di 5 anni e ha suonato e registrato con molti artisti di grande impatto come Leny Andrade, Emilio Santiago, Rosa Passos, Jaques Morelenbaum, Kenny Barron, Milton Nascimento, Edu Lobo, Roberto Menescal, João Donato, Marcos Valle, Ivan Lins ed Eliane Elias, con cui ha lavorato all'album vincitore del Grammy “Made in Brazil”. Rafael è in tournée in tutto il mondo con diversi progetti, tra cui Eliane Elias Quartet, Cello Samba Trio (Jaques Morelenbaum e Lula Galvão) e ultimamente con l'artista pluripremiata Dianne Reeves. Alla registrazione dell’album hanno partecipato altre due figure storiche del brazilian-jazz: Nilson Matta e Duduka Da Fonseca.
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Andrea Ciceri 
ESATOMIC - FISSE 

L'album Fisse nasce da una ricerca personale e introspettiva, sul lato strumentale e compositivo, del sassofonista e compositore Andrea Ciceri, e prende forma attraverso un'esplorazione collettiva tra alcuni dei musicisti tra i più attivi della scena jazzistica creativa milanese. Ad ispirare questo lavoro sono state le parole: le prime cinque tracce dell'album invitano infatti l'ascoltatore in un viaggio musicale attraverso le immagini e le suggestioni evocate dai loro titoli, versi o frammenti che si legano in un breve aforisma composto dallo stesso Andrea Ciceri. Chiuso, il pensiero/È l’abisso/Delle solite cose/Fisse. Per restituire nella musica il potere evocativo dei singoli versi così come il senso dell’aforisma nella sua interezza (una sorta di esortazione a non chiudersi e stabilire confini), Fisse esplora forme e timbri, mescolando, rielaborando e fondendo metodi compositivi disparati (che vanno dall’ arrangiamento tradizionale all’instant composing e all’improvvisazione libera) ed echi musicali eterogenei della scena jazzistica, anche di avanguardia, dagli anni '60 in poi. La varietà delle scelte e delle atmosfere che si creano all’interno e tra i singoli brani si fondono in un’identità collettiva anch’essa composita, Esatomic, svincolata da distinzioni stilistiche e dal carattere contemporaneo. A chiudere il disco altri due brani: Miraggio, liberamente e creativamente ispirato all’ I love you di Cole porter e all’ Half the Fun di Duke Ellington, e Blue à la Monk, dedicato a Thelonious Monk.
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Made in RA. First Period
I mille colori del jazz di GB PROJECT
Alfa Music Label/Distrib. Egea

Esce per Alfa Music (distrib. Egea) Made in RA, il nuovo progetto di GB Project, nome d’arte del pianista e compositore Gilberto Mazzotti che ha voluto imprimere in un CD un lavoro già costruito e pensato molti anni fa, oggi riscoperto e restituito al pubblico di questo artista con i colori di un mastering che gli ha regalato la potenza e l’energia che gli erano proprie nei live. Un lavoro fatto di incontri musicali e di influenze dai mille colori che vede la presenza - a fianco di Mazzotti autore delle musiche e al pianoforte - di Alessandro Scalasax soprano, Adriano Rugiadi basso fretless, Stefano Calvano batteria e Maria Francesca Melloni voce e autrice del testo di Nuova vita. Made in RA affonda le radici nel jazz, senza tralasciare suoni di altri mondi e contaminazioni che vengono da altrove. Eliminando distinzioni di epoche o generi musicali, ogni brano è un suggestivo incontro di passione ricerca e di storie musicali che si dipanano nell’incontro e nell’interplay fra i musicisti. Con uno sguardo sempre attento all’ascoltatore, destinatario di un flusso sonoro e di un melodiare ricco e sempre caldo. Le tracce del disco sono il risultato di un lavoro decennale. Intrinseche di storie passate che raccontano sprazzi di vita e di pensieri nascosti. Un fiume in piena fatto di emozioni che aprono gli occhi verso nuovi orizzonti. Ad ogni traccia ci si sente librare in cielo, liberati da sostanze tossiche e pronti a respirare un'espressione viva di musica. Un incontro, quello tra i musicisti, che è stato in grado di generare un'esperienza profonda, sfrontata e sempre energica.
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ALESSANDRO MARZANO
NASCENTE
 
"Nascente" è il nuovo lavoro del batterista Alessandro Marzano in uscita per Barly records. Con Nascente, che esce due anni dopo l’album “Monk’s Pieces” in cui interpretava il songbook di Thelonius Monk, Marzano affronta il vasto repertorio della musica brasiliana. Il disco, che vede la partecipazione di Francesco Ponticelli al contrabbasso, Guglielmo Santimone al pianoforte, Federico Pierantoni al trombone e in due brani ospita la voce della grande Maria Pia De Vito, è una appassionata interpretazione di brani della musica d'autore - si passa da Retrato Em Branco e Preto e Ligia di Jobim a Beatriz di Edu Lobo, da Chico Buarque a Egberto Gismonti, ma c'è anche un pezzo originale di Guglielmo Santimone - suonati con un approccio molto libero, trattati come standard di jazz, canovacci da cui partire evitando pattern o riferimenti stilistici plateali, lasciandosi trasportare verso le direzioni indicate dalle canzoni stesse, senza pregiudizi sonori di sorta, come delle mappe da utilizzare per perdersi e non delle strutture chiuse che dirigano il cammino verso percorsi obbligati.  La copertina e le illustrazioni interne sono opera di Sualzo - un nome prestigioso della graphic novel e dell'illustrazione italiana - ennesimo tocco d'autore per un lavoro, registrato in primavera 2024 al Cicaleto Recording Studio di Francesco Ponticelli e realizzato con la cura artigianale e l'attenzione che si dedica alle cose che hanno l'ambizione di durare nel tempo.  Alessandro Marzano nasce in Calabria a Vibo Valentia. Si appassiona alla batteria da giovane, a dieci anni inizia con il conservatorio approcciandosi alle percussioni classiche che lascerà molto presto dopo aver scoperto un disco di Ornette Coleman. Inizia a frequentare sin da piccolo concerti e festival. A Roccella Ionica, al festival Rumori Mediterranei nel 2005, gli viene assegnata una borsa di studio che gli permette di esibirsi al festival l'anno dopo. Si trasferisce a Roma dove incontra Fabrizio Sferra, batterista che seguirà e con il quale studierà la batteria per circa un paio d'anni. Inizia a suonare e a collaborare con molti musicisti. Nel 2010 lascia la musica per dedicarsi alla cucina, passione che lo porterà ad aprire un piccolissimo ristorante nella sua città natale che porterà avanti fino al 2015. Finita l'avventura del bistrot ricomincia a suonare nei club e a muoversi in diverse città in Italia. Nel 2023 esce il primo suo disco da Leader, "Monk's Pieces" un disco dove sperimenta il repertorio di Thelonious Monk senza strumenti armonici e con un approccio sonoro che prende molto spunto dalle bande del sud Italia. Alessandro Marzano suona in molti progetti non solo di jazz e ha registrato diversi dischi negli ultimi dieci anni. In Italia ha collaborato con tanti musicisti della scena jazz e non solo, tra questi Federico Pierantoni, Federico Califano, Gabriele Evangelista, Francesco Tino, Francesco Ponticelli, Guglielmo Santimone, Emanuele Marsico, Sergio Aloisio Rizzo, Monica Demuru, Stefano Dalla Porta, Bruno Montrone, Maria Pia De Vito, Edoardo Ferri, Matteo Diego Scarcella, Francesco Scaramuzzino, Giovanni Amato, Michela Lombardi, Francesca Tandoi, Eleonora Strino, Vince Abbracciante, Paolo Sorge, Samuel Cerra, Tom Kirkpatrick. Attualmente suona in diversi progetti: "Quiete Claudio Francica quintett", "Emanuele Marsico canta Pino Daniele", "What's New" Califano Tino Marzano, Alessandro Marzano Quintet "Monk's Pieces", Francesco Scaramuzzino Trio "Evening Conversations".
 
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ZOE PIA - MATS GUSTAFSSON
RITE

Come sostiene Martine Segalen: “L’essenza del rito consiste in definitiva nell’atto di credere ai suoi effetti mediante pratiche  di simbolizzazione. Negative, positive, le manifestazioni rituali provocano una frattura della routine quotidiana, uno scarto dalla normalità”. Zoe Pia è una clarinettista, compositrice e appassionata ricercatrice italiana originaria della Sardegna. Mats Gustafsson è un sassofonista, flautista, improvvisatore, compositore svedese e uno dei più autorevoli musicisti della scena free jazz contemporanea. Si sono conosciuti grazie ad una collaborazione con Fire! Orchestra in Italia nel 2021 e Fire! Nel 2022 decidono di approfondire ulteriormente la ricerca delle possibilità offerte dal duo. Un primo tour in duo è stato fatto in Italia nel maggio 2023, con registrazioni in studio e concerti nei festival.
RITE si occupa di musica improvvisata in nuove forme, strutture e direzioni. La miscela è unica. Elementi tratti dalla musica popolare sarda, Sámi Joik, musica noise ed elettronica, musica improvvisata libera, musica contemporanea, free jazz e altro ancora. Muoversi in paesaggi sonori mai indagati prima. Nuovi incontri del'ignoto. Nuovi incontri del conosciuto. Approfondire la ricchezza della cultura tradizionale e i nuovi linguaggi creativi della musica sperimentale. L'improvvisazione in spazi aperti incontra il dettaglio estremo in esplosioni ad alta energia. Ristretti cluster audio incontrano lastre di massiccia densità in passaggi di poesia melodica di altissima bellezza. Una specie di musica folk. Non nella comune accezione di folk, ma nella sensibilità profonda dei due musicisti. Gustafsson lavora da tempo in questa direzione, ad esempio con il suo Ensemble E e con altri progetti. Pia porta un suono fresco, anzi molti suoni freschi, dalle più tradizionali launeddas al tono enorme del suo clarinetto. I rumori della tradizione, la psiche dell'Europa meridionale che incontra il freddo subconscio del nord, insieme dondolano e si agitano con una combinazione di urgenza e pazienza. L'incontro sonoro di Mats Gustafsson (sax baritono e flauto traverso) e Zoe Pia (clarinetto, launeddas, campanacci sardi, lumanoise) si radicherà in architetture sonore indefinite, sfuocate, impressioniste, futuristiche, contrastanti, parallele, intrecciate. Una celebrazione di sensibilità condivise.
ZOE PIA launeddas, Bb clarinet, Sardinian percussion, light synth lumanoise.; MATS GUSTAFSSON flute, slide flute, baritone sax, Ab clarinet, fluteophone, harmonica
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ACHILLE SUCCI & DANILO BLAIOTTA 
« Fragments de la Cacopédie »
 
Basata sulla figura retorica dell’ossimoro, la Cacopedia è una "disciplina" inventata scherzosamente (ma «proseguendo una tradizione comica probabilmente incominciata da Rabelais e arrivata fino a Queneau») da Umberto Eco. Eco ne narra la genesi nel capitolo omonimo apparso su -Il secondo diario minimo- (Bompiani, 1992) e la descrive come la «summa negativa del sapere, ovvero, come una summa del sapere negativo». La Cacopedia in quanto "eccezione" si inscrive come pratica e possibilità immaginaria, all'interno della Scienza di tutte le Scienze, la patafisica. Prendendo spunto dal capitolo di Eco, Achille Succi e Danilo Blaiotta dedicano il loro secondo lavoro discografico (Filibusta Records) tanto a tale disciplina quanto al movimento surrealista, alle contraddizioni ossimoriche della società contemporanea e alla musica di Erik Satie, di cui ricorre nel 2025 il centenario dalla morte. I 10 brani originali sono infatti suddivisi in tre Cacopédies, in omaggio alle Trois Gymnopédies partorite dal grande compositore francese. La cacopedia suggerita da Eco si trova dunque perfettamente a proprio agio nel mondo del surrealismo, storico quanto contemporaneo. Trattandosi di sviluppo di ossimori, la scrittura musicale è di stampo contrappuntistico: le voci dei due strumenti si rincorrono in linee melodiche paradossali e contrarie, in un sistema che strizza l’occhio al mondo della atonalità e del poliritmo. Le contraddizioni ossimoriche sono ben evidenziate anche nella scelta dei titoli delle 10 track. La copertina del disco è un componimento surreale dell’artista e fondatore della casa editrice PulcinoElefante (ossimorica per antonomasia) Alberto Casiraghy, donata al duo in perfetta sintonia con il concept dell’album. Il disco appare dunque pregno di significati simbolici contraddittori quanto astratti, a partire dal suo brano iniziale (“En sortie”, -in uscita- e non dunque -in entrata-) fino all’inaspettato minutaggio complessivo di 44.33, come fosse un omaggio non troppo palesato al silenzio di Cage (4.33). Foto interna all’album scattata da Paolo Grillo.
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ELISABETTA GUIDO
I sing Nicola!
AlfaMusic
 
La storica etichetta discografica romana AlfaMusic ha voluto realizzare un omaggio a un suo grandissimo artista del recente passato, il crooner Nicola Arigliano, in occasione del centenario dalla sua nascita. Il progetto è iniziato con l’uscita dei singoli “Buonasera Signorina”, “Amorevole” e “Maramao perché sei Morto?”, e si compirà con la pubblicazione dell’album “I sing Nicola!” disponibile su tutte le piattaforme digitali dal 7 marzo, ed a seguire anche in CD (AlfaMusic/Egea distribution). Personaggio di grande fama per il pubblico italiano e internazionale, ha cantato anche negli Stati Uniti e in tutto il mondo con il suo tipico piglio swing, attraversando il mondo dello spettacolo per oltre 50 anni, fra concerti (era ospite fisso ad Umbria Jazz e in molti festival jazz internazionali), televisione (soprattutto per alcuni celeberrimi spot pubblicitari RAI, come quello del digestivo Antonetto, che lo rese noto al grande pubblico) e cinema (era amico personale di artisti come Totò e Rita Hayworth). Il Centenario dalla nascita di questo artista ricorreva esattamente il 6 dicembre del 2023 e l’etichetta discografica, che si è occupata di lui negli ultimi anni di carriera, portandolo nel 2005 alla vittoria del Premio della Critica Mia Martini, con il brano Colpevole (AlfaMusic/NunFlower/RaiTrade), al Festival di Sanremo 2005, ha pensato di dedicargli questo omaggio, dove i suoi brani sono reinterpretati dalla nota cantante jazz, pugliese come lui, Elisabetta Guido, che è anche lei artista della scuderia di AlfaMusic. Ad accompagnare Elisabetta ci sono gli storici musicisti di Arigliano: Giampaolo Ascolese, anche fra gli autori della  biografia “Nicola Arigliano, un crooner colpevole”; Elio Tatti, entrambi collaboratori di grandi nomi della musica mondiale come Ennio Morricone; Michele Ascolese, anche storico co-chitarrista di Fabrizio De Andrè. Inoltre suona nel progetto anche il bravissimo sassofonista milanese Mirko Fait. Elisabetta Guido è una cantante e autrice di jazz e pianista. Si è esibita in tutta Europa in oltre 20 anni di carriera. Ha lavorato per le Produzioni di Rai 1 Grandi Eventi e ha collaborato e inciso con grandi nomi come Renzo Arbore, Paolo Belli, Flavio Boltro, Fabrizio Bosso e molti altri. È stata inserita nel Dizionario delle jazziste europee Donne in Musica (editore Colombo – Roma). Il prossimo 22 novembre a Ravenna terrà, insieme all’etnomusicologo Gianpaolo Chiriaco’, una relazione sulla vocalità di origine  afroamericana in occasione del celebre Convegno Internazionale “La Voce Artistica”, organizzato dal foniatra delle grandi voci, dott. Franco Fussi, insieme ad Albert Hera e Gege’ Telesforo. La foto di copertina del disco è uno scatto del grande fotografo del jazz  Roberto Cifarelli. Le splendide immagini che arricchiscono il libretto del disco sono della compianta pittrice pittrice Marie Reine Levrat, immagini che sono anche presenti nel video di Buonasera Signorina, diretto da Maurizio D’Anna e uscito alla fine dello scorso anno. Il disco verrà presentato ufficialmente dal vivo a Roma il 7 giugno alle 18:30 nel Parco dei Fornaciari. Il concerto è promosso dall’associazione KirArt, molto cara alla Guido, con la collaborazione dell’associazione Valle dell’Inferno.
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MARCO CERRI CIOMMEI - CRONOSISMA

Secondo il grande scrittore statunitense Kurt Vonnegut un Cronosisma è un evento catastrofico nel quale l'universo ha una crisi di autostima e decide di interrompere la sua espansione e tornare indietro di dieci anni.  Cronosisma è il titolo del nuovo album del sassofonista Marco Cerri Ciommei, il primo a suo nome, con Giacomo Ancillotto alla chitarra, Luca Venitucci al pianoforte e Marco Zenini al contrabbasso. In uscita per HORA Records il 15 Novembre 2024 in CD e piattaforme digitali, anticipato dal singolo ‘Asa Masa Nisi’ disponibile dal 25 ottobre.  La musica che lo compone è sopravvissuta per anni, nascosta in un cassetto virtuale, mutando continuamente, ma rimanendo comunque fedele a se stessa. Prima appunti, poi brani e infine musica vera, è diventata disco proprio per questa sua noncuranza verso lo scorrere del tempo. Nello scriverla una sola regola: quella di ignorare (per quanto possibile) la contemporaneità. Non per nostalgia, ma perché forse lo stare al passo coi tempi è il modo più veloce per invecchiare. Proprio il tempo e il ricordo sono al centro  di tutto il progetto, che attraverso la melodia cerca un suono che sia nel presente, ma abbia la capacità evocativa che solo il passato e il futuro possiedono. “A poor memory” rispondeva Gil Evans a una giovane Heather Parisi in una delle tante edizioni di Fantastico. “A poor memory” era la risposta alla domanda d’ordinanza che recitava più o meno così: “come fai a mantenerti così giovane?” Alla richiesta di chiarimenti arrivava pronta la spiegazione “Una memoria povera significa non avere stress cronico”. Significa essere sempre nel presente e quindi fuori dal tempo, o almeno provarci. Cronosisma è musica intima ma feroce, in cui le atmosfere cameristiche lasciano spesso spazio a momenti folk e all'improvvisazione. Il disco è impreziosito da un’illustrazione inedita di Gipi in copertina riprodotta anche in un poster presente all’interno del booklet del CD.
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MATTEO BORTONE NO LAND'S - A TREE IN THE MIST
 
Il bassista/contrabbassista/compositore pugliese Matteo Bortone (Miglior Nuovo Talento Italiano 2015 al TOP JAZZ) ha sempre dimostrato un’instancabile curiosità artistica, musicale e umana, qualità che lo ha portato a collaborare con artisti dalla natura eterogenea come Roberto Gatto, Maria Pia De Vito, Maurizio Giammarco, Alessandro Lanzoni, Dayna Stephens e le danzatrici Lucia Guarino e Elisa D’Amico. Da diversi anni suona stabilmente nei tour europei della cantante franco/dominicana nominata ai Grammy Awards Cyrille Aimée. “A Tree in the Mist” è la sua quinta produzione da leader, la seconda con la stessa formazione franco/italiana (il primo disco tra i migliori dischi dell’anno 2020 secondo Musica Jazz e iI Giornale della Musica) E’ senza ombra di dubbio un disco collettivo, si farebbe fatica a distinguere il solista dall’accompagnatore.
Il nome della band è un vero e proprio statement : No Land’s, nessuna terra, nessun luogo fisso. Il paesaggio si evolve, il viaggiatore con lui. Matteo Bortone trae la sua ispirazione dai miti antichi, dalle cosmologie che hanno in comune la celebrazione non dell’essenza dell’essere, dell’ideale, ma del divenire. Un’esplorazione della trasformazione interiore quando viaggiamo, sogniamo o ricordiamo. Ogni brano è governato da un principio di morphing, trasmutazione, entropia che si articola sciogliendo o rimodellando gli elementi ritmico/armonici. Un cambio ritmico, un disgregarsi di accordi o una costruzione di una linea melodica sono dei pannelli segnaletici creati apposta per perdersi. Questo paesaggio incerto, offuscato dalla nebbia, è disegnato dalla chitarra di  Benjamin Garson, da Yannick Lestra alle tastiere, Julien Pontvianne al sassofono e Ariel Tessier alla batteria. A Tree in the Mist ha la potenza evocativa di un panorama visto attraverso le nuvole, di un sovrapporsi di memorie, di un cammino tra le rovine sepolte nella selva e, in questo contesto enigmatico e misterioso, ogni brano ha un elemento che si distingue e si pianta nell’immaginario dell'ascoltatore, come un albero nella nebbia.
Matteo Bortone è uno dei musicisti che si sta affermando a livello internazionale come strumentista ma anche come compositore e leader, in particolare dopo esser stato eletto “TOP JAZZ Miglior Nuovo Talento Italiano 2015” dai giornalisti di Musica Jazz. Nativo di Otranto ma cresciuto musicalmente a Parigi, con un background ancorato al jazz ma che spazia anche nel pop e rock, le sue composizioni riflettono un approccio dove acustico ed elettrico convivono e si influenzano a vicenda, creando un universo musicale di contrasti e dialoghi dal risultato quasi cinematografico. Per Thomas Conrad del New York City Jazz Record “La musica di Bortone ha una voce unica. Una delle grandi rivelazioni ancora da scoprire”. Con cinque produzioni discografiche in veste di leader, Bortone attualmente è alla testa del quintetto elettrico francese “No Land’s” (“Una delle formazioni più audaci della scena jazz contemporanea” secondo Theodore Van Claer di DJAM, Francia), il trio acustico “ClarOscuro” e il trio SINER, nel quale è autore di musica e testi. Oltre all’intensa attività alla guida dei suoi progetti, Bortone suona stabilmente in numerose bands italiane e francesi, collaborazioni che evidenziano una versatilità di linguaggio e una visione della musica globale, senza distinzioni di stili: il quartetto di Roberto Gatto, il trio di Alessandro Lanzoni, il quintetto di Maria Pia De Vito, il quartetto di Enrico Morello, il progetto di musica e danza ‘Una Crepa’ insieme a Lucia Guarino, il sestetto europeo ABHRA di Julien Pontvianne, oltre ad aver suonato e collaborato con artisti come Enrico Rava, Dayna Stephens, Maurizio Giammarco, Ben Wendel, Kurt Rosenwinkel, Ralph Alessi, Tigran Hamasyan, JD Allen, Greg Hutchinson, Logan Richardson, Leon Parker. Dal 2017 è il bassista di quasi tutte le tournée della cantante franco/dominicana nominata ai Grammy Awards Cyrille Aimée.

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Anaïs Drago
Il nuovo album live Relevé
Relevé è qualcosa di instabilmente ballabile
 
Si chiama Relevé il nuovo album della violinista e performer Anaïs Drago. Pubblicato su Bandcamp il 15 febbraio dall’etichetta Habitable Records, Relevé è disponibile da venerdì 18 aprile su cd e in streaming su tutte le piattaforme digitali. Relevé sottolinea lo slancio e la spinta esplosiva che pervade la musica e le performance dal vivo dell'omonimo trio formato da Anaïs Drago, dal clarinettista Federico Calcagno e dal batterista e percussionista Max Trabucco.  Il gruppo nasce nel 2023 come progetto originale del centro di produzione WeStart di Novara con il nome di “Terre Ballerine”. Dopo un anno di concerti in rassegne e Festival europei, il trio ha assunto il nuovo nome di Relevé. L’omonimo disco testimonia proprio il successo ottenuto nei concerti svolti negli ultimi due anni. L’album è composto da otto brani firmati da Anaïs Drago e registrati dal vivo nel gennaio 2024 al Münster Jazz Festival in Germania e all’Area Sismica di Forlì. Ogni composizione del disco enfatizza l’unione di tre strumenti, creando sonorità e colori inusuali. La musica contemporanea è a tratti ipnotica, a volte sperimentale, e si muove tra jazz, rock e folklore, con un attento utilizzo della tavolozza timbrica e di tecniche estese che riflettono i linguaggi della musica contemporanea. Il filo conduttore di Relevé è la dimensione plastica che assume la musica, capace di rimbalzare sull’ascoltatore richiamandolo al movimento, attraverso un irrinunciabile impulso a muovere il corpo nello spazio. Nella danza classica, infatti, relevé significa elevare in alto, vincere la forza di gravità dando la sensazione di leggerezza. È “il movimento” della leggiadria concreta e piena, una profonda connessione tra “plié – terra” e “relevé – cielo”. “Relevé è qualcosa di instabilmente ballabile” afferma stessa Anaïs Drago. “La musica, così come la danza è l’arte che meglio organizza il tempo e lo spazio. All’interno di un’esecuzione musicale c’è una continua successione di eventi sonori, così che il precedente sia nel passato e quello che sta per avvenire nel futuro, ma noi nell’ascolto lo percepiamo come un unico momento presente”. Anaïs Drago, classe 1993, è originaria di Biella. Vincitrice del Top Jazz 2022 (referendum indetto dalla rivista Musica Jazz) nella sezione nuove proposte, esplora da sempre le sonorità dell’improvvisazione libera, della musica elettroacustica, del jazz e della canzone. Prima classificata al Seifert Competition 2024 di Cracovia, concorso internazionale per strumentisti ad arco nel jazz, e Premio SIAE 2022. Nel 2023 e 2024 il suo nome compare nel referendum annuale della rivista newyorkese Downbeat nella sezione Rising stars - violin section.
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Emiliano D’Auria
Il nuovo album The Baggage Room
 
A distanza di un anno dall’uscita di First Rain, il pianista marchigiano Emiliano D’Auria torna a firmare un nuovo progetto capitanando questa volta un quintetto statunitense. Il nuovo lavoro si intitola The Baggage Room, contiene tracce ed è stato registrato al Bunker Studio di Brooklyn (New York). L’album è disponibile dal 20 novembre su cd, vinile e piattaforme digitali per l’etichetta Via Veneto Jazz. A interpretare il progetto artistico un quintetto che, oltre dal leader e pianista italiano, è composto da affermati musicisti a stelle e strisce: Philip Dizack alla tromba, Dayna Stephens al sax tenore, Rick Rosato al contrabasso e Kweku Sumbry alla batteria. The Baggage Room prende il nome dalla stanza a Ellis Island dove i migranti che arrivavano al porto di New York depositavano i propri bagagli. Uno spazio di passaggio, un non-luogo transitorio e sospeso, simbolo di speranza per una nuova vita e un nuovo mondo. Sensazioni che riecheggiano anche nel viaggiatore contemporaneo e iperconnesso, ma ugualmente desideroso di scoprire nuovi mondi.  I nove brani originali scritti da D’Auria intendono rievocare le stesse emozioni e fanno riferimento al jazz contemporaneo, di evidente matrice newyorkese. La pulsione ritmica che domina il disco rievoca la tensione, la speranza e la forza di volontà dei migranti. Le melodie richiamano a tratti la tradizione del Sud dell’Europa, mentre gli arrangiamenti sono profondamente influenzati dalla musica afroamericana. Sullo sfondo dell’album c’è New York, con i suoi ritmi, la sua energia e la fusione delle culture provenienti da ogni parte del mondo. Originario di Ascoli Piceno e direttore artistico del Festival JazzAP e del Cotton Jazz Club sempre di Ascoli, Emiliano D’Auria, classe ’74, è al sesto album come leader. Ha studiato pianoforte jazz al Saint Louis College of Music di Roma, città nella quale ha conseguito la laurea in Scienze della Comunicazione. Più tardi si è laureato in pianoforte jazz presso il Conservatorio A. Casella dell’Aquila. Sperimentatore della musica elettronica nella composizione jazz, D’Auria ha formato nel 2009 lo Jano Quartet con cui ha inciso prima “Naked Things” (2010), poi “Distante” (2013), lavoro apprezzato da pubblico e critica, e “The Place Between Things” (2017). Con l’Emiliano D’Auria Quartet ha pubblicato “In-Equilibrio” nel 2021 e “First Rain” l’anno successivo. Collabora da anni con il trombettista Luca Aquino.
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PS5
Pietro Santangelo 5tet
Esce oggi per Hyperjazz records il secondo album del collettivo ethno-jazz

A poco più di due anni da “Unconscious Collective”, il poliedrico musicista napoletano Pietro Santangelo è tornato in studio per registrare e produrre dieci nuove tracce inedite. Con il moniker di PS5 il nostro è accompagnato, come al solito, da Paolo Batà Bianconcini, Giuseppe Giroffi, Vincenzo Lamagna e Salvatore Rainone. Sempre nel solco della musica strumentale di elezione jazzistica, i brani inclusi in “Echologia” [pubblicato dalla label Hyperjazz records] proseguono il percorso intrapreso da Santangelo già dai primissimi Slivovitz e mai accantonato negli anni a seguire: la ricerca multiculturale resta il suo principio compositivo.  Ogni brano di Echologia trae ispirazione dall’idea di biodiversità : come i diversi agenti biologici contribuiscono all’equilibrio della biosfera così gli elementi musicali di diverse culture mirano a creare un sistema musicale fertile ed in costante evoluzione. La coesistenza e l’avvicendamento di elementi musicali multiculturali mira a stabilire un equilibrio ritmico solido sul quale si intrecciano le suggestive trame melodiche dei due sassofoni. “Echologia” ed i lavori precedenti sono rami dello stesso albero ed il gioco di parole sottolinea la passione del musicista e produttore per gli echi analogici vintage usati in fase di missaggio in maniera creativa, alla maniera dei pionieri giamaicani maestri dell’arte del dubbing. La copertina di Sabrina Cirillo si ispira al mito della ninfa Eco, l’oreade condannata da Giunone a potersi esprimere ripetendo solo le ultime parole del suo interlocutore, morì consumata dal dolore e di lei non rimase altro che la voce.
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JOHNNY LAPIO E ARCOTE PROJECT - AURORA
 
Concepita come un'unica suite di circa quaranta minuti, il progetto descrive il rientro a casa dello psiconauta metropolitano che, con il suo carico emotivo ed un precario equilibrio psicosociale, attraversa il controverso ed eclettico quartiere “Aurora” di Torino. Aurora è divisa in due parti dal fiume Dora, esse sono collegate da diversi ponti che hanno il ruolo di unire le due anime: una “di qua del ponte” e una “di là del ponte”. Un'anima è vittima della gentrificazione radical chic, costellata di interventi sociali di matrice statale, cattolica ed islamica; l'altra è atipica, non conforme alle regole, libera di esprimersi, affascinante nel suo errare, violenta e poetica: il tutto contemporaneamente.  Compito dell'ascoltatore è sorreggere l'eroe metropolitano nella ricerca di sé stesso e della sua CASA.
 Johnny Lapio. Figura a cavallo tra musica, arte visiva e sociale si è distinto negli anni per aver esportato il suo pensiero artistico in Italia e all'estero. Nel tempo ha sviluppato una modalità compositiva trasversale in grado di creare un connubio tra discipline e aspetti diversi apparentemente non assimilabili come creatività, sociale e contesti urbani. Ha rappresentato parte dell'eccellenza italiana nel mondo vincendo concorsi e premi indetti da Ministeri come il Maeci, il Mibact, Ministero del turismo e la Direzione generale dello spettacolo, tenendo concerti, performance ed esposizioni in USA, Giappone, Taiwan ed Europa. Tra le sue collaborazioni spiccano istituzioni del calibro di Tricentric Foundation, Japan Foundation, Suika Music, Little Globe e artisti della caratura di Anthony Braxton, Famoudou Don Moye e il compositore di fama mondiale Sylvano Bussotti con cui ha firmato tre opere e per il quale ha eseguito cinque prime assolute. Numerose le pubblicazioni tra cui il primo album musicale di jazz al mondo in Crypto Card Nft. Recensito ed intervistato dalle più importanti riviste e da quotidiani internazionali è stato definito una delle più interessanti scoperte artistico musicali degli ultimi anni legati al mondo della ricerca e delle avanguardie artistico musicali. In qualità di compositore è stato anche invitato alla Camera dei Deputati e al Parlamento Europeo per aver composto le colonne sonore dei film documentario Waiting e La voce di Ventotene con la regia di Stefano Dipolito, film legati a temi come accoglienza, antifascismo, confino politico, Costituzione ed Unione Europea.
Arcote Project. Collettivo diretto e fondato da Johnny Lapio che va dal duo all'orchestra che negli anni si è espresso principalmente nella forma di quintetto. L'ensemble ha visto avvicendarsi numerosi ospiti internazionali legati non solo al mondo della musica ma anche all'arte visiva, alla scrittura e alla regia. Il repertorio e le performances spaziano dal jazz alla musica/arte contemporanea, fino ad arrivare alla musica per film e all'elettronica. Attivo da quindici anni l'ensemble prende il nome dall'atelier delle arti contemporanee e terapeutiche di Torino, opera d'arte sociale ubicata nella periferia di Aurora, in cui si sperimenta ricerca musicale, artistica, educativa e pedagogica. Il collettivo è parte dell'espressione di questa realtà eclettica, sfaccettata ed internazionale che ha suscitato l'interesse di diverse università italiane e istituzioni estere.

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Ilaria Pilar Patassini esce con il suo Canto Conte

In uscita a fine marzo Canto Conte, il nuovo album di Ilaria Pilar Patassini - qui in veste di interprete e ideatrice del progetto in complicità con il direttore d'orchestra e arrangiatore Angelo Valori - dedicato alle canzoni di Paolo Conte. Interpretazioni che portano alla luce il canto sottotraccia dell'universo contiano lasciandone intatto il mistero, sostenute ed esaltate dagli arrangiamenti di Valori e del suono degli archi della Medit Orchestra. Solisti: Manuel Trabucco clarinetto e sassofono, Danilo Di Paolonicola fisarmonica. Special guest Alessandro d’Alessandro organetto. L’album verrà presentato il 28 marzo prossimo all’Auditorium Parco della Musica di Roma. Diciotto tracce in cui trovano posto grandi classici come Alle prese con una verde milonga,  Gli impermeabili, la immancabile Via con me ma anche Reveries, Elisir, Spassiunatamente. Canto Conte è una produzione Fondazione Musica Per Roma in collaborazione con Centro Adriatico Produzione Musica, in uscita con la label Parco della Musica Records.
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Materiali Sonori
Le novità

FLAME PARADE - CANNIBAL DREAMS
CANNIBAL DREAMS è il nuovo album dei Flame Parade. Un viaggio nella testa di chi sogna a occhi aperti, nell’esistenza del daydreamer che vive sollevandosi nell'aria in una continua lotta tra il surreale e la concretezza. Un percorso raccontato da 10 tracce dall'atmosfera onirica, liquida e dilatata, attraverso sonorità dream-pop e shoegaze. Ricordi sbiaditi, speranze e desideri, promesse. Sogni vividi, affamati e insaziabili che divorano il legame con la realtà. Grazie anche alla collaborazione con la cantautrice, producer e sound engineer Matilde Davoli, le narrazioni eteree e sognanti dei lavori precedenti della band evolvono in questo album verso nuovi percorsi artistici. Quello che prende vita è un prodotto legato all’identità della band ma profondamente influenzato dalle nuove sperimentazioni. Il primo singolo estratto, “One of These Days I’ll Steal Your Heart”, esprime alla perfezione il nuovo universo ricercato dei Flame Parade, segnando con fermezza una nuova naturale evoluzione della band toscana.

MILITIA, macdara(s)
Dopo circa 12 anni di lavoro, euforia, riflessioni, ripensamenti, gioie e infiniti dolori… l'avanguardia sperimentale dei Militia e va avanti e vede finalmente la luce "MACDARA(s)", un'opera multimediale che si compone di un film/lungometraggio di taglio artistico realizzato da Promovideo e Accademia di Belle arti di Firenze (già selezionato in alcuni festival internazionali), un disco (CD, doppio vinile in edizione limitata, e digitale in tutto il mondo pubblicati ancora una volta da Materiali Sonori) e un libro a cura della Volumnia Editrice. Il progetto getta uno sguardo sulla poesia “possibile” nel 21° secolo e lo fa attraverso gli occhi e la sensibilità di uno dei più autorevoli poeti irlandesi dei tempi moderni, Macdara Woods, che ha letto alcuni dei poemi da lui composti nel nuovo millennio, dialogando con le musiche originali dei Militia e le immagini assemblate dal video-artista Massimo Rossi. L'opera può essere vissuta come un sentito omaggio all'importante autore irlandese, che dà titolo e origine a tutto: aveva scelto Panicale, in provincia di Perugia, come seconda casa, raccontando i paesaggi del Centro Italia ("Kavanagh in Umbria"), ed è scomparso nel 2018; i suoi versi nell'album si susseguono, si frammentano, si riverberano, si sovrappongono. Fra le tracce compare poi la voce di sua moglie, la poetessa Eilèan O'Chuilleanain. I due artisti, Woods e Rossi, con cui il gruppo ha a lungo condiviso questo lavoro ora non ci sono più e in loro ricordo l’opera è stata portata a termine, con la collaborazione di oltre 100 persone tra musicisti, attori, tecnici audio e video e video-artisti provenienti da tutto il mondo, questi ultimi riuniti sotto la prestigiosa sigla della Accademia di Belle Arti di Firenze. Alle musiche originali hanno collaborato (in ordine alfabetico): Nicola CAPPELLETTI, CORO delle Voci Bianche del Conservatorio Morlacchi di Perugia diretto dal Maestro Franco RADICCHIA, Gianfranco DE FRANCO, FAST ANIMALS and SLOW KIDS, Paolo FRESU, Simone FRONDINI, Giovanni GUIDI, Serse LUIGETTI, MASTER FREEZ, Eilèan NI CHUILLEANAIN, RALF, Francesco “BOLO” ROSSINI, Umberto UGOBERTI, VESPERTINA. E, ovviamente il trio storico di Militia formato da DARIO BAVICCHI, FABRIZIO CROCE e GIOVANNI ROMUALDI con voci, chitarre, tastiere, percussioni e sonorità elettroniche. A valorizzare il carattere multimediale dell’opera ciascun supporto realizzato nell’ambito del progetto contiene una Card che consente di scaricare gratuitamente tutti gli altri contenuti. "Con queste premesse, una prefazione di elettronica, noise e distorsioni dà il via a un intenso viaggio nello spoken music, attraversato da ogni sfumatura possibile: il rock, il dark, i cori e il canto di Mending, i glitch, la voce roca di Displacements, gli inserti orientaleggianti che diventano brano pop (Blessed Thomas of Prague), i toni epici (Song), i suoni da videogame (The welder embracing silence), i cerchi dentro i cerchi attorno ad altri cerchi (Circles), le atmosfere di un'isola in cui il poeta sembra quasi cantare tra i serpenti (Clare island, Snake), fino a Big top music, un brano vero e proprio a chiusura della tracklist”. 

I SOLISTI  DELL’ORCHESTRA MULTIETNICA DI AREZZO -  IN ARTE SON CHISCIOTTƏ
musiche originali per lo spettacolo scritto da Samuele Boncompagni
(ispirato a Don Chisciotte della Mancia di Miguel de Cervantes)
con Elena Ferri, Luisa Bosi e I Solisti dell’OMA
Non poteva che essere attraversata dalla musica la nuova prova teatrale a firma Officine della Cultura del fantasioso nobiluomo della Mancia, cavaliere errante, disfacitore di offese, raddrizzatore di torti Don Chisciottə. In otto quadri di una contemporanea “ensalada” spagnola, contemporanea come la ə che porta nel titolo, come i piani di lettura offerti dalla ricerca della compagnia di attori e musicisti, I Solisti dell’Orchestra Multietnica di Arezzo errano tra le pagine fattesi pentagramma del Capolavoro di Cervantes vibrando in un intreccio di melodie libere di rincorrersi e di sovrapporsi tra mulini a vento e giganti. All’immaginazione dell’ascoltatore viene lasciato il compito di ricomporre in una trama coerente i quadri del racconto. Meglio se a pancia vuota o col vento nella testa. I Solisti dell’Orchestra Multietnica di Arezzo: Luca Roccia Baldini basso, cajon, voce; Massimo Ferri chitarra, oud, mandolino; Gianni Micheli clarinetti, fisarmonica; Mariel Tahiraj violino;  Daniele Berioli percussione; voci di scena di Elena Ferri e Luisa Bosi

FRANKIE CHAVEZ & PEIXE, Miramar II 
Anche se provengono da diverse esperienze musicali, i portoghesi Frankie Chavez e Peixe sono uniti dal loro originale approccio con la chitarra. Peixe da più di venti anni sulla scena innovativa del rock portoghese con molteplici collaborazioni, e due sorprendenti dischi da solista “Apneia” e “Motor” nei quali esplora le innumerevoli possibilità del suo strumento musicale preferito. Sin dal suo debutto nel 2010, Frankie Chavez ha costantemente dimostrato di essere uno dei musicisti più innovativi della sua generazione. Ispirato dal folk, dal blues, così come dal classic rock, ha portato la sua musica sempre più lontano, sia con la band che come one-man-band, in completa simbiosi con lo strumento che c’è stato fin dall’inizio: una chitarra.

LETIZIA FUOCHI - ”Zing”
Effetto Zing o sull’inevitabile… Il progetto 2022 di Letizia Fuochi segna un cambio di passo nella scrittura musicale e nell'interpretazione vocale della cantautrice fiorentina. Il titolo curioso e inusuale, emblematico e bizzarro, nasce da una suggestione metasemantica, onomatopeica: ZING. ZING è un suono, è il suggerimento acustico di un evento stravolgente capace di trasformare noi stessi nel giro infinito di un attimo. Energia pura e incontrollabile che ci lascia senza parole, ZING rappresenta il cambiamento, il fatto (o il Fato) inevitabile in grado di illuminarci, contaminarci, di renderci consapevoli e fragili, meravigliosamente arresi di fronte alla nostra personale verità. ZING è anche il rumore di un solenne e maestoso colpo di fulmine che spiega in un istante tutto quello che fino a quel momento non eravamo riusciti a comprendere.  Dieci canzoni improntante sull'inevitabilità dei sentimenti, dei ricordi e delle occasioni; dieci canzoni crepuscolari scritte e abitate nel passaggio serale dalla luce del giorno al buio della notte, verso un risveglio completo del cuore. Dieci canzoni eteree e carnali fatte di suoni puri, caldi, ritmati, tersi e profondi, scuri e limpidi, intrecciati con le parole, quelle antiche che trovano in questo disco il loro significato più autentico. “Non solo canzoni, non solo un disco, ma un contenitore di idee rivolte ad un presupposto fondamentale: a questo servono libri e canzoni, prima ci spiegano il mondo e poi ci consolano. La cultura come strumento di consapevolezza, come possibilità di passare dalle emozioni alla curiosità di conoscere, come inevitabile passaggio per scoprire chi siamo e quanto possiamo trasformarci nell'incontro e nel confronto. La musica d'autore possiede una forza evocativa sempre attuale capace di fornire sguardi e intuizioni che hanno fatto crescere e sognare intere generazioni e che ancora oggi può parlare ai giovani con la stessa forza illuminante”.

ARLO BIGAZZI feat. FLAVIO FERRI & MIRIO COSOTTINI - Short Pieces For Short Movies
Diverse anime e provenienze caratterizzano i brani che compongono questo nuovo album di Arlo Bigazzi, realizzato insieme al trombettista Mirio Cosottini e Flavio Ferri (produttore, compositore, co-fondatore del gruppo pop Delta V, polistrumentista e collaboratore di Gianni Maroccolo e Edda). I suoni originali e alcune parti strumentali che compongono i sette brani sono colonne sonore di cortometraggi: uno proviene dal primo e sperimentale video del regista Pierfrancesco Bigazzi, due dalla colonna sonora – realizzata originariamente con il solo Mirio Cosottini – del suo cortometraggio Dove noi non siamo; altri tre dal corto On The Other Side! di Margarita Bareikyte; mentre uno, totalmente inedito, proviene da una collaborazione, mai concretizzatasi, richiesta ad Arlo dal tastierista Luca Olivieri (a lungo collaboratore degli Yo Yo Mundi). 

a cura di DANTE PRIORE - Grano grano non carbonchiare
Ristampa in CD di un disco storico per la Materiali Sonori, pubblicato nel 1978, il quarto prodotto della neonata etichetta indipendente. Contiene la ricerca sul campo realizzata dallo studioso Dante Priore (1928-2022) sul canto popolare contadino del Valdarno Aretino. Originali informatori che cantano e raccontano ottave rime, zinganette, stornelli, canzoni. La produzione fu curata da Luciano Morini, Sergio Traquandi, Giampiero Bigazzi. L’edizione digitale è stata curata da Arlo Bigazzi e Lorenzo Boscucci.

ORIO ODORI feat. HARMONIA ENSEMBLE - I sogni di Federico 
Un disco che ripropone il lavoro di uno dei progetti più importanti della storia della Materiali Sonori: Harmonia Ensemble, il gruppo “new classics” prodotto da Giampiero Bigazzi e composto da Orio Odori (clarinetto), Damiano Puliti (violoncello), Alessandra Garosi (pianoforte) e, successivamente, Paolo Corsi (percussioni). "I sogni di Federico” raccoglie cinque composizioni di Orio Odori e si apre con l’omonimo brano, già pubblicato come intro originale a “Prova d’orchestra” di Nino Rota nel disco di Harmonia “Fellini”, da molti anni sigla di apertura del programma “Le Meraviglie” su Rai Radio 3 e RaiPlay Sound. Gli altri quattro brani sono inedite composizioni sempre di Orio Odori registrate nel 1996. Il risultato stilistico è come una sintesi dell’arte musicale di Odori, come modelli della sua ormai lunga attività di compositore ed esecutore della propria musica: eclettica, contemporanea e classica, romantica, post-rock, “massimalista” e minimale allo stesso tempo. Post-moderna.

FLAVIO FERRI - Lost In The Inbetween 
Flavio Ferri, milanese di nascita ma catalano d’adozione è musicista, produttore, compositore e sound designer. Personaggio multiforme e instancabile, fonda i Delta V nel 1995, gruppo electro-synth pop dai tratti raffinati e con i quali raggiunge un buon successo con i singoli di Se telefonando e Un’estate fa. Con Lost In The Inbetween riprende le sue sperimentazioni strumentali proponendo una suite di 29 minuti e 53 secondi dal sapore onirico e intimista, avvalendosi della presenza della violista Sara Francesca Molinari.

prossime uscite

ORIO ODORI, Silvana
JOTC OPEN ORCHESTRA, Mo’ Joe - The Music of Joe Henderson
ARLO BIGAZZI-ELENA M. ROSA LA VITA, D’altronde sono sempre gli altri
ROEDELIUS, Piano Piano
HULRICH SANDNER, Home
ORIO ODORI, Silvana . CD Materiali Sonori . 99164 - 8012957991647
ROBERTO DEL PIANO, Saluti da casa 2
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Prometheus
il nuovo album di Jacopo Ferrazza
in uscita venerdì 24 gennaio su CD e digitale
 
Prometheus è il nuovo album del contrabbassista Jacopo Ferrazza, in uscita il 24 gennaio su cd e digitale, edito dalla Teal Dreamers Factory. Il disco è preceduto dall’uscita di due singoli: Titan Rises il 13 dicembre e Oceanine Chorus il 10 gennaio. Per il suo quinto album da titolare, successivo di tre anni a Fantàsia, Ferrazza compie un percorso di rinascita personale. Alcuni aspetti rimangono inalterati rispetto al lavoro precedente, a partire dalla formazione. Al contrabbasso e ai synths di Ferrazza, infatti, tornano a unirsi il piano e i sintetizzatori di Enrico Zanisi, il violoncello di Livia De Romanis e la batteria di Valerio Vantaggio, con la voce di Alessandra Diodati a fare da legante, in un costante dialogo con gli strumentisti. Anche la grafica della cover è in stretto rapporto con quella di Fantàsia, infatti, entrambe sono nate dalla creatività di Sophia Zaccaron, il cui disegno fortemente onirico fa da preambolo al contenuto del disco. Il contrabbassista romano interpreta la figura di Prometeo non più come entità salvifica esterna, ma come simbolo dell’essere umano stesso, che, esplorando la propria interiorità, riscopre il fuoco. Quest’ultimo è inteso come l’insieme di quelle capacità primordiali e naturali che la società contemporanea ha intrappolato e tramite cui l’uomo prometeico può ritrovare il sé autentico e il contatto con il mondo che lo circonda. Il mito di Prometeo, titano amico dell'umanità e del progresso che ruba il fuoco agli Dei per darlo agli uomini, resta sullo sfondo, assumendo un significato nuovo, profondamente umanista. “Prometeo - spiega Ferrazza - rappresenta l’uomo contemporaneo oppresso da paure, conformismo e dubbi. Il fuoco, simbolo di vitalità, intuizione e creatività, diventa una metafora per il potenziale umano che, resistendo alle pressioni esterne, evolve e ritrova la propria essenza autentica.” Ogni brano è un mondo sonoro a sé e la voce è il filo conduttore di un percorso alla scoperta di sé stessi. Frequenti sono i cambi di atmosfera e di dinamica: si passa da suggestioni oniriche e rilassate a momenti più serrati e colmi di drammaticità, in cui la formazione attraversa influenze progressive, gotiche, a tratti dissonanti, che ben esprimono il tormento e le difficoltà del procedere della coscienza umana.
Jacopo Ferrazza ha compiuto gli studi accademici presso il Conservatorio di Frosinone. Ha vinto numerosi premi e riconoscimenti, tra cui quello come miglior bassista del concorso “Jimmy Woode Award” ed è stato inserito tra i tre migliori talenti italiani in occasione del Top Jazz 2017 e 2019 di Musica Jazz. Nel 2018 ha ricevuto il premio SIAE come uno dei migliori talenti del jazz italiano e nel 2022 ha vinto il Global Music Awards nella categoria jazz con il suo album Fantàsia. È stato docente di contrabbasso jazz e musica d’insieme presso il Conservatorio "Braga" di Teramo per tre anni e dal 2022 è docente di ruolo presso il Conservatorio "Refice" di Frosinone, dove insegna composizione jazz e musica d'insieme jazz.  Nel corso della sua carriera ha suonato con formidabili interpreti (Dave Liebman, Nicola Piovani, Fabrizio Bosso, Enrico Rava, Paolo Fresu, Mario Biondi, Enrico Pieranunzi ecc.) e si è esibito in festival e jazz club in Europa, Stati Uniti, Asia e Africa. Ha pubblicato Rebirth (2017) e Theater (2019) per l’etichetta CAM Jazz e un album di contrabbasso solo intitolato Wood Tales (2021) per Teal Dreamers Factory.
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 Bearzatti / Risso / Barbieri
BEHIND ANATOMY 
(Auand Weird AU9108, CD distributed by Jazzos.com 8031697910824 / digital distribution by Fuga)

Un omaggio assolutamente originale alla colonna sonora di Duke Ellington del film “Anatomy of a Murder” di Otto Preminger

L'album, pubblicato da Auand Records, è frutto di un lavoro collettivo e vede il vulcanico e creativo Francesco Bearzatti, sax tenore e clarinetto, assieme al contrabbassista, compositore e produttore elettronico Stefano Risso e al batterista Mattia Barbieri, musicista quest'ultimo in grado di muoversi con lo stesso approccio ed energia sia in ambito elettronico che acustico. Accanto a questo ensemble strumentale c'è poi, a cura di Stefano Risso, il ruolo decisivo dell'elettronica, non un semplice elemento ornamentale ma bensì un ulteriore e fondamentale “collaboratore”. Abbiamo di fronte perciò un trio senza strumento armonico in cui l'elettronica diviene una sorta di quarto musicista, ricoprendo quella tessitura che di fatto il trio per sua natura non possiede. Perché fare musica partendo dal film del 1959 di Otto Preminger “Anatomy of a Murder”? Forse perché questo film costituisce un importante capitolo della storia del cinema? O forse perché la sua colonna sonora possiede un fascino unico? Come racconta a nome di tutti Stefano Risso «Non lo sappiamo esattamente, abbiamo sempre amato la colonna sonora di Duke Ellington ed era da tanto che volevamo costruirci un racconto attorno. Inoltre l'idea di comporre non per musicare un film, ma per elaborarlo mi piace moltissimo. L'idea alla base è semplice: estrarre parti di quella colonna sonora e trovare nuove armonie e nuovi ritmi sovrapponendo campionamenti di musica. Mi spiego meglio… due accordi tratti da diversi brani generano un poliaccordo, due ritmi tratti da diversi brani originali generano un poliritmo. Su questi si può immaginare, ricomporre e scrivere nuova musica. E così è stato fatto. Simile all'idea sulla quale si basa l'hip hop. In molti di questi brani, infatti, ci sono sezioni che abbiamo nominato “Hip” che sono una sorta di ritornelli con melodie spesso molto semplici, ma sovrapposte a poliaccordi o poliritmi. Un gioco di stratificazione in cui esce il blues della colonna sonora originale, l'essenzialità dell'hip hop e la modernità del jazz contemporaneo». “Behind Anatomy”, pubblicato da Auand Records, è già disponibile su tutte le piattaforme digitali e dal 25 Ottobre sarà distribuito in formato CD a tiratura limitata. Un brano che riassume bene il procedimento compositivo e il lavoro racchiuso in questo disco è “A La Guy Lombardo - More Blues - A La Guy Le Querrec”, quarta traccia dell'album, in cui colonna sonora di Duke Ellington e composizione originale si fondono. «Sono partito – spiega approfonditamente Risso – da due brani della colonna sonora originale (La Guy Lombardo - More Blues) e ho cercato di assemblarli in maniera musicalmente “rotonda”. Sono brani che hanno velocità differenti, due tonalità differenti, non proprio distanti fra loro, ma comunque diverse, non in reale e diretta relazione fra loro. Ho provato a creare, in fase di produzione elettronica, delle connessioni melodiche fra i temi e i riff dei due brani. Passando dall'uno all'altro in maniera anche decisamente rapida. Come un continuo partire, fermarsi, accelerare, rallentare. Insomma una sorta di zigzagare anche dal punto di vista melodico. Per farlo ho pensato a come John Zorn avrebbe potuto realizzare un'idea simile. Di fatto era la mia idea, ma ho provato a vederla con i suoi occhi e ne è uscito una sorta di Ellington nella centrifuga. Una volta fatto ciò ho composto una nuova melodia (A La Guy Le Querrec) che fosse in contrappunto con le due melodie originali. Sapevamo che avrebbe potuto suonare “schizofrenico” e forse è proprio così, ma è proprio ciò che ci piace di quel brano. Sarà poi chi ascolta a giudicare se la nostra intenzione è stata raggiunta».
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Giancarlo Tossani Synapser
NIGHTRUMOR 
(Auand Weird AU9107, CD distributed by Jazzos.com 8031697910725 / digital distribution by Fuga)

Il nuovo album celebra il ventennale del gruppo e del suo sodalizio con Auand Records

Il gruppo “Synapser” compie 20 anni. Il primo CD “Beauty Is a Rare Thing” (Auand Records), atto di nascita del gruppo, è infatti dell’ottobre 2004, un bel po' di tempo fa. Un lungo cammino fatto di musica e amicizia che ne fa uno dei gruppi più longevi del jazz italiano. Un progetto che è stato sempre molto elogiato e che, fin da subito, ha portato a Tossani soddisfazioni e riconoscimenti, quale per esempio la designazione di “Miglior nuovo talento del jazz italiano” nel Top Jazz del 2006. Quest’ultima uscita discografica del pianista è senza dubbio un lavoro complesso e, come sempre nella sua produzione, dalla forte impronta personale, forte di una tessitura caleidoscopica e al contempo di grande libertà sotto l’aspetto compositivo e interpretativo. Al fianco di Giancarlo Tossani (pianoforte, synth, elettronica), a formare un quartetto dall’alchimia speciale che si distingue per feeling, interplay e dialogo musicale, sono tre grandi e consolidati musicisti, improvvisatori intelligenti ed espressivi quali Achille Succi (sax alto, clarinetto basso e contrabbasso, flauto pifano), Tito Mangialajo Rantzer (contrabbasso, voce) e Cristiano Calcagnile (batteria). «Quando si realizza un brano – racconta Tossani – mi auspico che ogni musicista dia vita a un sotto-testo, a una molteplicità che confluisca in una tessitura comune a più dimensioni. Nelle mie precise intenzioni tutto è paritario, democraticamente senza il prevalere di solismi e solipsismi. A questo principio collettivo e comunicativo del resto allude proprio il nome del quartetto, Synapser, che potremmo tradurre un po’ come connettore di sinapsi ». “Nightrumor”, pubblicato da Auand Records nella serie Weird, sarà disponibile in edizione limitata su CD e su tutte le piattaforme streaming a partire da venerdì 18 Ottobre. «Parecchi dei titoli che ho scelto – spiega Tossani – sono palindromi, proprio per indicare la possibilità di una molteplicità di livelli. L’insieme spazia tra acustico ed elettronico, delinea un paesaggio sonoro variabile, a volte tinto di sfumature drammatiche ma pure divertito e ironico, composto da groove iterativi, ipnotici e lineari, ma anche di intrecci aggrovigliati. Un procedere multiforme, fragile e mai dato per scontato, quasi un’immagine musicale del nostro personale incespicare su questa terra». «Devo inoltre – prosegue Tossani – rendere assolutamente un grande omaggio a Marco Valente e alla sua Auand, a cui si deve il merito di aver reso visibile il mio lavoro. Dall’iniziale invio del demo di “Beauty Is a Rare Thing” è nata poi una lunga collaborazione. Fin dalle prime uscite discografiche, anch’esse risalenti a poco più di vent’anni fa, ho apprezzato Auand, la sua qualità e personalità, in cuor mio auspicando di fare parte del suo catalogo, cosa che poi è effettivamente successa!». «Voglio poi – conclude Tossani – ringraziare Francesco Ponticelli, di Cicaleto Recording Studio, che oltre ad aver curato parte del mix ha contribuito in alcuni casi a elaborare il materiale che avevamo registrato».
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Escanzen
TO NOT FORGET THE STARS
(Auand Fluid AU5027, distr. fisica CD Goodfellas 8031697502722  /  distr. digitale FUGA)

Luca Zennaro e Michelangelo Scandroglio, in questo loro album targato Auand Records, invitano a un viaggio senza tempo, alla riscoperta delle stelle. Dopo Gently Broken (Auand, marzo 2024), a nome di Scandroglio ma che vedeva la presenza di Zennaro, la collaborazione si approfondisce con To Not Forget the Stars, un viaggio musicale e “visivo” che invita l’ascoltatore a ricordare l'immensità e la bellezza del cielo notturno e la connessione che ci unisce a qualcosa di più vasto e profondo. L'album di Escanzen, appunto il duo Michelangelo Scandroglio (basso elettrico, samplers) e Luca Zennaro (chitarra, samplers), esce con il contributo di Nuovo Imaie e si avvale del decisivo apporto di Stefano “Beko” Bechini (batteria, synth, sound design, sampler), Edoardo Battaglia (batteria) e della presenza di alcuni ospiti: Francesco Bearzatti, Federico Calcagno, Simone Graziano, Alessandro Lanzoni. Attraverso un linguaggio musicale che fonde jazz, folk e contemporaneo, Zennaro e Scandroglio creano un’atmosfera che vuole trascendere il presente. Le composizioni, tutte originali, si muovono fluide, libere, spingendosi oltre i confini di genere e delineando un territorio sonoro dove ogni nota aspira a essere un frammento di cielo, ogni melodia un frammento di stella. To Not Forget the Stars, pubblicato da Auand Records, uscirà in forma fisica il 24 gennaio 2025, mentre i singoli usciranno sulle maggiori piattaforme digitali con cadenza mensile a partire da oggi venerdì 17 gennaio. Un sentimento di trascendenza e stupore ispira tutto il progetto «To Not Forget the Stars – racconta infatti Zennaro – è un invito a non perdere il contatto con ciò che è lontano, intangibile ma presente. Le stelle sono testimoni eterne delle storie dell’umanità, custodi dei sogni, delle speranze e delle paure. In un’epoca in cui tutto sembra in costante movimento, questo album si propone come una pausa, uno spazio di riflessione e contemplazione, in cui le stelle sono metafora delle radici e della memoria ma anche del desiderio di andare oltre i limiti dell'ordinario». «In questo senso – aggiunge Scandroglio – To Not Forget the Stars è più di un album, è una dichiarazione d’intenti, un’opera che vuole ricordare a ciascuno di noi di non ignorare ciò che è essenziale, ciò che ci guida nelle notti buie e ci ispira a guardare oltre. La musica è un invito a fermarsi e a trovare bellezza anche nel mistero e nell'ignoto».
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È IN DISTRIBUZIONE "SINOPIA", PRIMO ALBUM SOLISTA DEL BATTERISTA SALENTINO ALBERTO MANCO, PUBBLICATO DA ANGAPP MUSIC

Un viaggio musicale che intreccia emozione e tecnica, ispirato al concetto del disegno preparatorio, lo "schizzo" che dà forma alle visioni dell’artista: è in distribuzione “Sinopia”, primo album solista del musicista e compositore salentino Alberto Manco, pubblicato da Angapp Music. Grazie alle sonorità di un quintetto jazz (pianoforte, batteria, sax, contrabbasso/basso e chitarra), arricchito in alcuni brani dal clarinetto, Manco esplora temi che coniugano virtuosismo e profondità narrativa. Le nove tracce originali incarnano spontaneità creativa e collaborazione, grazie al prezioso contributo dei musicisti che affiancano il batterista: Luigi Grande (pianoforte), Mario Esposito (contrabbasso), Alessio Gaballo (basso), Davide Codazzo (basso e contrabbasso), Alberto Zacà e Alessandro Lunedì (chitarra), Giovanni Chirico e Marco Chiriatti (sax). Ciascuno apporta la propria sensibilità, arricchendo il sound in sette pezzi: "Misurarsi", "C’era una volta", "Ci vediamo dall’altra parte", "Sinopia", "Fulmine", "Fiume dell’Ade" e "Louis Breguet". Completano la tracklist "Viene giù", composto con Luigi Grande, che propone un assolo al pianoforte ispirato al flusso incessante della pioggia, e "A ciel sereno", dove Manco interpreta emozioni, contrasti e dinamiche, alternando momenti di intensità a passaggi più delicati e sfumati. «Attraverso la sinopia, l'artista stabilisce le basi su cui costruire il suo capolavoro. Ho sviluppato il mio lavoro seguendo la stessa filosofia», spiega Alberto Manco. «Come i grandi maestri, sono partito da uno schizzo, elaborando brani che riflettessero appieno la mia essenza. Anziché impugnare un carboncino, ho fatto vibrare le corde della musica. In studio, insieme ad amici e colleghi, ho trasformato queste idee iniziali in un risultato finale, lasciando a ciascuno la libertà di esprimere il proprio istinto creativo». Musicista esperto e poliedrico, Alberto Manco si è esibito negli anni con progetti come Mundial, La Municipàl, Diego Rivera, Mistura Louca e Salento All Stars, solo per citarne alcuni. Con Sinopia, propone un’opera che invita il pubblico a immergersi in un universo di suoni ricco di sfumature, raccontando storie autentiche e universali.
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Francesco Venerucci Featuring Javier Girotto – Jacopo Ferrazza – Ettore Fioravanti
Da venerdì 18 ottobre 2024, disponibile il nuovo disco Indian Summer sui Digital Store. Da venerdì 25 ottobre, acquistabile anche in copia fisica
 
Pubblicato dalla storica etichetta Alfa Music, Indian Summer è il nuovo album di Francesco Venerucci Featuring Javier Girotto – Jacopo Ferrazza – Ettore Fioravanti, presente sulle piattaforme digitali da venerdì 18 ottobre 2024 e disponibile in copia fisica da venerdì 25 ottobre. Questa interessante formazione è diretta da Francesco Venerucci al pianoforte e completata da tre musicisti di spessore come Javier Girotto (sax soprano, sax baritono e flauti andini), Jacopo Ferrazza (contrabbasso) ed Ettore Fioravanti (batteria). La tracklist è formata da dieci brani scritti e arrangiati da Venerucci. Indian Summer è frutto di una sapida commistione improntata su jazz, latin jazz, funk e musica colta, a riprova dell’eclettismo stilistico del leader e dei suoi tre eccellenti compagni di note. Ma ciò che caratterizza questa nuova opera discografica è la spiccata sensibilità di Francesco Venerucci per la cantabilità dei temi, il senso melodico, la raffinatezza armonica, ingredienti indispensabili per dar vita a un fascinoso mosaico di suoni e colori cangianti. L’autore descrive così la gestazione e il mood di Indian Summer: «Ho scritto dieci nuove composizioni originali per quartetto jazz. In questo progetto, per la prima volta, ho avuto il piacere di collaborare con Javier Girotto. Tutti i brani sono stati composti e arrangiati con in mente il suo suono inconfondibile. L’intero disco ha beneficiato di una profonda coerenza stilistica e una naturale intesa interpretativa, anche grazie al solido talento di Jacopo Ferrazza al contrabbasso e all’autorevole maestria di Ettore Fioravanti alla batteria». 
Francesco Venerucci. Pianista sopraffino, poliedrico, incline alla melodia, capace di creare intarsi armonici di ottima fattura e abile nello spaziare con disinvoltura dalla musica colta al jazz, dal tango alla musica sperimentale. Compositore e arrangiatore prolifico, Francesco Venerucci è un musicista di larghe vedute con una notevole formazione accademica: laurea in “Composizione Jazz” presso il conservatorio “Santa Cecilia” (Roma), Master di II livello post laurea in “Composizione Teatrale” presso il conservatorio Evaristo Felice Dall’Abaco (Verona) e diploma in “Composizione Classica” e pianoforte. Numerosi i riconoscimenti nell’arco della sua carriera: primo premio al concorso di composizione “Barga” e terzo premio al concorso di composizione “Dimitri Mitropoulos” (Atene), solo per elencarne alcuni. In veste di compositore scrive tre opere liriche (Sogno di una Notte di Mezza Estate, Kaspar Hauser, Scanderbeg) e pubblica quattro CD a suo nome: Tango Fugato, Early Afternoon, Tramas e l’ultimo “figlio” dal titolo Indian Summer. Grazie al suo talento, nel corso della sua attività, stringe collaborazioni significative al fianco di musicisti blasonati in ambito internazionale come Dave Liebman, Javier Girotto, Miltos Logiadis, Claude Delangle, Michele Rabbia, Gianni Iorio, David Riondino e molti altri ancora. 

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NATALIA ROGANTINI – STEFANO BATTAGLIA – GIACOMO ZANUS 
Una ricerca musicale che attinge alle memorie linguistiche e culturali della Valchiavenna

Quale radice? Awen è una parola gaelica che significa ispirazione e dà nome al Trio nato tra le mura di Siena Jazz, all’interno dello spazio di ricerca tenuto da Stefano Battaglia, pianista e compositore milanese, senese d’adozione. Dal 1988 Battaglia è docente ai Seminari Estivi Siena Jazz e al Corso di Specializzazione e di Alta Qualificazione Professionale della Siena Jazz University, dove dirige dal 1996 il Laboratorio Permanente di Ricerca Musicale, spazio dedicato alle discipline legate all’improvvisazione, alla composizione e alla sperimentazione. E’ qui che Natalia Rogantini, cantante valchiavennasca e Giacomo Zanus, chitarrista trevigiano si incontrano per intraprendere, insieme al pianista e maestro, un lavoro di ricerca che nel tempo li ha portati alla realizzazione di questo progetto. Dopo un percorso legato alla pura improvvisazione, il nuovo punto di partenza e ambizione del gruppo è stato quello di indagare, prevalentemente da un punto di vista socio-culturale e d’appartenenza, la complessa ma sempre affascinante questione legata alla radice. Da dove veniamo? Quale sentiamo essere la nostra radice? Di cosa ci sentiamo portatori? La fiamma che ha portato i musicisti a realizzare un lavoro attorno a brani di tradizione celtica in lingua gaelica è stata dapprima l’istintiva ed innocente fascinazione per questa lingua e cultura, accompagnata dal tentativo di scavare e addentrarsi in un mondo lontano, quello delle popolazioni indoeuropee, che in epoca preromana hanno abitato gran parte dell’Italia Settentrionale e con le quali possiamo intravedere ancora un filo conduttore con la nostra realtà. Vi sono infatti ricerche linguistiche che evidenziano la provenienza di molte parole lombarde da una radice celtica e rappresentazioni rupestri sparse in tutto il settentrione compresa la terra natia della cantante del trio: la Valchiavenna. Se di Valchiavenna ( e Valtellina ) si parla, Remo Bracchi e i ricercatori che con lui fondano nel 1999 l’IDEVV “Istituto di Dialettologia e di Etnografia Valtellinese e Valchiavennasca”, donano un patrimonio di immenso valore in tal senso. E lo stesso si può dire della ricerca svolta dalla Società Storica Valtellinese in collaborazione con il Centro di Studi Storici Valchiavennaschi che ha dato vita all’ “Inventario dei Toponimi Valtellinesi e Valchiavennaschi”.
Rimanendo nell’ambito specico di termini aventi origine celtica, Guido Borghi, Ricercatore Universitario da anni attivo presso l’Università degli Studȋ di Genova, socio di IDEVV, per conto della stessa, sviluppa un lavoro di ricerca estremamente dettagliato e approfondito racchiuso nei due volumi dell’Opera intitolata “Continuità Celtica della Macrotoponomastica Indoeuropea in Valtellina e Valchiavenna”; qui si evince siano innumerevoli i toponomi valtellinesi e valchiavennaschi ricondotti a un’origine e radice celtica, e in questo suo lavoro, Guido Borghi analizza, illustra e accompagna alla comprensione di una questione, quella della lingua, così tanto complessa e articolata, che porta con sè millenni di storia, intrecci di culture, inniti micro e macro mutamenti linguistici e condivide una nuova possibile chiave di lettura sulle origini e radici dei toponimi di queste zone. Lo stesso termine Chiavenna ad esempio, come Piuro, luogo di nascita della cantante del Trio, viene da Borghi ricondotto anche ad una radice celtica. Parlando invece di arte rupestre, facendo riferimento sempre alla Provincia di Sondrio, Umberto Sansoni e Silvana Gavaldo, fra il 1988 e il ‘94 hanno svolto una ricerca di tipo storico-archeologico che li ha portati a racchiudere i dati da loro raccolti, analizzati e interpretati nel libro “IL SEGNO E LA STORIA - Arte Rupestre Preistorica e Medievale in Valchiavenna”, sostenuto e promosso dalla Comunità Montana della Valchiavenna. Anche qui possiamo accedere a memorie storiche, questa volta di tipo gurativo, presenti in queste terre e legate anche al periodo in cui queste furono abitate da civiltà indoeuropee e celtiche. In riferimento all’ arte rupestre, la Val Camonica, adiacente la Valchiavenna e Valtellina, è un altro sito colmo e ancora più ricco di quest’ultima in tal senso; è culla di incisioni realizzate lungo un arco di tempo di ottomila anni, comprendendo il periodo in cui anche questa valle venne abitata da popolazioni indoeuropee. I musicisti tra le altre hanno attinto da queste fonti per potersi addentrare maggiormente nella questione culturale - linguistica di questo tema e approfondire quella che inizialmente era una semplice risonanza, attrazione e desiderio. L’istinto li ha portati a tentare una riconnessione con una memoria recondita e antica e per soddisfare questo desiderio si sono rifatti al materiale musicale e linguistico più facilmente reperibile legato a questa cultura, connettendosi quindi all’area d’Irlanda e Scozia dove la lingua celtica gaelica è ancora parlata (in Irlanda tuttora riconosciuta come lingua madre) e dove vengono ancora tramandate ed eseguite ballate e canti di lavoro aventi testo in gaelico. Lucidi del fatto che il gaelico sia una lingua sicuramente diversa e lontana da quella che un tempo poteva essere parlata dalle comunità celtiche del Nord Italia e che ovviamente sia frutto di uno sviluppo storico - geografico differente, vari dettagli legati alla fonetica di questa lingua in un qualche modo hanno richiamato all’orecchio della cantante il dialetto della sua terra. Ritrovare nei libri di Remo Bracchi e Guido Borghi analisi e riflessioni a riguardo, che raccontano di una similitudine fonetica e linguistica tra dialetto- toponomastica valtellinese e il gaelico è stato per i musicisti di grande stimolo e interesse. Questo aspetto unito all’ istintivo desiderio di avvicinarsi a questa radice celtica e al loro essere risaliti alle fonti storiche e ricerche sopra elencate, li ha convinti ad immergersi in questo lavoro sperando col tempo di poter approfondire la questione, immaginando di potersi confrontare con una rete di studiosi e persone interessate all’argomento che potranno forse fornire materiale culturale - linguistico - musicale sempre più vicino e connesso alle loro terre di origine, alla Valchiavenna e al Nord Italia più in generale.
La ricerca musicale svolta si è focalizzata sul riarrangiamento di antichi canti tradizionali scozzesi e irlandesi, canti di lavoro, agricoli e ballate le cui tematiche sono legate a credenze pagane, vari struggimenti amorosi, alla contemplazione della natura e al legame simbiotico e di appartenenza che l’uomo instaura naturalmente con essa. Il terreno fertile è quello dell’improvvisazione libera in relazione ad una scrittura di tipo liederistica. Il materiale musicale è stato registrato dai musicisti nell’inverno 2021 presso lo Studio Artesuono di Stefano Amerio a Cavalicco (Udine) e l’incisione ha dato vita all’album che prende il nome del progetto e del trio, “Awen”.
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FRANCESCO SCARAMUZZINO
EVENING CONVERSATIONS

Francesco Scaramuzzino pubblica il nuovo album Evening Conversations su etichetta Barly Records. il 26 ottobre il disco verrà presentato dal vivo al Milestones di Piacenza. Il trio è composto da Francesco Scaramuzzino al pianoforte con Tommaso Pugliese al contrabbasso e Alessandro Marzano alla batteria.  L’idea di dare vita a questa nuova formazione nasce dalla volontà di fondere le diverse esperienze dei musicisti, creando un interplay che parte dalle composizioni originali del pianista, ma che non rinuncia alla cura della musica scritta, lasciando, altresì, molto spazio alla libera invenzione. Le tracce formano un racconto musicale nel quale si intrecciano tradizione e innovazione, musica colta e mainstream, senza tradire le singole radici musicali di ognuno dei musicisti. Il trio possiede sia  forza narrativa e di introspezione sia un lessico musicale che può spostarsi su territori più estremi, incontrando  un linguaggio atonale e aleatorio.  Tutto ciò si manifesta in questo disco che raccoglie nove brani legati da un fil rouge che è il racconto. Ogni traccia è concepita come una storia, una narrazione, si crea così un’esperienza sonora che lega ogni composizione, dove l'improvvisazione riveste un ruolo centrale nel creare un’atmosfera dinamica e unica. La musica e il racconto si legano e si evolvono liberamente. In alcuni brani (come la title track) vengono utilizzate  tecniche compositive seriali provenienti dal mondo classico in altre la fa da padrone il linguaggio proveniente dalla musica afroamericana. Una annotazione particolare per Mio Sud composizione sempre di Scaramuzzino su un adattamento dell’omonima poesia di Franco Costabile, (poeta lametino morto tragicamente nel ‘65) interpretato da Michela Lombardi, mentre il brano 14 (il numero di Bach derivante dalla somma delle lettere che compongono il suo nome) è una riscrittura in 14/8 del preludio in do minore (tratto dal I Volume del Clavicembalo ben Temperato) il brano originariamente in tempo binario viene totalmente riscritto mantenendo soltanto  alcuni importanti frammenti che riportano alla originaria scrittura.
Antonio e Matisse è dedicata ad Antonio Scaramuzzino
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Eugenio Renzetti Group Zero
l’album K/024 in uscita il 25 ottobre 
ispirato e dedicato a Franz Kafka, nel centenario della sua morte con la voce di Federico Sanguineti

K/024 è il nuovo progetto, ideato, prodotto e curato da Eugenio Renzetti in uscita il 25 ottobre su cd e piattaforme digitali per l’etichetta Filibusta Records. L’album (11 brani), dedicato e ispirato alle opere dello scrittore Franz Kafka, nel centenario della sua morte, ha come protagonista la voce recitante di Federico Sanguineti, filologo e intellettuale, nonché figlio del celebre Edoardo, poeta, scrittore, parlamentare e appassionato di jazz. I brani originali vengono eseguiti dal “Group Zero”, formato e capitanato dallo stesso Renzetti. Il disco verrà presentato a Roma il 24 ottobre, con un concerto in programma al Cantiere-AGUS Collective. L’album si snoda nel costante dialogo tra letteratura e musica. Tra i testi di Kafka, scelti e riassemblati da Renzetti e poi declamati da Sanguineti, e le note dell’Eugenio Renzetti Group Zero. Il progetto è ricco di elementi creativi e, talvolta, istintivi con i quali Renzetti mescola abilmente la sua passione per la letteratura con quella per la sperimentazione e la ricerca musicale. Le sue composizioni prendono vita dalla lettura di alcuni capolavori del poeta boemo come “America”, “La Metamorfosi”, “Il Processo”, Il Castello, oltre a vari racconti ed epistolari. Il motore emotivo del disco è “Lettera al padre”, declinata nel rapporto tra lo scrittore e la figura paterna ma anche come archetipo della relazione. La partecipazione di Federico Sanguineti arricchisce e valorizza la proposta musicale. Nella scaletta dell’album è presente la poesia “Sanguineti secondo Sanguineti” che lo scrittore dedicò al padre Edoardo, dieci anni dopo la sua scomparsa. Lo stile musicale del progetto si muove tra la musica contemporanea e il jazz, il rock e la musica d’avanguardia. Il risultato finale è un lavoro senza nessun limite di convenzione o margini dentro i quali rimanere, con una scrittura che risulta chiara e interessante. L’album esplora territori non convenzionali, pur rimanendo in perfetto equilibrio tra i colori, scelte narrative e spazio improvvisativo. Le composizioni esaltano le capacità espressive dell’Eugenio Renzetti Group Zero, formazione composta da alcuni dei più importanti musicisti della scena jazzistica italiana. Oltre al leader e trombonista ne fanno parte Simone Alessandrini (sax contralto, sax soprano, flauto), Roberto Bottalico (sax tenore, clarinetto), Francesco Fratini (tromba, flicorno), Andrea Saffirio (pianoforte, tastiere), Pietro Ciancaglini (contrabbasso, basso elettrico) e Riccardo Gambatesa (batteria). A questa formazione si aggiungono per K/024 Rita Debora Iannotta (marranzano), Chiara Orlando (voce), Daniele Fiaschi (chitarra) e Pietro Pompei (percussioni e giochi). Dopo Camminare Domandando, uscito nel 2023, K/024 è il secondo lavoro da leader di Eugenio Renzetti. Classe ’92, trombonista e compositore di origini romane e residente in sabina da molti anni, divide la sua vita tra il jazz e la musica contemporanea. Dopo aver conseguito il diploma di secondo livello in trombone jazz presso il conservatorio Santa Cecilia di Roma, Eugenio inizia fin dal 2015 a collaborare con diversi gruppi e formazioni. Attualmente è iscritto al biennio di composizione jazz presso il Conservatorio Santa Cecilia di Roma, studia contrappunto e composizione, ed è membro stabile del PMCE - Parco della Musica Contemporanea Ensemble. Eugenio è un assiduo lettore di libri e scrittore per passione, elementi che lo hanno poi condotto verso l’ideazione di K/024.
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In a New World
Il nuovo album di Marco Tiraboschi
con ospiti Marc Ribot e Javier Girotto, missaggio di Alessandro Asso Stefana e masterizzazione di Taketo Gohara
 
Esce martedì 2 aprile “In a New World” per la Da Vinci Records, il nuovo album del chitarrista Marco Tiraboschi, tra composizioni cosmopolite e un melting pot di sonorità provenienti da tutto il mondo. Numerosi gli ospiti eccellenti che Tiraboschi ha coinvolto in questa sua seconda fatica discografica: Marc Ribot, Javier Girotto, Alessandro “Asso” Stefana, che ha curato la registrazione e il missaggio e, infine, il produttore, sound engineer e arrangiatore Taketo Gohara per la masterizzazione. Echi dal sud America, Medio Oriente, Africa ed Europa: nelle 11 tracce dell’album, il trio, completato dal violinista Daniele Richiedei e dal contrabbassista Giulio Corini, esplora con forza ed eleganza tanti e variegati stili musicali provenienti dalle più diverse parti del mondo; un “nuovo mondo” in cui si fondono composizioni originali e coinvolgenti, amalgamate in un flusso di sonorità dallo stile ben definito. Per Marco Tiraboschi la musica, infatti, è una continua ricerca nell’ottica della world music, lontana da tentativi di occidentalizzazione o di appropriazione di linguaggi delle diverse culture. Nella sua ricerca, “l’altro” viene approcciato con un sincretismo libero da stereotipi e per arricchirsi così di tutta l’improvvisazione di matrice jazz, di cui Tiraboschi e il suo trio sono maestri. Quella tracciata da “In a New World” è una nuova via che va in parallelo con le nuove strutture sociali: l’artista vuole arrivare a una fruibilità di ascolto senza nascondersi in facili intellettualismi. In questa ricerca, non c’è limite all’ispirazione: anche un brano come “Frame by frame” del gruppo progressive-rock King Crimson diventa stimolante paradigma di alchimie tra musiche tradizionali e composizioni colte contemporanee. Il viaggio tra Europa e Africa di “Natus”, un incontro tra antiche tradizioni e la ricerca di una voce nuova, ma anche la riflessione sulla nascita come nuovo inizio, una nuova opportunità per l’umanità. Quel posto sicuro che è “An empty garden”, un luogo che fa stare bene. L’omaggio al mondo della musica latina di “El suadente”, che non rinuncia alla seduzione del jazz e a un tocco di oriente. L’album ha iniziato a prendere forma nel 2020 durante il primo lockdown, quando l’incertezza del futuro imponeva quasi la necessità di credere e sperare per forza in un rinnovamento, un mondo migliore del precedente. In quel periodo Marco Tiraboschi inizia a comporre “Un respiro”, un brano empatico costruito sul ritmo cadenzato e ossessivo dei ventilatori polmonari utilizzati per i malati di COVID. Poi è arrivato “Past change” sul tema del cambiamento e dell’apertura verso il futuro. Da qui in poi il progetto ha iniziato a prendere una forma ben definita con la composizione di nuovo materiale e il riarrangiamento di brani composti anni prima. “In a New World” è un disco ricco di citazioni, riferimenti, collaborazioni. Quella con Javier Girotto, con cui Tiraboschi condivide il saper entrare in profondità nelle composizioni con energia e vena melodica. La straordinaria chitarra di Marc Ribot, caposcuola di correnti musicali innovative, considerato uno dei musicisti più influenti al mondo. Il missaggio di Alessandro “Asso” Stefana, musicista di spicco della scena italiana che con la sua visione contribuisce ancora di più alla coesione dell’opera. E poi Taketo Gohara, produttore discografico, sound engineer e arrangiatore. Da segnalare l’immagine in copertina dal titolo “Denuncia alla guerra”, opera originale di Federica Jeanne de Luca, artista particolarmente sensibile al dialogo sinergico tra musica e immagine. Un fluire interrotto dalla tragica scomparsa dell’amico di Tiraboschi, il musicista Simone Prando al quale dedica il brano che intitola l’album. Un set vario e ben strutturato sul confine tra la world music e il jazz, cucito sul suono della chitarra, dell’oud, del violino e del contrabbasso, fatto di sapori e colori a volte tenui, a volte decisi e contrastanti, che cercano di integrare vari linguaggi “mondiali” in un unico coerente discorso potenzialmente comprensibile a tutti.
Musicista eclettico, prendendo elementi della musica contemporanea, dei Balcani, del Medio Oriente e jazz, Marco Tiraboschi persegue un'idea basata sulla fusione multiculturale che trascenda stili e tecniche, per focalizzarsi sulla formazione di un linguaggio d'arte personale ed emotivamente comunicativo. Diplomato al conservatorio di Brescia, dal 2019 è anche direttore artistico del Festival di world music Etno-Tracce in Franciacorta e nel 2023 ha pubblicato il metodo per chitarra «una chitarra a colori» per l’editore DOREMIDOLARE.
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ALESSANDRO LANZONI  
Bouncing with Bud - Tribute to Bud Powell
  
Nel 2024 cadono i cento anni dalla nascita di Bud Powell, il musicista che ha rivoluzionato il pianoforte jazz (e non solo), riscrivendone suono, stile, perfino tecnica. Da allora in tutti i pianisti jazz c’è sempre qualcosa di Powell. Alessandro Lanzoni rende omaggio a questo genio del bebop con un nuovo album in piano solo che prende il nome di ''Bouncing With Bud''. In questo inedito progetto, in uscita il 31 Agosto 2024 per la prestigiosa etichetta spagnola Fresh Sound, il pianista reinterpreta con maestria alcuni dei suoi brani più iconici. Fedele alla visione e al marchio compositivo di Powell, Lanzoni infonde la sua più autentica anima artistica, creando un singolare incontro musicale che nel rispetto per il grande maestro riflette tutta la sua personalissima identità musicale.
''Lanzoni extemporizes in a personalized swinging language that feels grounded yet can fly. Suddenly leaving us breathless, he then gifts us with a moment of great beauty. Alessandro aims to keep himself guessing while keeping himself honest. Generously he invites us to join the fun, and soon we sit gladly in the palm of his hand. The result is a remarkable demonstration of musical values in action. Some are eternal principles passed down through Bud and his progeny. Yet the lyric poet who here charms us is inimitably Lanzoni. This album’s repertoire lives completely in the moment, subtly spanning past present and future. Alessandro escorts us wherever the muse leads, a magnanimous guide to both the known and unknown. Gratitude is arguably the most inspiring of human emotions. Lanzoni’s Iove for Bud is both infectious and fruitful, and for this we are all grateful''. Aaron Goldberg
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Simone Alessandrini Storytellers
il nuovo album Circe
Parco della Musica Records/giugno 2024
 
Circe è il nuovo album del sassofonista Simone Alessandrini, terzo e ultimo capitolo della trilogia Storytellers. Alla guida di un ensemble di dodici elementi, Alessandrini continua a utilizzare la musica come veicolo narrativo, per raccontare conflitti, brame e sublimazioni del genere umano. Dopo l’omonimo Storytellers (2017), dove tra mito e storia, aveva rievocato alcuni personaggi comuni, ma allo stesso tempo leggendari, sullo sfondo della Seconda Guerra Mondiale, e Mania Hotel (2021) dedicato al tema della follia, in questo nuovo album, in uscita su cd e digitale venerdì 14 giugno per la Parco della Music Records, Alessandrini rappresenta in musica tematiche quanto mai attuali dello stato di natura dell’uomo, rispetto allo stato di cultura. Qui nel ruolo di Ulisse, al sax alto e flauti, Alessandrini ha riunito attorno a sé una formazione eterogena, composta da dodici musicisti, con Laura Giavon alla voce nel ruolo di Circe, Federico Pascucci, sax tenore, clarinetto turco e caval, nel ruolo del vitello; Antonello Sorrentino, tromba e flicorno, nel ruolo del cavallo; Mariasole de Pascali, flauto traverso, ottavino, nel ruolo della serpe; Federico D’Angelo, sax baritono, clarinetto basso, tuba, nel ruolo del leone; Giacomo Ancillotto, chitarre, nel ruolo della cerva; Marcella Carboni, arpa, nel ruolo della lepre; Nazareno Caputo, vibrafono, marimba, nel ruolo dell’ostrica; Simone Pappalardo, elettronica e strumenti autocostruiti, nel ruolo del cane; Riccardo Gola, contrabbasso, basso elettrico, nel ruolo della talpa; Riccardo Gambatesa, batteria, percussioni, nel ruolo del capro. L’ispirazione per il terzo capitolo di Storytellers gli viene dalla “Circe” di Giovan Battista Gelli, un libro poco noto, composto da dieci dialoghi di contenuto morale, pubblicato per la prima volta nel 1549 a Firenze. Nel testo, l’autore riprende il celebre episodio dell’Odissea e immagina che Ulisse ottenga da Circe la facoltà̀ di conversare con i suoi greci trasformati in animali, i quali inaspettatamente si pronunciano a favore della propria condizione ferina e oppongono un netto rifiuto all’offerta di recuperare le fattezze umane, sostenendo la superiorità̀ etica degli animali rispetto alle debolezze, ai vizi e alle miserie che caratterizzano l’esistenza degli uomini. Nasce, quindi, l’idea di un’operetta nella sua forma, ma con il suono del jazz contemporaneo e allo stesso tempo un andamento ciclico e tribale, che veste e denuda l’approccio colto occidentale. Nell’opera, ogni musicista rappresenta un animale che si racconta in maniera astratta, con le incursioni di Circe, il cui ruolo è assunto dal canto, come unico veicolo narrativo. L’ensemble muta di brano in brano, passando da momenti densi come l’overture, a sezioni minimali, parti di improvvisazione radicale contrapposte a sezioni di scrittura verticale fitta e rigorosa. L’intento è di dare più dimensioni alla sceneggiatura musicale, rappresentando gli stati d’animo dei vari animali, mentre raccontano i vari malesseri del genere umano. Simone Alessandrini rilegge un’opera concepita come un oracolo, che spiega in maniera surreale quello che può accadere agli uomini se dimenticano di alimentare la fiamma accesa dell’anima. Una metamorfosi che può essere vista sia come punizione, che come dono. Un dialogo in musica per comprendere il rapporto dell’uomo con la propria natura bestiale, e tramutare il conflitto in sublima unione ultraterrena.
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Elisabetta Antonini e Alessandro Contini
l’album (R)Evolution in uscita l’8 novembre
feat. Nils Petter Molvaer
 
ispirato alla poetica rivoluzionaria di Fela Kuti, Sebastiao Salgado, Dino Buzzati, Charles Bukowski, David Sylvian e Pina Bausch
“Art is (R)Evolution” 
Concerto di presentazione il 13 novembre al Roma Jazz Festival
 
(R)Evolution è il titolo del nuovo album firmato da Elisabetta Antonini e Alessandro Contini, in uscita l’8 novembre su cd, vinile e digitale, per MusicVox. L’album vede la partecipazione straordinaria del trombettista norvegese Nils Petter Molvaer, che sarà presente anche il 13 novembre al concerto di presentazione all’Auditorium Parco della Musica, in occasione del Roma Jazz Festival. (R)Evolution è ispirato alla poetica “rEvoluzionaria” di alcuni artisti come l’attivista afrobeat Fela Kuti, il fotografo Sebastiao Salgado, i poeti Dino Buzzati e Charles Bukowski, il cantante David Sylvian e la coreografa Pina Bausch. Questo album è dedicato a loro e a tutti i rivoluzionari che attraverso la loro arte, propulsiva, salvifica e sovversiva hanno permesso di Evolvere attraverso una Rivoluzione. “Il progetto - raccontano Elisabetta Antonini e Alessandro Contini - nasce come espressione della nostra unione personale ed artistica, da passioni comuni e curiosità intellettuali, dalle rivoluzioni che alcuni artisti hanno acceso nelle nostre coscienze, dall’evoluzione interiore che ne è derivata. Tutto questo è per noi una (R)Evolution ed è ciò che abbiamo voluto trasfigurare e tradurre in musica.” Alle voci di Antonini e Contini, si uniscono il batterista Michele Rabbia e il pianista Alessandro Gwis. Special guest del progetto, il trombettista norvegese Nils Petter Molvaer, pioniere del cosiddetto Nu jazz, fusione del jazz con la musica elettronica, e indiscusso protagonista del panorama jazzistico nordeuropeo degli ultimi 30 anni. Il disco è stato preceduto dall’uscita del singolo “For Fela”, dedicato a Fela Kuti, che alla fine del brano pronuncia: “La musica non è intrattenimento, la musica è Rivoluzione”. Una frase che suona come una perfetta introduzione a un album improntato su elementi minimalisti, elettronica, sofisticate architetture sonore e ampi spazi di improvvisazione, ispirati al binomio evoluzione-rivoluzione, che richiamano suggestioni proprie dell’ambient, del pop, del jazz e della musica sperimentale, a cui si aggiungono i testi evocativi di Michael Rosen. Con questo album, Elisabetta Antonini, cantante e band leader, arrangiatrice e compositrice, torna a firmare un nuovo lavoro. Come leader ha inciso “Un minuto dopo” (2009), “Nuance” (2011) e l’acclamato “The beat goes on” (2014). Ha poi inanellato una serie di prestigiose collaborazioni con tutti i migliori musicisti della scena jazz internazionale. È docente di Canto Jazz presso il Conservatorio di Perugia, il Saint Louis College of Music di Roma e ha collaborato col Conservatorio di Brescia e di Trento. Romana d’adozione, Elisabetta è stata la prima artista italiana a siglare un contratto con la prestigiosa etichetta inglese Candid dello storico discografico Alan Bates. Ha vinto il Top Jazz 2014 della rivista Musica Jazz come “miglior nuovo talento”.
Alessandro Contini è cantante, attore, compositore, autore di testi e musiche, ideatore di spettacoli di teatro-canzone. Nella sua carriera affronta la musica antica quanto quella contemporanea, il jazz, la musica popolare e d’autore, passando gradualmente da esperienze corali a solistiche fino alla produzione di composizioni e spettacoli di propria creazione.  Nella sua carriera ha fatto parte di formazioni quali il Kammeron vocal ensamble, la Marche jazz orchestra, vantando collaborazioni del calibro di Ennio Morricone, Luca Francesconi, Sylvano Bussotti, Bruno Tommaso. È autore dell’album ‘Piccola Mistica Quotidiana’ per il quale compone musica e testi.
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GREG BURK - SUN UP

“Sun Up”, il nuovo disco del pianista e compositore Greg Burk, è la seconda uscita del suo quintetto romano. Nato nel Michigan e cresciuto musicalmente dalla scena jazz di Detroit, la musica di Burk è ben documentata nelle sue 22 registrazioni come leader, in numerosi formati tra cui solo, duo, trio, quartetto e ottetto. Il quintetto di Burk, tuttavia, segna un nuovo capitolo nella sua offerta artistica. Concentrandosi sulle composizioni più melodiche di Burk e sull'interazione rigenerante ed energica degli straordinari musicisti del gruppo, “Sun Up” è  ad oggi l'album piu immediato del pianista  statunitense. Il quintetto di Burk è composto da alcune delle voci più originali e profonde della scena musicale italiana:
Greg Burk Quintet: Daniele Tittarelli: soprano and alto saxophone; Andrea Molinari: electric and acoustic guitar; Greg Burk: piano and compositions; Jacopo Ferrazza: acoustic bass; Reinaldo Santiago: acoustic and electronic drums.
“Sun Up” è un ulteriore passo nell'evoluzione del sound del gruppo dopo il debutto “Simple Joys”, pubblicato anch'esso da Tonos Records nel 2021. “Sun Up” mette in luce la peculiare visione compositiva di Burk, unendo il suo profondo legame con la tradizione jazzistica con brani come “B Blues”, “Peace Everlasting” e “We'll Be Together Again in Time” a canzoni impregnate delle atmosfere del suo Michigan natale come “Peace for Vanessa” e “Sun Up”. Burk vive in Italia dal 2004 e questo ha influenzato la sua visione compositiva, come si può sentire in “Petals On the Water”.
Greg Burk, pianista e compositore di Lansing Michigan, USA, tra i più raffinati della scena jazz contemporanea, proviene da una famiglia di musicisti classici: il padre era un direttore d’orchestra e la madre, di origine italiana, una cantante lirica. Dopo i suoi primi esordi da giovane pianista su la fertile scena musicale di Detroit, Burk ha proseguito con i suoi studi jazzistici all’Universita del Massachussets ed al New England Conservatory, con maestri illustri (Paul Bley, George Russell, Archie Shepp, Yusef Lateef, Danilo Perez) elaborando un suo linguaggio originale nel quale si colgono echi della sua formazione classica. Nel 2002 comincia la sua produzione discografica in qualità di compositore e leader di varie formazioni, con prestigiosi etichette discografiche come Soul Note. (Italia), 482Music (USA), JazzWerkstatt (Germania) è SteepleChase (Danimarca). Nel 2019 Burk fonda la Tonos Records. Ad oggi, Burk vanta 23 dischi pubblicate al proprio nome. Celebrato dal pubblico e dalla critica per il suo stile originale, profondamente radicato nella tradizione del jazz ma caratterizzato da composizioni innovative e audaci improvvisazioni, Burk continua ad affascinare il pubblico con le sue esibizioni in trio, quintetto e pianoforte solo dopo 20 anni su la scena internazionale. www.gregburk.com
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ALESSANDRO LANZONI TRIO feat. FRANCESCO CAFISO
Reverse Motion

Un incontro tra quattro dei maggiori talenti che il jazz italiano ha espresso negli ultimi 15 anni. Questo è Reverse Motion, il nuovo album di Alessandro Lanzoni, in uscita il 26 luglio per Jam/Unjam (distribuzione Universal). L’album sarà preceduto dal brano Mad Bog a firma del pianista il 19 luglio.. 
 Il disco è registrato con il trio composto da Matteo Bortone al contrabbasso ed Enrico Morello alla batteria, formazione che accompagna Lanzoni da 12 anni dopo che i tre si erano conosciuti a Siena Jazz durante l’esperienza dell’International jazz master, con un ospite speciale come Francesco Cafiso al sax alto. L’intesa cementata dal trio di Lanzoni in questi anni è così profonda che i 9 brani inediti, composti principalmente dal pianista toscano ma con contributi da parte degli altri musicisti, pur con stili compositivi estremamente differenti convergono in una medesima direzione con una coerenza e ad un amalgama di suono sorprendenti. La collaborazione con Cafiso è più recente anche se i due musicisti si conoscono e stimano da molti anni. Il pianista ed il sassofonista condividono anche un percorso parallelo molto simile, entrambi hanno iniziato a suonare giovanissimi e negli anni hanno mantenuto le promesse mostrate fin dall’inizio. Dopo il primo incontro al premio Massimo Urbani le loro strade si sono incrociate saltuariamente e senza continuità fino a che poco più di un anno fa Lanzoni ha deciso di chiamare Cafiso per una serie di concerti. Dopo due tour di successo i 4 hanno deciso di entrare in sala di incisione per registrare Reverse Motion. La forte intesa tra i quattro e la naturalezza con la quale affrontano ogni brano è esemplificata in uno dei possibili significati del titolo dell’album: far risultare immediata e naturale una musica estremamente complessa ed articolata, come i brani di Reverse Motion. 
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The Hidden Idea
Tobia Bondesan | alto sax; Nazareno Caputo | vibraphone, marimba, lithophone

The Hidden Idea è il primo album di Nazareno Caputo e Tobia Bondesan, in uscita il 29 gennaio per Barly Records. I due sono due tra i più interessanti e prolifici musicisti della nuova scena italiana della musica di ricerca e avant-jazz: il duo nasce delle comuni passioni per l'improvvisazione libera e la ricerca musicale, passando attraverso una lunga e fruttuosa frequentazione, fatta di confronto e studio. “The Hidden Idea" è il risultato di un’approfondita  indagine sui linguaggi contemporanei e sulla loro sintesi in una visione personale e originale, messa a punto in anni di collaborazione. La musica contenuta nel disco esplora i confini della formazione in duo: in maniera dialogica ed egualitaria sperimenta il sottile equilibrio tra composizione e improvvisazione, con focus sulla microtonalità, sulle melodie intervallari e sull'esplorazione timbrica, combinando strumenti tradizionali con quelli innovativi, come il litofono. L’album si modella attorno a un'idea musicale definita ma cangiante, a volte esplicita, a volte nascosta, che emerge tra i momenti di improvvisazione come la venatura di una pietra, fungendo da filo conduttore per il percorso umano e culturale del duo.
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EMANUELE PRIMAVERA - AROUND THE FIERY FUTURE

Batterista e compositore siciliano, Emanuele Primavera pubblicherà il nuovo album Around the Fiery Future il 12 luglio per l’etichetta Jam/UnJam (distribuzione Universal). 8 nuove composizioni a firma del leader registrate col consolidato quintetto composto da Alessandro Presti alla tromba, Nicola Caminiti al sax alto, Alessandro Lanzoni al piano e fender e Carmelo Venuto al contrabbasso. È lo stesso quintetto che aveva registrato il precedente Above the Below, 5 musicisti legati da solida amicizia, e sul quale il batterista siciliano ha deciso di puntare per dare continuità e sviluppare il suo discorso musicale, che in questo album, potendo contare sulla collaborazione ormai pluriennale, si fa ancora più nitido e completamente a fuoco. I brani raccontano una visione a tratti amara e cupa sul presente del mondo, alla quale fa da contraltare una musica per la maggior parte contemplativa e avvolgente segnata da un profondo lirismo, come un balsamo e una speranza per affrontare una realtà che si trasforma in maniera imprevedibile e che può lasciare sgomenti.
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JESPER LINDELL - BEFORE THE SUN

Before the Sun è il nuovo album di Jesper Lindell, astronascente del rock svedese. Il sound è potente e anni settanta, grazie anche all’uso di amplificatori e strumenti dell’epoca e Jesper è ancora una volta affiancato dagli amici di sempre. Alla batteria c’è Simon Wilhelmsson, al basso suo fratello Anton Lindell; Jimmy Reimers suona la chitarra elettrica e il violino e poi ci sono ben due tastieristi: Carlos Lindvall, pianoforte, e Rasmus Fors che suona una vecchia Crumar con tanto di Leslie, che forgia il sound della band evocando suggestioni soul che portano a The Band e Rolling Stones. La ciliegina sulla torta è la sezione fiati diretta dallo stesso Rasmus e composta da Christer Falk (sax), Mimmi Anterot (tromba) e Markus Ahlberg (trombone). Jesper Lindell e i “suoi ragazzi” arrivano tutti da Ludvika, città svedese operaia a nord-ovest di Stoccolma. All’età di 13 anni, Jesper era il giocatore di calcio più talentuoso della sua città, ma in seguito a un brutto infortunio di gioco fu costretto a trascorrere un lungo periodo sulla sedia a rotelle. Anton, suo fratello maggiore, per consolarlo gli insegnò qualche accordo sulla chitarra aprendogli la porta su quello che sarebbe stato il suo futuro. Jesper fonda le sue prime band e poi arriva la svolta con l’incontro con il produttore Benkt Söderberg, padre dell'acclamato duo di sorelle indie folk svedesi First Aid Kit e viene alla luce il suo primo album, Little Less Blue, con il contributo delle stesse sorelle Söderberg, Klara e Johanna. Il suono soul-rock retrò del disco ottiene un grande riscontro presso il pubblico svedese.  Nel 2019 pubblica Everyday Dream, nato dalla collaborazione con il bassista dei Blues Pills, Zack Anderson, con un’impostazione musicale che mescola rock /blues e soul in stile Van Morrison. 
Con una nuova casa discografica americana alle spalle, il disco viene distribuito a livello internazionale, ottenendo recensioni entusiastiche. Il singolo Whatever Happens consegue un grande successo di vendita e critiche tanto in Svezia quanto negli Stati Uniti, dove viene inserito anche nella serie TV americana The Council Of Dad. Jesper prosegue la collaborazione con la famiglia Soderberg e le First Aid Kit, partecipando all'acclamato tributo a Leonard Cohen, presso il prestigioso teatro Dramaten di Stoccolma che diventa un disco di culto. Jesper Lindell è in corsa verso il successo ed è pronto a girare il mondo con la sua band quando arriva la pandemia ma soprattutto una grave congenita disfunzione renale che lo costringe in dialisi tre giorni alla settimana in attesa di un trapianto. Jesper torna nella sua città, Ludvika, apre un proprio studio di registrazione, ritrova i vecchi amici e l’immagine di quel ragazzo timido amante del calcio, ancora una volta seduto su una sedia a rotelle nella stessa stanza, con una chitarra in grembo.  Il trapianto del rene donato dal padre stesso di Jesper fa finalmente superare i momenti bui che si trasformano in un disco meraviglioso, Twilights, distribuito a livello mondiale da Red Eye. Lo scorso luglio Jesper è in tour in Italia e partecipa a una serata dedicata a Fabrizio De Andrè, Bob Dylan e Leonard Cohen collaborando con Dori Ghezzi e Scarlet Rivera. Nel gennaio del 2024 Jesper Lindell è in tour in Scandinavia con la leggendaria violinista di Dylan e della Rolling Thunder Review per presentare l’ep Windows Vol. 1, un album dal sapore elettro acustico, antipasto dell’attesissimo Before The Sun che uscirà il prossimo 1 marzo.
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Enrico Rava
il nuovo album Fearless Five
in uscita su CD e digitale venerdì 5 luglio per la Parco della Musica Records
 
Esce venerdì 5 giugno “Fearless Five” il nuovo album di Enrico Rava, pubblicato dalla Parco della Musica Records su cd e digitale. In questo nuovo progetto, Rava è alla guida di un quintetto “senza paura” composto da una nuova generazione di musicisti, che mette insieme energie giovani e creative, insieme all’enorme esperienza del band leader. Registrato a febbraio 2024 negli studi della Casa del Jazz di Roma, Fearless Five sarà presentato in concerto il 9 luglio alla Casa del Jazz di Roma, il 14 luglio a Pisa Jazz Rebirth, il 19 luglio a Perugia per Umbria Jazz, il 1 agosto a Sogliano (LE) per il Locomotive Jazz Festival e il 7 settembre all’Open Jazz di Ivrea. Ancora una volta, Rava è riuscito a dare vita a una formazione fresca ed eccitante. Fearless Five schiera, infatti, una serie di giovani musicisti di grande spessore: Matteo Paggi al trombone (l’ultima sorprendente scoperta di Rava, scovato ai seminari di Siena Jazz), la spinta propulsiva del contrabbasso di Francesco Ponticelli, la straordinaria batterista e cantante Evita Polidoro e la conferma dell’indispensabile chitarrista Francesco Diodati, già al fianco di Rava da una decina di anni e vero e proprio baricentro di questo quintetto di jazzisti impavidi e “senza paura”. Con questo gruppo - racconta Rava - mi sento come su un’isola ideale, dove ognuno dà e ognuno ricevere quello di cui ha bisogno. C’è grandissima libertà ma rispetto reciproco, ognuno è in ascolto dell’altro, come in una democrazia perfetta che solo il jazz può rappresentare. I musicisti hanno tutti questa grande capacità, quasi telepatica, di ascoltare e interagire agli input. Ma ci vuole anche coraggio per stare su quest’isola. Circondata a volte da un mare minaccioso, a volte meno, visti i tempi così difficili che stiamo vivendo, rimane pur sempre la mia isola ideale dove amo vivere e suonare”.
Enrico Rava è sicuramente il jazzista italiano più conosciuto ed apprezzato a livello internazionale. Da sempre impegnato nelle esperienze più diverse, creative e stimolanti, è apparso sulla scena a metà degli anni ’60, imponendosi rapidamente come uno dei più convincenti solisti del jazz europeo. Fondamentali nella sua affermazione anche le sue esperienze in America, dove ha vissuto per diversi anni (partecipando a molti importanti gruppi ed esperienze discografiche al fianco di Gato Barbieri, Steve Lacy, Carla Bley, Cecil Taylor, Archie Shepp, Lee Konitz, Pat Metheny, John Scofield, Michel Petrucciani e moltissimi altri) per poi girare il mondo. La sua schiettezza umana ed artistica lo pone al di fuori di ogni schema e ne fa un musicista rigoroso ma incurante delle convenzioni.
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XYQuartet
Lexycon

Un viaggio sinestetico, coinvolgente. Un tuffo nel futuro più o meno remoto, tra personaggi immaginari, fantasmatici, mentre la musica si fa linguaggio, codice nuovo per interpretare il mondo. Trentacinquesima produzione per nusica.org, associazione culturale che promuove e supporta artisti innovativi. Il nuovo lavoro di XYQuartetin uscita il 18 marzo 2025. Il disco è anticipato dalla pubblicazione del singolo Elgotar Bengotar il 14 marzo. Ha il sapore della scoperta e del gioco l’ultimo lavoro di XYQuartet, un viaggio immaginifico tra le pieghe di una cifra musicale che si fa via via più raffinata, curiosa, esplorativa. Lexycon, titolo che riecheggia l'insieme di parole e lemmi cui corrisponde, in un sistema linguistico, la “forma” dei significati, si pone come tassello di un percorso multiforme, ennesima tappa di un percorso atto a creare spazi di improvvisazione. In uscita il 18 marzo 2025 per l’etichetta musicale nusica.org, Lexycon è il sesto lavoro discografico della band composta da Alessandro Fedrigo, Nicola Fazzini, Luca Colussi e Saverio Tasca, che festeggia così i suoi quattordici anni di attività. Undici i brani che compongono l’album, i cui titoli (Eresimento, OoniAaanden, Knom, Antro Altro etc.) si stagliano sullo sfondo di un futuro possibile ricordando le suggestioni di Italo Calvino intrecciate alla distopia orwelliana e a certi luoghi fantastici di Tommaso Landolfi.  Tra personaggi immaginari, viaggi astronautici e nuove possibilità di organizzazione sociale, Lexycon dà vita a costruzioni musicali da esprimere con un linguaggio fatto di esplorazioni e prospettive, in un mondo in movimento dove i brani assumono significato prismatico e mutevole. Così, la musica diviene narrazione in grado di trasportare l'ascoltatore in terre ignote e da scoprire, mentre una sorta di “neolingua” pervade il disco dando corpo a materiale sonoro innovativo, attraverso il quale XYQuartet invita il pubblico a esplorare nuove dimensioni e a lasciarsi trasportare dalla sua visione artistica. XY Quartet nasce dal bisogno condiviso da Nicola Fazzini e Alessandro Fedrigo di creare un mondo sonoro, uno scenario per possibilità d’improvvisazione e nuove forme di scrittura musicale. Sequenze intervallari, pitchclass set, ritmi non retrogradabili e multimetrie sono alcuni degli elementi che costituiscono la grammatica del linguaggio XY, strumento compositivo fluido e originale, complesso nella struttura ma generoso nei modi di comunicare.La formazione, nata nel 2011, ha all’attivo cinque album pubblicati per nusica.org (Idea F, XY, Orbite, QuartettoQuartetto e StraborDante) e può considerarsi a tutti gli effetti una realtà di riferimento del nuovo jazz italiano. È stata infatti premiata nel 2014 e nel 2017 come secondo miglior gruppo italiano dalla rivista Musica Jazz e nella sua intensa attività concertistica ha partecipato ai più importanti festival jazz nazionali ed europei. Svariate influenze contraddistinguono il repertorio del quartetto che, oltre a farsi contaminare dalle ricerche musicali del ‘900, dal serialismo al minimalismo, trae ispirazione da mondi non strettamente sonori ma “sonificabili” come fantascienza, architettura, letteratura e linguistica. In questi anni XYQuartet ha realizzato diversi progetti originali dal vivo tra cui 5 Astronauts, concerto multimediale in collaborazione con il video artista Claudio Sichel e StraborDante, performance con voce di John De Leo e multivisioni di Francesco Lo Pergolo ispirata all’Inferno di Dante Alighieri. L’ensemble ha suonato, tra i tanti, presso Umbria Jazz, Novara Jazz, Centro d’Arte di Padova, Ivrea Jazz Festival, Una Striscia di Terra Feconda a Roma, Nel Gioco del Jazz a Bari, Torino Jazz Festival, Jazz & Wine Of Peace a Cormons, Jazz Club Ferrara, Pisa Jazz, Casa del Jazz a Roma, Vicenza Jazz, Lana meets Jazz in Trentino, Bologna Jazz Festival. Il gruppo ha inoltre tenuto tour in Svizzera, Austria, Polonia, Ungheria, Germania, Olanda, Slovenia, Lettonia, Estonia, Finlandia, Lussemburgo e Ungheria.
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Andrea Grossi Blend 3 + Jim Black - AXES
 
Axes, gli assi, gli strati ma anche le asce, per colpire e tagliare. Lavoro che abbraccia l’energia muscolare del jazz di frontiera così come l’introspezione delicata e onirica. I riferimenti musicali sono l’America di Tim Berne ma anche l’Europa di Marc Ducret - la polifonia e la pulsazione ritmica dell’ambiente urbano. Ma i legami, anche se non propriamente musicali affondano lontano; “Axis: Bold as Love” di Jimi Hendrix e “AlasNoAxis”, album d’esordio di Jim Black. Più Axis, Axes.
Manuel Caliumi, sax contralto, clarinetto basso; Michele Bonifati, chitarra elettrica; Andrea Grossi: contrabbasso, clarinetto in Bb, basso elettrico, lahuta albanese; Jim Black, batteria
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Filippo Ieraci
 Trust the Process
(artesuono 2024)

“Trust the Process” è un invito e un promemoria di avere il coraggio di intraprendere il proprio percorso personale della vita. Tendiamo a cercare riparo e conforto nell’ideale di vita che osserviamo attorno a noi, ed è sempre più difficile sfuggire agli inevitabili inviti a paragonarsi col mondo che ci circonda. Il titolo di questo disco è stato un monito che continuava a tornare in mente durante la realizzazione di questo lavoro in particolar modo nei momenti in cui si trovava a confrontare il suo lavoro a altra musica o altra arte non tanto dal punto di vista tecnico quanto funzionale a ottenere fantomatici traguardi di carriera. La sua ricerca, dal punto di vista musicale, si basa sul cercare un punto di incontro tra la musica jazz che lo ha preso per mano e gli insegnato tutto quello che sa a proposito di composizione, arrangiamento e improvvisazione e la musica rock-pop che Ieraci sente essere quello che risuona in modo più forte. Per questo motivo i brani sono stati scritti e arrangiati cercando un connubio tra riff di chitarra elettrica e beat molto quadrati della batteria e momenti di improvvisazione libera, armonia più raffinata e interplay. Filippo Ieraci (chitarra e composizioni) Simone Serafini (contrabbasso) Jacopo Zanette (batteria). Il disco è stato registrato nello studio artesuono di Stefano Amerio il 7 e 8 giugno 2023 ed è pubblicato da arteuono.
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Michelangelo Scandroglio
GENTLY BROKEN

Il contrabbassista toscano fa il bis con Auand Records, alla ricerca della perfetta sintesi tra composizione e produzione. Appena rientrato da una residenza artistica in Messico e impegnato proprio in questi giorni in un tour in India, il giovane contrabbassista toscano Michelangelo Scandroglio, a pochi anni dal suo primo album come leader e compositore “In the Eyes of the Whale” (Auand Records, 2020), aggiunge un nuovo e cruciale tassello al suo lavoro. «Con questa band e questo album – racconta Scandroglio – ho cercato di coniugare i miei vecchi valori con i miei interessi più recenti, provando a capire come la produzione musicale possa inserirsi nel meccanismo dell’improvvisazione e della composizione. C’è quindi un leggero allontanamento rispetto al precedente disco e all’improvvisazione intesa come momento solistico, come pure uno scostamento dalla melodia vista come centro focale della composizione. Credo che la caratteristica principale di questa nuova incisione sia la ricerca della “sintesi”, sintesi che si rispecchia anche nella durata delle tracce, insolitamente molto breve rispetto ai consueti brani jazz. Ho cercato di ricreare dei “micro-mondi", brevi discorsi autonomi che poi si ricongiungono, apparentemente distanti musicalmente tra loro ma che in realtà procedono verso una comune destinazione». Proprio per queste ragioni la band che accompagna Scandroglio riunisce personalità forti di una esperienza sia nel mondo della musica improvvisata che della produzione musicale. Oltre al leader (basso elettrico, contrabbasso) troviamo Luca Zennaro (chitarra), Rupert Cox (piano, synth) e Luiz Vinoza (batteria, elettronica) oltre a un nutrito gruppo di ospiti tra cui spiccano Francesco Pianconesi (sax tenore), Liselotte Östblom (voce) e Christos Stylianides (tromba). ”Gently Broken”, pubblicato da Auand Records nella serie fluid, sarà disponibile in ANTEPRIMA su Bandcamp già l'8 Gennaio 2024, oltre due mesi prima rispetto all'uscita ufficiale sulle maggiori piattaforme ma è già possibile ascoltare online i primi due singoli Premonition e Extraction e il terzo è in arrivo questa settimana! «Il processo con cui è stato concepito questo album – spiega Scandroglio – è molto affine e simile a ciò che compie uno scultore quando si avvicina a un blocco di marmo. Da esso l’artista estrapola il concetto e la materia, con scalpello e sudore. Similmente, a registrazioni in studio grezze è seguito un processo di lavorazione volto a estrapolare il cuore pulsante della musica. Si tratta dunque di un processo di sottrazione. La scultura, o come in questo caso, la musica, esiste già ed è compito dell’artista estrarla e modificarla durante il processo creativo. Un lungo percorso che include sempre qualche cambio di programma e di rotta. Ho cercato di ricreare, nel mio piccolo, un po’ il processo con cui Pablo Picasso o i Beatles creavano le proprie opere. Non esiste, a mio parere, alla base di una creazione un’idea definitiva “a priori”, l’opera, piuttosto, subisce tutta una serie di trasformazioni a partire da un’idea che è sempre in divenire, che dal suo concepimento l’accompagna fino alla definitiva realizzazione e prosegue, in un processo di continuo cambiamento, attraverso lo sguardo mutevole e il peculiare stato d’animo dell’osservatore, o dell’ascoltatore nel nostro caso».
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RAMBERTO CIAMMARUGHI
Intramontes 
il nuovo album in uscita il 21 giugno 2024
solo in digitale per Saint Louis Music Production

Lungo un intenso viaggio, compositivo e concertistico, partito negli anni ’80, Ramberto Ciammarughi, si è guadagnato a livello internazionale la reputazione come uno dei talenti più originali della sua generazione. La sua musica inaudita si avventura in territori sonori inesplorati, quasi a sfidare l’ascoltatore verso un altrove di cui si intuisce la presenza. Con il suo ultimo lavoro Intramontes continua a spingersi in un percorso oltre i confini della percezione. La montagna, citata nel titolo, rappresenta la metafora delle barriere fisiche e sensoriali da scavalcare. Come lui stesso spiega “Intra montes in latino significa tra i monti, ma anche attraverso i monti e, per esteso, al di là dei monti. Cosa c’è oltre quella consueta ma imponente barriera di pietra che sembra delimitare il nostro orizzonte, ma anche lo sguardo e, a volte, anche il pensiero?  Ma non l’immaginazione e la nostra capacità di creare al di fuori del 'frequentato e del prevedibile'. Nella nostra storia, in quel limite è sempre stato nascosto il senso del non raggiungibile. Eppure, verso quell’ignoto continuano a camminare tutti quelli che non si accontentano del visibile e che considerano la ricerca come parte essenziale di una vita ricca e significativa”. Emblematica in questo senso la collaborazione col genio musicale poliedrico e visionario di Paolo Fresu, altra icona del jazz contemporaneo. Attraverso la fusione di influenze multiformi, dalla tradizione classica al jazz sperimentale, dal folklore mediterraneo alle sonorità contemporanee, i due maestri plasmano un linguaggio musicale universale e senza tempo.  La tromba di Paolo Fresu "regala una dimensione lirica e, al tempo stesso, sperimentale e innalza il progetto a un livello espressivo ancora superiore", chiarisce lo stesso Ciammarughi, che sottolinea anche il ruolo fondamentale degli altri compagni di viaggio, presenti in questo disco: "Intramontes è un’opera che non sarebbe stata realizzabile se non con un insieme di amici-musicisti-collaboratori. Mi riferisco ai gruppi coinvolti nel progetto e che sono stati presenti in tante mie imprese musicali e teatrali, come le percussioni del quartetto Tetraktis e gli strumenti vari dell’Ensemble Novamusica, centrato sul suono delle chitarre e del basso elettrico. E poi ci sono le tante voci che, riunite nel progetto AdCantus, preparato e diretto da Francesco Corrias, cantano frammenti di testo che parlano, appunto, del nostro ignoto, del nostro sognare, del nostro inconosciuto, di quello che tutti, prima o poi, osiamo domandarci... ". Di grande suggestione i testi, composti da brevi estratti da un libro sacro come la Bibbia o dalla Commedia di Dante, da Shakespeare e da Leopardi, fino ad arrivare al Novecento di Celine e Mario Luzi. “Si tratta di frasi provenienti da tempi e culture diverse, ma che esprimono concetti a noi ancora molto vicini. Frammenti manipolati e rimontati, accostati tra di loro con molta libertà e senza una logica storica o temporale. Questa tecnica, lontana da pretese filologiche e cronologiche, mi ha consentito di utilizzare scritti di ogni tipo con valenze, a volte, diverse e di proporre l’esplorazione di significati che si rivelano, con una qualche novità, nel rapporto con la materia musicale”, spiega Ciammarughi. Le parole e la musica, anzi i pensieri della musica espressi in modo magistrale, come una confessione recondita e segreta, nascosta tra le note. Perché questo è un disco di palpiti e di attraversamenti, di un’immaginazione che vuole andare oltre il prevedibile e il consueto. Tredici brani che son un corpo unico con cui celebrare la libertà, un invito a esplorare nuovi orizzonti sonori, a lasciarsi trasportare dalle emozioni.
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GIACOMO ANCILLOTTO 
Descansate Niño
(Folderol, 2025)

- Verde spettacolo in corsa da inseguire
Da inseguire sempre, da inseguire ancora
Fino ai laghi bianchi del silenzio
Finché Atahualpa o qualche altro Dio
Non ti dica: “Descansate niño
Che continuo io” -
“Alle prese con una verde milonga”, Paolo Conte
 
Descansate Niño è il primo album di Giacomo Ancillotto. Forte di un ampio bagaglio di esperienze maturate in diverse formazioni (tra le principali Luz, Sudoku Killer, Simone Alessandrini, Maria Pia De Vito, Enrico Rava, Emiliano D’Auria e Luca Aquino) Ancillotto affronta la prima prova da leader. Il disco è in uscita il 27 gennaio per Folderol (Ed. Kappabit Music). La scaletta è composta da 8 brani registrati interamente dal vivo di cui 6 a firma di Ancillotto, che raccontano di luoghi, della città in cui vive (Roma), di musicisti, di emozioni personali e due riletture: la prima un tributo ad un grande artista che ha che ha accompagnato tutte le fasi della propria vita con una versione di ‘Se Telefonando’ di Ennio Morricone, la seconda Sinnò me Moro, un brano di Carlo Rustichelli originariamente interpretato da Gabriella Ferri. L’album è un racconto a due vie: da una parte è una storia autobiografica dall'altra è il tentativo di fotografare una generazione. Athaualpa è la divinità immaginata da Paolo Conte che viene a sospendere gli indugi di un musicista intento a tergiversare sui tasti di un pianoforte alla ricerca dei mille significati, delle molteplici traiettorie e prospettive che una canzone può intraprendere prima di nascere. Mettere nero su bianco tanta musica che il leader ha attraversato in questi anni è stato un gesto, sia per il momento che stava vivendo che per la storia da cui è giunto, sofferto e liberatorio allo stesso tempo. “Per grande parte della carriera mi sono dedicato a prestare la mia voce alla musica di amici, colleghi e grandi artisti dai quali allo stesso tempo ho imparato tutto quello che al momento so; Parallelamente mi sono sempre dedicato e prodigato per un’idea di musica comunitaria e rituale. In questo lavoro, il primo che porta il mio nome in primo piano, ho cercato di riassumere tutte queste esperienze, tutte le sfaccettate derive del mio amore per le musiche, in un’unica dimora. Questo “esordio” è un piccolo e personale “best of” discografico, il seme da cui germogliare il tempo che rimane” racconta Ancillotto. C'è un'altra storia infatti che vuole indagare questa musica e questo titolo,” prosegue Ancillotto, “un'altra prospettiva, che è il racconto di una generazione, la mia, nata negli anni del boom economico, diventata brutalmente adulta per le strade di Genova allo sbocciare del millennio e poi resa inerte dalle crisi economiche degli anni a venire che ne hanno cancellato speranze e illusioni. Una generazione costretta all'eterna giovinezza, perennemente incastrata dalle tecnologiche necessità formali dell'apparenza in una retorica del "nuovo" a tutti i costi, di un utopico progresso senza radici. In questa musica ci sono le mie di radici che a fatica ho piantato negli anni della rabbia, ci sta la voglia e l'orgoglio di crescere per mettersi al servizio della propria storia; Descansate Niño è il mio intimo sguardo sul mondo che mi ha ospitato, il primo da uomo adulto.” I disegni che compongono il disco sono realizzati da un importante nome tutelare dei movimenti artistici underground romano Marcho Gronge, leader della storica band Gronge e agitatore culturale dell’area Romana.
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MARCELLA CARBONI TRIO plays the Music of Enrico Pieranunzi Special Guest: Gabriele Mirabassi - MIRADAS

Sin dagli anni 70 il Jazz Italiano nel mondo ha avuto un ambasciatore d’eccellenza, Enrico Pieranunzi. Marcella Carboni con la sua arpa elettroacustica vuole omaggiare il jazz italiano contemporaneo rinterpretando le musiche di Enrico Pieranunzi. Per questo speciale progetto Marcella Carboni ha coinvolto uno dei maggiori interpreti della musica di Enrico Pieranunzi, il virtuoso e poetico clarinettista Gabriele Mirabassi. L’album, dal titolo ‘Miradas’ è in uscita il 3 maggio su etichetta Giotto Music. La collaborazione tra Enrico Pieranunzi e l'arpa di Marcella Carboni è iniziata nel 2010, quando il pianista le ha affidato il brano inedito "Remoti Mattini Mediterranei" per il disco “Trame”, che si è rivelato perfettamente adatto alle sonorità dell'arpa. Da allora, è nata un'amicizia artistica caratterizzata da consigli e incoraggiamenti, culminata nell'idea di registrare un album che omaggia la sua musica. Per questo progetto Carboni ha quindi effettuato una difficile scelta tra le numerose composizioni del pianista romano, molte delle quali sono diventate veri e propri standard suonati e registrati da musicisti di tutto il mondo e sono state pubblicate nei prestigiosi “New Real Book” statunitensi. Carboni ha scelto di chiudere l’album con una citazione poetica del brano Silence, a firma di Charlie Haden, che dà il titolo ad un celebrato album del contrabbassista statunitense con Chet Baker e lo stesso Pieranunzi. 
Marcella Carboni trio: un trio jazz atipico, che vede un’arpa al posto del pianoforte o della chitarra. Marcella Carboni con la sua arpa elettroacustica chiama al suo fianco due colonne del jazz italiano, Paolino Dalla Porta al contrabbasso e Stefano Bagnoli alla batteria. Un trio che mette l’arpa in condizione di andare oltre gli stereotipi legati al suo strumento. La caratteristica primaria del trio è un continuo scambio di ruoli, arpa, contrabbasso e batteria si fondono ora in un solo suono, ora in tre dialoganti solisti, ora in un perfetto interplay per sottolineare melodie o graffianti groove.  “Questa non è sicuramente l’arpa angelica, magica e rilassante, che ritroviamo nell’immaginario collettivo.” Dichiara la musicsta, “E allora questa non è un’arpa: è la mia voce, il mio suono. È uno strumento che sa graffiare, sa avere ritmo, groove. È straniante ma a volte anche morbida e dal suono rotondo.”
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SIMONA SEVERINI DANIELE RICHIEDEI GIULIO CORINI feat. PEO ALFONSI E FULVIO SIGURTÀ - FEDRA
data di uscita 23 febbraio

Fedra nasce da un’idea di Simona Severini (voce e chitarra), Daniele Richiedei (violino e viola) e Giulio Corini (contrabbasso). La passione per la musica antica e la canzone contemporanea li fa incontrare e li porta a fare una ricerca attraverso le radici della loro cultura italiana ed europea. E’ un gruppo con un approccio alla musica creativo e libero da etichette, che esplora la soglia tra jazz, musica antica e canzone d’autore, con un repertorio che abbraccia 600 anni di storia della musica. Rileggono arie e madrigali di Monteverdi, Purcell, Orlando Di Lasso con un approccio attuale che passa attraverso il jazz e l’improvvisazione. Il dialogo tra passato e presente si articola in una scaletta composta da brani rinascimentali e canzoni contemporanee. E così Place to be di Nick Drake si lega ad Henry Purcell e la sua aria da Didone ed Enea.Europa di Daniele Richiedei si lega ai madrigali di Orlando di Lasso, “Lei è l’amore” di Simona Severini a “L’Orfeo” di Monteverdi. Seguendo un filo rosso che parte dalle arie per voce e basso continuo e arriva fino alla canzone contemporanea. Il gruppo è arricchito dalla presenza di Peo Alfonsi e Fulvio Sigurtà che ne completano il suono come idea di una sintesi tra quintetto jazz e musica da camera. Fedrà verrà presentato il 25 febbraio con un concerto nella Cappella Paolina al Quirinale e trasmesso in diretta su Radio 3 Rai.
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Dicotomie, tra tradizione e innovazione: da oggi anche nei negozi

Approda oggi nei negozi (Alfa Music, distrib. IRD), Dicotomie, il nuovo album di Vito Vignola firmato AlfaMusic. Composto da sei tracce inedite, questo lavoro si presenta come un viaggio sonoro tra musica classica e ricerca contemporanea. "Con Dicotomie ho scritto la mia anima e la mia musica, seguendo il filo sottile tra significato e significante, come insegnava Vitruvio. Questo album è il frutto di un dialogo continuo tra libertà creativa e disciplina, dove le mie Dicotomie hanno trovato pace nell’equilibrio tra anima e realizzazione. Non esistono catene nella mia composizione, solo un percorso libero che rispetta l’essenza dell’arte e la verità intellettuale." Una riflessione musicale sulla dualità, insomma, dove il pianoforte diventa strumento per esprimere pensieri e sensazioni, in un equilibrio tra tradizione e innovazione. L'album si caratterizza per una scrittura ricca di poesia e tratti cinematici, capace di evocare immagini potenti attraverso le sue melodie. Dicotomie è un'opera che invita l'ascoltatore a esplorare le diverse sfaccettature della musica, senza perdere mai il filo della narrazione sonora. Con una visione trasversale che abbraccia diversi linguaggi musicali, Vito Vignola riesce a fondere radici classiche e contaminazioni moderne in modo fluido e senza forzature. Vito Vignola è un musicista nel senso più vasto del termine. Radicate radici in una ottima formazione classica, una vasta esperienza in tutti i generi musicali, un profondo amore per il prog: hanno dato vita ad una scrittura poliedrica, complessa e piena di sfumature. Sono queste, in fondo, le dicotomie che, oltre il titolo di questo progetto, raccontano uno sguardo alle radici che sa mettersi in discussione con la ricchezza della contaminazione.
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“All’Opera” con Igor Caiazza: l’Ouverture de Il Flauto Magico anticipa l’uscita dell’album
Nel suo terzo disco del batterista e percussionista reinterpreta la musica di Mozart, Puccini, Mascagni, Bizet, Gershwin e Lehar con l’ensemble formato insieme a Fabrizio Bosso, Nico Gori, Claudio Filippini, Tommaso Scannapieco e con la collaborazione dei Professori d'Orchestra del Teatro di San Carlo di Napoli.

Venerdì 22 dicembre esce l’Ouverture de Il Flauto magico di W.A. Mozart secondo il batterista, percussionista e compositore Igor Caiazza, che anticipa l’uscita del suo nuovo album All’Opera, co-prodotto insieme all’etichetta discografica AlfaMusic (il link per ascoltare il brano in streaming). L’album vede la presenza di un ensemble eccezionale: il trombettista Fabrizio Bosso, Nico Gori al sax tenore e al clarinetto, il pianista Claudio Filippini, il contrabbassista Tommaso Scannapieco,  e i Professori d'Orchestra del Teatro di San Carlo di Napoli. In uscita a fine gennaio 2024, All’Opera è il terzo disco in ambito jazz per Igor Caiazza, dopo le esperienze discografiche in ambito orchestrale con Decca, Sony, Deutsche Grammophone e RAI. Nella tracklist, alcune tra le più belle melodie tratte dal repertorio operistico (Puccini, Bizet, Lehar, Mascagni, Gershwin), elaborate e arrangiate sapientemente con linguaggio jazzistico, raffinatezza e sensibilità da Caiazza, che vanta una carriera sinfonica di altissimo livello come percussionista, con i più grandi direttori d’orchestra come Muti, Abbado, Boulez, Maazel, Barenboim e Dudamel, e con compagini importanti come l’Orchestre de l'Opéra National de Paris, Orchestra e Filarmonica del Teatro alla Scala, Orchestre National De France, Wiener Symphoniker, Philhamonia Orchestra di Londra. A Berlino è stato per sei anni il Principal Percussionista della Mahler Chamber Orchestra diretta da Claudio Abbado, con cui ha suonato alla Philharmonie di Colonia, alla Philharmonie e al Musikfest di Berlino. Ha insegnato all'Orchesterzentrum NRW di Dortmund e attualmente è docente di Strumenti a percussione al Conservatorio di Potenza. È inoltre endorser per Yamaha Music Europe, Zildjian Cymbals e Vic Firth. Nella sua carriera spiccano le molteplici collaborazioni con grandi artisti come Bobby McFerrin, Placido Domingo, Lang Lang, Stefano Bollani, Mika, Zucchero, Elio, Andrea Bocelli e, in ambito jazz, Fabrizio Bosso, Javier Girotto, Julian Oliver Mazzariello, Nico Gori, Alessandro Lanzoni, Mauro Ottolini, Giovanni Amato. Igor Caiazza: “Questo disco è un esperimento che desideravo osare da molto tempo, in cui due mondi, ai nostri occhi così lontani - l’opera e il jazz - si sposano e si uniscono per dare vita a un’unica musica.”
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BJ JAZZ GAG - FIGURA

Muovendosi tra jazz, rock e free improvisation, Biagio Marino, Luca Bernard e Massimiliano Furia indagano le possibilità interpretative offerte da un repertorio di brani originali alternando, a delle fasi ben definite, momenti di improvvisazione e/o composizione collettiva estemporanea. La scelta stilistica del trio prevede un uso creativo di specifiche tecniche strumentali (fingerpicking, uso “esteso” dei rispettivi strumenti, ecc.) e di effetti elettrici ed acustici. Il progetto nasce nel 2018 e, dopo una prima fase di scambio d’idee e riflessioni, culmina in una serie di concerti e nella registrazione del primo disco “Somestring Else” (2020 Fonterossa Records). Bj Jazz Gag si evolve pian piano, divenendo una sorta di laboratorio in cui, dalla costante frequentazione e pratica dell’improvvisazione collettiva, prendono vita nuove idee. Dopo una serie di concerti, nel Maggio 2023, il trio registra del nuovo materiale che confluirà in “Figura”, disco in uscita il prossimo Ottobre, ancora per Fonterossa Records. Biagio Marino – chitarra elettrica, effetti; Luca Bernard – contrabbasso, basso elettrico; Massimiliano Furia – batteria, percussioni
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THUNDER TIGER - CRUNCH

Thunder Tiger è un trio dalla matrice fortemente elettrica, formato nel settembre 2022 dal bassista e compositore Nicola Govoni.Il linguaggio della band si muove in molte direzioni, sempre legate tra loro. Jazz, Funk, Hip Hop e Rock si mescolano in un flusso sonoro continuo ed esaltante che allarga i confini delle convenzioni musicali creando una propria cornice chiara e coesa. Thunder Tiger è un laboratorio aperto che riscopre l’essenza del piano trio e lo proietta ai massimi livelli della contemporaneità. A giugno 2023 Thunder Tiger registra il suo album di debutto intitolato “CRUNCH”, prodotto dall’etichetta “Carta Vetrata” (ed. Brutture Moderne). Il disco cattura l’anima e l’essenza del loro stile riflettendone la personalità, individualmente e collettivamente. “CRUNCH” racchiude 10 brani originali, selezione di un più ampio e ricco repertorio che la band propone dal vivo. É complicato classificare il suono dei Thunder Tiger in un unico genere, ma è proprio questo che li rende unici ed affascinanti. Le escursioni tastieristiche di Giulio Stermieri, le linee di basso energetiche di Nicola Govoni ed i ritmi incalzanti di Fausto Negrelli si fondono insieme come un unico organismo, muovendosi con grazia tra composizioni che sfidano il genere ed improvvisazioni espansive su un groove implacabile.
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PAOLO PERUZZI
SONGS FROM THE PAST AND THE HOLY SPIRIT
  
Songs from the past and the Holy Spirit è il primo lavoro da leader del vibrafonista veronese Paolo Peruzzi. L’album contiene otto brani originali a firma del leader composti negli ultimi anni tra l'Italia e il Nord America, ed è suonata da un gruppo che condivide una visione di musica come forza trainante.  L’incontro con gli artisti che hanno suonato quest'album, avvenuto durante il suo periodo trascorso negli States, ha permesso alla musica di essere schietta, spontanea e immediata, il naturale punto d'incontro tra intelligenza emotiva e pensiero creativo. Tutti i brani sono stati scritti per essere messi a completa disposizione della musica, e come un canovaccio goldoniano sono stati analizzati, esplorati e riletti con la consapevolezza di un gruppo di musicisti dall’interplay magnetico. La musica che ne nasce è fatta d’improvvisazione, l’improvvisazione di ascolto, l’ascolto di fiducia, la fiducia di empatia - empatia delle anime che si sono incontrate. Questo lavoro non nasce da un'analisi o un progetto; è piuttosto l'inizio istintivo del viaggio del musicista veronese verso il suo futuro, come un pedone che si muove in avanti di un balzo aprendo di fronte a sé una partita tanto meravigliosa quanto attesa.
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SILVIA VALTIERI TRIO - AMENITA’

“Amenità” è il primo disco del Silvia Valtieri Trio, composto da Nicola Govoni al contrabbasso, Giacomo Ganzerli alla batteria e Silvia Valtieri al pianoforte, voce e composizioni. L’album è nato dalla ricerca su Dave Frishberg, compositore statunitense, finissimo pianista bebop che ha trascorso gli anni Sessanta a New York a suonare coi migliori musicisti della scena, da Al Cohn e Zoot Sims a Betty Carter e tanti altri; era anche un cantante dallo stile molto personale, e ha sempre cantato le sue canzoni rifacendosi alla tradizione Tin Pan Alley, con liriche sempre ironiche, argute, a tratti comiche. Lo studio dei brani di Frishberg è diventato fonte di ispirazione per il trio, diventando in prima battuta un progetto dal vivo interamente composto dai suoi brani. In poco tempo si sono aggiunti al repertorio alcuni brani che Silvia Valtieri aveva scritto tempo addietro, contraddistinti da uno stile in linea con lo spirito del compositore americano: ad esempio “Morire”, la quinta traccia dell’album, registrata con la partecipazione di John De Leo come ospite speciale, o anche “Orabuca”, strumentale. Successivamente, nuovi brani sono stati composti ad hoc e aggiunti al repertorio, come ad esempio “Avvinami”, dedicata al vino e composta in seguito a una degustazione a Radda in Chianti, dove il sommelier suggeriva di non cambiare né sciacquare il calice in quanto “già avvinato”. “Avi”, traccia di chiusura dell’album, si distingue dagli altri originali per il suo carattere più malinconico; una prima stesura, per piano e flauto cinese, fu pubblicata nel 2021 come colonna sonora di una video-animazione di illustrazioni su ceramica, una commissione per il ceramista Mirco Denicolò. Dalle esperienze dal vivo si è riscontrato che le liriche di Frishberg non potevano essere apprezzate dal pubblico italiano, e questo riduceva di molto l’impatto dei suoi brani; così Silvia ha cominciato un lavoro di traduzione dall’inglese all’italiano per portare a completezza la fruizione del repertorio di Frishberg. Quanto alla storica contrapposizione crociana “bella e infedele, brutta e fedele”, la traduzione ha, in questo caso, adattato creativamente i testi alla cultura italiana mantenendo, più che altro, le idee fondanti dei brani in questione. “Tempo per noi” è in origine “Quality Time”, sulla impossibile organizzazione delle vacanze di una coppia di lavoratori compulsivi; “Blizzard of lies” (letteralmente, “tempesta di bugie”) è diventata “Mai più”, dove si raccoglie una lista delle menzogne che quotidianamente ci si sente raccontare, con riferimenti anche alle storiche bufale intorno al fascismo. “My Attorney Bernie” è diventata “L’avvocato”, descrizione dello stereotipo di un avvocato di successo dai contorni vagamente truffaldini. Dei quattro brani non originali presenti nell’album, solo uno non è stato tradotto: è “Zoot Walks In”, musica di Gerry Mulligan (originariamente “The Red Door”) su cui Dave Frishberg scrisse un testo dedicato a Zoot Sims, tenorsassofonista dall’aura magnetica con cui aveva suonato nel suo periodo newyorkese. L’arrangiamento è stato rivisto a quattro mani con Nicola Govoni, contrabbassista del trio dalle ottime doti di compositore e arrangiatore. Il disco è stato registrato presso il “Duna Studio” di Russi (Ra) da Andrea Scardovi, il quale ha anche curato la masterizzazione. Il mixaggio è stato affidato a Giacomo Scheda. Il primo singolo è “Avvinami”, in uscita sulle piattaforme il 20 Ottobre 2023, e corredato di un videoclip, la cui regia è di Riccardo Calamandrei, girato presso il Clan Destino di Faenza, con la collaborazione della cantina Leone Conti. L’album uscirà il 27 Ottobre 2023 per l’etichetta “Carta Vetrata”, sezione di “Brutture Moderne” dedicata al jazz. Si potrà trovare in digitale su tutte le piattaforme di streaming e in formato fisico su cd. Verrà presentato dal vivo il 29 Ottobre al Torrione Jazz Club di Ferrara.
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 PERICOPES + 1
«Good Morning World»
 
A quattro anni dal loro ultimo disco, Pericopes+1 tornano con un nuovo inventivo concept-album di riflessioni futuriste sul nostro presente, “Good Morning World”. Il 2024 festeggia dieci anni di tour di questo acclamato progetto sax/piano/drums il cui stile è stato definito “crossover jazz” dalla stampa internazionale (Jazzthetik, Jazz’n’More, Herald Tribune, AAJ, Jazziz, RAI RadioTr), un trio "intelligentemente eterodosso”  (Musica Jazz - Italy) che “dimostra potenza e intenzione” (Downbeat - USA) oltre a grinta e creatività riconosciuta sia dei professionisti del settore che dei fan. Nel corso degli anni il power-trio ha collezionato centinaia di concerti tra Regno Unito, USA, Cina, Francia, Germania, Ungheria, Italia, Austria, Slovenia, Croazia, Svizzera, Belgio, Repubblica Ceca, Olanda, includendo palchi come il Gateshead Int Jazz Festival (UK), JIM Fest (Pechino), Sunside Jazz Club (Parigi), Unterfahrt (Monaco), ShapeShifter Lab (NewYork) per citarne alcuni. Il loro debutto fu accolto dalle prestigiose parole dei maestri Dave Liebman ed Enrico Rava, e successivamente nel 2021 il progetto Pericopes viene menzionato nel libro “La Storia del Jazz” (Ed.Hoepli) come una delle produzioni di nuova generazione più importanti degli ultimi anni. Il trio è rientrato nel Top Jazz italiano tra le categorie “miglior gruppo dell'anno” indetto dalla rivista Musica Jazz. “Good Morning World” delinea un ritorno al nativo melodismo di Pericopes, in cui l’essenzialità del lirismo viene intrecciata ad una tessitura compositiva prismatica, dando un senso spaziale di continua rotazione. Un jazz che riflette lo spirito della creatività italiana, solida del suo patrimonio accademico ma contaminata da mille culture e suoni che da più di un secolo hanno plasmato la musica del presente: jazz europeo e di matrice afroamericana, sonorità post-rock, dodecafonia, prog, avantgarde, unite a melodie di ispirazione popolare e liturgica. L’esigenza di un nuovo album comincia ad emergere spontaneamente durante le prove, i tour e le residenze artistiche tra Italia, Austria e Germania durante il 2023. La musica indaga un’umanità che attraversa uno dei periodi di transizione sociale più significativo nella storia del progresso. Pericopes lo fanno evocando diverse tematiche intrecciate in una narrativa che include il contrasto, la riflessione, la denuncia, il grido, la preghiera, per mezzo di mondi e dialoghi immaginari, personaggi post-umani che fluiscono oltre la cronologia del tempo. Veniamo risvegliati da un “buongiorno” con la consapevolezza di trovarci già in un mondo nuovo, quello in cui l’Homo Deus (con)fonde il suo duplice ruolo con l’immagine del suo creato, in modo tridimensionale. Il mondo presente diventa protagonista di questa Odissea piena del fascino del mistero originario, così come l’ignoto motivo dello spirito che anima le esistenze (reali e artificiali) nella loro ricerca di felicità, libertà, verità, fede. “Good Morning World” apre una nuova Era per l’attuale formazione, rinnovata ed evolutasi nel corso degli anni, con base in Italia in cui Emi (co-fondatore originale), Claudio e Ruben vivono e partecipano alla principale scena jazzistica nazionale. Il disco riconferma la collaborazione con l’etichetta norvegese Losen Records e la realizzazione negli studios Artesuono di Udine (IT), sede di numerose produzioni italiane per le prestigiose etichette ECM e CAM Records. La novità assoluta di questo disco sono due importanti pluripremiati featuring: la violinista Anaïs Drago (apparsa in Cosmic Nirvana) e la contrabbassista Rosa Brunello (apparsa in Assange), che hanno dato un contribuito timbrico ed emozionale alla narrativa del disco. Infine, l’attenta ricerca del suono acustico che contraddistingue le produzioni di Pericopes (l’ottava della discografia) resa possibile grazie all’utilizzo di un pianoforte Fazioli F278 mk3, ponderata dall’utilizzo di elettronica vintage (synth originali anni ’70) ed un’insolita pedalboard analogica pensata appositamente per il sassofono. L’uscita dell’album è prevista per il 27 Settembre e seguita da un tour in diversi paesi Europei tra cui Germania, Francia, Austria ed Italia. www.pericopes.it - losenrecords.no
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BEATRICE ARRIGONI
TERRESTRE
 
Terrestre è il secondo lavoro in quartetto di Beatrice Arrigoni, interamente costituito questa volta da brani originali in italiano: la scelta linguistica nasce dal desiderio di dare maggiore rappresentatività al canto e alla scrittura testuale, laddove l’italiano è la lingua madre attraverso cui poter trovare una direzione espressiva più immediata e naturale. Se il jazz contemporaneo nelle sue varie declinazioni rimane il riferimento musicale di partenza, emergono al tempo stesso echi legati alla musica folk, alla musica classica e al pop, al mondo dell’improvvisazione estemporanea e a quello della musica contemporanea, in una sintesi di suono e di revisione dei ruoli dove il gruppo si trasforma anche, a tratti, quasi in un ensemble da camera; a songs vere e proprie e a canzoni dal gusto popolare si alternano dunque forme più aperte ed elaborate che sfruttano anche varie combinazioni di organico e funzioni strumentali differenti rispetto ai tradizionali ruoli del jazz: il progetto riassume una ricerca su stili e forme che ha l’obiettivo di creare – nell’ambito della scrittura in italiano – una sintesi tra parola e suono dotata di un carattere proprio, slegata musicalmente dagli esiti tipici del pop e del cantautorato italiano, ma al tempo stesso molto curata dal punto di vista dei contenuti testuali. I testi nascono da suggestioni e vissuti personali, ma traggono ispirazione anche da eventi recenti che hanno coinvolto la collettività come la guerra in Ucraina, il tema dei migranti in mare, l’era Covid: l’intento è quello di esprimere il sentire dei tempi attuali e il senso di precarietà del presente, in uno slancio vitale che vuole celebrare alla fine l’esserci nell’istante, il saper gioire e soffrire delle cose, l’essere empatici con se stessi e con il mondo, per poter cogliere ciò che succede dentro e intorno a noi. La parola “terrestre” serve a ricordare cosa siamo e dove viviamo, che siamo legati alla terra in quanto materia, che siamo finiti e vulnerabili ma al tempo stesso dotati di umanità e sentimento. Il Beatrice Arrigoni 4et nasce nel 2015 come progetto di jazz contemporaneo inizialmente teso alla rivisitazione di alcuni brani di Kenny Wheeler, John Taylor, Avishai Cohen, Steve Coleman, e in un secondo momento dedito all’interpretazione di brani originali in inglese scritti dalla cantante leader, contraddistinti da una certa attenzione all’aspetto melodico-evocativo e metricoritmico. L’incontro coi musicisti Lorenzo Blardone al pianoforte, Andrea Grossi al contrabbasso e Matteo Rebulla alla batteria – membri del gruppo nella sua prima fase – consente di elaborare nel corso del tempo un’identità di suono molto personale, che va ben aldilà del jazz di stampo tradizionale. Nel 2018 viene pubblicato il primo lavoro discografico del gruppo – Innerscape (Emme Record Label) –, composto interamente da brani originali di Beatrice Arrigoni riconducibili stilisticamente all’alveo di un jazz contemporaneo intriso di elementi eterogenei che si compenetrano tra loro con semplicità e sofisticazione. La musica è caratterizzata dalla presenza di melodie evocative e dall’utilizzo di inserti poetici di provenienza letteraria: echi poetici da Emily Dickinson e da T.S. Eliot proiettano la musica sullo sfondo di una riflessione più profonda, legata ai significati filosofici ed esistenziali di “Tempo”, “Spazio” e “Natura”. Nel 2016 il Beatrice Arrigoni 4et vince il concorso “Acquedotte” indetto da MIDJ (Musicisti Italiani di Jazz) nella categoria under 30, e negli anni si esibisce in diverse realtà milanesi e non, partecipando a rassegne come Area M, Taste in jazz, Novara Jazz, il Jazz italiano per le terre del sisma, Mantova Jazz Young, Bergamo Jazz, Lucca Jazz Donna. Nel 2021 il gruppo arriva in finale al contest “Mei Superstage Jazz” organizzato dal comitato delle etichette indipendenti italiane. La formazione si rinnova nel 2021, accogliendo al suo interno Danilo Tarso al pianoforte e Mattia Galeotti alla batteria, e trovando un terreno fertile per svilupparsi anche sul fronte dell’improvvisazione estemporanea.
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L’esordio discografico di Alessio Zoratto
Canvas Melodies
in uscita su cd, vinile e digitale, venerdì 27 settembre 2024 per doKumenta Music
 
Canvas Melodies è il titolo dell’album di esordio del contrabbassista udinese Alessio Zoratto, in uscita venerdì 27 settembre 2024 su cd, vinile e digitale.
 
In questo suo primo album come leader, Alessio Zoratto è alla guida di un quartetto europeo, composto dal vibrafonista Giovanni Perin, dal chitarrista francese Manu Codjia e dal batterista lussemburghese Paul Wiltgen, oltre alla partecipazione del sassofonista Javier Girotto come ospite in due brani. Le sonorità sono quelle del jazz contemporaneo, dove le contaminazioni con il rock e la musica contemporanea permettono di produrre sonorità insieme dolci e aspre. La melodia e l’improvvisazione sono gli elementi che uniscono tutti i brani che si sviluppano tra tradizione e innovazione. L’intero album ha una forte connessione con le opere visive, sulla scia del binomio di innovazione stilistica e tecnica. Canvas Melodies, infatti, è composto da dieci brani originali, ispirati a dieci opere d’arte del secolo scorso, che hanno segnato alcuni momenti chiave della vita di Alessio. Allo stesso tempo, la produzione dell’album ha portato anche alla realizzazione di dieci opere visuali, frutto della creatività di un artista digitale che utilizza l’intelligenza artificiale per produrre le sue opere. Per l’occasione è stato coinvolto il fotografo, videomaker e AI artist Giacomo Urban, che sulla base dell’esperienza di ascolto dei brani composti ed eseguiti da Alessio Zoratto ha creato la copertina dell’album e 10 opere visuali (una per brano), che sono state inserite nel “libretto” del CD e del vinile. Un ponte sulle nuove frontiere e le nuove sfide della comunicazione contemporanea, a cui la sinergia creativa tra la musica di Zoratto e l’arte di Urban non vuole sottrarsi. Parallelamente agli studi di musica classica e jazz, Alessio Zoratto si è formato anche nel campo delle arti figurative, frequentando il liceo artistico. Qui, ancora adolescente viene attratto da alcuni capolavori dell’arte contemporanea che lo accompagnano ancora oggi e a cui si ispira per la realizzazione dell’opera qui presentata. La prima ispirazione visiva è quella del Dadaismo, che con le sue derivazioni (Surrealismo, Cubismo e Neoimpressionismo) accompagna tutta l’esperienza uditiva. Come il jazz anche il dada nasce dall’allontanamento dalle convezioni stilistiche e formali per avvicinarsi quanto più alla libertà creativa, che in entrambi i casi viene raggiunta grazie alla “tecnica” dell’improvvisazione e all’uso di innovazioni formali come il collage e il fotomontaggio. Questa voglia di sperimentazione contraddistingue anche Canvas Melodies. Infatti, Alessio Zoratto ha voluto proporre un’opera nuova in cui il jazz faccia da base a sperimentazioni tecniche, come l’uso di strumenti acustici ed elettrici assieme e il coinvolgimento di artisti internazionali con una formazione e un gusto differente. Nello specifico, le opere d’arte scelte sono dieci, che rimandano ad altrettanti brani. Il percorso tra le opere scelte da Zoratto parte dal Dadaismo, in particolare dall’opera Nude Descending a staircase n2 di Duchamp, per poi espandersi verso l’espressionismo elegante di Henri Matisse e quello più ruvido di Egon Schiele, verso l’astrattismo di Vasilij Kandinskij e il cubismo di Pablo Picasso. Siamo nei primi decenni del Novecento e nelle opere di questi grandi artisti si iniziano a perdere le forme di persone e paesaggi: dai corpi sintetizzati come oggetti ne “La danza” di Matisse, ai corpi scavati dei “Lovers” di Schiele, dal paesaggio-composizione “Komposition V” di Kandinskij, alla riproduzione stravolgente delle forme in “Guernica” di Picasso. Il percorso visuale prosegue, poi, verso il Surrealismo con le celebri opere “The Persistent of Memory” di Salvador Dalì e “Ceci n’est pas une pipe” di Renè Magritte, in cui le forme tornano, ma completamente private del loro senso comune. A queste due composizioni si affiancano due fotografie che ne condividono gli intenti stilistici, da un lato l’opera puramente dadaista “Le Violon d’ Ingres” di Man Ray, che omaggia sconvolge il classicismo di Ingres, dall’altro “Paessaggio 4” di Franco Fontana che compie la stessa operazione sintetizzando in fotografia i raggiungimenti delle avanguardie storiche. Il viaggio visuale si conclude con “Poverty and Power” di Jean-Michel Basquiat, che verso la fine del secolo propone una nuova disgregazione delle forme, che si compie contestualmente ad un’innovazione tecnica e cioè all’uso dei graffiti come linguaggio artistico. Nato a Udine, classe 1994, Alessio Zoratto è cresciuto ascoltando diversi generi musicali da Vivaldi agli Incognito, da James Taylor ai Red Hot Chili Peppers, ma è ascoltando la black music che è nata la passione per il basso elettrico. Il jazz è arrivato più tardi, verso i 19 anni, ascoltando Chet Baker, spingendolo qualche anno dopo ad iscriversi in conservatorio per lo studio del contrabbasso. Alessio ha poi potuto perfezionare lo studio dello strumento con due tra i più quotati musicisti come Glauco Venier e Alfonso Deidda, diplomandosi al Conservatorio di Udine con il massimo dei voti e lode con menzione d’onore. Il progetto “Canvas Melodies” ha ricevuto il sostegno del MiC e di SIAE, nell’ambito del programma “Per Chi Crea”. 
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Il nuovo album di Teho Teardo e Blixa Bargeld
Christian & Mauro
in uscita il 25 ottobre 2024 su cd, vinile e digitale per Specula Records
Tour Europeo parte da Roma il 19 novembre, poi Perugia, Livorno (Premio Ciampi), Rimini, Treviso, Ranica (BG) e altre città europee.
  
Esce il 25 ottobre 2024 su cd, vinile e digitale Christian & Mauro, il nuovo album di Teho Teardo e Blixa Bargeld. Annunciato anche un tour a novembre e dicembre di diciassette date in Europa. Prima data il 19 novembre a Roma, poi il 20 a Perugia, il 21 a Livorno al Premio Ciampi, il 22 a Rimini, il 23 a Treviso e il 24 a Ranica (BG). Dopo le prima date in Italia, il tour prosegue in Romania, Germania, Austria, Repubblica Ceca, Belgio e Danimarca. Al Teatro Goldoni di Livorno, il 21 novembre, in occasione del Premio Ciampi, suoneranno alcuni brani del loro ultimo album e ritireranno il Premio speciale. Teho e Blixa ritornano con il loro terzo album, quasi otto anni dopo Nerissimo, ma il tempo si dilata ed espande come una fisarmonica. Nel conto ci sono anche i due anni di pandemia che sono stati sottratti alle nostre esistenze. Il nuovo disco si intitola Christian & Mauro e nonostante l’utilizzo dei loro nomi di battesimo suggerisca uno sguardo più intimo e personale, l’album contiene riflessioni che dall’universo ritornano alle vicissitudini umane: dal viaggio nel passato con la secentesca passacaglia “Bisogna Morire”, una danza della morte che ha attraversato i secoli, risalendo il tempo per esser reinventata in una prospettiva contemporanea in cui elenchi di nuove professioni digitali trovano la rima con parole di secoli fa.
In questo tragitto emerge dalla passacaglia anche un frammento di un’altra canzone che, come una cellula, ha attraversato la membrana per arrivare fino a noi. Le radici musicali del duo appartengono anche al futuro e le riflessioni di un libro del fisico Carlo Rovelli entrano nel disco finendo per suggerire nuovi modi di guardare all’universo. Non è sempre possibile scoprire nuovi territori senza perdere di vista la costa ed è così che in queste dieci nuove canzoni Teho e Blixa si concedono diverse varianti al percorso suonando una larga selezione di strumenti, utilizzando una tastiera mitologica i cui tasti possono digitare cifre, lettere, suoni e rumori. L’utilizzo trasversale dei suoni consente ulteriori possibilità di scandagliare la musica nel futuro dove, nonostante tutto, è pericoloso sporgersi. L’album è stato prodotto da Teho Teardo, Blixa Bargeld e Boris Wilsdorf al Basement Recordings di Roma e andereBaustelle a Berlino.
Questa musica ricongiunge nuovamente il cielo tra Roma e Berlino e il tour che seguirà l’uscita di questa nuova raccolta di canzoni inizierà il 19 novembre proprio da Roma per proseguire in tutta Europa. Sul palco con Teho e Blixa ci saranno Laura Bisceglia al violoncello, Gabriele Coen al clarinetto basso e un quartetto d’archi.
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Nicole Johänntgen
Labyrinth
Data di uscita: 15 settembre 2023
 
Nel suo nuovo album “Labyrinth“, la sassofonista Nicole Johänntgen incontra il tubista Jon Hansen e il percussionista David Stauffacher. La registrazione è stata effettuata in pubblico davanti a un pubblico della Radio Svizzera SRF 2. I nuovi brani di Nicole Johänntgen risultano potenti.”Per noi tutto è estremamente fresco“, così la musicista descrive l‘atmosfera della sessione di registrazione. Labyrinth è groovy, sperimentale, a volte malinconico e qua e là si sente il fascino dell‘era Motown degli anni ‚70. Quando la sassofonista crea musica, le piace guardare in profondità. Con lei, tutto ha a che fare con il sentimento e la riflessione sulla vita. La title track ”Labyrinth“ simboleggia esattamente questa mobilità interiore, quando la band lascia che un terzo motivo vaghi attraverso molti livelli armonici. “Canyon wind“ trasporta un sottile groove in 6/8. Tutti si muovono in trance. “Goodnight my Dear“ presenta una sofisticata struttura polifonica e in “Get up and Dance“ la tuba e le percussioni creano una sorta di ritmo da discoteca. Ancora di più: la tuba stessa diventa uno strumento a percussione e in due composizioni si può persino sentire un secondo strumento di basso. Nicole ha invitato il sousafonista francese Victor Hege come ospite speciale per due canzoni. L‘album contiene molte belle sorprese. La „Little Song for Nenel“ è una deliziosa ballata che Nicole Johänntgen ha dedicato al suo bambino. Qui Nicole Johänntgen alterna sassofono e voce senza band. Qualche mese prima, il padre della Johänntgen aveva regalato alla figlia il suo amato microfono di Elvis Presley. Si tratta di una nuova versione del vecchio e noto Shure Unidynes 556. “Labyrinth“ è il jazz come lo intende Nicole Johänntgen. È l‘arte di risolvere le contraddizioni. Tutto suona come se fosse stato creato da qualche parte all‘esterno, spontaneamente durante una sessione. Ma dietro c‘è molto di più. La strumentazione non convenzionale di sassofono, tuba e percussioni offre nuove e inaspettate possibilità. Nicole Johänntgen è una musicista esperta che suona il suo sassofono in modo sensibile ed espressivo con tutti i tipi di trucchi tecnici virtuosi e, soprattutto, naturali, fino a una sorta di tecnica slap. Nicole Johänntgen ha registrato finora 25 album, ha ricevuto numerosi premi e ha ricevuto il Saarland Art Prize 2022 a gennaio e il Lichtenburg Prize 2023 a maggio. www.NicoleJohaenntgen.com
La musicista jazz tedesca Nicole Johänntgen è sassofonista, compositrice e conduttrice di workshop. Nicole è attualmente impegnata in numerose tournée come solista o con i suoi gruppi. La sua attenzione si concentra sul suonare dal vivo, sulla registrazione in studio e sull’insegnamento per tutte le età. Dal 2022 conduce workshop di jazz nell'Oberland bernese e insegna a giovani e adulti sia online che in loco. Nicole Johänntgen si impegna per i giovani talenti e nel 2015 ha fondato il "Kids Jazz Club", che offre ai bambini una facile introduzione al mondo della musica. Nel 2013 ha avviato il workshop di music business SOFIA (Support Of Female Improvising Artists) per le musiciste jazz. La carriera musicale di Nicole Johänntgen è iniziata 35 anni fa. Ha iniziato a suonare il pianoforte classico all'età di sei anni e anni dopo si è avvicinata al sassofono e al jazz. La sassofonista jazz ha suonato in America con le Sisters in Jazz (2003). È stata membro della European Swinging Jazz Orchestra e della IASJ International Association of Jazz of Schools. Nicole Johänntgen è stata scelta più volte come direttore artistico per comporre le band dei festival a cui lei stessa ha partecipato. Ad oggi ha prodotto 25 album e ha fondato la sua etichetta "Selmabird Records". La musicista jazz ha ricevuto numerosi riconoscimenti, tra cui il Premio d'arte 2022 del Saarland e il Premio Lichtenburg 2023. Nicole Johänntgen ha studiato jazz/musica popolare all'Accademia Statale di Musica di Mannheim e dal 2005 vive in Svizzera con la sua famiglia.

NICOLE JOHÄNNTGEN
LABYRINTH  II

“Labyrinth II” è il nuovo album di Nicole Nicole Johänntgen, un album dinamico, tenero, potente e con una buona dose di groove. Con una formazione minimale, la band con la leader al sassofono e alla voce, Jon Hansen alla tuba e David Stauffacher alle percussioni e alla batteria è una vera e propria potenza. I tre artisti creano campi musicali di tensione tra poesia e trance, pieni di selvagge escursioni melodiche e ritmi secolari. Il tutto con la sensazione di camminare in un labirinto. Vagano verso il centro e si allontanano di nuovo. È un'interazione ricca di emozioni. Il nuovo album parla d'amore. Il trio dal vivo è coinvolgente e irresistibile. Il jazz   rimane libertà nel gioco. Nonostante i loro diversi background, i tre musicisti si incontrano sul palco con il massimo rispetto. L'attenzione è rivolta all'ascolto e all'apprendimento reciproco. La musica è una forza incontenibile che incoraggia e sensibilizza. La formazione del gruppo, composta da sassofono/voce, tuba e percussioni/batteria, è insolita. Mentre le composizioni del primo album sono state create piuttosto velocemente, il gruppo ha prestato molta cura alla finezza dei singoli brani del secondo CD e ha lavorato alla musica per diversi mesi prima di entrare in studio. Il suono forte e melodico di Johänntgen e la sua varietà di tecniche si fondono con la tuba e i ritmi delicati. I tre artisti provengono da Germania, Stati Uniti e Svizzera e vivono tutti vicino a Zurigo con le loro famiglie. Nicole Johänntgen ha registrato finora 32 album, 28 dei quali sono stati pubblicati. Ha ricevuto diversi premi, è un'influencer sui social media ed è stata insignita del Premio Lichtenburg nel maggio 2023.
Nicole Johänntgen è una sassofonista e compositrice jazz. Ha studiato sassofono, composizione e arrangiamento a Mannheim presso la Mannheim presso l'Università Statale di Musica e Arti dello Spettacolo. Nicole è in tournée in tutto il mondo e ha ricevuto diversi premi internazionali. Nel 2013 ha fondato in Svizzera il programma “SOFIA Support of Female Improvising Artists”. SOFIA sostiene le donne nel jazz nelle aree del networking, della musica e del music business. Gestisce anche il “Kids Jazz Club”. Jon Hansen è un suonatore di tuba, compositore e produttore. Originario di Seattle, si è trasferito in Svizzera con la famiglia alcuni anni fa. Si è esibito con ODESZA, Ahamefule J. Oluo's Now I'm Fine, La Nefera, Polyrhythmics, The Fabulous Party Boys, The Norvvous. Fabulous Party Boys, The Norvmbega, Pickwick, Industrial Revelation, The Seattle Symphony, Tubaluba, Slipstitch, Heatwarmer, Katie Kuffel, All-Star Opera e The Seattle Repertory Jazz Orchestra e si è esibito come solista in Nord America, Europa e Asia.America, Europa e Asia. È noto anche come produttore, compositore di film e gestisce un proprio studio di registrazione mobile. David Stauffacher è un percussionista e batterista. Ha iniziato a suonare la batteria a scuola e successivamente è passato alle percussioni. Dopo aver lasciato la scuola, ha vissuto a Cuba e si è formato come percussionista nella musica afro-cubana. Si è poi trasferito in Brasile e in Senegal per suonare il djembe. Nel 2005 David ha fondato il suo gruppo “LARIBA”. Una fusione transglobale.

“Nicole ha qualcosa di molto speciale nel suo modo di suonare: un cuore grande e generoso. Un'energia eccezionale!”.
David Liebman

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Michele Bonifati Emong

Emong, quartetto composto da Evita Polidoro alla batteria, Manuel Caliumi al sassofono, Michele Bonifati alla chitarra e Federico Pierantoni al trombone, è il primo progetto da leader di Michele Bonifati. L’album di esordio “Three Knots” è in uscita questa settimana su nusica.org. Il nome del progetto deriva da un particolare modello di aquilone (passione che Michele coltiva da anni, pur praticando in zone caratterizzate dalla costante mancanza di vento) in grado di volare in condizioni di vento flebile, quasi assente. Al vento infatti si sostituisce, o meglio si integra, la forza impressa dall'aquilonista sul filo. I suoi gesti trasmettono all'aquilone la direzione, inducono il movimento che lo porterà a planare; un volo lento e calibrato fatto di movimenti ondivaghi e circolari, diverso dal librarsi a grandi altezze. Una scelta dunque, che valorizza il tempo lento, la volontà di restare vicino e presente, di calarsi in profondità piuttosto che prendere le distanze, ma senza rinunciare al gesto di alzare la testa verso il cielo. Aspetti che vengono sottolineati attraverso il titolo del disco, in uscita nel 2023: "Three knots”. I tre nodi, intesi come unità di misura del vento, nella quantità necessaria a permettere a un Emong di compiere un volo ampio, librato a diversi materi dal suolo ma lento e costante nelle sue evoluzioni, come la strada che ha condotto il gruppo alla creazione di questo primo disco. Il gruppo suona musiche originali composte da Michele Bonifati ad accezione di due canzoni, una di John Lennon e una dei RATM, cantate da Evita Polidoro, scelte per completare l’orizzonte narrativo e sonoro del gruppo. La scelta della formazione, insieme a quella del repertorio, valorizza la mobilità del ruolo dei membri del gruppo per creare un suono unitario e coeso e contemporaneamente fluido e sfuggente che spazia tra le tante influenze che hanno contribuito a formare l’identità musicale di questi musicisti: jazz, musica elettronica, rock, folk americano e tanto altro.
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Tra canzone d'autore, Medioriente, Mediterraneo, Sudamerica e spiritualità il disco d'esordio del giovane musicista salentino. Una raffinata e emozionante ricerca umana e artistica, con la produzione di Valerio Daniele
Il santo sforzo di capire cosa sia l'amore: il debutto di Samuel Mele!

IL SANTO SFORZO DI CAPIRE COSA SIA L’AMORE
Samuel Mele
Nauna Cantieri Musicali, 2024
(9 tracce | 38.38 min.)

«La parola “sforzo” è centrale nel titolo di questo disco, perché svela la nostra condizione di dormienti attraverso cui viviamo la vita, per cui qualsiasi tentativo di rompere il sonno della nostra coscienza diventa uno sforzo, perché ci vuole tanta energia e determinazione. “Santo” perché muoversi verso una versione di sé stessi migliore, desiderare di portare luce anche nel mondo intorno a noi, è una cosa santa. Tutto questo è una forma elevata di “amore” per sé stessi e per l’altro da noi». Ecco svelato il significato del titolo Il Santo Sforzo di capire cosa sia l'Amore, disco d'esordio di Samuel Mele pubblicato da Nauna Cantieri Musicali. Un debutto nel quale il seme della forma-canzone si arricchisce e acquisisce radici tradizionali, folk, world: un personalissimo primo album con il quale il musicista salentino distilla armonie sudamericane, sonorità mediterranee e in particolare mediorientali provenienti da strumenti inconfondibili come oud e ney. Una canzone capace di superare le vicende ordinarie della vita e di ritornare al contatto con un amore divino, un amore per la vita, per sé stessi.  Nato nel 1995 nella Grecìa Salentina, Samuel Mele è una figura di estremo interesse: studente di Etnomusicologia e Musicoterapia, autore, compositore e suonatore di oud, ney, chitarra e altri strumenti a corde pizzicate del mediterraneo e del medioriente, ha intrapreso viaggi e studi tra Italia e Grecia per trovare senso e direzione per la propria musica. Allievo di alcuni dei più importanti insegnanti di musica modale come Ross Daly, Kelly Thoma, Peppe Frana, Christos Barbas e Lamia Yared, ha scoperto l'amore per la musica cretese e la composizione modale, parallelamente a un percorso di approfondimento interiore con la International School of Self Awareness. Ha vinto la sezione Musica del bando Per Chi Crea promosso da SIAE per la produzione del suo primo disco, ha anche vinto il bando per la Promozione Progetti Discografici dal Vivo promosso da Nuovo Imaie, a cura di Claudio Prima.  «In questo disco, come in ogni altra cosa che esca dalle mie mani, la componente principale è la spiritualità intesa come una ricerca imprescindibile per l’essere umano. Una spiritualità che metta fin da subito radici nella materia, facendo fiorire concretamente la vita di chi decide di guardarsi dentro, di conoscersi e di migliorarsi. Da un punto di vista artistico questa è solo una prima parte di altri lavori che volgono ancora di più lo sguardo alle musiche tradizionali colte e popolari del Mediterraneo e del Medioriente, sempre mediante un approccio contemporaneo, inedito e personalissimo». Samuel Mele presenta il suo lavoro come una vicenda umana e artistica di ricerca, scoperta e rivelazione di un'esperienza fuori dall'ordinario, ovvero la possibilità di avvertire un legame tra l'umano e il divino. Per farlo Mele ha utilizzato gli elementi della forma-canzone in una chiave intima ma al tempo stesso universale, aperta al dialogo con il jazz, la world music, la musica sudamericana e ovviamente il grande amore per i suoni del bacino mediterraneo e del Medioriente, con strumenti provenienti dalla musica sacra turca, persiana e non solo come il ney, un flauto di canna che simboleggia il canto dell'anima a Dio e l'uomo come canale e l'oud, un liuto che nel mondo arabo ed ottomano collega i differenti livelli psicofisici dell'umano alle dimensioni cosmiche dell'universo. Queste influenze confluiscono in una forma canzone autoriale che mantiene una sua radice nella musica pop. Il Santo Sforzo di capire cosa sia l'Amore è un’opera di gruppo, con la partecipazione di numerosi musicisti, con produzione e arrangiamenti di una delle personalità più intriganti della nuova musica di frontiera italiana come Valerio Daniele: «Lavorare con Valerio credo possa risultare scomodo per alcuni, perché è una persona molto sincera. Con me lo è stato da subito ed io ne sono stato felicissimo. Ho capito che era la persona giusta con cui raffinare il mio lavoro. Così è stato. Ha creduto molto nella validità di questo disco, ha rispettato tanto il mio lavoro autoriale e compositivo e si è proposto di scrivere gli arrangiamenti per ottoni che nel disco sono suonati da Giorgio Distante. Sono presenti anche la sua chitarra baritona ed alcune parti di elettronica che sono il suo segno distintivo e che aggiungono un ulteriore gusto contemporaneo al disco» Il Santo Sforzo di capire cosa sia l'Amore è scritto e composto da Samuel Mele, prodotto e arrangiato da Valerio Daniele, con la produzione esecutiva di Claudia De Ventura ed è edito da Nauna Cantieri Musicali. Con il sostegno del MIC - Ministero della Cultura, e di SIAE, nell'ambito del programma Per Chi Crea. 
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Zàkynthos  
Francesco Bruno firma la sua danza con il Mediterraneo sui ritmi del sound latinoamericano 
AlfaMusic (2023)
In uscita sui Digital Store il 7 luglio per AlfaMusic e presentato l'8 luglio in anteprima a Jazz&Image Live@Colosseo 2023.

“Il linguaggio del jazz non conosce confini geografici e temporali, è il più forte dei venti che conosco, capace con la sua forza di attraversare le culture di tutto il mondo, spazzando via ogni dogma o  pregiudizio, rimanendo vivo e rinnovandosi da sempre proprio grazie a questa libertà espressiva che amo e che ha sempre ispirato i miei progetti.”

Esce sui digital stores il 7 luglio (nei negozi da settembre) per AlfaMusic e verrà presentato in anteprima a ​​Jazz&Image Live@Colosseo 2023 l’ 8 luglio Zàkynthos,  il nuovo progetto del chitarrista e compositore Francesco Bruno: otto composizioni originali che attraversano le suggestioni del bacino del mediterraneo e della musica Latino Americana, con uno sguardo attento alle infinite contaminazioni  che rendono vivo il linguaggio del jazz moderno. L’ispirazione parte proprio da lì, dai racconti immaginari portati dai venti del mondo: che soffiano e si raccolgono iconicamente sull’isola di Zàkynthos (Zante), in Grecia e al centro del mediterraneo, proprio dove nelle prime mappe geografiche campeggiava la rosa dei venti. Al fianco di Francesco Bruno il batterista Marco Rovinelli e il contrabbassista Andrea Colella coinvolti in un affascinante interplay con le note della chitarra di Bruno. Con loro, in occasione della data dell’8, ci sarà Maurizio Giammarco al sax, nome storico del jazz italiano. Il progetto ruota attorno alla scrittura melodica che da sempre contraddistingue le produzioni di Francesco Bruno e, oggi, ha scelto di lavorare sulla poesia e la delicatezza  della dimensione minimale del trio acustico jazz. La chitarra, ovviamente, è al centro di questa narrazione e affonda le radici nel lessico jazzistico tradizionale per poi evolversi in nuove forme espressive senza mai abbandonare comunicazione ed empatia con l'ascoltatore.
Tracklist
1. Jaloque  (Scirocco). È Il primo brano scritto per questo progetto, scelto per aprire questo nuovo viaggio immaginario, ci sono i colori caldi della musica latina, del mediterraneo, il jazz afroamericano e ancora la melodia per prendere per mano l’ascoltatore e portarlo in una terra senza confini, quella della fantasia!
2. Zàkynthos  (Isola di Zante/Zàkynthos). Ho pensato a questo brano come una scrittura per chitarra classica che si evolve in una parte armonica strutturata per l’improvvisazione. Quello della chitarra classica è un universo che da sempre mi affascina e che trovo possa convivere magicamente con la dimensione chitarristica  propria del jazz.
3. Briza  (Vento delle coste del Sud America). La musica Latino Americana è da sempre per me fonte di ispirazione, trovo una vicinanza  con questo universo fatto di passioni, di colori forti misti a sfumature malinconiche talvolta struggenti, il  brano viaggia attraverso queste suggestioni.
4. Etesii (Vento delle coste della Grecia). Un brano caratterizzato da elementi compositivi ispirati in parte dal mondo classico e ancora da quello della musica mediterranea e latina in genere. ‘E affascinante viaggiare attraverso il linguaggio del jazz tra questi  infiniti colori, perdendosi in un territorio senza confini.
5. Bayamo  (Vento di Cuba). Un tema solare, ispirato alla musica Afro Cubana, per aprire allo spazio solistico. La sfida insieme ai musicisti è stata quella di creare un crossover stilistico tra tradizione e modernità, discostandosi da un’ interpretazione oleografica della musica latino americana.
6. Africo  (Libeccio). Una  ballad scritta pensando ad una melodia pervasa di dolcezza e malinconia, con la  brezza di una  notte d’estate  a fare da cornice immaginaria alla chitarra che racconta una storia insieme al contrabbasso e la batteria.
7. Zonda (Vento  Argentino). Il mio amore per il jazz afroamericano, il mainstream, l’hard bop,  in questo brano nel cui tema ci sono anche richiami al mondo sud americano. C’è tutta la gioia di suonare insieme in questa take nella quale c’è spazio anche per uno spontaneo solo di batteria, proprio come in un live!
8. Aeràki (Brezza). Ho scelto di concludere questo progetto con una ballad che potesse racchiudere in se le emozioni che lo hanno animato: il mio  amore per il jazz nelle sue infinite declinazioni, per la melodia, il calore dei popoli Latini e il mio sguardo al pianeta a volte malinconico, più spesso pieno di speranza, nonostante la stagione.   
 
Note di copertina 
Vivo da molti anni in un posto di mare, credo sia un dono ricevuto quello di poter sedere a volte su un tronco portato dal mare sulla spiaggia ed ascoltare in solitudine il suono del vento. Quante storie il vento sembra raccontare con il suo cammino, attraversando continenti a volte con violenza e distruzione, a volte con dolcezza, regalando un abbraccio in una calda notte d'estate. In fondo il vento è anche il racconto di noi tutti esseri umani capitati in tempi e luoghi diversi in questo viaggio misterioso che è la vita. Credo dovremmo tutti provare ad ascoltare le storie portate dal vento, con tenerezza ed empatia, cercando di capire quanta  bellezza potremmo riceverne in cambio. Io ho provato con la mia musica a raccontarne alcune, immaginando come ho fatto anche nei miei lavori precedenti, sentimenti, emozioni non solo della mia terra ma anche di altre più lontane. Ho scelto per raccontarle la dimensione minimale del trio, suonando insieme al batterista Marco Rovinelli e il contrabbassista Andrea Colella, due musicisti con i quali ho l’onore di collaborare da tempo che hanno  impreziosito questo lavoro con la loro grande sensibilità. Il linguaggio del jazz non conosce confini geografici e temporali, è il più forte dei venti che conosco, capace con la sua forza di attraversare le culture di tutto il mondo, spazzando via ogni dogma o  pregiudizio, rimanendo vivo e rinnovandosi da sempre proprio grazie a questa libertà espressiva che amo profondamente e che ha sempre ispirato i miei progetti. Un sentito ringraziamento va agli amici Fabrizio Salvatore e Alessandro Guardia di AlfaMusic che hanno nuovamente abbracciato un mio progetto con grande passione, alla graphic designer Nerina Fernandez, capace con la sua arte di interpretare in maniera unica i miei viaggi musicali e a tutte le persone che amano la mia musica e la sostengono da sempre con sincera passione.
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MARCO LUPARIA -  masnä
masnä «bimbo». Di provenienza masnada «famiglia, prole» (dal latino medievale mansionata, derivato dal latino mansionem «dimora») 
Dizionario Etimologico del dialetto piemontese - D. Bisio 

San Martino di Rosignano è un piccolo borgo ai piedi delle Alpi tra il Piemonte italiano e la Savoia francese. Dopo diversi anni all'estero, durante la pandemia, il batterista piemontese ha finalmente trovato il tempo per tornarvi e in questo periodo di ritiro ha composto la musica del disco. Le immagini di questo luogo bucolico, immobile, desolato ma al tempo stesso adorno di memorie e manufatti che testimoniano un’infanzia altrimenti dimenticata si riversano in una ricerca del tempo proustiana. Questo sestetto ibrido, composto da tre musicisti italiani e tre francesi, si è incontrato per la prima volta in vista di questa sessione di registrazione. L’interesse per le tradizioni millenarie, in particolare il Gagaku Giapponese, il gamelan indonesiano, la musica carnatica indiana e la musica sacra europea, si riflette nella scrittura musicale che contrasta con l'attitudine improvvisativa radicale del gruppo. L’omonimo disco masnä viene pubblicato il 20 Gennaio 2023 da L’Autre Collectif Label. Tutti i brani sono stati composti da Marco Luparia tranne étude campanaire di Sol Léna--Schroll e wuh di Federico Calcagno. Progetto vincitore del bando Chantiers des Détours de Babel 2022
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ROBERTO DE NITTIS - MAE’

Il pianista e compositore foggiano Roberto De Nittis pubblicherà il secondo album Maé il 10 marzo. Lo stesso giorno De Nittis, vincitore del Top Jazz 2019 nella categoria Nuovo Talento, presenterà il disco con uno speciale concerto presso l'Auditorium del Conservatorio U. Giordano di Foggia. Il disco, pubblicato da Caligola Records e prodotto in collaborazione con il Conservatorio, si ispira al compositore foggiano Umberto Giordano e al suo controverso rapporto con la città, che abbandonò nel 1892 dopo che ad un suo concerto per festeggiare il successo dell’opera Malavita al teatro Dauno si accorse che il pubblico era del tutto disattento; la riconciliazione con la città avvenne 36 anni dopo nel 1928. In Maé De Nittis prova a immaginare le sensazioni e le emozioni che Giordano proverebbe tornando oggi nella sua città natale. Da qui sono scaturite 9 immagini, sotto forma di 9 composizioni originali, raffiguranti persone e situazioni che legano -direttamente e non-, la vita del noto compositore di fine ‘800 alla città.  Il connubio tra l’ensemble classico, l’Orchestra Sinfonica Young del Conservatorio diretta dal Maestro Andrea Palmacci, ed il trio jazz riflette la carriera artistica di Roberto De Nittis, qui nella doppia veste di compositore ed esecutore, e al tempo stesso rappresenta la contaminazione di stili e linguaggi che si riscontra nella stessa città di Foggia, a livello storico, artistico, sociale.  L’ascoltatore è accompagnato in un viaggio sonoro, che ha protagonista Umberto Giordano. Attraverso nove brani originali, riconducibili a nove precise immagini, l’ascoltatore entra in contatto con atmosfere e reminiscenze che sono frutto della libera e personale interpretazione del compositore.  Bancarelle, Struscio, La Banda Colta e La Ballada di Giordano strettamente legate alla città di Foggia rimandano a tradizioni locali o luoghi della città. Madìa, Don Gaetano, Umbè e Napoletana raccontano la sfera familiare e affettiva di Giordano mentre Maè, abbreviazione di “Maestro”, rappresenta una vera e propria istantanea ritraente il M° Umberto Giordano mentre gusta la propria vita passata consapevole di non essere fatto di materia.
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ANTONIO FUSCO TRIO - SETE

SETE è il nuovo album del batterista e compositore Antonio Fusco, in uscita per Da Vinci il 31 marzo. L’album rappresenta un viaggio nel mondo artistico del musicista che utilizza la melodia, l'interazione e la ricerca del suono per esplorare l'interconnessione dell'esperienza umana. Attraverso la ricerca e la sperimentazione, Fusco approfondisce le complessità armoniche e melodiche di ogni brano, rivelando le verità più profonde della condizione umana. La sua visione creativa e artistica esprime la convinzione del potere dell'autenticità e dell'espressione di sé, ed è attivamente impegnato a difendere l'idea che la musica possa agire come forza unificante, avvicinando le persone in un'esperienza emotiva condivisa. La musica è un riflesso dei vari momenti sociali ed economici che hanno caratterizzato tutto il 2020, tra cui Quarantine, Waves e Pilgrim, brani che rappresentano un segmento storico significativo dell'esistenza umana, esplorando temi di isolamento, comunità e trascendenza. I brani mirano a connettersi con l'ascoltatore attraverso l'esplorazione di queste esperienze umane universali, portando a una più profonda comprensione di sé e del mondo che ci circonda.
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GIOVANNI BENVENUTI - AN HOUR OF EXISTENCE

Giovanni Benvenuti pubblicherà il nuovo album il 2 dicembre per AMP Records. An hour of existence, un’ora di esistenza, prende l’idea del titolo da un racconto di fantascienza nel quale uno dei protagonisti, che per varie ragioni non esiste più come persona fisica, torna a materializzarsi per solamente un’ora all’anno. Cosa faremmo se avessimo a disposizione solamente così poco tempo? Lo utilizzeremmo per compiere azioni eccezionali o semplicemente per goderci la semplicità dei gesti quotidiani? In un incrocio tra storia e fantascienza, due delle principali fonti di ispirazione del sassofonista, i brani di questo disco prendono spunto e raccontano di personaggi straordinari di un passato storico o di un futuro immaginato che si trovano alle prese con episodi ordinari, che in qualche modo li rendono persone più vicine a noi e meno irraggiungibili. Episodi che in qualche modo ci mostrano come eroi della storia o della nostra fantasia siano persone come noi: così possiamo riuscire a comprenderli meglio e comprendere meglio noi stessi e il nostro presente. Da un re che vediamo in forma di statua in ogni città italiana che litiga per tutto un viaggio in treno con un suo ministro che trova i suoi baffi ridicoli (King’s mustache) a il più grande poeta della galassia che in un lontano futuro impara a esprimersi con le pochissime parole che un incidente al cervello gli ha lasciato facoltà di usare. Per la realizzazione di questo disco Giovanni Benvenuti ha scritto musiche dove le composizioni, dalle strutture molto articolate, lasciano ai musicisti piena facoltà di esprimere la loro personalità. Pur facendo utilizzo di materiali complessi, come armonie contemporanee e metri e ritmi dispari, la forte importanza data all’immediatezza della melodia vuol portare l’ascoltatore a dimenticare gli aspetti tecnici e ad abbandonarsi al flusso musicale ed al racconto in musica. I musicisti scelti sono persone con le quali Benvenuti ha una affinità musicale di lunga data: il pianista tedesco Christian Pabst, il contrabbassista Francesco Pierotti (con il quale ha registrato numerosi precedenti lavori) ed il batterista Dario Rossi, presente anche nel precedente disco Paolina and the android.
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QUIET QUARTET

Il gruppo Quiet Quartet nasce nel 2019 a Firenze, ed è composto da Giulia Bartolini, cantante e compositrice, col pianista Alessio Falcone, il bassista Luca Giachi e il batterista Simone Brilli. L’omonimo album Quiet Quartet, uscito il 10 marzo per l’etichetta norvegese AMP records, è il primo disco dell’omonimo gruppo e contiene 7 brani originali in italiano, nati dall'unione tra jazz moderno e musica cantautorale. Il filo conduttore che trapela silenziosamente in tutto il disco è il tema della dualità e dell'incontro tra due opposti. La maggior parte dei brani nasce infatti dall’idea di due diverse “anime” appartenenti alla stessa persona, che cercano in ogni modo di ricomporsi. Queste due parti, differenti e spesso in contraddizione, talvolta riescono a incontrarsi come in Unione o in Verso noi due. Altre volte l'incontro non è possibile e le due anime non riescono a conciliarsi, come nel brano Se verrà, oppure come in Con nostalgia. Alcune canzoni sono ispirate da un inconscio più astratto, come Sogno lucido o Tempo di partire. Musiche e testi sono scritti da Giulia Bartolini, ma ogni membro del gruppo apporta le proprie idee e la propria originalità. Da questo lavoro collettivo nasce il brano finale, arrangiato e strutturato dall’insieme di voci che compongono il gruppo. Il gruppo ha partecipato a diverse importanti rassegne tra cui il Flower Jazz Festival al Piazzale Michelangelo di Firenze, Jazz Prime in Sala Vanni (Firenze),  nel 2021 partecipano come finalisti al Contest Mediterrani nell'ambito del Festival JazzAlguer ad Alghero e nello stesso anno  partecipano alla rassegna Jammin' 2021, organizzata dal Saint Louis College of Music presso la Terrazza del Gianicolo a Roma.
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Anatomy of the Sun
Il nuovo album di Elena Paparusso
in uscita venerdì 19 aprile per la Parco della Musica Records
 
Esce venerdì 19 aprile Anatomy of the Sun per la Parco della Musica Records, il nuovo album della cantante Elena Paparusso. Un paradigma di stile, 9 tracce di puro jazz cantautoriale, che vede la firma dell’autrice nel testo, nella musica e negli arrangiamenti. L’album, che vede la collaborazione di Domenico Sanna al pianoforte, Francesco Poeti alla chitarra, Giuseppe Romagnoli al contrabbasso, Matteo Bultrini alla batteria e Francesco Fratini alla tromba, verrà presentato in concerto giovedì 2 maggio alla Casa del Jazz di Roma. In Anatomy of the Sun, Elena Paparusso interpreta variazioni sul tema attraverso uno sguardo che è al tempo stesso rivolto all’universo ma anche al centro di se stessa, alla continua ricerca di un punto fermo, di gravità ed esistenza. Il linguaggio del jazz si fa universale, tra colori, espressioni, idiomi che l’artista può utilizzare per esprimere e raccontare qualcosa di inafferrabile. Nasce così la sua Anatomy Of The Sun, un disco che è il naturale continuum della sua opera precedente, un progetto profondo e personale, che racchiude composizioni che sono state scritte in questo periodo di pausa e che appartengono proprio nelle tematiche a riflessioni più intime.  Un lavoro che vede ancora più in evidenza la fusione tra la tradizione del jazz e un percorso di ricerca compositiva e sonora tutta personale dell’artista. Il riferimento al sole, stella madre e antica, prende ispirazione dalle Cosmicomiche di Italo Calvino, storie del Sole, stelle e galassie: come tutti i cosmonauti, anche Elena Paparusso investiga in parallelo i propri sentieri emotivi attraverso suggestioni musicali ricche ed eterogenee. La sua è una scrittura che affianca le varie influenze della canzone afroamericana a un gusto che tende alla contemporaneità. “Stiamo navigando nel Sole, all’interno dell’esplosione solare dove non contano bussole né radar” scriveva Calvino. E in questa metafora di visioni emotive e trasversali, la musica e il jazz sono la colonna sonora di questa continua esplorazione. Originaria di Noci (Bari), oltre ad insegnante di canto al Conservatorio, Elena Paparusso lavora da diversi anni anche nel mondo della danza contemporanea, sia come docente, che come organizzatrice di eventi, sempre nell’ottica di una collaborazione di linguaggi e forma artistiche più sperimentali. In Anatomy of the Sun, infatti, non solo la danza è presente in due titoli, ma il movimento dei corpi e le loro relazioni sono argomenti che trovano forma e spazio, come in un continuo e reciproco rispetto di “pesi”, orbite, consistenze, realtà.
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ROBERTO OTTAVIANO & PINTURAS
A CHE PUNTO È LA NOTTE

Prosegue la collaborazione tra l'etichetta discografica salentina Dodicilune e il sassofonista barese Roberto Ottaviano. Dopo "Un Dio Clandestino" (2008), "Arcthetics. Soffio Primitivo" (2013), "Forgotten Matches. The Worlds of Steve Lacy" (2014), "Astrolabio" (2015), "Eternal Love" (2018), i due dischi dell’anno per Top Jazz (referendum indetto dalla rivista Musica Jazz) "Sideralis" (2017) e "Resonance & Rhapsodies" (2020) e il più recente  “Charlie’s Blue Skylight” (2022), venerdì 30 giugno esce “A che punto è la notte”. Nel nuovo progetto discografico, distribuito da distribuito in Italia e all’estero da IRD e nei migliori store on line da Believe Digital e prodotto nella programmazione Puglia Sounds Records 2023 della Regione Puglia (FSC Puglia 2014|2020 - Patto per la Puglia - Area di Intervento IV "Turismo, Cultura e Valorizzazione delle risorse naturali"), il musicista e compositore torna con un progetto tutto pugliese: Roberto Ottaviano & Pinturas. Il quartetto guidato dal sassofono di Ottaviano è completato dalla chitarra di Nando di Modugno, dal contrabbasso di Giorgio Vendola e dalla batteria e dalle percussioni di Pippo D’Ambrosio. «Dopo anni di progetti realizzati insieme ad artisti provenienti da varie parti del nostro pianeta, non è un caso se una quindicina di anni fa questo nuovo quartetto è nato nella mia terra. Il jazz diventa qui il “pennello” veloce con cui rappresentare paesaggi e storie immaginarie, i colori sono una infinita tavolozza costituita da tutte le musiche che amiamo profondamente e che rappresentano ancora oggi, e nonostante tutto, l’idea di un messaggio nella bottiglia. Ecco come si compone Pinturas, un affresco dinamico e proiettato verso il futuro ma tuttavia profondamente radicato nell’archetipo del Sud». Il disco propone otto composizioni originali firmate dai tre musicisti – “The Moon is Hiding Beyond Your Mouth”, “Boo”, “You and the Night and the Words (Like Clouds)”, “Like Tears From The Sky (to Rino Arbore)” di Ottaviano, “Hermes” di D’Ambrosio, “Pinturas” di Vendola e “Notturno Indiano” firmata da Di Modugno -  e le riletture, che aprono e chiudono il disco, di “O Silencio das Estrellas” della cantante e compositrice brasiliana Fatima Guedes e “Avalanche”, brano del cantautore canadese Leonard Cohen, inserito nell’album “Songs of love and hate” del 1971. Il disco è dedicato alla memoria del chitarrista e compositore pugliese Rino Arbore, "la cui trasparenza ha rischiarato molte notti altrui ma che per una beffa del destino non e riuscito da illuminare la sua".
«"A che punto è la notte", racconto di Fruttero e Lucentini, è in realtà solo un buon titolo che, confesso, ho usato strumentalmente perché può racchiudere in sé molte altre atmosfere e richiami, come quelli contenuti in diversa letteratura, come ne "Il buio oltre la siepe" di Harper Lee, o "Non andartene docile in quella buona notte", poesia di Dylan Thomas, "Il lungo sonno" di Raymond Chandler o ancora "Tenera è la notte" di F.S. Fitzgerald, solo per citarne alcune», sottolinea Ottaviano nelle note di copertina. «La notte come momento topico in cui riescono a disporsi in uno spazio indefinito ed in un momento sospeso, una serie di teorie, interrogativi, memorie, come costellazioni lontane e che pure ci attraversano come nodi gordiani dell'esistenza. "A che punto è la notte" è una domanda che qui si traduce in singoli haiku musicali a riguardo di temi che investono il singolo come la moltitudine: il naufragio di una generazione, la cronaca di un amore, la denuncia della seduzione del denaro e la confessione dell’inevitabile sconfitta della sensibilità, l’incapacità di salvarsi non solo come uomini dotati di troppo talento o troppo sensibili, ma anche di molti fra i migliori di una intera generazione tradita da falsi miti, la paura di ciò che non si conosce e la presunta ineluttabilità di una scelta. E così che Pinturas scrive il suo "Noir" originale, dopo due lavori dedicati alle interpretazioni di un vasto songbook universale, "Un Dio Clandestino" (Dodicilune, 2008) e Change The World (Nel gioco del jazz, 2017). Tuttavia anche qui riesce a far proprie due storie di altre firme che si inseriscono come una piccola lanterna in questa meditabonda attesa o ieratica ricerca di chi è andato via, nel buio».
Attivo sulla scena jazzistica internazionale da oltre quarant’anni, Roberto Ottaviano (Bari, 21 dicembre 1957) ha suonato e inciso con alcuni tra i più importanti musicisti americani ed europei a cavallo tra diverse generazioni. A cinque anni prende lezioni di clarinetto al Conservatorio “Niccolò Piccinni” di Bari poi studia sassofono classico a Perugia con Federico Mondelci, armonia e composizione classica con Walter Boncompagni, Giacomo Manzoni e Luigi Nono. Un fortuito incontro con Steve Lacy lo spinge ad approfondire lo studio del sax soprano. In America studia composizione jazz e arrangiamento con Ran Blake, Bill Russo, George Russell collaborando con Buck Clayton, Ernie Wilkins, Benny Bailey, Sal Nistico; poi è membro dell'orchestra di Andrea Centazzo, collabora con Gianluigi Trovesi, Theo Jörgensmann, Franz Koglmann, Carlo Actis Dato, Radu Malfatti, Carlos Zingaro, Franz Koglmann, Georg Gräwe, Ran Blake, Tiziana Ghigl ioni. Nel 1983 pubblica il suo primo album ("Aspects") con Giancarlo Schiaffini, Paolo Fresu, Carlo Actis Dato. Nel 1986 costituisce un quartetto con Arrigo Cappellatti. Nel 1988 fonda l'ensemble di ottoni "Six Mobilies", nel 1988 incide un omaggio a Charles Mingus (Mingus - portraits in six colours ), nel 1990 incide "Items from the old earth". Dal 1979 collabora con numerosi musicisti jazz come Dizzy Gillespie, Art Farmer, Mal Waldron, Albert Mangelsdorff, Chet Baker, Enrico Rava, Barre Phillips, Keith Tippett, Steve Swallow, Irene Schweizer, Kenny Wheeler, Henry Texier, Paul Bley, Aldo Romano, Myra Sant'agnello, Tony Oxley, Misha Mengelberg, Han Bennink, Mario Schiano, Trilok Gurtu, Samulnori, Pierre Favre. Suona in moltissimi jazz festival europei e americani. Si esibisce in Germania, Austria, Svizzera, Belgio, Francia, Danimarca, Norvegia, Inghilterra, Spagna, Portogallo, Jugoslavia, Albania, Romania, Russia, India, Giappone, Messico, Tailandia, Marocco, Algeria, Costa d’Avor io, Senegal, Cameroun, Stati Uniti, Canada, ed ha inciso per Red, Splasc(h), Soul Note, Dodicilune, Hat Art, Intakt, ECM, DIW ed Ogun. Da didatta ha tenuto corsi a Woodstock N.Y., nei conservatori di Città del Messico, Vienna, Groningen, presso le istituzioni culturali di Urbino, Cagliari, Firenze, Roma, Siracusa. Ha fondato il corso Musica Jazz nel Conservatorio Niccolò Piccinni di Bari e di cui è coordinatore da quasi 30 anni. È autore del libro, "Il sax: lo strumento, la storia, le tecniche” (Muzzio editore, 1989). Per Dodicilune ha pubblicato, con varie formazioni, "Un Dio Clandestino" (2008), "Arcthetics. Soffio Primitivo" (2013), "Forgotten Matches. The Worlds of Steve Lacy" (2014), "Astrolabio" (2015), "Eternal Love" (2018), i due dischi dell’anno per Top Jazz (referendum indetto dalla rivista Musica Jazz) "Sideralis" (2017) e "Resonance & Rhapsodies" (2020), “Charlie’s Blue Skylight” (2022) e  “A che punto è la notte” (2023). È stato eletto musicista italiano dell'anno per Top Jazz 2022, referendum annuale indetto dalla storica rivista Musica Jazz.

MANUELE MONTANARI  feat. GABRIELE MIRABASSI 
MOVIE MEDLEY. Il GRANDE JAZZ A CINECITTÀ

Prodotto da Dodicilune, distribuito in Italia e all’estero da IRD e nei migliori store on line da Believe Digital, sabato 1 agosto esce "Movie medley. Il grande jazz a Cinecittà" di Manuele Montanari. Affiancato dal clarinettista Gabriele Mirabassi e da una big band composta da importanti nomi della scena jazz nazionale, il contrabba ssista propone quattordici composizioni tratte da colonne sonore di celebri film italiani come "I soliti ignoti", "La notte", "Il sorpasso", "Il vangelo secondo Matteo", "Jazz Band", "7 uomini d’oro", "Ultimo tango a Parigi", "La leggenda del pianista sull’Oceano" e altri ancora. L'organico è composto da Simone La Maida (sax alto/soprano), Antonangelo Giudice (sax alto e clarinetto), Filippo Sebastianelli e Milo Lombardi (sax tenore e clarinetti), Marco Postacchini (sax basso e baritono, clarinetto, flauto), Leonardo Rosselli (sax baritono), Luca Giardini, Giacomo Uncini, Michele Samory e Mattia Zepponi (tromba e flicorno), Massimo Morganti (trombone, euphonium), Luca Pernici (trombone), Carlo Piermartire (trombone basso), Diego Donati (chitarra), Tommaso Sgammini (piano), Lorenzo Marinelli (batteria e tam-tam). La presentazione ufficiale, proprio nel giorno dell'uscita, sarà ospitata dall'Ancona Jazz Festival nella Mole Vanvitelliana del cap oluogo marchigiano (info a questo link urly.it/37bx5). «La passione per il Jazz e per il Cinema mi ha portato ad omaggiare la musica di impronta jazzistica che ha fatto da sfondo a film italiani di alto rilievo. Capolavori del grande schermo riconosciuti tali anche grazie alle loro colonne sonore», sottolinea Manuele Montanari nelle note di copertina. «C'è infatti un importante filo conduttore che accomuna tutti i lungometraggi dai quali ho attinto il materiale musicale per la realizzazione di questo progetto. È quel connubio sempre presente tra grandi registi e grandi compositori: Monicelli-Umiliani, Risi-Ortolani, Visconti-Rota, Bertolucci-Barbieri, Tornatore-Morricone solo per citarne alcuni», prosegue il musicista. «Cimentarsi  con  opere  piuttosto note e composte per film celebri  ha fatto emergere fin da subito la necessità di  riproporre ciascuna composizione in chiav e leggermente diversa. Ho abbracciato, perciò, l'idea di organizzare gli arrangiamenti in forma di Medley, unendo i vari brani in assenza di una vera e propria soluzione di continuità. In modo da ottenere un'unica colonna sonora, formata da composizioni provenienti da autori e da film differenti. Con l’augurio di riportare all’attenzione del grande pubblico alcuni tra i maggiori  capisaldi del jazz italiano, rivisitati nell'insolita veste Suite-Medley». 

VINCENZO CARUSO
SIRENE A CADAQUÉS

Prodotto da Dodicilune, nella collana Confini, distribuito in Italia e all’estero da IRD e nei migliori store on line da Believe Digital, martedì 22 settembre esce "Sirene a Cadaqués" di Vincenzo Caruso. Il progetto discografico nasce dall'incontro tra la musica del pianista e compositore campano e la poesia di Pina Varriale convergenti nell'interpretazione vocale di Annalisa Madonna.  «La linea artistica del disco, partendo dalla scelta di usare esclusivamente voce e pianoforte, è quella di un linguaggio essenziale ma ricercato e la brevità dei brani asseconda la volontà di non dire più di quello che sia necessario», sottolinea Caruso. «Pur essendo un musicista di formazione classica sono sempre stato affascinato dalle potenzialità della fo rma canzone alla quale mi avvicino perseguendo l’ossimoro di una song “popolare-colta”, una sorta di lied moderno basato sulla “canzone d’autore”. Il disco prende vita da due raccolte di poesie della scrittrice Pina Varriale intitolate rispettivamente “Sirene” e “Olé”, raggruppate nel titolo del disco Sirene a Cadaqués», racconta. «La raccolta “Olé” (esclamazione di Salvador Dalì alla notizia della morte di F. Garcia Lorca per via di uno squadrone franchista) è in pratica la sintesi poetica del saggio biografico: "Dalì, Alchimie di un genio", scritto a quattro mani con Serena Montesarchio e Cadaqués è il paese catalano dov'è nato Dalì nonché teatro di momenti spensierati vissuti insieme al poeta Federico Garcia Lorca, suo grande amico e compagno di studi alla “Residencia de estudiantes”. Di tale amicizia si è discusso tanto», prosegue il pianista, «molti biografi parlano di essa più come una storia di amore impossibile, e lo stesso saggio della Varriale approfondisce bene gli aspetti psicologici di questa relazione, tuttavia, l’intenzione del disco è quella di superare la natura sensazionalistica della vicenda trovandola più che altro perfetta per esprimere il concetto di "impossibilità in amore" e di “sofferenza per amore” sublimato nel corso dei secoli nell'arte dei più grandi artisti», continua. «La seconda parte, “Sirene”, invece, cedendo al fascino che il mito delle sirene fin dall’antichità ha esercitato sugli uomini, affronta un tema che, da Omero a Kafka, grazie agli spiccati contenuti metaforici si presta a svariate interpretazioni psicologiche, dall’illusione alla disillusione nell’amore e nell’arte. Nel nostro caso i testi puntano i fari sull’equivoco “Donna-Sirena”, due ruoli che si confondono e si mescolano».

MIRABASSI – DI MODUGNO  - BALDUCCI
TABACCO E CAFFÈ 

A distanza di quasi sei anni dal precedente "Amori sospesi", torna con un nuovo progetto discografico il trio che riunisce il clarinettista Gabriele Mirabassi, il chitarrista Nando Di Modugno e il bassista Pierluigi Balducci. "Tabacco e Caffè" sarà disponibile da martedì 30 marzo in Italia e all’estero distribuito da Ird e nei migliori store digitali da Believe Digital, prodotto - come il precedente - dall’etichetta salentina Dodicilune e promosso con il sostegno di Puglia Sounds Record 2020/2021 della Regione Puglia (FSC 2014/2020 - Patto per la Puglia - Investiamo nel vostro futuro) e il supporto di Quarta Caffè. I tre musicisti proseguono, dunque, il loro viaggio evocativo e suggestivo dal Mediterraneo all’America del Sud, su una rotta - tra tabacco e caffè - in cui si intersecano jazz, folklore ed echi della tradizione classica. Il nuovo disco propone nove brani: quattro composizioni originali di Mirabassi ("Espinha de truta"), Di Modugno ("Salgado") e Balducci ("Tobaco y cafè" e "La ballata dei giorni piovosi") e cinque riletture di brani di Toninho Horta ("Party in Olinda"), Henry Mancini ("Two for the road"), Egberto Gismonti ("Frevo"), Guinga ("Ellingtoniana") e della conclusiva "Choro bandido" firmata da Edu Lobo e Chico Buarque.
«Tabacco e caffè: c'è chi li chiama vizi, e sicuramente una parte di ragione ce l’ha, ma più di tutto sono modi di stare insieme. In Italia poi, veri fondamenti della cultura nazionale. Posso offriti un caffè? Ci vediamo per un caffè? Così si prendono appuntamenti e si ricevono ospiti da noi», racconta Mirabassi. «Eppure quella tazzina contiene un pezzo di mondo. Partito dall'Africa il caffè ha costruito nazioni in Asia e in Sud America. La città di San Paolo del Brasile senza di esso sarebbe un paesino, e non la megalopoli di oltre 20 milioni di abitanti che è oggi. Il caffè è un compagno quotidiano, un segno di pace, di amicizia, l'odore del risveglio in tutte le nostre case, eppure è anche un selvaggio indigeno delle foreste tropicali, che abbiamo trasformato in simbolo stesso di accoglienza e convivio!», prosegue. «Il tabacco invece ce lo hanno regalato direttamente i nativi americani, eppure anch'esso, soprattutto sotto forma di sigaro toscano (mia grande debolezza e passione) si è lasciato trasformare in un pezzo di storia nostrana. Entrambi invitano alla ritualità, alla socialità, fino alla meditazione. La musica che condividiamo qui con Pierluigi e Nando è nata nella cordialità delle cucine delle nostre case, appunto tra un caffè e un sigaro, raccontando e suonando mondi lontani ed esotici,  trasformandoli in rifugio casalingo e in amicizia. Tabacco e caffè, moka sul fuoco, volute di fumo, essenze selvagge, profumo, esotico, domestico». Ogni concerto di questo trio diviene un’esperienza coinvolgente, capace di trasmettere l’emozione e il pathos che nascono dal ‘sentire’ il profondo ed ancestrale significato della Musica, come arma della comunità per sconfiggere il buio di ogni solitudine individuale.

MAG COLLECTIVE
BIRTH, DEATH AND BIRTH 

Prosegue la collaborazione tra MAG Collective e l’etichetta pugliese Dodicilune. Dopo l’esordio del 2 018 con “Song For Joni”, disco che rileggeva in chiave jazz alcuni fra gli episodi più incisivi del songbook della cantautrice canadese Joni Mitchell, domenica 26 giugno - distribuito in Italia e all’estero da IRD e nei migliori store on line da Believe - esce Birth, Death and Birth. Il nuovo progetto discografico parla di condivisione della vita, morte e rinascita: un percorso ciclico in continua evoluzione, senza inizio e senza fine. Il collettivo toscano formato da Giulia Galliani (voce), Giovanni Benvenuti (sax), Andrea Mucciarelli (chitarra elettrica), Marco Benedetti (basso, contrabbasso) e Andrea Beninati (batteria, violoncello) e ampliato dalla partecipazione di Alessandro Lanzoni (piano), Tommaso Rosati (electronics), Anete Ainsaar (violino), Valentina Gasperetti (viola), Lorenzo Cavallini (arrangiamento archi) e, in un brano, arricchito ulteriormente dall’hammond di Matteo Addabbo propone undici composizioni originali frutto del lavoro di questi anni. Dopo l’ottima accoglienza di “Song For Joni” e numerosi concerti in festival e club, i musicisti del collettivo decidono, infatti, di collaborare alla composizione originale di nuove canzoni, scrivendo musiche e testi, lavorando agli arrangiamenti tra jazz e sperimentazione, ampliando il proprio organico e collaborando con Music Pool, associazione attiva in tutta la Toscana da oltre 35 anni nella produzione, organizzazione e gestione di eventi. Il disco sarà presentato ufficialmente domenica 26 giugno (ore 21:30 – info e biglietti bit.ly/YJazz_EF22) al Teatro Romano di Fiesole nella settantacinquesima edizione dell'Estate Fiesolana, in un concerto organizzato proprio da Music Pool che ospiterà anche LAD Jazz Ensemble, gruppo formato dagli studenti dell’Istituto di Istruzione Superiore “Alberti-Dante”. «Una piacevole ossessione, perché non c’è bellezza senza mistero: questo sarà per voi “Birth, Death and Birth”. Quattro anni lo separano dal precedente disco “Song for Joni” (Dodicilune)», sottolinea nelle note di copertina Davide Ielmini. «E gli anni hanno portato ancora più forza, chiarezza e vigore. Perché per questo gruppo non conta ciò che si consuma in fretta (must della società contemporanea) ma ciò che resta. Da qui una musica che nasce, rinasce e si prende cura del tempo. E alla quale non interessa consacrare l’esistente, ma svelare una mappa dei suoni nascosti. Anche quelli di una morte che è un sipario tra le parole nascita e rinascita. Un mood che Giulia Galliani usa per detonare l’angoscia e far brillare quella lucentezza che ondeggia, o palpita, a seconda delle necessità narrative. Allora la vocalità diventa richiamo fonetico, sasso o piuma, dove l’altalena intervallare dell’armonia si presta ad una pungente teatralizzazione del vissuto interiore», proseguono le note. «Una compiutezza che racconta, in modo flessibile e dinamico, l’approccio serio e divertito del MAG al continuo gioco di incontri/scontri tra timbriche e dinamiche, modernismo e tradizione, presa tematica e sperimentazione, virtuosismo solistico e suono d’insieme. Digeriti i diversi linguaggi jazz - i fraseggi agli strumenti rivelano un’ampia padronanza tecnica – il gruppo definisce un mondo fatto di nuovi mondi»,  spiega il pianista, giornalista e critico musicale. «Con una musica che sembra dividersi tra acqua e aria: da un lato si immerge (la suite “How to Breathe Underwater”) nei colori di un Crepuscolo accarezzato dalle meccaniche dei circuiti el ettronici (come battiti d’ala) e, dall’altro, si alza mettendo d’accordo evanescenza e solidità della forma. È una verticalità che procede per combustione – l’iterazione di quattro note, tra voce e sax, nelle prime battute di “Lucid”; la ballad a fil di pelle “Marlh”; la marcetta che apre “Tombeau for a young eagle” – per poi esplodere in una vivacità corroborante fatta di assoli vertiginosi (le frasi che si allungano alla ricerca dell’infinitezza sul sax di Giovanni Benvenuti in “The time we were together”); le fughe in avanti del basso di Marco Benedetti in “Happiness”, la sintesi stilistica al piano di Alessandro Lanzoni e all’organo di Matteo Addabbo in “Write your name in the sand”. Musica trasformativa e dialogante che riserva momenti inaspettati, come accade in “Lullaby”, dove il solo quartetto d’archi sembra deambulare su una melodia da requiem. Ma la morte può attendere. Ancora».

ADRIANO CLEMENTE
THE COLTRANE SUITE AND OTHER IMPRESSIONS
PERFORMED BY DAVID MURRAY AND THE AKASHMANI ENSEMBLE FEAT. HAMID DRAKE

Prosegue la collaborazione tra l’etichetta leccese Dodicilune e il pianista, polistrumentista, compositore e arrangiatore Adriano Clemente, salentino d’origine e napoletano d’adozione. Dopo "The Mingus Suite" (2016), ritratto jazz in sette movimenti ispirati dalla musica di Charles Mingus, e le composizioni originali tra stili e tradizioni della musica cubana e latin di “Havana Blue” (2017) e "Cuban Fires" (2018), martedì 23 maggio - distribuito in Italia e all’estero da Ird e nei migliori store on line da Believe Digital - esce “The Coltrane suite and other impressions”.  Il doppio cd propone ben venticinque composizioni originali scritte e arrangiate da Clemente, che suona piano, tromba, arpa, kundi, kalimba, balafon, flauto, shawm, sax soprano/alto, bowed cümbüs, affiancato nelle registrazioni dal suo The Akashmani Ense mble. La rodata formazione nata nel 2011, che comprende Marco Guidolotti (sax baritono/tenore, clarinetto, clarinetto basso), Daniele Tittarelli (sax alto), Antonello Sorrentino (tromba), Massimo Pirone (trombone, trombone basso), Ettore Carucci (piano) e Francesco Pierotti (contrabbasso), è impreziosita dalla presenza di due grandi musicisti statunitensi. Al sax tenore c’è infatti David Murray, artista che dagli anni ’70 in poi ha collaborato con Fred Hopkins, James Newton, Stanley Crouch,  John Hicks, Hugh Ragin, Jack DeJohnette, Henry Threadgill, Olu Dara, Butch Morris, McCoy Tyner, Ed Blackwell, Steve McCall, solo per fare qualche nome, tra i fondatori del World Saxophone Quartet con Oliver Lake, Julius Hemphill e Hamiet Bluiett, è stato nominato nel 1980 "musicista del decennio" da The Village Voice e nel 1989 ha vinto un Grammy Award nella categoria "m iglior interpretazione jazz strumentale di gruppo". Alla batteria si siede invece Hamid Drake, un grande strumentista che riesce a trasmettere in modo autentico le caratteristiche poliritmiche del drumming africano e vanta collaborazioni con Don Cherry, Borah Bergman, Peter Brotzmann, William Parker, Toshinori Kondo, Marylin Crispell, Pierre Dørge, Georg Gräwe, Herbie Hancock, Misha Mengelberg, Pharoah Sanders, Wayne Shorter, Malachi Thompson, David Murray, Archie Shepp, Bill Laswell, Nicole Mitchell, Michel Portal e, in Italia, al fianco di Pasquale Mirra, Antonello Salis, Paolo Angeli. Ospiti in alcuni brani anche Fabrizio Aiello (congas), Alessio Buccella (piano), Michelangelo Scandroglio (contrabbasso), Michele Lanzini (violoncello), Michele Makarovic (tromba).

KRISHNA BISWAS - MANIGLIE E POMELLI

Prosegue la collaborazione tra l'etichetta discografica Dodicilune e il chitarrista Krishna Biswas: dopo il cd in solo “Maggese” (2020) e “Piccola impresa irregolare”, in duo con il pianista Giovanni Vannoni, martedì 5 settembre esce “Maniglie e pomelli”. Nel nuovo progetto discografico, distribuito in Italia e all’estero da IRD e nei migliori store on line da Believe Digital, il musicista e compositore toscano, nato e cresciuto a Firenze da madre statunitense e padre indiano, propone dieci brani originali (Resina, Antica ruggine, Tramonto aureo, Salotto celtico, Tè nero, Patna, Acero, Wanderer, Lupacchiotto e Cannella) eseguiti con la chitarra acustica. «“Maniglie e pomelli” potrebbe essere il titolo di un racconto per bambini. Ma così non è. Krishna Biswas sa bene che la fatica della narrazione è figlia di un impulso determinato e inarrestabile. Un’estenuante ricerca del sé che ricompone esperienze di ascolto, e di azione, per demolire certezze tecniche ed espressive», sottolinea nelle note di copertina il musicista, giornalista e critico musicale Davide Ielmini. «Nato da madre statunitense (folk e blues li si percepisce anche in quest’ultimo lavoro, seppur sfumati) e padre indiano (i Raga sono sempre un buon esercizio di improvvisazione meditativa), da sempre in bilico tra Oriente (“Patna”) e Occidente (“Salotto celtico”), questo giovane recupera il significato più intimo e pieno del fare musica: uscire dalla propria essenza per scoprirne un’altra. Sempre diversa e migliore. Sensibile oltremisura, Krishna si stacca dalla ritualità contemporanea – devota alla velocità, a lla rissa verbale e alla conferma del pensiero unico – per osservare, attraverso un suono arcaico e moderno nello stesso tempo, i propri rituali: estetici ma non scenici, liberi dalla spettacolarizzazione, imprevedibili», prosegue. «E liberi nel muoversi in un flusso improvvisativo che nasce da una stimolante migrazione creativa. La stessa che da anni inspira Krishna attraverso lo studio dei mosaici solistici di Keith Jarrett, dei respiri concettuali di Stefano Battaglia, di quelle note risonanti basse di Pierre Bensunan e di quella mescola etnica che risuona sull’oud di Anouar Brahem. Eppure, in questa arte così aperta e pregnante, e così attenta a compiere la sua piccola rivoluzione, penso si riscopra anche la genialità di Roy Harper. Perché ciò che sembra essere più caro a Biswas non è tanto la musica in sé, ma il suo concepimento. Le geometrie nelle quali si coagula o si scioglie il suono. Le traiettorie che, apparentemente sghembe, rientrano in un ordine dove la p ausa intesa come spazio narrativo (l’attacco di “Resina”) si sposa ad una tonica fisicità allo strumento e a solleticanti detonazioni armoniche». 
Krishna Biswas è nato a Firenze l’8 luglio 1977 da madre americana e padre indiano. Fin dall’infanzia ha sempre amato la musica ed ha iniziato gli studi di pianoforte a cinque anni sotto la guida del M° Gabriella Barsotti del Conservatorio Luigi Cherubini di Firenze. A sette anni ha scoperto la chitarra classica grazie ad un amico di famiglia, il chitarrista compositore M° Ganesh Del Vescovo, con il quale ha studiato otto anni. A quindici anni Krishna è passato alla chitarra elettrica, suonando con vari gruppi, ed una volta conseguito il diploma al Liceo classico Michelangelo a Firenze si dedica a tempo pieno allo studio della musica ed alla ricerca e sviluppo di uno stile suo proprio. Oltre che nell’insegnamento privato è impegnato in diverse scuole attive sul territorio fiorentino e toscano, affiancando all’attività professionale quella di collaborazione con gruppi musicali di vario stile, dal rock al jazz. Dal 2007 Kri shna Biswas ha approfondito una ricerca musicale originale che si è concretizzata con l’incisione di diversi dischi che contengono le registrazioni di sue composizioni per solo chitarra acustica. Dalla fine del 2016 pubblica con l’etichetta RadiciMusic Records, sia i suoi lavori successivi che quelli precedenti a questa data. Affianca all’attività live di concerti per solo chitarra o formazioni dedite prevalentemente alla musica jazz, la collaborazione artistica con il Maestro Jazz M° Franco Santarnecchi. Nel 2020 esce il suo primo disco in solo acustico “Maggese”, seguito nel 2022 da “Piccola impresa irregolare” in duo con il pianista Giovanni Vannoni, entrambi per l’etichetta Dodicilune.

M.E.T.E.

Prodotto dall’etichetta Dodicilune, distribuito in Italia e all’estero da Ird e nei migliori store on line da Believe Digital, martedì 12 settembre esce “Music enlightens the Earth” del trio M.E.T.E. Il progetto nasce nel 2022 dall’incontro tra Riccardo Di Gianni (chitarre, sitar), Elias Farina (batteria, doundoun) e Ludovico d’Apollo (contrabbasso, basso elettrico). Scale indiane, ritmi africani, jazz, funk e prog si fondono in un unico linguaggio sonoro, dove tradizioni musicali antiche si uniscono alla contemporaneità, dando vita ad un raffinato sincretismo stilistico. La loro musica è riflessiva ma allo stesso tempo energica e propulsiva, con ambientazioni sperimentali e suggestive che lasciano ampi spazi all’improvvisazione collettiva. Le sei composizioni originali – “Saraswati in Bamako”, “Almost 9 beats", “At the end of June”, “Charukeshi” e “Shivranjani” firmate da Riccardo Di Gianni e “Scarabeo” di Ludovico d’Apollo - contengono elementi melodici derivanti dai Raga della musica classica indiana. I Raga sono i colori dell'Anima, l'espressione in Suono di un’emozione. Venerdì 16 settembre alle 19 (prenotazioni su EventBrite - urly.it/3x2jv) la presentazione ufficiale al Circolo ARCI Jigeenyi di Torino. 
«La Musica è Arte e come tale offre la possibilità di accedere ad uno spazio immenso nel quale immergersi con i sensi e al di là di essi: i suoni fusi nell’unità dell’opera musicale permettono di abbattere i limiti dell’io, azzerando luoghi e tempo», spiegano i tre musicisti nelle note di copertina. «Perché la Musica è qualcosa di universale e trasversale che trascende le categorie e i generi, supera le barriere e le diversità permettendoci di esistere senza distinzioni. Come artisti abbiamo un compito ben preciso, avere il coraggio di cercare nuove sonorità che espandano l’universo musicale in una sorta di “silenzio liquido” dal quale è possibile percepire un’infinità di suoni».
Riccardo Di Gianni, diplomatosi in chitarra jazz al Conservatorio di Torino, nel 2009 si reca in India dove inizia gli studi di sitar e musica classica indiana. Divenuto allievo di Pt. Amar Nath Mishra (leggenda del sitar di Benares) dedica più di dieci anni a questa tradizione musicale millenaria di cui e attualmente uno dei pochi rappresentanti in Europa. Questo percorso cambia inevitabilmente il suo modo di pensare la chitarra, la musica e il suono. Parallelamente all'attività concertistica lavora per il teatro e la danza contemporanea come compositore e sound designer.
Elias Farina, diplomato in percussioni classiche al Conservatorio di Torino, intraprende nel 2010 un percorso di esplorazione delle poliritmie africane con il maestro Bruno Genero, un simbolo della cultura africana in Europa. Nel 2013 si approccia alla batteria all’Accademia di Musica Moderna di Torino sotto la guida di Furio Chirico. Successivamente avvia lo studio del Sabar, per approfondire il quale nel 2022 si reca in Senegal, seguendo corsi privati con il griot Mbar Ndiaye. Molte sono le collaborazioni musicali e teatrali che lo vedono esibirsi in tutta Italia, Canada, Senegal e Svizzera. Le diverse esperienze formative e artistiche lo porteranno a sviluppare uno stile musicale ed esecutivo innovativo, che unisce sapientemente i diversi linguaggi.
Ludovico d’Apollo, laureato in contrabbasso classico, si dedica inoltre allo studio del jazz e delle tecniche per basso elettrico. Partecipa a diverse masterclass di perfezionamento tra cui Hiroyuki Yamazaki (contrabbasso), Ares Tavolazzi (contrabbasso e basso elettrico), Dario Deidda (basso elettrico), Michael Manring (basso elettrico). E proprio grazie all’esperienza con Manring che il suo stile inizia a prendere forma e presto i diversi linguaggi musicali iniziano a confluire in uno stile personale che spazia dal barocco alla musica contemporanea, portandolo a collaborare con diversi artisti di fama internazionale. Oltre all’attività concertistica svolge da molti anni un'intensa attività didattica.

WIND TALES È IL NUOVO CD DEL PIANISTA, COMPOSITORE E ARRANGIATORE LIGURE FABIO VERNIZZI, APPENA USCITO PER L'ETICHETTA PUGLIESE DODICILUNE.
DOMENICA 12 NOVEMBRE LA PRESENTAZIONE UFFICIALE NELLA SALA MERCATO DEL TEATRO GUSTAVO MODENA – TEATRO NAZIONALE DI GENOVA CON UN CONCERTO NELL’AMBITO DELLA RASSEGNA JAZZ’N’ BREAKFAST.

Prodotto dall’etichetta Dodicilune, distribuito in Italia e all’estero da Ird e nei principali store online da Believe, martedì 7 novembre è uscito Wind tales del pianista, compositore e arrangiatore ligure Fabio Vernizzi. Otto composizioni originali (sette firmate da Vernizzi, una da Riccardo Dapelo) che, come suoni lontani portati dal vento, richiama suggestioni stilistiche intrise del vissuto e dell'esperienza formativa dell’autore. La matrice comune delle composizioni è quella che, nella forma, ricorda la musica colta sebbene l’uso di armonie di derivazione jazzistica, sonorità intense e open improvvisativi, rendano questo lavoro unico nel suo genere per l'originalità del linguaggio, eclettico, moderno e innovativo. Il cd sarà presentato domenica 12 novembre (ore 9:30 - ingresso 8 euro + dp – info biglietti.teatronaz ionalegenova.it) nella Sala Mercato del Teatro Gustavo Modena – Teatro Nazionale di Genova con un concerto nell’ambito della rassegna Jazz’n’ Breakfast.  Nel progetto discografico Fabio Vernizzi (piano) è affiancato da Gina Fontana (flauto), Riccardo Barbera (contrabbasso), Dado Sezzi (marimba), Rodolfo Cervetto (batteria) e in alcuni brani da Giovanni Ricciardi (violoncello solista in Bosch), la String Orchestra formata da Marco Mascia, Roberto Mazzola, Beatrice Puccini (primo violino), Ilaria Bruzzone, Alessandra Dalla Barba, Cristian Budeanu (secondo violino), Roberta Tumminello, Daniele Guerci, Alessandro Sacco (viola) e Arianna Menesini, Maria Laura Zingarelli (violoncello) nei brani Piccola Capitale, Mai Più Tardi – dove hanno inciso anche Stefano Guazzo (sax soprano, clarinetto), Luca Falomi (chitarra), Federico Lagomarsino (percussioni) - e The flight con testo e voce di Claudia Sanguineti. Completano il cd Whitman, ShorTrane, Fancy e la conclusiva Dark wind, composizione firmata da Riccardo Dapelo (electronics). Dopo un diploma in Pianoforte ed uno in Musica jazz ottenuti al Conservatorio Niccolò Paganini di Genova, Fabio Vernizzi ha tenuto concerti a Rio de Janeiro, Tokyo, Parigi, Madrid, Lisbona, Bruxelles, Atene, Colonia, Dakar, Berlino, Mosca, San Pietroburgo, Salvador de Bahia e tante altre capitali suonando in importanti teatri, club e festival. Ha preso parte a numerose produzioni con l’Orchestra Sinfonica di Sanremo, Teatro Carlo Felice, Teatro Stabile di Genova, Teatro della Tosse. Con i suoi lavori ha ottenuto numerosi premi come il Jazzlighthouse con il cd “Maya” (2004), il Concorso Internazionale di composizione Pianistica "Fidelio" (2017), la Targa Tenco e il Premio Loano come miglior disco italiano di folk e word music con "Janua" di Roberta Alloisio del quale è compositore, pianista, arrangiatore e direttore artistico (2011). Ha collaborato con numerosi artisti e formazioni internazionali (Andy Sheppard, Bobby Dhuram, Antonella Ruggiero, Tullio De Piscopo, Tony Esposito, Attilio Zanchi, Chiefteens, Nicola Stilo, Hyperion ensemble, Birkin tree, Maestral  e moltissimi altri). Oltre ai suoi dischi da solista ha registrato una quarantina di dischi con varie formazioni per Sony, Felmay, Splasc(h), Bmg, Cni, Visage Records.

CLAUDIO ANGELERI
CONCERTO FEAT. GIANLUIGI TROVESI

Prodotto dall’etichetta Dodicilune, distribuito in Italia e all’estero da Ird e nei principali store online da Believe, martedì 14 novembre è uscito “Concerto feat. Gianluigi Trovesi”, nuovo cd del pianista e compositore Claudio Angeleri con la partecipazione del celebre clarinettista e di un ensemble formato da Giulio Visibelli al sax soprano e flauto, Gabriele Comeglio al sax alto, Marco Esposito al basso elettrico, Matteo Milesi alla batteria. Paola Milzani è impegnata sia come solista vocale sia come direttrice del coro The Golden Guys nei brani Lacrimosa, Armida e Ritratti che ospita al sax tenore il giovane talento emergente Nicholas Lecchi. Registrato dal vivo nell’Auditorium Modernissimo di Nembro in occasione di Bergamo|Brescia Capitale Italiana della Cultura 2023, il cd è un viaggio ideale tra musica, arte, architettura, letteratura, scienza e storia di alcune figure eccellenti che hanno fatto conoscere Bergamo e Brescia in tutto il mondo veicolando lo spirito creativo, aperto, innovativo dell’Italia e i suoi valori profondi di partecipazione, apertura e progresso nella storia dell’umanità. Michelangelo Merisi Caravaggio, Arturo Benedetti Michelangeli, Giacomo Costantino Beltrami, Niccolò Tartaglia, Giacomo Quarenghi, Torquato Tasso e le donne della resistenza sono i protagonisti dello spettacolo. Unico brano non originale è il Lacrimosa tratto dalla Messa da Requiem op. 73 di Gaetano Donizetti. Si tratta di un progetto multidisciplinare, qui documentato nella parte musicale, nel quale Angeleri mette in campo la sua maturità compositiva offrendo un caleidoscopio che attinge in chiave personale, ora a spunti etnici, ora alla tradizione del jazz (dal gospel al jazz contemporaneo) ora alla musica classica (dalla politonalità al serialismo). L’improvvisazione e l’interplay sono gli elementi che conferiscono coerenza e godibilità all’intero progetto forte del contributo strumentale e creativo dei musicisti coinvolti. Una musica dagli echi mingusiani per la compattezza dei collettivi che decolla tangenzialmente con influssi melodici mediterranei e complessi poliritmi contemporanei. Nella versione live i quadri di Gianni Bergamelli si intrecciano con le composizioni musicali di Claudio Angeleri, i testi narrativi di Maurizio Franco e le animazioni di Adriano Merigo che danzano in tempo reale con le improvvisazioni dei diversi solisti. «È rischioso estrapolare la musica da uno spettacolo multidisciplinare in cui si alternano suoni, parole e immagini. Eppure, la natura della musica intesa come attivatrice di emozioni, quindi soggettive e diverse tra loro, conferisce una autonomia che invita l’ascoltatore ad assumere un ruolo attivo e personale anche nell’intimità dell’ascolto di un disco», sottolinea Claudio Angeleri. «Suggerisco quindi di dedicarsi ad un primo ascolto esclusivamente sonoro senza guardare e leggere il booklet: solo pura suggestione uditiva. Gli ascolti e le letture successive offriranno così la possibilità di cambiare prospettiva e replicare più volte le emozioni. Il disco, in questo modo, assume una dimensione plurale e condivisa che lo rende ancora oggi, nel terzo millennio, un mezzo vivo e stimolante per i musicisti di jazz – uso volutamente un termine così ampio - che si esprimono nel tempo reale e per il pubblico che ne fruisce. Anche per questo motivo è stata scelta una versione live di Concerto per catturare una versione unica e irripetibile». Claudio Angeleri, pianista, compositore e didatta. Ha studiato negli anni con Mark Levine, Cedar Walton, Jaky Byard diplomandosi in pianoforte jazz al London College of Music. Contestualmente si è laureato in Architettura al Politecnico di Milano e ha approfondito gli studi di pedagogia musicale.  Ha realizzato ventitré dischi come leader e una cinquantina come pianista collaborando con Bob Mintzer, Gianluigi Trovesi, Franco Ambrosetti, Charlie Mariano, Gabriele Comeglio, Giulio Visibelli, Gianni Basso, Bobby Watson, Steve Lacy. Ha tenuto concerti in Italia e all’estero – USA, Germania, Spagna, Egitto, Tunisia, Malta e ha suonato nei principali festival jazz internazionali proponendo soprattutto produzioni originali. Nel corso della sua carriera si è dedicato alla didattica del jazz scrivendo due manuali di tecnica pianistica e improvvisazione oltre a diversi saggi per riviste di settore. Attivo nella ricerca multidisciplinare ha curato la direzione artistica di diverse rassegne, tra cui il Festival Notti di Luce per sedici edizioni. Il triangolo di Tartaglia (a Niccolò Tartaglia) - Ispirato al grande matematico bresciano del rinascimento Niccolò Tartaglia trasforma in note un sistema numerico complesso, trasportandolo negli intervalli melodici e nei poliritmi.  “Se il musicista guarda dentro i numeri, è forse vero anche il contrario, cioè che il matematico ricerchi la poesia dentro i suoi calcoli, ma con un linguaggio che noi non conosciamo e solo pochi riescono veramente a penetrare” (dal testo dello spettacolo di Maurizio Franco). Lacrimosa (Gaetano Donizetti, Messa da Requiem, Op.73) - Tratto dalla Messa da Requiem op.73 vede impegnati il quartetto con Angeleri al piano e Trovesi al clarinetto piccolo insieme al coro The Golden Guys diretto da Paola Milzani. È da intendersi in forma di preghiera che sottolinea, nello spettacolo dal vivo, le recenti immagini dei mezzi militari che invece di armi e munizioni trasportavano il dolore della città di Bergamo. Arturo (ad Arturo Benedetti Michelangeli) - La ricerca della perfezione interpretativa di Michelangeli è da intendersi come un’ammissione di grande responsabilità verso l’idea del compositore. È in lui così intima e profonda da assumere dei caratteri autonomi, unici e personali. In tal senso tende ad avvicinarsi allo spirito autografico dei jazzisti pur nella diversità di mondi paralleli che tendono spesso a compenetrarsi attraverso l’improvvisazione e la composizione. Light and dark (a Michelangelo Merisi Caravaggio) - È un brano giocato sulle dinamiche e sui chiaroscuri ricercati dalla vocalità di Paola Milzani e nelle improvvisazioni di Angeleri e Trovesi. Armida (a Torquato Tasso) - È un brano che si sviluppa attraverso temi differenti con echi ora classici ora contemporanei traducendo la personalità multipla di Armida, protagonista della Gerusalemme Liberata di Torquato Ta sso. Le improvvisazioni sono condotte attraverso dei dialoghi a due - Visibelli/Comeglio, Trovesi/Angeleri – su una struttura armonica ancora diversa da quella dei temi precedenti. Ermitage (a Giacomo Quarenghi) -  L’architettura è spesso gioco di volumi, di figure disegnate con chiarezza, di assoluto equilibrio di contorni, interno ed esterno si chiamano e rispondono, paesaggio e costruzione usano un ritmo unico, una pulsazione continua che scatena il dialogo, con molte similitudini somigliando in tutto a quel call and response che dall’Africa è migrato nelle Americhe, dando forma a musiche come il blues, lo spiritual e infine il jazz e il suo interplay. Roots (a Giacomo Costantino Beltrami) - Costantino Beltrami ha percorso a piedi l’intero corso del Mississippi fino a scoprire le sue sorgenti. Ha incontrato nel lungo viaggio i nativi americani e loro tradizioni mentre a New Orleans un melting pot di culture unico e straordina rio creava i presupposti della nuova musica del XX secolo: il jazz.  Ritratti (alle donne della resistenza) - Conclude il disco una composizione corale sia nell’esecuzione sia nello spirito ideativo. Le donne della resistenza rappresentano un elemento imprescindibile della nostra liberazione. Sono un “io” collettivo e disinteressato capace del coraggio di chi è giusto, sono presenza tangibile di un riscatto da cui nasce la donna moderna, pilastro centrale della nostra civiltà.

MELODICO È IL NUOVO PROGETTO DISCOGRAFICO DI ANDREA SABATINO. IL TROMBETTISTA SALENTINO, AFFIANCATO DAL FISARMONICISTA VINCE ABBRACCIANTE, 
PRESENTERÀ I BRANI DEL CD PRODOTTO DA DODICILUNE E FESTINAMENTE AD ARNESANO, ACQUAVIVA DELLE FONTI E BRINDISI.

Prodotto da Maria Agostinacchio per l’associazione Festinamente e da Maurizio Bizzochetti per l'etichetta Dodicilune, distribuito in Italia e all’estero da Ird e nei principali store online da Believe, martedì 19 dicembre esce “Melodico” di Andrea Sabatino. Nel nuovo progetto discografico il jazz creativo e moderno del trombettista salentino si fonde con l’eleganza classica e raffinata del fisarmonicista Vince Abbracciante. Il duo propone la rivisitazione di otto brani che hanno fatto la storia della musica italiana: Cos'hai trovato in lui di Bruno Martino, due grandi successi cantati da Mina come Noi due, firmata da Alberto Testa e Augusto Martelli, e Brava del direttore d'orchestra, compositore, arrangiatore e paroliere Bruno Canfora, La strada di Nino Rota, dalla colonna sonora dell'omonimo film di Federico Fellini, Ho capito che ti amo e Angela di Luigi Tenco, L'ultima occasione di Jimmy Fontana e Un giorno ti dirò di Gorni Kramer, brano portato al successo, tra gli altri, dal crooner Nicola Arigliano. Il disco sarà presentato ufficialmente venerdì 22 dicembre alle 20 nel Palazzo Marchesale di Arnesano, in provincia di Lecce, sabato 23 dicembre alle 22 al Club1799 di Acquaviva delle Fonti, in provincia di Bari, e mercoledì 27 dicembre alle 22 all’Enoteca Fedele di Brindisi.  Prossimi appuntamenti al Duke JazzClub di Bari (13 gennaio), alla Stazione37 di Taranto (22 marzo), al Biella Jazz Club (2 aprile), al Bonaventura Club di Milano (3 aprile), al Neruda Cafè di Torino (4 aprile), al Varese Jazz Club (5 aprile) e al Countbasie JazzClub di Genova (6 aprile). «La musica di questo disco è un fiore raro, nato dalla passione, dalla creatività e dalla cura di Andrea Sabatino e Vince Abbracciante. La scelta dei brani, oculata e molto originale serve da ponte di lancio per una serie di improvvisazioni di altissimo livello», sottolinea Enrico Rava nelle note di copertina. «È un grandissimo piacere constatare il percorso di Andrea che, da quando l'ho conosciuto 10 anni fa, si è trasformato da trombettista emergente molto dotato in un musicista  maturo e molto interessante, con un controllo invidiabile sullo strumento e un senso per la melodia fuori dal comune. Questa è anche l'occasione per me di conoscere un musicista unico e straordinario come Vince Abbracciante. È un viaggio nella grande musica italiana di cui si sentiva il bisogno». Andrea Sabatino inizia lo studio della tromba a cinque anni, a nove intraprende gli studi al Conservatorio di Musica “Tito Schipa” di Lecce, dove nel 1999, appena diciassettenne, consegue il Diploma in tromba con il massimo dei voti. Partecipa a vari concorsi e rassegne nazionali esibendosi come trombettista classico. L’incontro nel 2000 con Fabrizio Bosso, spinge il giovane musicista a intraprendere lo studio del jazz. Partecipa ai seminari estivi di “Umbria Jazz 2001”, dove è premiato come “Miglior talento”, e “Siena Jazz”. Nel 2003 è selezionato per partecipare al “Premio Nazionale Massimo Urbani”, dove si classifica tra i finalisti e vince una borsa di studio per “Nuoro Jazz 2003”. Nel 2004 consegue il Diploma in Jazz sempre al Conservatorio di Lecce e contemporaneamente alterna la sua attività con lavori in Orchestre e in varie trasmissioni televisive Rai. Nel maggio del 2006 arriva “Pure Soul”, de butto discografico prodotto dall’etichetta salentina Dodicilune. Nei brani è affiancato da Vincenzo Presta (sax tenore), Ettore Carucci (piano), Giuseppe Bassi (basso), Mimmo Campanale (batteria) e dall’ospite Fabrizio Bosso. Nel 2015, sempre per la Dodicilune, esce “Bea” con Gaetano Partipilo al sax, Ettore Carucci al piano, Francesco Angiuli al contrabbasso e Giovanni Scasciamacchia alla batteria. Nel corso di questi anni ha collaborato, tra gli altri, con Dee Dee Bridgewater, Sergio Cammariere, Mario Biondi, Mario Rosini, Fabrizio Bosso, Rosario Giuliani, Daniele Scannapieco, Marco Tamburini, Giovanni Amato, Javier Girotto, Roberto Gatto, Fabio Zeppetella, Dario Deidda, Massimo Morricone, Gianni Cazzola, Paolo Di Sabatino, Roberto Ottaviano, Giuseppe Bassi, Alessandro Di Puccio, Stefano “Cocco” Cantini, Salvatore Bonafede, Nico Morelli, Piero Odorici, Arthur Miles, Maurizio Gianmarco solo per menzionarne alcuni. Il suo playing, seppur profondamente rispettoso della t radizione jazzistica, si caratterizza per la ricerca di un suono personale che emana calore, impreziosito da un fraseggio agile, limpido, da una sensibilità comunicativa genuina e generosa. “Chi più mi ha impressionato è un giovane italiano, originario della Puglia: si chiama Vince Abbracciante. In ogni brano mi ha imbarcato in una storia e commosso”, disse di lui Richard Galliano (Jazzman, 2005). Ostunese, classe 1983, Vince Abbracciante a otto anni intraprende gli studi musicali con il padre Franco. Diplomato in musica jazz al Conservatorio “Nino Rota” di Monopoli sotto la guida di Gianni Lenoci e laureato in fisarmonica classica con lode e menzione speciale al Conservatorio Egidio Romualdo Duni di Matera con Gian Vito Tannoia, ha frequentato master class, seminari, corsi. Si è esibito in festival e jazz club in tutto il mondo suonando con numerosi musicisti (Juini Booth, John Medeski, Richard Galliano, Marc Ribot, Javier Girotto, Gabriele Mirabassi, Flavio Boltro, Fabrizio Bosso, Peppe Servillo, Lucio Dalla, Ornella Vanoni, Heidi Vogel). Nel 2006 si avvicina anche alle tastiere vintage. Nel 2009 progetta ins ieme a Carlo Borsini un nuovo sistema per il cambio dei registri della fisarmonica, che permette di ampliare la gamma sonora del suo strumento. Ha scritto colonne sonore per i film del regista Gianni Torres e ha pubblicato vari cd con The Bumps (trio completato da Davide Penta e Antonio Di Lorenzo) e con Paola Arnesano (Tango! - 2012 , MPB - 2017, Opera! - 2022). Dopo “Introducing”, nel quale è affiancato dal leggendario bassista newyorkese Juini Booth (2012, Bumps Records) ha pubblicato per l’etichetta Dodicilune i due cd “Sincretico” (2017) e “Terranima” feat. Gabriele Mirabassi (2019). Nella sua carriera ha conquistato numerosi premi nazionali e internazionali. Dal 2000 è testimonial delle fisarmoniche Borsini di Castelfidardo. Dal 2017 il calco della sua mano destra viene conservato presso il “Museo Internazionale delle Impronte dei Fisarmonicisti” di Recoaro Terme (VI). Nel 2021 (ex aequo con Simone Zanchini) e 2002 (grazie al cd "Santuario", in coppia con J avier Girotto – Dodicilune 2021) ha vinto  l'Orpheus Award nella categoria jazz. Nel 2022 ha firmato gli arrangiamenti del progetto "Io che amo solo te. Le Voci di Genova" di Serena Spedicato (canto, voce recitante) e Osvaldo Piliego (testi originali), prodotto da Dodicilune, Eskape e Coolclub.

EMILIANO BEZ - WORDLESS TALES

Prodotto dall’etichetta Dodicilune, distribuito in Italia e all’estero da Ird e nei principali store online da Believe, "Wordless Tales" è il nuovo progetto discografico di Emiliano Bez. Il giovane chitarrista e compositore veneto propone un concept album che, attraverso la musica, vuole rivelare all’ascoltatore ciò che le parole non possono descrivere. Il cd rappresenta «il viaggio della mia vita fino ad ora», un viaggio tra il mondo esterno e quello interno all’uomo, alla ricerca di se stesso e del suo equilibrio. Affiancato da Francesco Angiuli (contrabbasso), Georgios Tsolis (piano), Mauro Beggio (batteria) e, in quattro brani, Michele Tedesco (tromba e flicorno), Bez propone sette composizioni originali e “Ana Maria” di Wayne Shorter. L'album è diviso in tre sezioni. La prima comprende "Grey Sky Evening", "Last Lights" e "Nocturne", che fanno parte del ciclo del crepuscolo. «Sono tutti e tre ispirati al calare del sole e alla notte, momenti la cui contemplazione permette all'uomo di ritrovare se stesso», racconta il musicista. Nella sezione centrale “Whisper: for Mara”, «una dedica alla mia fidanzata, scritta in un momento di nostalgia». A seguire “Speranza”, una canzone che, come da titolo, vuole essere un augurio positivo verso il futuro. «Abbiamo poi pensato di inserire “Ana Maria”, un tributo al maestro Wayne Shorter, che più di tutti mi ha influenzato nella ricerca armonica e compositiva», precisa. Infine, l'ultima sezione è quella del viaggio interiore e della meditazione, con "Third Eye" e "Om Sphere", «sulle cui note riscopriamo l’esteriore osservato nel ciclo del crepuscolo, e la rinascita nel nostro universo interiore». Il ventiquattrenne bellunese Emiliano Bez inizia a studiare chitarra classica a otto anni. Dai quattordici si dedica allo strumento elettrico, suonando rock e blues prima di approdare al jazz. Studia al Conservatorio Statale di Musica Cesare Pollini di Padova con Daniele Santimone e segue lezioni con altri docenti come Max Ionata, Matteo Sabattini, Marcello Tonolo, Francesco Angiuli e con il pianista e compositore greco Georgios Tsolis. Svolge i primi corsi di specializzazione biennale al Conservatorio di Trieste con Klaus Gesing e Giovanni Maier e partecipa a masterclass e workshop con Andy Sheppard, Dave Liebman, Marc Copland, Renato Chicco, Rick Margitza, John Stowell e molti altri.

ROBERTO OTTAVIANO ETERNAL LOVE - PEOPLE

Martedì 16 gennaio esce People del progetto Roberto Ottaviano Eternal Love: nel cd, registrato durante vari live tra Italia, Svezia, Slovenia, Svizzera e Finlandia, prodotto da Maurizio Bizzochetti per Dodicilune, con il contributo di NuovoImaie, distribuito in Italia e all’estero da Ird e nei principali store online da Believe, il sassofonista barese è affiancato da Marco Colonna (clarinetto basso), Alexander Hawkins (piano), Giovanni Maier (contrabbasso) e Zeno De Rossi (batteria). Con questo progetto discografico prosegue anche nel 2024 la collaborazione tra l'etichetta discografica pugliese e il musicista attivo sulla scena jazzistica internazionale da oltre quarant’anni. Dopo "Un Dio Clandestino" (2008), "Arcthetics. Soffio Primitivo" (2013) , "Forgotten Matches. The Worlds of Steve Lacy" (2014), "Astrolabio" (2015), "Eternal Love" (2018), i due dischi dell’anno per Top Jazz di Musica Jazz, "Sideralis" (2017) e "Resonance & Rhapsodies" (2020), “Charlie’s Blue Skylight” (2022) e i recenti “A che punto è la notte” con il progetto Pinturas (2023) e “Astrolabio mistico” con Michel Godard (2023), arriva dunque People: cinque composizioni originali (Mong's Speakin', Hariprasad, Callas, Niki e Ohnedaruth) e i brani At The Wheel Well di Nikos Kypourgos, Gare Guillemans di Misha Mengelberg e Caminho Das Águas di Rodrigo Manhero. «Molti hanno pensato che la mia idea di Eternal Love sia una sorta di ode all’amore in senso assoluto ed al senso di pace e non violenza, oltre che riconoscenza eterna verso qualcuno e qualcosa. Non è proprio così. Almeno, non solo», racconta Roberto Ottaviano. «Nella vita ci sono cose ineluttabili che incontriamo e che ci costringono ad agire, non solo ad osservare. Rispettare sé stessi, battersi, cercare, ascoltare, disinnescare ma anche denunciare. Ed ecco che bisogna sempre intendersi sulla parola amore, che può anche voler dire non porgere sempre l’altra guancia. L’umanità è un microcosmo nel cosmo ed agisce in modo inaspettato così come prevedibile, con dei voli pindarici di bellezza e continui tuffi negli abissi più orribili, rinnegando sé stessa e quindi trasformandosi in qualcosa di disumano», prosegue il musicista. «Ho voluto raccogliere qui una serie di momenti “live” della band che mi sembra il momento in cui noi tut ti diamo il meglio nella combustione che si crea con il pubblico, e chiamarla People proprio nel tentativo di disegnare dei ritratti di questa umanità fatta di persone incontrate realmente e virtualmente, persone che ci hanno dato qualcosa, i loro luoghi ed i loro respiri». Il cd si apre con At The Wheel Well una composizione di Nikos Kypourgos tratta dal film "The Cistern" di Hristos Dimas che racconta una storia carica di risonanza politica. In superficie il film è un ritratto dell'ultima estate dell'infanzia di un gruppo di ragazzi di undici anni che scherzano, sfidandosi a vicenda a tuffarsi in una cisterna d'acqua di cemento, giocando a calcio e altri passatempi simili. Lo sfondo non dichiarato dell'intero film è il periodo del governo militare in Grecia (1967-74), un periodo in cui il paese entrò in una sorta di strana stasi sociale. Mong's Speakin' è una dedica allo spirito giocoso di un grande indimenticato della musica sud-africana: il trombettista Mongezi Fesa. Hariprasad è un gioco di specchi riflettenti e quasi ipnotici come caratteristica della musica popolare indiana. Solo che il gruppo non si affida alle regole del Raga, bensì alle proprie capacità improvvisative. È dedicato al grande solista di fla uto Hariprasad Chaurasia. Callas è un ritratto della diva intriso di mistero, sofferenza ed elevazione. Niki è una metafora della velocità, dedicato a Niki Lauda. Gare Guillemans di Misha Mengelberg è ispirato ad una vecchia (ora rinnovata) stazione ferroviaria Belga. «Qui abbiamo conservato in parte la vena originale un po' New Orleans funeral, ma secondo gli stilemi dei Dutch Masters, con il mio canto da vecchio ubriacone, e con l'idea che forse a Misha, questo personaggio, sarebbe piaciuto», precisa Ottaviano. Ohnedaruth è il nome sanscrito adottato da Coltrane e significa "compassionevole". «Mi piace pensare che qui abbiamo guardato a Trane attraverso lo spirito del quartetto di Elton Dean con Keith Tippett, Harry Miller e Louis Moholo, la loro forza la loro energia che non mi abbandonerà mai», racconta. Caminho Das Águas è un brano del brasiliano Rodrigo Manhero, ma in fondo il Cammino delle Acque è un leit motif della musica brasiliana, soprattutto quella legata a llo spirito dell'Amazzonia. «Potrebbe sembrare strano che un gruppo come questo, inserisce un brano così dolce e danzante nel suo repertorio, tuttavia io credo fermamente nel fatto che bisogna suonare quel che c'è nel cuore, senza farsi condizionare da luoghi comuni». Attivo sulla scena jazzistica internazionale da oltre quarant’anni, Roberto Ottaviano ha suonato e inciso con alcuni tra i più importanti musicisti americani ed europei a cavallo tra diverse generazioni. A cinque anni prende lezioni di clarinetto al Conservatorio “Niccolò Piccinni” di Bari poi studia sassofono classico a Perugia con Federico Mondelci, armonia e composizione classica con Walter Boncompagni, Giacomo Manzoni e Luigi Nono. Un fortuito incontro con Steve Lacy lo spinge ad approfondire lo studio del sax soprano. In America studia composizione jazz e arrangiamento con Ran Blake, Bill Russo, George Russell collaborando con Buck Clayton, Ernie Wilkins, Benny Bailey, Sal Nistico; poi è membro dell'orchestra di Andrea Centazzo, collabora con Gianluigi Trovesi, Theo Jörgensmann, Franz Koglmann, Carlo Actis Dato, Radu Malfatti, Carlos Zingaro, Franz Koglmann, Georg Gräwe, Ran Blake, Tiziana Ghiglioni. Nel 1983 pubblica i l suo primo album ("Aspects") con Giancarlo Schiaffini, Paolo Fresu, Carlo Actis Dato. Nel 1986 costituisce un quartetto con Arrigo Cappellatti. Nel 1988 fonda l'ensemble di ottoni "Six Mobilies", nel 1988 incide un omaggio a Charles Mingus (Mingus - portraits in six colours ), nel 1990 incide "Items from the old earth". Dal 1979 collabora con numerosi musicisti jazz come Dizzy Gillespie, Art Farmer, Mal Waldron, Albert Mangelsdorff, Chet Baker, Enrico Rava, Barre Phillips, Keith Tippett, Steve Swallow, Irene Schweizer, Kenny Wheeler, Henry Texier, Paul Bley, Aldo Romano, Myra Sant'agnello, Tony Oxley, Misha Mengelberg, Han Bennink, Mario Schiano, Trilok Gurtu, Samulnori, Pierre Favre. Suona in moltissimi jazz festival europei e americani. Si esibisce in Germania, Austria, Svizzera, Belgio, Francia, Danimarca, Norvegia, Inghilterra, Spagna, Portogallo, Jugoslavia, Albania, Romania, Russia, India, Giappone, Messico, Tailandia, Marocco, Algeria, Costa d’Avorio, Senegal, Cameroun, St ati Uniti, Canada, ed ha inciso per Red, Splasc(h), Soul Note, Dodicilune, Hat Art, Intakt, ECM, DIW ed Ogun. Da didatta ha tenuto corsi a Woodstock N.Y., nei conservatori di Città del Messico, Vienna, Groningen, presso le istituzioni culturali di Urbino, Cagliari, Firenze, Roma, Siracusa. Ha fondato il corso Musica Jazz nel Conservatorio Niccolò Piccinni di Bari e di cui è coordinatore da quasi 30 anni. È autore del libro, "Il sax: lo strumento, la storia, le tecniche” (Muzzio editore, 1989). Per Dodicilune ha pubblicato, con varie formazioni, "Un Dio Clandestino" (2008), "Arcthetics. Soffio Primitivo" (2013), "Forgotten Matches. The Worlds of Steve Lacy" (2014), "Astrolabio" (2015), "Eternal Love" (2018), i due dischi dell’anno per Top Jazz (referendum indetto dalla rivista Musica Jazz) "Sideralis" (2017) e "Resonance & Rhapsodies" (2020), “Charlie’s Blue Skylight” (2022) e  “A che punto è la notte” (2023). È stato eletto musicista italiano dell'anno per T op Jazz 2022, referendum annuale indetto dalla storica rivista Musica Jazz.

GIACINTO PIRACCI Septet
Seven Tales of Guilt

Prodotto da Dodicilune, distribuito in Italia e all’estero da Ird e nei principali store online da Believe, martedì 23 aprile esce “Seven Tales of Guilt” di Giacinto Piracci Septet. Il chitarrista napoletano è affiancato da Umberto Muselli (sax tenore), Giulio Martino (sax soprano e tenore), Francesco Desiato (flauto e sax baritono), Ergio Valente (piano), Umberto Lepore (contrabbasso) e Leonardo De Lorenzo (batteria). Il cd propone sei composizioni originali di Piracci (“And darkly bright, are bright in dark directed”, “Minor Figure”, “Haiku in eight bars”, “Finzioni”, “Ospedale delle Bambole” e “Bartleby”) e il brano “Heaven” tratto dal “Second Sacred Concert” di Duke Ellington. «Se è vero che nessun suono è innocente, le immagini sonore evocate dai “Sette racconti di colpevolezza” di Giacinto Piracci realizzano un affresco in cui la musica si fa metafora di un’esistenza che sa cogliere l’istante abbracciando il dialogo, il confronto, la contaminazione: appunto pratiche “colpevoli” di rifuggire dalla purezza intesa come declinazione dell’innocenza», sottolinea il critico musicale Ugo Sbisà nelle note di copertine. «Alla base dei “Seven Tales”, come i bibliofili incalliti potranno facilmente rilevare, ci sono anche delle suggestioni letterarie che rimandano di volta in volta alla letteratura occidentale o alle singolarissime miniature letterarie della cultura giapponese e tuttavia l’aspetto più sorprendente di questo disco è rappresentato dall’approccio compositivo, perché se non fosse lo stesso Piracci a precisarlo, ascoltandolo si avrebbe la sensazione di un lavoro frutto di una scrittura rigor osa. E invece accade esattamente il contrario, i brani, le melodie, sgorgano da bordoni degli strumenti gravi, sono sostenuti da un suono lavico frutto di attenti, efficaci interplay estemporanei, secondo una procedura che potrebbe richiamare alla mente quella seguita da Miles Davis nella realizzazione dell’ormai leggendario “Bitches Brew”», prosegue Sbisà. «Demiurgo del materiale sonoro più che compositore in senso tradizionale, Piracci concepisce i brani con un respiro orchestrale nel quale la chitarra non cede mai alla tentazione di prevalere sugli altri strumenti, ma, pur a fronte di assoli incisivi e ben incardinati nel filone contemporaneo, si pone in una posizione quasi paritaria col resto del gruppo, senza mai perdere una concezione di “assieme” frutto di un linguaggio solido e maturo. Così congegnato, il percorso sembra quasi rappresentare un viaggio iniziatico che parte dalle suggestioni scespiriane di “And Darkly Bright, Are Bright in Dark Direct ed”, il brano più breve e più “scritto” del disco, caratterizzato da un taglio quasi fiabesco; “Minor Figure”, costruito su due accordi minori, si dipana attraverso le serpentine dei sassofoni rievocando vaghe reminiscenze shorteriane; le otto battute di “Haiku in Eight Bars” sono sufficienti per incastonare un bell’intervento del sax tenore seguito da un crescendo espressivo inesorabile; l’omaggio a Borges di “Finzioni”, costruito su un ostinato del basso, consente di apprezzare la maestria chitarristica di Piracci con un assolo dalle fragranze bluesy, mentre “Ospedale delle Bambole” ammalia con la sua dolce vena malinconica; “Bartleby”, il cui titolo deriva dallo scrivano di Herman Melville, è un dinamico jazz waltz che prelude al “ritorno alla luce” rappresentato da “Heaven”, unico brano non originale della scaletta, tratto dal Secondo Concerto Sacro di Duke Ellington». “Seven Tales of Guilt” si apre con “And darkly bright, are bright in dark directed”, un breve brano di introduzione ispirato da un suggestivo e sonoro passaggio del Sonetto 43 di Shakespeare, fatto di luci e di contrasti. “Minor Figure” è un pezzo basato su due soli accordi minori discendenti di tono, con un ostinato di piano e basso e un intricato tema, che nei soli sfocia gradualmente in un’improvvisazione collettiva arrangiata estemporaneamente da tutti, fino ad uno special con protagonista la batteria. “Haiku in eight bars” è un tema di otto battute ispirato dal celebre genere di poesie giapponesi che in poche righe possono descrivere interi cicli naturali. Passa idealmente dalla primavera all’inverno, con il reiterarsi delle ultime quattro battute in ostinato e l’infittirsi degli interventi solistici collettivi. “Finzioni” è un’altra composizione basata su soli due accordi, stavolta maggiori e ascendenti di tono, ispirato alla celebre raccolta di racconti fantastici di Borges. Il tempo è dispari e zoppicante, e ci sono due cellule tematiche ripetute due volte, una solo all’inizio e l’altra a chiusura della sezione soli, dove i background dei fiati sono totalmente estemporanei. Il Baritono esegue un bordone ostinato simile al contrabbasso per tutta la durata del brano. “Ospedale delle Bambole” è un breve e malinconico tema che mi ha ricordato una magica bottega che vedevo da ragazzo nel Decumano inferiore di Napoli. Gli interventi solistici di Piano e Flauto sono sempre accompagnati da tessiture tematiche eseguite all’istante dagli altri strumenti. “Bartleby”, poi, è un Waltz ispirato dal celebre e misterioso racconto di Melville “Bartleby lo scrivano”. Un intro basato sulla sezione finale è eseguito in una sorta di imitazione tra i due sax, seguito dal tema, incompleto e coronato la p rima volta, completo la seconda. Dopo i soli la stessa sezione suonata all’inizio chiude a ripetizione indefinita, con interventi tematici e solistici collettivi. Infine "Heaven" di Duke Ellington, tratto dal Second Sacred Concert, con la sua luce paradisiaca, «mi sembrava la chiusura ideale di un percorso cominciato con le luci soffuse di “Darkly bright”. Ogni chorus è suddiviso in quattro sezioni di otto battute dove tutti gli strumenti improvvisano a turno il loro solo, tranne il flauto, impegnato perpetuamente a cucire un background improvvisato in pianissimo», racconta Giacinto Piracci.

LUCA CRISPINO
DIFFRAZIONI

Prodotto da Dodicilune, distribuito in Italia e all’estero da Ird e nei principali store online da Believe, martedì 28 maggio esce Diffrazioni di Luca Crispino. Nelle nove tracce del progetto discografico - otto brani originali e la rilettura di “Danza del cerchio” del musicista ungherese Béla Bartók - il chitarrista e compositore padovano è affiancato da Federico Zoccatelli (sax soprano/alto), Stefano Benini (flauto, flauto basso, didgeridoo), Riccardo Ferfoglia (basso elettrico), Luigi Sabelli (batteria). Il quintetto usa l’improvvisazione come uno suoi dei grandi fili conduttori. Improvvisazione non solo per i due brani d i pura creatività catturati dal vivo “di getto” durante le sedute di registrazione, ma anche perché ogni composizione scritta da Crispino nasce da idee estemporanee sorte sul momento e poi fissate sul pentagramma. Una pratica, questa, che a molti può far venire in mente il jazz, un linguaggio che effettivamente accomuna in diversa misura tutti i musicisti della formazione. In realtà, però, si rischierebbe di fare un torto a questo lavoro se ci si fermasse qui. A ben ascoltare, la musica non è facilmente catalogabile, anche se i rimandi sono innumerevoli (ognuno ne troverà vari e a piacimento) e forse è anche in questo tentativo di superare il senso del limite, dello steccato, delle definizioni troppo anguste che si può interpretare la forma di suite del disco, in cui ogni brano sfocia o, meglio, cade, in qualche modo e irrimediabilmente, in quello successivo. Quasi un unico corso sonoro all’origine del quale c’è un valore assoluto della musica, concepita come espre ssione intima, nata da ascolti, incontri ed esperienze personali e non come adeguamento a modelli precostituiti, a stilemi e prassi obbligatorie o ai condizionamenti di paradigmi declinati su grammatiche musicali “sacre”.
Chitarrista e compositore padovano, Luca Crispino si avvicina al jazz nel 1997 provenendo da esperienze rock, blues e prog. In questo periodo ha l'opportunità di partecipare ad alcuni interessanti progetti di fusione tra i generi coltivando sempre più la sua attenzione verso lo studio, la pratica e la natura dell'improvvisazione musicale. Dal 2000 esercita la professione artistica esibendosi dal vivo in varie formazioni e partecipando ad importanti rassegne musicali e festival nazionali. Sempre dallo stesso anno inizia a dedicarsi all'insegnamento e allo studio della musica sperimentale. Nel 2013 si trasferisce a Verona dove è tra i creatori del Centro di Formazione Musicale Moderna Artingegno. Collabora attivamente con diversi artisti ed ensemble, operando in produzioni discografiche ed esibizioni live. Ad oggi Luca Crispino alterna la sua attività di musicista, sia sul palco che in studio, alla didattica ed alla ricerca musicale. “Diffrazioni” è la sua quarta partecipazione a un disco pubblicato dalla Dodicilune dopo “Kobayashi” con Roberto Lancia, Fabio Basile e Luigi Sabelli (2023), “Le Quattro Verità” con Danilo Gallo, Luca Pighi e Roberto Zorzi (2022) e “Pequod” con il progetto Terreni Kappa con Francesco Caliari, Fabio Basile e Luca Pighi (2021).
Federico Zoccatelli studia clarinetto con Ezio Resmini nella banda di Dossobuono e sassofono con Beppe Castellani, Francesco Bearzatti, Robert Bonisolo, Mauro Negri. Frequenta i jazz workshop di Barry Harris e vari corsi di musica d’assieme con Renato Chicco, Salvatore Maiore, Oscar Zenari. Partecipa al seminario jazz di Sant’Elpidio a Mare con gli insegnanti della Berklee di Boston e al Jazz workshop a Bassano del Grappa con gli insegnanti della New School di New York. Studia pianoforte classico con il maestro Gianluca Brigo. Suona il sassofono con un suo quartetto, il Federico Zoccatelli 4et, proponendo progetti di musica jazz, in particolare ha prodotto un tributo a Sonny Rollins trasformatosi anche in EP. Partecipa a progetti in diverse formazioni proponendo brani di bossanova e della musica popular brasileria. Ha suonato nei “Sax4sale”, quartetto di sassofoni. Approfondisce le atmosfere orientali e etniche nel gruppo “Lu cyan and the orientations”. Suona nella “Verona Improvisers Jazz Orchestra” che ha pubblicato un cd live sulle composizioni di Carla Bley e Maria Schneider e un cd per Caligola "E se domani fosse jazz. The Carlo Alberto Rossi songbook". La formazione ha partecipato a diversi festival jazz del nord Italia con arrangiamenti originali di brani tratti dai musical di Broadway e con un progetto dedicato alle rivisitazione delle canzoni suonate a Woodstock. Fonda i “Planet Groove”, gruppo funky con un repertorio che spazia da James Brown a John Scofield. Dal 1999 al 2009 ha insegnato sassofono e clarinetto al centro per l’avviamento musicale di S. Giovanni Lupatoto e dal 2003 al 2005 ha insegnato sax presso l’accademia di musica Artes di Verona.Dal 2009 è docente presso la scuola secondaria di primo grado. Suona il sax e coordina gli arrangiamenti per il disco di Marco Giacomozzi "I giorni delle lucciole".
Stefano Benini si è diplomato in flauto al Conservatorio di Torino. Dopo il diploma si è dedicato alla musica jazz e allo studio del flauto al di fuori dei canoni classici. Ha partecipato a numerosi festival e rassegne suonando con alcuni dei più prestigiosi nomi del jazz straniero e italiano come: Sam Most, Lee Konitz, Lawrence"Butch"Morris, Ruud Brink, J.A.Deane, Zeena Parkins, Myra Melford, Bill Horvitz, Nin Le Quan, Larry Nocella, Peter Guidi, Nicola Stilo, Gianni Basso, Paolo Birro, Bruno Marini, Andrea Pozza, Marcello Tonolo, Gianni Coscia, Antonello Salis, Daniele Di Bonaventura, Garrison Fewell, Nino De Rose, Duilio Del Prete, ... e molti altri. Ha ottenuto numerosi riconoscimenti in ambito locale e italiano. TOP JAZZ come miglior flautista jazz Italiano negli anni 2010\2015\2018. Collabora da anni con la rivista specializzata Falaut dove cura una rubrica sul flauto jazz. Ha al suo attivo numerose pubblicazioni. La critica i taliana e straniera si è espressa più volte in modo favorevole. La sua discografia è svariata sia come leader sia come co-leader.
Riccardo Ferfoglia veronese, ha perfezionato gli studi in Filosofia ed Estetica musicale all’Università di Bologna. Ha suonato come bassista e chitarrista in diverse formazioni blues e progressive rock. Da tempo collabora con musicisti in ambito jazzistico, privilegiando situazioni creative e originali.
Luigi Sabelli, veronese classe 1966, ha iniziato a suonare la batteria influenzato dalla passione del padre contrabbassista dilettante, finendo per ascoltare quotidianamente decine di dischi e suonare con varie formazioni jazz e rock sin dall’età adolescenziale. Dalla fine degli anni Settanta ha studiato batteria con vari maestri, tra cui Giorgio Salgarelli, Alberto Olivieri ed Enrico Lucchini nelle stanze sopra il locale “Capolinea” di Milano dal 1986 al 1987.Tra i gruppi a cui ha preso parte negli ultimi trent’anni ha registrato e suonato dal vivo con i Francesco Baracca Pilota, i Kakikiwi di Ottavio Giacopuzzi, i Vigliacchi del jazz, Andrea Dudine Trio, Holy Fathers, Peluqueria Hernandez. Tra gli anni Ottanta e Novanta ha suonato occasionalmente con Mauro Ottolini, Bruno De Filippi, Bruno Marini e Francesco Bearzatti. Appassionato di jazz e di musiche “non conformi”, scrive per Musica Jazz e per All About Jazz, per i qu otidiani L’Arena di Verona e il Nuovo giornale di Bergamo e sporadicamente per World Music Magazine. Nel 2004 e nel 2005 ha condotto due cicli settimanali della trasmissione “Fuochi” su Radio 3.

MATTHIAS HOPF

"Homenagem ao Brasil" feat. Gabriele Mirabassi

Prodotto da Dodicilune, distribuito in Italia e all’estero da IRD e nei principali store online da BELIEVE DIGITAL, da martedì 11 giugno è in distribuzione “Homenagem ao Brasil” del chitarrista, compositore e didatta berlinese – di adozione bolognese – Matthias Hopf con il contrabbassista Andrea Lamacchia e il featuring del celebre clarinettista Gabriele Mirabassi. Quattro brani originali e sei arrangiamenti piuttosto elaborati di autori brasiliani (Guinga, Jean Charnaux, Tom Jobim e Yamandu Costa) in un incontro tra musica brasiliana, jazz e musica classica moderna con un carattere quasi cameristico ed elementi vicini al mondo dei grandi compositori classici (Ravel, Mahler, Debussy, Schoenberg, Chopin). “L’incontro tra Europa e Africa in un continente terzo – forse sta in questo il nucleo del fascino che la musica brasiliana ha sempre avuto su di me e che mi ha portato a scrivere questo “Homenagem ao Brasil”, progetto inconsueto per un compositore di musica classica contemporanea. L’essenza di questo incontro è in gran parte una storia di violenza e ingiustizia – gli africani deportati dagli europei come schiavi per sfruttare le terre rubate alla popolazione indigena del Sudamerica colonizzato. Ma la musica brasiliana è proprio una prova del fatto che anche dalle circostanze peggiori possano nascere espressioni artistiche di grande bellezza. Il suo fascino per me è dovuto alla strana combinazione di melodie e armonie europee dal sapore spesso malinconico con l’elemento ritmico vitale della musica africana, una apparente contraddizione. Il mio è un omaggio molto personale attraverso quattro brani interamente composti da me e sei arrangiamenti piuttosto elaborati di autori brasiliani, in particolare di Guinga, Jean Charnaux, Tom Jobim e Yamandu Costa. Si tratta di un misto di musica brasiliana, jazz e musica classica moderna con un carattere quasi cameristico, con elementi del mio modo di comporre ma anche con piccoli omaggi ad autori a me cari – Ravel, Mahler, Debussy, Schoenberg, Chopin. “Canto esquecido” significa “canto dimenticato” ma anche “angolo dimenticato” ed è dedicato a Guinga, che ho avuto il piacere di conoscere a una masterclass. “Menino sonhador” (il ragazzo sognatore) è interamente basato su un motivo pentatonico tipico del canticchiare dei bambini che pervade tutto il pezzo. “Samba de Orfeo” è un omaggio al nostro duo “Rua Orfeo” (chitarra e contrabbasso) e un’allusione alla strada di Bologna dove abitiamo tutti e due (Via Orfeo). “Valsa melancolica” nasce dalla mia venerazione per Maurice Ravel con un vago riferimento nell’introduzione al quinto movimento del “Quatuor pour la fin du temps” di Olivier Messiaen. Gli arrangiamenti dei brani brasiliani sono sempre preceduti da introduzioni composte da me. Ho avuto la grande fortuna di essere accompagnato in questo progetto da due musicisti eccezionali come Andrea Lamacchia al contrabbasso e Gabriele Mirabassi al clarinetto. Un ringraziamento anche al mio amico e grande esperto di musica brasiliana Luca Lombardi a cui devo la conoscenza della maggior parte dei brani arrangiati.” Matthias Hopf
“O encontro entre Europa e África em um terceiro continente – talvez aí esteja o cerne do fascínio que a música brasileira sempre teve para mim e que me levou a escrever esta “Homenagem ao Brasil”, um projeto incomum para um compositor de música clássica contemporânea. A essência desse encontro é, em grande parte, uma história de violência e injustiça – africanos deportados pelos europeus como escravos para explorar terras roubadas da população indígena da América do Sul colonizada. Mas a música brasileira é justamente a prova de que, mesmo nas piores circunstâncias, podem nascer expressões artísticas de grande beleza. Seu fascínio para mim se deve à estranha combinação de melodias e harmonias europeias de sabor frequentemente melancólico com o elemento rítmico vital da música africana, uma aparente contradição. A minha é uma homenagem muito pessoal por meio de quatro peças compostas inteiramente por mim e seis arranjos bastante elaborados de compositores brasileiros, em especial Guinga, Jean Charnaux, Tom Jobim e Yamandu Costa. É uma mistura de música brasileira, jazz e música clássica moderna com um caráter quase camerístico, com elementos da minha própria maneira de compor, mas também com pequenas homenagens a autores que me são caros – Ravel, Mahler, Debussy, Schoenberg, Chopin. “Canto esquecido” é dedicado a Guinga, que tive o prazer de conhecer em uma masterclass. “Menino sonhador” é inteiramente baseada em um motivo pentatônico típico do cantarolar das crianças que permeia toda a peça. “Samba de Orfeo” é uma homenagem ao nosso duo “Rua Orfeo” (violão e contrabaixo) e uma alusão à rua em Bolonha onde ambos moramos (Via Orfeo). “Valsa melancólica” é fruto de minha veneração por Maurice Ravel, com uma vaga referência na introdução ao quinto movimento do “Quatuor pour la fin du temps” de Olivier Messiaen. Os arranjos das peças brasileiras são sempre precedidos por introduções compostas por mim. Tive a grande sorte de ser acompanhado nesse projeto por dois músicos excepcionais, Andrea Lamacchia no contrabaixo e Gabriele Mirabassi no clarinete. Meus agradecimentos também vão para meu amigo e grande especialista em música brasileira Luca Lombardi, che me apresentou a maioria das peças arranjadas.”

PAOLO PRESTA
"Ibridanze"

Prodotto da Dodicilune, distribuito in Italia e all’estero da IRD e nei principali store online da BELIEVE DIGITAL, martedì 18 giugno esce “Ibridanze”, il nuovo progetto discografico del fisarmonicista e organettista calabrese Paolo Presta. Nei nove brani originali del disco è affiancato, senza mai superare la formazione del duo, da Federica Greco alla voce, Gianluca Bennardo al trombone, Antonio De Paoli al violino, Massimo Garritano alla chitarra elettrica, Dario Della Rossa al pianoforte, Francesco Magarò alle percussioni tradizionali ed etniche. “Questo album è una selezione di alcune idee musicali che nel corso degli ultimi anni ho messo nel cassetto. Un cassetto che di tanto in tanto ho aperto per conservarne delle nuove o per lavorare su quelle che erano già lì ad aspettare impazienti di uscire. Credo sia un’esigenza naturale, spontanea, che fonda le sue radici nei graffiti e nei dipinti rupestri che si perdono nella notte dei tempi: lasciare un segno, una traccia, anzi 9 tracce, nelle quali ho dato libero sfogo alla mia creatività. Facendo un’autoanalisi, all‘ascolto viene fuori una certa irrequietezza data da frequenti cambiamenti improvvisi… navigo in un mare tranquillo, dove un leggero venticello mi rassicura; il cappello di paglia che delicatamente mi protegge dal sole vola via ed ecco che davanti ai miei occhi si palesa una tempesta! La donna che amo, che fino ad un attimo prima era con me sulla barca non c’è più. Sarà caduta in acqua? Starà annegando? Mi tuffo, lotto fino allo sfinimento… mi risveglia lei, con un bacio. Sono in riva al mare, il brutto è passato, é ora di salire su in paese attraverso “valli fiorite, dove all’ulivo si abbraccia la vite”, boschi secolari che nemmeno il vecchio corvo che ormai ha più di mille anni può dominare. Mi perdo nella bellezza. Le ninfe che abitano quei posti mi fanno strada fino ai confini del bosco da dove si intravede il piccolo borgo. La compagnia circense proveniente dai Balcani sta già dando spettacolo, gli amici mi accolgono alla grande tavolata, siamo tutti felici e conflenti ma non è finita, anzi deve ancora incominciare. Si aprono le danze! Le danze, sì, perché non è solo una ma sono tante, sono diverse, si uniscono a formare una sola danza che non è un tango, non è una tarantella, è un ibrido. Ma sono delle danze. Delle Ibridanze.” Paolo Presta

DANIELE DEFRANCHIS
"Raw Wood"

Prodotto da Dodicilune, distribuito in Italia e all’estero da IRD e nei principali store online da BELIEVE DIGITAL, martedì 10 settembre esce “Raw Wood“, il nuovo CD del chitarrista e compositore milanese Daniele Defranchis, che fa seguito al precedente lavoro “The Source”. L’Artista, che vive e lavora in Cina, presenterà il disco in anteprima nel concerto che terrà il 7 settembre al Guiyang Grand Theatre (Guizhou, Nanming District, Cina). Una fusione originale e libera di stili musicali dal classico al moderno, con una forte impronta etnica. Melodie mediorientali, ritmi africani, armonie celtiche, solismo rock, fraseggi classici, si fondono in uno stile unico, sanguigno ed evocativo. Nella varieta’ del linguaggio, Raw Wood conserva una forte unita’ musicale e stilistica, dovuta alla continua presenza dei diversi elementi musicali che si fondono, si alternano e si susseguono da un brano all’altro. Il CD alterna brani strumentali complessi e dalla forte componente ritmica e adrenalinica a brani per chitarra sola chiamati meditazioni, oasi contemplative che propongono la musica nella sua funzione terapeutica tipica della cultura orientale. L’intero progetto musicale ruota intorno alla chitarra, utilizzata come strumento melodico, armonico, ritmico, percussivo e suonata con tecniche insolite per ricreare suoni e atmosfere di mondi apparentemente lontani tra loro. Il titolo Raw Wood (legno grezzo) e’ la traduzione dell’ideogramma cinese “pu” 檏 nel Dao De Jing (Tao Te Ching), il classico del maestro taoista Laozi (Lao Tzu). L’ideogramma simboleggia la semplicita’ e nell’opera di Laozi appare per indicare la semplicita’ del legno grezzo e non ancora lavorato, che racchiude tutta la potenza e la naturalita’, la capacita’ di adattarsi alle forme, che e’ alla base della filosofia taoista. Il titolo e’ stato scelto per il suo significato simbolico e il suo naturale richiamo alla semplicita’ e al legno della chitarra. L’immagine di copertina di Mariangela Zabatino rappresenta il legno visto dall’interno, con tutta la sua forza esplosiva ancora incompiuta.
 
DANIELE VETTORI 4tet
feat. Max Ionata
“Sincerely Mine”

Prodotto da Dodicilune, distribuito in Italia e all’estero da IRD e nei principali store online da BELIEVE DIGITAL, martedì 17 settembre esce “Sincerely Mine“, il nuovo CD del chitarrista e compositore Daniele Vettori affiancato da Leonardo Volo al pianoforte, Guido Zorn al contrabbasso, Francesco Cherubini alla batteria e con la speciale partecipazione del sassofonista Max Ionata. “Sincerely Mine” nasce da un periodo particolare della mia vita, in cui gli stimoli esterni ed i miei stati emotivi mi hanno portato a comporre numerosi brani in poco tempo. Dopo aver inciso molti album, anche di generi diversi, sono giunto alla personale conclusione che le migliori composizioni siano quelle scritte con totale sincerità verso sé stessi e tese alla ricerca della propria personalità artistica; libere da stilemi legati ai generi e prive di aspettative inerenti qualsiasi forma di tecnicismo. Personalmente considero fondamentale che le composizioni rispecchino non solo ciò che l’autore vuol trasmettere, ma ciò che l’autore è, sia musicalmente che umanamente, in quel determinato momento. Il filo conduttore di questo lavoro è legato a questo tipo di approccio alla scrittura che, non nego, a volte si è rivelato difficile e destabilizzante: la ricerca della propria personalità artistica porta inevitabilmente a momenti conflittuali, in cui, per esser veramente sinceri con sé stessi e mettersi a nudo, vengono meno tutte le certezze maturate negli anni. Mi auguro che l’ascoltatore riesca a cogliere questa filosofia, che ha prevalso nei miei processi creativi, e l’autenticità con la quale ho affrontato la stesura di questo album.(Daniele Vettori)

WALTER GAETA
“Breakfast with Henry Mancini”
feat. Monica Mancini

Prodotto da Dodicilune, distribuito in Italia e all’estero da IRD e nei principali store online da BELIEVE DIGITAL, martedì 24 settembre esce “Breakfast with Henry Mancini – feat. Monica Mancini“, il nuovo CD del pianista, compositore e arrangiatore Walter Gaeta, impreziosito dalla straordinaria presenza di Monica Mancini, cantante e figlia di Henry Mancini, e delle note di copertina del critico Davide Ielmini.Un suntuoso omaggio alla mitica figura del compositore, direttore d’orchestra e arrangiatore statunitense di origine italiana Henry Mancini, in occasione del 100° anniversario della nascita e 30° anniversario della morte, considerato uno dei più popolari del XX secolo, che svolse una grande attività quale compositore per musica da film, i cui brani furono incisi da numerosissimi artisti di fama tra i quali Frank Sinatra, Louis Armstrong, Pat Boone e molti altri. Il disco contiene 11 arrangiamenti originali di storici brani del compositore americano ed un brano originale firmati dallo stesso Walter Gaeta, affiancato da una ricca ensemble composta da Max Ionata (sassofoni), Daniele Fratini (chitarre), Pietro Ciancaglini (basso elettrico e contrabbasso), Nicola Angelucci (batteria), Remo Izzi (corno francese) Paola Filippi (flauti), Domenico Pestilli (vibrafono) ed il quintetto di archi Piemme Project Quintet con Prisca Amori (1° violino, direttore), Daniel Myskiv (secondo violino), Nico Ciricugno  (viola), Zsuzanne Krasznai (violoncello), Camilo Calarco (contrabbasso). “Non battute, ma contrappunti di sensi. Non ritmi, ma indagini sul tempo. Non melodie, ma canti. Un solo nome: Henry Mancini. Con una manciata di capolavori, scelti da Walter Gaeta tra i tantissimi prodotti dal Maestro, che sono tali per il fatto di non svelare mai la complessità del pensiero che li muove. E’ una filosofia di vita, questa, che Gaeta esalta con raffinatezza e ferocia espressiva, reimmaginando un suono inestinguibile nel quale si vivacizzano tanto le tecniche del combo jazz (svettano i sax di Max Ionata, con soli ricchi di simmetrie e pienezza timbrica) quanto quelle di un ensemble cameristico – il Piemme Project – capace di incandescenze a volte lunari. Al loro fianco si inserisce, con una voce che nasce dalle profondità di una vita passata nell’Arte, Monica Mancini: le sue sfumature a tratti notturne dimostrano quanto il lavoro di suo padre fosse, prima di tutto, quello di uscire dalla propria comfort zone. Soppesando con estrema cautela il muoversi delle parti, e ordinando le sequenze secondo la logica dei flussi e non dei blocchi, Gaeta compone un percorso senza addensamenti e in continua espansione. E’ l’estasi del movimento e dell’avanzare ostinato, ma senza cedere al citazionismo o alla tronfiaggine della modernità arruffata. E’ l’avanguardia di una narrazione interiore e sofisticata che radiografa il Mancini musicista e uomo. Sempre così attento all’ironia, al sorriso, se vogliamo anche a quella leggerezza colta che fa della musica un’icona per l’umanità. Quindi, sono quelle indagini sul tempo, quei contrappunti di sensi e quei canti – potrei dire “a la maniera italo-americana” (il padre di Mancini era di Scanno, paesino in provincia dell’Aquila, mentre la mamma della provincia di Isernia) – a stimolare il guizzo di questo giovane pianista abruzzese. Che modella il suo lavoro su armonie che sono esse stesse voci, così ben affilate da trasformare il loro incontro con il blues, lo swing, l’esotismo e un certo languore pop in pennellate di euforia e romanticismo. Così, Gaeta si addentra in una musica che potrebbe “suonarsi da sola” con il coraggio di un equilibrista. E lo fa con desiderio e voluttà, lasciandosi folgorare dal suo universalismo e dalla sua essenza eterna. Senza debordare dal significato, dalla funzionalità e dalla fruibilità di questi brani che, seppur composti per cinema e televisione, occupano senza alcuna riserva anche le sale da concerto.” Davide Ielmini (Giugno 2024)
Walter Gaeta, pianista, compositore, didatta, si è diplomato in Pianoforte e in Musica Jazz presso il Conservatorio di Roma, in Musica applicata alle immagini presso il Conservatorio di Rovigo, e ha conseguito il titolo di Maestro Accompagnatore per la Danza presso il Conservatorio dell’Aquila e l’Accademia Nazionale di Danza di Roma. Insegna Composizione Jazz al Conservatorio dell’Aquila. Come pianista, arrangiatore e direttore ha tenuto numerosi concerti in festival in Italia, Svizzera, Ungheria, Francia, Sud Africa, Turchia. Ha composto musica per spettacoli di danza contemporanea italiana e ha collaborato alla colonna sonora del film finlandese The Player di Teemu Nikki. Ha pubblicato composizioni originali, metodi musicali e saggi musicologici per Eufonia, EurArte, Il torcoliere, Bam, Sinfonica, Nuova Gutemberg. Ha inciso dischi con Mobydick Records (con Fabrizio Bosso ospite), Dodicilune, B.A.M. Records, NoTami Jazz.

LUCA GELLI Organ Trio
“Shorter Notes”

Prodotto da Dodicilune, distribuito in Italia e all’estero da IRD e nei principali store online da BELIEVE DIGITAL, martedì 1 ottobre esce “Shorter Notes“, il nuovo CD del chitarrista,  compositore, arrangiatore e didatta fiorentino Luca Gelli alla guida del suo Organ Trio con Manrico Seghi all’organo Hammond e Giovanni Paolo Liguori alla batteria. Il disco, un sentito omaggio alla musica del grande musicista e sassofonista americano Wayne Shorter (1933 – 2023) ospita in alcuni brani anche il sax baritono di Dario Cecchini, la tromba di Cosimo Boni, il sax tenore di Pierre Do Sameiro e il clarinetto di Nico Gori.  “L’idea di un progetto sulla musica di Wayne Shorter nasce poco prima della sua scomparsa, avvenuta agli inizi del 2023. Di lì a breve, mosso anche dalla grande emozione per una così grande perdita, prende forma concreta "Shorter Notes". Un omaggio alle sue composizioni risalenti alla metà degli anni '60, tra i grandi classici del suo repertorio, come "Speak No Evil" o "Yes Or No" ed anche altri brani meno eseguiti come "House Of Jade" o "Fee-Fi-Fo-Fum". Gli arrangiamenti originali esaltano il sound in stile "Blue Note" del mio trio insieme ai numerosi ospiti, in alcuni casi rispettando fortemente le versioni originali, in altri rimaneggiando ampiamente il materiale di partenza.” (Luca Gelli)
LUCA GELLI. Chitarrista che ha suonato in ambito jazz, pop, funk e blues, sia come leader che come sideman. Ha iniziato a suonare come autodidatta, per poi andare a specializzarsi al Berklee College of Music di Boston, al Conservatorio Cherubini di Firenze e partecipando a numerose masterclass. In ambito jazz ha suonato con Antonello Salis, Massimo Manzi, Nico Gori, Massimo Moriconi, Alessandro Fabbri, Paolo Ghetti e molti altri. Ha inciso circa dieci album e ha partecipato a concerti in tutta Italia e all’estero. Dal 2010 al 2016 ha guidato il suo progetto originale, The Jelly Factory, con cui ha inciso tre album. Dal 2008 al 2018 ha suonato in tour con la band funk Dirotta Su Cuba, con cui ha inciso l’album Studio Session Vol. 1 (2016). Svolge costantemente attività di insegnamento ed ha al suo attivo varie pubblicazioni didattiche. www.lucagelli.com
MANRICO SEGHI. Pianista e organista, ha svolto studi classici e jazz. Si esibisce come leader con varie formazioni jazz sia come pianista che come organista. Nel 2018 nserito dalla rivista “Jazz It” fra i migliori organisti jazz italiani. Nell’arco degli anni approfondisce la conoscenza dell’organo Hammond partecipando a varie masterclasses tenute dai più importanti organisti della scena jazzistica mondiale, con i quali stringe un rapporto di amicizia e stima reciproca: Joey DeFrancesco, Pat Bianchi, Tony Monaco. Nel 2016 vince il premio come miglior talento nel corso di specializzazione “We love jazz”. Nel 2019 viene pubblicato il suo primo album come leader, intitolato “Food House”, che vede la partecipazione del batterista americano Byron Landham, star internazionale della batteria jazz. Ha al suo attivo vari dischi come sideman. www.manricoseghi.com
GIOVANNI PAOLO “JP” LIGUORI. Classe 1991, si avvicina al jazz all'eta di 15 anni frequentando per due edizioni i seminari di Siena Jazz. A Nuoro Jazz 2010 vince una borsa come miglior batterista dei corsi. In questa occasione forma un ottetto con cui suona al Festival Time In Jazz di Berchidda e registra un album. Torna a perfezionarsi a Siena Jazz nel 2012 sotto la guida di Roberto Gatto e Eric Harland, vincendo un’altra borsa di studio. Ha al suo attivo collaborazioni con del calibro di Fabrizio Bosso, Flavio Boltro, Carlo Atti, Robin Eubanks, Michael Rosen, Ares Tavolazzi, Fabio Zeppetella,Maurizio Giammarco e molti altri. Ha suonato in vari festival come Umbria Jazz, JazzMi, Siena Jazz, Komeda Jazz Festival, Jazz Dock, Nuoro Jazz, Valdarno Jazz, Italia Wawe, Roma Summertime Jazz, Tolfa Jazz.

STEFANIA ARCIERI
“Insistent”

Prodotto da Dodicilune, distribuito in Italia e all’estero da IRD e nei principali store online da BELIEVE DIGITAL, domenica 27 ottobre esce “Insistent“, il nuovo CD della cantante e compositrice barese Stefania Arcieri affiancata da una nutrita schiera di artisti tra i più rappresentativi della scena jazz pugliese raggruppati in 2 formazioni di base cui si aggiungono numerosi ospiti: le voci degli Arcieri Bros (Elio, Paola, Stefania Arcieri), i flauti di Aldo Di Caterino e Gareth Lockrane, la tromba di Alberto Di Leone, Fabrizio Gaudino e Giuseppe Todisco, anche al flicorno, il trombone di Antonio Fallacara, i sassofoni di Gaetano Partipilo, Mike Rubini, Nicola Cozzella e Gabriele Mastropasqua, la chitarra di Alberto Parmegiani, il pianoforte di Eugenio Macchia, il contrabbasso di Daniele Cappucci, il basso elettrico di Gianluca Aceto e la batteria di Fabio Accardi e Mimmo Campanale.  L’album, composto interamente da brani e testi originali firmati dalla stessa leader e dedicato alla sua famiglia, è frutto di un periodo trascorso in Inghilterra e combina elementi melodici, armonici e ritmici meno convenzionali, ma nel rispetto del jazz tradizionale e contemporaneo dando vita ad un sound “Contemporary Jazz” con influenze “Jazz Funk” e “Brazilian”. Il disco sarà presentato ufficialmente in concerto il 27 ottobre presso il “Duke Jazz Club” di Bari
“Insistent" è il nome del brano dedicato alla mia famiglia che dà il titolo a questo nuovo album, ideato e realizzato dopo una lunga permanenza in Inghilterra. Torno in qualità di compositrice e arrangiatrice oltre che cantante e leader dei diversi ensemble coinvolti. Si tratta di una raccolta dinamica di mie composizioni scritte negli ultimi anni, in fasi diverse del mio percorso, alcune recenti ed altre di qualche anno fa, nate in UK o in Italia, alcune nel periodo del lockdown. Queste musiche dal sound fresco e dal sapore principalmente Contemporary Jazz, ma anche Jazz Funk e Brazilian, hanno l'intento di introdurre elementi melodici e armonici, forme e tempi a volte meno consueti; il tutto con estremo rispetto per il Jazz tradizionale e contemporaneo. Amo infatti ascoltare ogni forma musicale che abbia in sé bellezza, estro, curiosità, sfumature di colori. Alcuni temi proposti in questo nuovo album sono particolarmente vivaci, agili e attivi, altri intensi ed eleganti, sviluppati ed elaborati per organici differenti che mostrano svariate combinazioni di timbri. Le line-up che si alternano sono composte da musicisti molto creativi ed espressivi; ognuno di loro con il proprio gusto e la propria abilità contribuisce a rendere la mia musica pregiata ed emozionante. Gli arrangiamenti pur accurati lasciano numerosi spazi dedicati all'improvvisazione e all'interplay tra gli strumenti. È presente tra le varie composizioni anche un brano di carattere orchestrale eseguito da un ensemble di 10 elementi che include alcuni dei maggiori talenti pugliesi. Buon ascolto. Stefania Arcieri 

MASSIMILIANO CIGNITTI 
“Quella stanza segreta (omaggio a Edda Dell’Orso) feat. Nguyên Lê”

Prodotto da Dodicilune, distribuito in Italia e all’estero da IRD e nei principali store online da BELIEVE DIGITAL, martedì 26 novembre esce “Quella stanza segreta (Omaggio a Edda Dell’Orso) - feat. Nguyên Lê“, il nuovo CD del bassista e compositore romano Massimiliano Cignitti che approfondisce il suo interesse per la musica del Cinema (dopo i precedenti album “Buio in sala” a suo nome e “La Regola del Gioco” con il gruppo Cinedelik, rispettivamente pubblicati nel 2022 e nel 2024 sempre per Dodicilune). Questa volta l’artista romano omaggia la straordinaria cantante Edda Dell’Orso, considerata “la voce di Morricone” per aver cantato alcuni tra i temi più famosi delle colonne sonore italiane degli ultimi 40 anni, e divenuta celebre anche per aver lavorato con tutti i più grandi maestri della musica per immagini della storia del Cinema italiano. Il disco contiene arrangiamenti originali di 10 celebri brani firmati da Ennio Morricone e Piero Piccioni legati ad altrettante famose produzioni cinematografiche ed un brano originale firmato dallo stesso Cignitti, eseguiti da una straordinaria band con Sara Della Porta, Clara Simonoviez, Lorena Falbo, Matteo Impilloni, Juan Carlos Albelo, Mieko Myazaki, Giancarlo Ciminelli, Marco Guidolotti, Thierry Valentini, Carlo Rosati, Fabio Servilio, Mauro Scardini, Alessandro Di Nunzio, Marco Rovinelli, e con la straordinaria partecipazione del celebre chitarrista franco-vietnamita Nguyên Lê. Inoltre il disco vanta una qualità audio di eccellenza grazie alla collaborazione con il fonico italo-svizzero Marc Urselli che lavora tra Londra e New York  (7 nomination e 3 vittorie al Grammy Award) che ha mixato l’intero progetto discografico.

GADALETA | VANCHERI | FIORAVANTI
“Fluet”

Prodotto da Dodicilune, distribuito in Italia e all’estero da IRD e nei principali store online da BELIEVE DIGITAL, martedì 14 gennaio 2025 esce “Fluet“, il nuovo CD del trio composto da Marta Gadaleta (voce, parole, elettronica, oggetti sonori), Gianni Vancheri (composizione, chitarre, clarinetto basso, elettronica) e da Ettore Fioravanti (batteria e percussioni). “Fluire, andare, lasciar passare. Questo è lo stato fluido creativo, una materia in cui le idee possono muoversi rapide passando attraverso la conoscenza, il background e le molteplici esperienze di chi ne fa parte, mutandosi poi in nuovo materiale da cui partire, alla ricerca di un lato inaspettato della musica, di alternativi percorsi espressivi. Fluet è un discorso a tre voci, che si sviluppa su composizioni e testi originali, tutto fluidamente unito da correnti improvvisative libere, eppure connesse alla narrazione, per assonanza o per contrasto. I ricchi rimandi musicali si mescolano con le sonorità sintetiche dell’elettronica, in un’unica e avvolgente fusione timbrica.”
LINER NOTES a cura di Gianni Mimmo
“Fluet. Alto lo sguardo in tempi opachi. Come in un movimento di progressiva messa a fuoco: una luce e il suo deflettersi, il suo incedere e il suo confondere, il suo inghiottire e la sua disvelante affermazione. Un afflato teatrale, un’intrinseca drammaturgia e uno spiccato senso formale attraversano, animano, questa musica che poggia su una line-up essenzialissima e insieme esaustiva. Sovente procede per intersezioni, per succedersi di prospettive, perentorie pulsazioni e inquieti sussurri, per unisoni e fertili collisioni. La matrice timbrica (autorevolezza della vocalità, una campitura elettronica di insolita sobrietà e per questo di grande efficacia, il calore e il colore del clarinetto basso, la vertigine quasi orchestrale che ci regala la chitarra, la ricchezza nervosa, sontuosa nella precisione, delle percussioni) ha certo un ruolo determinante nel consegnare all’ascolto una compattezza, un’omogeneità stilistica, l’interezza che caratterizza questo lavoro. Ma è forse la presenza di una voce, capace di suggestioni intime e insieme di forza assertiva, a rendere quasi visibile l’impianto compositivo, la permeabilità all’improvvisazione, alla varietà dinamica, alla sublimazione dell’idea che innerva la musica. Nei testi, nella ricchezza fonetica che si agita nei bisbigli, nelle sillabe che emergono e si fondono con il suono strumentale, nella parola e anche in accenni speech melody che permeano questo canto, avverto un lirismo del crinale, sempre sul punto di infrangersi sulla soglia fra sogno e disincanto. Le fonti ispirative sono forse all’origine di questa sensazione: un dipinto di Hopper, un notturno fondale scuro che inghiotte un riflesso di luci sul quale emerge vicina la solitudine di una figura, un incanto sospeso di fremente malinconia. Una lirica di Frost, un tempo immobile e pulsante insieme nel quale attraversiamo il turbinio notturno di fiocchi di neve al limitare di un bosco, certo anche interiore. Un ricorso, una translitterazione sonora di due composizioni di un maestro come Lenoci, una sublimazione del suo insegnamento. In Fluet un senso narrativo, dal carattere per certi aspetti oracolare e imprendibile. Ne spicca una fragranza sincera, un’intenzione comunicativa che carezza il senso profondo. Una luce appunto, che disvela. E anche un cerchio, un rituale fatto di case sonore, un materiale che sembra coagulare elementi rimasti in sospensione, in attesa di questa destinazione. Vancheri tende qui un arco espressivo, una morfologia attinta con maturità da distanti derivazioni, che trova nella voce e nella multiforme scelta testuale di Gadaleta una declinazione toccante, quando non rivelatoria e una luminosa resa nella trasfigurazione che Fioravanti dona, preziosa.”
Gianni Mimmo

LISA MANOSPERTI
"Uncaged Bird"

Prodotto da Dodicilune, distribuito in Italia e all’estero da IRD e nei principali store online da BELIEVE DIGITAL, martedì 21 gennaio 2025 esce “Uncaged Bird“, nuovo CD della vocalist pugliese Lisa Manosperti, un sentito omaggio discografico alla cantante, compositrice e attrice statunitense Abbey Lincoln (1930 - 2010) nota anche per essere stata portavoce dei diritti civili durante gli anni ’60. Insieme alla voce della Manosperti, Roberto Ottaviano ai sassofoni, Umberto Petrin al pianoforte, Silvia Bolognesi al contrabbasso e Cristiano Calcagnile alla batteria. Liner Notes a cura di Luigi Onori. “Quando ho ascoltato per la prima volta il trittico ”Prayer, Protest, Peace” interpretato da Abbey Lincoln nella suite di Max Roach "We Insist! Freedom Now Suite" ho pianto. In quelle grida, quei sospiri, quella rabbia, c'e molto più di una voce o di una interprete. C'e' l'appartenenza,  la rabbia e anche la rassegnazione di un popolo da secoli costretto ad essere sottomesso. Una voce, quella di Abbey, fuori dal coro, senza orpelli o abbellimenti, asciutta e fiera della sua diversità. Un esempio per me e per chi si avvicina al mistero del canto. Questo disco vuol essere un piccolo, dovuto omaggio a questa immensa vocalist, compositrice e songwriter a mio parere un po' sottostimata e che senza dubbio merita di essere annoverata tra  le grandi cantanti del jazz!” Lisa Manosperti
LINER NOTES a cura di Luigi Onori. “Sulla musica e sull’arte canoro-compositiva di Abbey Lincoln (1930-2010) esistono solo due album. Se ne aggiunge ora un terzo, pensato e realizzato dalla vocalist Lisa Manosperti. Quest’omaggio alla vocalist afroamericana nasce dal profondo, dall’esigenza di “dar voce” allo spirito libertario e creativo di una donna che ha sofferto e lottato nella propria vita, affermandosi infine con un songbook innovativo e ricchissimo (80 brani), basato su esperienze reali e concrete, sulla vita personale e collettiva narrate attraverso uno straordinario e catartico storytelling e uno stile vocale che scolpisce ogni singola parola. Così Lisa Manosperti ha deciso di non “rifare” la Lincoln ma di rileggerla e interpretarla con nuovi arrangiamenti  in una felice e personale scelta antologica che va dal 1959 al ‘98, privilegiando il maturo decennio dei ’90 della produzione francese Polygram/Verve sotto l’egida di Jean-Philippe Allard (scomparso anzitempo nel ‘24). Nella varietà di strutture e tematiche, complice l’eccezionale quartetto, la vocalist mantiene il mood originale nel filosofico “Should’ve Been” e nell’innodica “First Song”. Altri brani vengono mutati  nell’organico e nell’impatto come il drammatico “The World Is Falling Down” e il narrativo “Bird Alone” (in trio) e l’informale “Let Up” in duo con Petrin; per “You Gotta Pay the Band”, ancora in trio, c’è un’autentica risignificazione con il pezzo che si fa brevissimo e fulminante, quasi cabarettistico. “Straight Ahead” perde la livida drammaticità diventando un’anomala ballad; “The Music Is the Magic” e “And It Supposed To Be Love” vengono jazzificate con efficacia. Su due brani-capisaldo della Lincoln (“Throw It Away” e “Caged Bird”) si privilegiano un tempo veloce e una dimensione coltraniana, esaltata da Ottaviano e dal quartetto. Ma è la voce di Lisa Manosperti che convince, perché ha metabolizzato la lezione della Lincoln ma non la imita, trovando accenti, intervalli, suoni personali sulla lunghezza d’onda di Abbey, con una sofferta sincerità.” Luigi Onori (autore di “Abbey Lincoln. Una voce ribelle tra jazz e lotta politica”, L’asino d’oro edizioni, 2023) 

SERGIO ARMAROLI | GIANCARLO SCHIAFFINI
"Deconstructing Ayler in the Universe"

Prodotto da Dodicilune, distribuito in Italia e all’estero da IRD e nei principali store online da BELIEVE DIGITAL, martedì 28 gennaio 2025 esce “Deconstructing Ayler in the Universe“, il nuovo CD del duo composto da Sergio Armaroli (vibraphone, synthesizer, chromatics balafon, percussion) e Giancarlo Schiaffini (trombone), collaboratori di lunga data e autentici maestri dell’improvvisazione, qui alle prese con il repertorio del sassofonista americano Albert Ayler (1936 - 1970), considerato uno dei maggiori e più influenti musicisti della prima corrente Free Jazz degli anni sessanta.
Giancarlo Schiaffini, compositore-trombonista-tubista, nato a Roma nel 1942, si è laureato in fisica presso quella università nel 1965. Autodidatta in musica, ha partecipato alle prime esperienze di free-jazz in Italia negli anni ’60. In quel periodo ha cominciato la sua attività di compositore ed esecutore nel campo della musica  contemporanea e del jazz. Nel 1970 ha studiato a Darmstadt con Stockhausen, Ligeti e Globokar e ha fondato il gruppo strumentale da camera Nuove Forme Sonore. Nel 1972 ha studiato musica elettronica con Franco Evangelisti, collaborando con il Gruppo di Improvvisazione di Nuova Consonanza fino al 1983. Nel 1975 ha fondato il Gruppo Romano di Ottoni, con repertorio di musica rinascimentale e contemporanea. Fa parte della Italian Instabile Orchestra. Ha tenuto corsi e seminari in Italia, presso la Hochschule di Freiburg i. B., Melba e Monash University (Melbourne) e la New York University. Ha insegnato presso i conservatori “G. Rossini” di Pesaro, “A. Casella” dell’Aquila e nei corsi estivi di Siena Jazz (strumento, improvvisazione, composizione). Ha collaborato con John Cage, Karole Armitage, Luigi Nono e Giacinto Scelsi. Ha partecipato, come compositore ed esecutore, a numerosi festival e stagioni concertistiche presso Teatro alla Scala, Accademia di S. Cecilia, Biennale Musica di Venezia, Autunno Musicale di Como, IRCAM, Upic e Festival d’Automne di Parigi, Reina Sofia di Madrid, Ars Musica di Bruxelles, Europa jazz Festival du Mans, Jazz a Mulhouse, Tramway (Rouen), Wien Modern, Aspekte di Salisburgo, Donaueschinger Musiktage, Moers, Tage fuer Neue Musik di Zurigo, Fondazione Gulbenkian di Lisbona, Alte Oper di Francoforte, Filarmonica di Berlino, Festival di Gibellina, FIMAV di Victoriaville (Canada), Nuova Consonanza, Bimhuis di Amsterdam, JazzYatra (India), Darmstadter Ferienkurse, Pomeriggi Musicali e Musica del nostro tempo (Milano), UNEAC di Cuba, Maggio Musicale Fiorentino, Lincoln Center e Hunter College (New York), New Music Concerts di Toronto e molti altri.
Dal 1988 collabora con la cantante e autrice di testi Silvia Schiavoni per la composizione ed esecuzione di performances multimediali originali e su letteratura, pittura (Joyce, Gauguin, Ibsen, Boccioni, Ammaniti e altri), con immagini di Ilaria Schiaffini. Nel 2000 è stato Composer in Residence presso l’”International Composers & Improvisers Forum Munich”. Ha registrato per le radio nazionali in Italia, Austria, Canada, Olanda, Messico, Germania, Francia, Svezia, Spagna. Sono state a lui dedicate composizioni da numerosi autori come Scelsi, Nono, Alandia, Amman, Castagnoli, Dashow, Guaccero, Laneri, Mencherini, Renosto, Ricci, Villa-Rojo. Ha inciso dischi per BMG, Curci, Cramps, Edipan, Horo, Hat Records, Pentaflowers, Pentaphon, Red Records, Ricordi, Vedette. BMG, Curci, Edipan, Pentaflowers, Ricordi hanno pubblicato sue composizioni. Ha pubblicato per Ricordi un suo trattato sulle tecniche del trombone nella musica contemporanea e per Auditorium Edizioni “E non chiamatelo jazz” sull’improvvisazione musicale,  “Tragicommedia dell’ascolto”, “Immaginare la musica” e “Errore e pregiudizio”. A Giancarlo Schiaffini è stata dedicata una voce dalla Biographical Encyclopedia of Jazz (Oxford University Press) e dall’Enciclopedia della Musica (Utet/Garzanti).
Sergio Armaroli è vibrafonista, percussionista, compositore, didatta e artista totale, la cui attività spazia in diversi campi artistici e musicali. Quello del jazz è forse  il più praticato: “Considero il jazz come attitudine propriamente sperimentale che ha assoluta necessità di essere raccontata”. Ha studiato presso l’Accademia di Belle Arti di Brera e al Conservatorio G.Verdi di Milano. Si è perferzionato all’Accademia della Fondazione A.Toscanini di Parma e presso l’Accademia del Teatro Alla Scala di Milano conseguendo il titolo di professore d’orchestra. Ha frequentato inoltre l’Instituto Superior de Arte de L’Habana a Cuba. Ha suonato in diverse orchestre classiche, si è perfezionato sulla marimba e ha seguito corsi di batteria tenuti da Joey Baron, Han Bennink, Trilok Gurtu e Dom Um Romao. Ha al suo attivo diverse composizioni per il teatro e ha partecipato a diverse formazioni orchestrali italiane ed europee, nonché a una serie di registrazioni di musica classica e da camera. Nell’ambito del jazz si esibisce come vibrafonista e percussionista. È fondatore e leader del gruppo Axis Quartet composto da Nicola Stranieri alla batteria, Marcello Testa al contrabbasso e Claudio Guida al sax. Con lo stesso ha pubblicato nel 2010 Prayer and Request, un lavoro interessante, dove l’improvvisazione si sposa con le partiture scritte, gli interventi dei singoli agiscono in equilibrio con il gruppo, tesi alla ricerca di un equilibrio costante. La critica ha accolto molto bene il disco, così come, in una chiave diversa, Early Alchemy, un viaggio all’interno dell’espressività percussiva come atto primitivo della musica”. Scheda a cura di Flavio Caprera (tratto dal Dizionario del jazz italiano Universale Economica Feltrinelli, Milano, 2014). Con l’etichetta Dodicilune Armaroli ha pubblicato, tra gli altri, “Prayer and request” (2010) e “Vacancy in the Park” (2015) con Axis Quartet, “Early Alchemy” (2013) un solo di marimba, “Tecrit” (2014) con Riccardo Sinigaglia (santur elettrico, flauti barocchi ed elettronica), “Micro and More Exercises” con Giancarlo Schiaffini (2016), “Structuring the Silence” con Fritz Hauser (2017), “From The Alvin Curran Fakebook – The Biella Sessions” con il quartetto guidato da Alvin Curran, “To play Standard(s) Amnesia” con il suo quintetto e Billy Lester (2017), “Lux Ferrari Exercises d’Improvisation” con Giancarlo Schiaffini, Walter Prati e Francesca Gemmo, “Close (your) Eyes Open Your Mind” con Walter Prati, “Trigonos” con Andrea Centazzo e Giancarlo Schiaffini (2018), “TrioPlusTrio” con Giancarlo Schiaffini, Walter Prati, Roger Turner, Chris Biscoe e John Pope e “Meeting for two” con il pianista statunitense Billy Lester (2020).

GABRIELE COMEGLIO
"The Journey"
feat. Randy Brecker, Bob Mintzer, Russell Ferrante, Jimmy Haslip, Bob Malach, William Kennedy, Emilio Soana, Franco Ambrosetti, Dado Moroni, ... etc

Prodotto da Dodicilune, distribuito in Italia e all’estero da IRD e nei principali store online da BELIEVE DIGITAL, martedì 4 febbraio 2025 esce “The Journey“, il nuovo CD del sassofonista, arrangiatore, direttore d’orchestra, compositore e didatta Gabriele Comeglio, uno tra i personaggi più iconici della storia artistica e professionale che il nostro paese possa vantare in ambito musicale. “The Journey” è proprio la testimonianza discografica di un lungo ed incredibile percorso artistico, fatto di numerosi e memorabili incontri con grandi personaggi del jazz italiano, europeo e d’oltre Oceano. Il disco raccoglie infatti composizioni ed arrangiamenti originali firmati dallo stesso Comeglio e registrati dal 1995 al 2021 tra Italia, Svizzera e America. La lista dei musicisti coinvolti è impressionante e rappresenta il meglio che il jazz abbia espresso negli ultimi 20 anni a livello globale: Lawrence Feldman, Bob Mintzer, Bob Malach, Roger Rosenberg, Emanuele Dell’Osa, Damiano Fuschi, Vittorio Cazzaniga, Ubaldo Busco, Marvin Stamm, Bob Millikan, Randy Brecker, Emilio Soana, Pippo Colucci, Franco Ambrosetti, Mike Davis, Keith O’Quinn, Mauro Parodi, Angelo Rolando, Giovanni Di Stefano, Caterina Comeglio, Sara Collodel, Bill Mays, Russell Ferrante, Alberto Bonacasa, Claudio Angeleri, Dado Moroni, Jimmy Haslip, Antonio Papagno, Andrea Cassaro, Jay Anderson, Mike Richmond, John Riley, William Kennedy, Adam Nussbaum, Marco Serra, Bill Goodwin. “Questo CD rappresenta per me un lungo periodo della mia vita di musicista, densa di incontri, collaborazioni, esperienze. Un viaggio lungo ed articolato, pieno di speranze ed emozioni, che spero vogliate ripercorrere con me. Un viaggio iniziato quarantacinque anni fa quando presi l'aereo (per la prima volta nella mia vita) per andare a Boston e studiare al Berklee College of Music. Un viaggio che mi ha portato in giro per il mondo, suonando con le colonne del jazz italiano: Giorgio Azzolini, Enrico Intra, Bruno De Filippi, Franco Cerri, Mario Rusca, Attilio Donadio, Gil Cuppini, Carlo Bagnoli, Sante Palumbo, Tullio De Piscopo. Ma anche con parecchi miei “eroi”, musicisti che ascoltavo alla radio, specialmente nelle trasmissioni di Adriano Mazzoletti, come Phil Woods, Lee Konitz, Randy Brecker, Dee Dee Bridgewater, Eumir Deodato, Bob Malach, Slide Hampton, Jerry Bergonzi, Pee Wee Ellis, Rick Margitza, Russell Ferrante, Jimmy Haslip, William Kennedy, Charlie Mariano, Bobby Watson, Scott Hamilton, Patti Austin, Al Di Meola, Ray Charles, Stevie Wonder. Senza contare le collaborazioni con Mina, Tony Hadley, Nick The Nightfly, Mauro Pagani, Lucio Dalla, Ron, Enrico Ruggeri, Fabio Concato, Sarah Jane Morris, l'Orchestra Jazz della Sardegna, l'Orchestra Jazz Siciliana, l'Orchestra Sinfonica della Svizzera Italiana e l'Orchestra della RTS di Belgrado. Non avrei mai immaginato di potere condividere il palco con tutti questi grandi musicisti e di avverare così tutti i miei sogni. Un viaggio iniziato quasi per caso, che continua ancora oggi e spero possa continuare a lungo.”
Gabriele Comeglio
Liner Notes a cura di Claudio Angeleri
L’autore. Solitamente le collaborazioni con musicisti internazionali sono il risultato di operazioni limitate nel tempo e riferite a progetti concertistici e discografici in cui l’artista di fama riveste il ruolo di ospite speciale. Questo disco è l’eccezione che “non” conferma la regola. Si tratta infatti, in tutte le diverse formazioni coinvolte nelle tracce del CD, di collaborazioni tra colleghi musicisti che suonano insieme da almeno vent’anni e hanno solo la sfortuna di abitare a migliaia di chilometri di distanza. Altrimenti costituirebbero da tempo dei gruppi stabili di prestigio. Il denominatore comune di questa “anomalia” internazionale è Gabriele Comeglio. Un musicista per musicisti che si è conquistato non solo la stima e l’amicizia di tutti per il suo innegabile talento strumentale e compositivo, ma soprattuto per la tenacia con la quale ha acquisito competenze e qualità artistiche professionali nel mondo del jazz, del pop e della musica classica. È il classico caso di self-made man che ha raggiunto obiettivi importanti solo grazie ai propri meriti e ad una integrità morale forse riconducibile ad altri tempi. Le origini provinciali - è originario di Mortara, una piccola cittadina della Lomellina - sono state il fattore scatenante del suo insaziabile desiderio di crescita e miglioramento. Inizia col violino inseguendo Giorgio Gaslini nei suoi primi corsi di jazz degli anni Settanta a Venezia per passare al sassofono con Sergio Rigon (e all'armonia con Attilio Donadio) presso i corsi, più o meno “clandestini”, del Capolinea di Milano. La città italiana gli sta però stretta e decide quindi di volare oltreoceano nella migliore scuola americana, il Berklee College of Music di Boston nel periodo in cui insegnavano docenti di rilievo assoluto quali Herb Pomeroy (già con Charlie Parker), Joe Viola, Ed Tomassi, Greg Hopkins, Ken Pullig, Phil Wilson. In brevissimo si diploma col massimo dei voti e la lode e al ritorno in Italia vince il concorso come sassofonista della prestigiosa Orchestra Ritmica della Rai di Milano. Negli anni successivi Gabriele non si ferma ai titoli ottenuti alla Berklee ma consegue il diploma, sempre con il massimo dei voti, in tutti gli strumenti che suona: la famiglia dei sassofoni, il flauto traverso e il clarinetto. Da allora è un susseguirsi di opportunità e successi in cui non solo opera in qualità di strumentista, ma anche come arrangiatore e compositore per l’Orchestra dei Pomeriggi Musicali e le sua big band (la Jazz Class Orchestra che registra con Phil Woods, Lee Konitz, Franco D'Andrea e Enrico Intra) e fonda poi la Jazz Company, sua attuale big band. Suona alla Scala di Milano, alla Town Hall di New York e in tutti i teatri più importanti d'Italia. In varie occasioni sono Mina in persona e il figlio Massimiliano Pani a volerlo come arrangiatore in diversi dischi di successo. Sempre come orchestratore ha curato arrangiamenti per Franco Battiato, ha diretto l’Orchestra del Festival di Sanremo in varie occasioni, ha collaborato con Lucio Dalla, Ron, Enrico Ruggeri, Massimo Lopez, Fabio Concato, Nina Zilli, Massimo Ranieri, Francesco Guccini, Mauro Pagani, Nick The Nightfly, Simona Bencini, la SMUM Big Band di Lugano, l'Orchestra Jazz Siciliana e l'Orchestra Jazz della Sardegna. Elencare tutte le collaborazioni sarebbe quasi noioso ma è proprio in questo suo peregrinare in giro per l’Italia e per il mondo che viene apprezzato dai grandi musicisti americani: Al Di Meola, Eumir Deodato, Patty Austin, Nnenna Freelon, Dee Dee Bridgewater, Bob Mintzer, Randy Brecker e molti altri. Ciò che personalmente mi ha sempre colpito in Gabriele, raggiungendo quasi un irrefrenabile livello di irritazione e invidia, è il saper essere sempre al massimo in ogni situazione professionale e contesto stilistico sia free, modale, bop, funky o cameristico. Confesso che per me, così come per molti musicisti italiani che si ascoltano in questo disco - tra tutti il fuoriclasse Emilio Soana - è stato proprio l’inseguimento di Gabriele nella sua imbarazzante competenza professionale che ha dato l’opportunità di migliorare e crescere ancora di più in questi anni. Non mi riferisco solo all’armonia, alla lettura, alla scrittura ma alla cultura jazzistica, al dialogo di gruppo sulla base di esperienze stilistiche diverse, al suonare in orchestra secondo le regole del “less is more”. Come Ellington - l’accostamento è tutt’altro che irrispettoso o esagerato - Comeglio sa scrivere per i musicisti che ha a disposizione valorizzando le qualità di ognuno. Analizzando le sue partiture che già al primo ascolto fanno suonare l’orchestra alle massime possibilità, quasi ci fosse il doppio degli strumenti, ci si accorge che non sono inutilmente difficili, fuori range o anti-musicali – come capita molto spesso. Sa quali sono i pregi e i difetti della composizione e sceglie la strada più giusta per ottenere il miglior risultato con le note che ci vogliono. Né più né meno. La musica. Il jazz secondo Gabriele Comeglio: quasi trent’anni di registrazioni dal 1994 al 2021, alcune realizzate in studi prestigiosi oltreoceano con musicisti di rilievo assoluto. Di fatto, a fronte di una corposa discografia sia come leader che come arrangiatore e solista, si tratta del primo disco in cui Gabriele si presenta a tutto tondo anche come compositore in nove dei tredici brani dell’album. Quattro sono eseguiti in big band: Shuffle Tune, Song for Caterina, Bop Street e Alice. Per i primi tre si tratta di fatto dell’Orchestra di Bob Mintzer con l’aggiunta di Comeglio come solista e direttore. Gli assoli sono tutti da incorniciare: Mike Davis al trombone, Bill Mays al piano, Bob Mintzer e Bob Malach al tenore, Randy Brecker alla tromba. Mentre Alice è una originale interpretazione della composizione scritta dal geniale Tom Waits, in cui è impegnata la big band italiana, la Jazz Company, con l’aggiunta della splendida voce di Caterina Comeglio. Ma ciò che sorprende in queste esecuzioni, così come in tutto il disco, è la qualità degli interventi di Comeglio il cui lo stile estroverso e il suono grintoso lo collocano in una dimensione assolutamente originale. Si sentono influssi parkeriani - del resto chi non è debitore a Bird? - filtrati da una prospettiva modale, funky e talvolta quasi atonale con un perfetto timing. In altre parole, le sue linee melodiche vanno in profondità nell’armonia per slanciarsi fino agli intervalli più estremi della tonalità. È proprio in questo che Gabriele si riallaccia a Parker “rinnegandolo” immediatamente con glissati alla Johnny Hodges o cascate di note alla Coltrane. Si avverte una profonda competenza stilistica e un rispetto per i grandi maestri del sassofono. Non importa che gli accenti siano acustici o “groovy” come Bassics Instinct insieme agli Yellow Jackets - qui presente forse con la formazione più prestigiosa di sempre con Mintzer, Ferrante, Haslip e Kennedy - la cifra stilistica di Gabriele è sempre netta e non arretra di un millimetro. Ci sono poi le tracce per vari combo jazz di diverse estensioni a partire dalla “quasi big band” in cui Comeglio si sovraincide con tutta la famiglia dei sassofoni curando anche la programmazione delle tastiere. In entrambe le tracce, Just in Case e South si apprezza la tromba di Randy Brecker mentre nel secondo brano Comeglio improvvisa anche al soprano e al baritono. Due le tracce in quartetto. La prima è una pregevole versione di Che mi importa del Mondo, una canzone nota per le versioni di Rita Pavone e Mina con Dado Moroni al piano, Mike Richmond al contrabbasso, Bill Goodwin alla batteria e Comeglio al sax tenore. La seconda è ancora una composizione originale For my Parents con il bravo pianista italiano Alberto Bonacasa, sempre Richmond al contrabbasso, Adam Nussbaum alla batteria mentre Comeglio torna al sax alto. Comeglio in quattro brani esplora le possibilità dell’overdubbing elettronico e acustico sebbene alla fine si tratta fondamentalmente di duetti nei quali Comeglio dialoga con alcuni dei suoi amici di più lunga data: il tenorista Bob Mintzer, il trombettista svizzero Franco Ambrosetti, la chitarrista Sara Collodel e il sottoscritto al pianoforte. Le atmosfere ottenute sono molto diverse tra loro. Night Roads ricorda sonorità alla Weather Report grazie alle sovraincisioni delle tastiere e dei fiati di Comeglio – oltre al contributo di Marco Serra alle percussioni e di Mintzer con uno splendido assolo. Frully propone invece un clima acido in cui spicca il lirismo di Franco Ambrosetti. Lullaby of the Leaves è invece un omaggio alla regina di Tin Pan Alley, la compositrice Bernice Petkere, con un inedito Comeglio ai clarinetti. Chiude il disco un duetto acustico con una mia composizione dedicata a Ellington dal titolo Prelude.

BREW 4ET
"Bell Movement"

Prodotto da Dodicilune, distribuito in Italia e all’estero da IRD e nei principali store online da BELIEVE DIGITAL, martedì 25 febbraio 2025 esce “Bell Movement“, il nuovo (secondo) CD del Brew 4et, eccellente formazione italiana nata nel 2016 con l’intento di costruire un proprio linguaggio sonoro ed espressivo, oltre che compositivo, frutto dell’incontro tra la cultura musicale tradizionale e quella contemporanea. Il gruppo, composto da Giuseppe Giroffi ai sassofoni, Gianluca Manfredonia al vibrafono, Luca Varavallo al contrabbasso e Alex Perrone alla batteria ha partecipato a numerosi festival internazionali (tra cui Think Jazz, Jazz Flirt, JazzIt Fest, Blue Note Milano) in tutta Europa (Inghilterra, Germania, Spagna, Svizzera, Repubblica Ceca) vincendo numerosi premi e riconoscimenti (tra cui JAZZMI 2022, Johnny Râducanu Romania International Jazz Festival 2022).
LINER NOTES a cura di Ares Tavolazzi
La caratteristica che più mi ha colpito di questo nuovo progetto del Brew 4et, è l’alternanza delle situazioni sonore che accompagna tutto il cd, un lavoro fatto di larghe melodie alternate a momenti di energie completamente diverse e contrastanti. I brani si snodano nello spazio sonoro, come racconti, fatti di momenti di tensione e distensione, ed ogni brano narra una storia diversa ma simile nell’intenzione compositiva. Colpisce anche la fusione sonora dei quattro musicisti, volta all’ascolto reciproco con grande disponibilità, senza protagonismi personali, con l’unico scopo di “fare musica insieme”. Alcuni brani di non facile costruzione ritmica, risultano all’ascolto molto fluidi e fruibili pur nella loro complessità e si collegano con naturalezza alle melodie ed agli assoli che seguono. La ritmica, (Luca Varavallo al contrabbasso e Alex Perrone alla batteria) è solida, compatta e decisa, mai invadente nei confronti del solista di turno, il risultato che ne consegue è la fluidità che si può percepire nell’ascolto di ogni singolo brano, anche il più complesso. Gianluca Manfredonia (vibrafono) e Giuseppe Giroffi (alto e baritono) trovano così nel supporto ritmico lo spazio ideale per potersi esprimere liberamente con grande maestria e sensibilità.
Commento ai brani
Bell Mouvement ispirato, come suggerisce il titolo, al movimento ondulatorio e mai regolare dei rintocchi di una campana. Questo genera e suggerisce una metrica in 5 movimenti su cui si muove tutto il brano.
Strawberry Tart composizione che nasce dall’esigenza di comunicare una confusione timbrica per poi liberarsi in una seconda sezione melodica, dando poi ambio spazio all’improvvisazione
Intro breve ouverture al brano “In my world” di vibrafono sperimentando con pedali effetto per ottenere una sonorità elettro-acustica dal sound etereo
In My World composizione in più movimenti, come fosse una piccola suite bitematica. I momenti solistici sono brevi per scelta lasciando grande spazio all’arrangiamento e alle due melodie
Croix de Chavaux è il paesaggio che prende voce attraverso questo brano. Un quartiere parigino in cui culture tanto diverse coabitano tra flussi e dissonanze. Questi suoni ripercorrono quelle strade, attraverso influenze napoletane che si impongono con forza, creando contrasti tra sonorità dure e sorprendentemente morbide
Arabic Mixture di ispirazione mediterranea con un ponte tra le melodie di matrice araba con un’ampia apertura verso l’occidente e l’improvvisazione anche collettiva
Song To Siren mette in evidenza l’aspetto ritmico, dando risalto alla sezione ritmica che si lega in maniera salda alla parte tematica che preannuncia invece una lunga zona improvvisativa
Uneven Stairs ha una breve intro con continui spostamenti metrici dove prevale quindi una irregolarità, la stessa che ho ritrovato in alcuni gradini di un luogo visitato insieme alla band durante un day off di un tour nel sud Italia.

ANDREA GLOCKNER Quartet
“Across the Lines feat. Joseph Bowie”

Prodotto da Dodicilune, distribuito in Italia e all’estero da IRD e nei principali store online da BELIEVE DIGITAL, martedì 4 marzo 2025 esce “Across the Lines feat. Joseph Bowie“, il nuovo CD del del trombonista franco-italiano Andrea Glockner, qui alla guida di un eccellente quartetto internazionale con Santiago Fernandez a pianoforte e tastiere, Silvia Bolognesi al contrabbasso e basso elettrico, Alessandro Alarcon alla batteria e, in qualità di special guest, il celebre trombonista statunitense Joseph Bowie, qui in veste anche di vocalist. Un ensemble eterogeneo per esperienze e nazionalità degli artisti (di origini francesi, italiane, dominicane, svizzere, cilene e americane) nato dall’incontro presso l’Accademia Nazionale di Jazz a Siena che, come recita il titolo stesso del progetto, vuole testimoniare la capacità della musica di superare i confini di qualsiasi natura, siano essi culturali, linguistici, fisici o mentali, a favore di un linguaggio espressivo comune e condiviso, in questo caso un jazz-sound che lega tradizione e modernità, con influenze rock, funk, hip-hop e improvvisazione libera. “Across the Lines” è nato da un incontro all'Accademia Nazionale di Jazz a Siena, un incontro davvero internazionale poiché le nazionalità e le origini dei musicisti sono francesi, italiane, dominicane, svizzere, cilene e americane! Il nome del progetto evoca il superamento delle linee, non solo geografiche ma anche culturali e musicali. Simboleggia la capacità della musica di trascendere i confini - siano essi fisici o mentali - quando diventano barriere all'espressione e all'unità. Il quartetto offre un jazz all'incrocio tra tradizione e modernità, arricchito da influenze diverse come rock e funk per la loro energia, improvvisazione libera per spazi di esplorazione e hip-hop per la sua fluidità e leggerezza. Vorrei sottolineare il legame eccezionale tra i musicisti, la gioia evidente di suonare insieme e il desiderio di condividere. Preparare e registrare questo album insieme a Silvia, Santiago e Alessandro è stata una vera fonte di felicità. Non ho mai incontrato persone con cuori così grandi e un rispetto così profondo per la musica. Con loro, tutto sembra più facile. Per alcune tracce di questo album, cercavo un'energia e un'atmosfera simili a quelle del quintetto di John Coltrane con Pharoah Sanders, ed è con immensa gioia e profondo rispetto che ho invitato Joseph Bowie, una figura musicale chiave nella mia vita, un nonno musicale. Ci siamo incontrati due anni fa quando studiavo a Siena Jazz. Suonare al suo fianco durante gli ultimi due giorni di registrazione mi ha rivelato cosa significhi davvero suonare col cuore.” Andrea Glockner

ACCORDÒS
¿Esta Es Mi Casa?

Prodotto da Dodicilune, distribuito in Italia e all’estero da IRD e nei principali store online da BELIEVE DIGITAL, martedì 25 marzo 2025 esce “¿Esta Es Mi Casa?“ il nuovo CD del duo AccorDòs formato dai fisarmonicisti friulani Alessio De Franzoni e Sara Rigo. Fresco vincitore del 1° Premio Assoluto al 2025 World Melody Music Competition (www.womco.online) il disco è una originale Suite sul tema del viaggio e della migrazione, intesi come ricerca di un luogo fisico dove poter stare bene fuggendo da situazioni difficili, ma anche come ricerca di luoghi dell’anima in cui poter trovare davvero se stessi. Un emozionante percorso di analisi interiore attraverso la musica, tra il popolare, la classica e il jazz, e attraverso i meravigliosi acquerelli di Alessio De Franzoni e i bellissimi versi di Sara Rigo inclusi nel libretto a corredo del disco.
Il duo AccorDòs nasce in seno ai progetti dell'Associazione Culturale 'Parcè No?' di Montenars (Ud) dal piacere per la sperimentazione e per la ricerca timbrica che accomunano Sara Rigo e Alessio de Franzoni. I due musicisti, oltre al loro progetto originale, si occupano anche di musiche tradizionali e folkloristiche anche regionali e nazionali. Alessio de Franzoni, pianista, fisarmonicista e compositore friulano, M° Accompagnatore per la danza dal 2012, si occupa anche di didattica. Ha all’attivo numerose pubblicazioni discografiche. Sara Rigo, pianista friulana, diplomata al Conservatorio di Udine e specializzata come M° Collaboratore presso il Conservatorio di Padova e alla Kunstuniversität di Graz. E’ M° Accompagnatore per la danza dal 2012.

MICHELE LISO
Isabèl

Prodotto da Dodicilune, distribuito in Italia e all’estero da IRD e nei principali store online da BELIEVE DIGITAL, mercoledì 9 aprile 2025 esce “Isabèl“, esordio discografico del chitarrista, compositore e didatta andriese Michele Liso, accompagnato da Gabriel Prado (cori e percussioni), Giulia Gentile (cori e violino) e Railton Sales De Oliveira (percussioni). Di formazione classica, specializzatosi a Siviglia anche in chitarra flamenca, vincitore di numerosi premi e concorsi nazionali e internazionali, ha sviluppato uno stile molto personale sia in ambito strumentale che compositivo in una sorta di congiunzione immaginaria tra il mondo accademico della chitarra classica e il mondo della chitarra “popolare” di origine sudamericana e spagnola. Dedicato alla figura materna, anch'essa musicista, "Isabèl" contiene 10 brani di propria composizione, di cui uno scritto a quattro mani con la violinista Giulia Gentile. “Isabèl” nasce nel 2018 da un’esigenza compositiva che affonda le radici nel mio passato. Ho una formazione classica, da cui però mi sono lentamente distanziato, sentendo il bisogno di esprimere un mio personale modo di suonare. Questa esigenza mi ha portato ad approfondire il sound della musica sudamericana e spagnola, terre in cui la chitarra è uno degli strumenti fondamentali. L’obiettivo di questo primo progetto è creare un collegamento tra la chitarra classica e la chitarra popolare tout court, capace di far emergere contemporaneamente i punti di forza della prassi chitarristica e della ritmicità popolare. Il titolo dell’album è un omaggio e un regalo a mia madre pianista, il significato che la musica ha per me è quindi intimamente connesso alla sua figura. I brani del disco risentono di una grande influenza classica, ma al contempo sono aperti al mondo ritmico e virtuoso del flamenco e dei generi sudamericani. Se nel nome Isabella c’è la radice classica, in Isabèl vedo uno slancio dal mondo classico verso il poliedrico universo del flamenco, della musica sudamericana e popolare. “È come se avessi voluto rappresentare la metamorfosi che l’immagine interiore di mia madre, nonché della musica, ha subìto e continua a subire.”
Michele Liso

L’etichetta salentina Dodicilune è attiva dal 1996 e riconosciuta dal Jazzit Award tra le prime etichette discografiche italiane (dati 2010/2014). Dispone di un catalogo di oltre 220 produzioni di artisti italiani e stranieri, ed è distribuita in Italia e all'estero da IRD presso 400 punti vendita tra negozi di dischi, Feltrinelli, Fnac, Ricordi, Messaggerie, Melbookstore. I dischi Dodicilune possono essere acquistati anche online (Amazon, Ibs, LaFeltrinelli, Jazzos) o scaricati in formato liquido su 56 tra le maggiori piattaforme del mondo (iTunes, Napster, Fnacmusic, Virginmega, Deezer, eMusic, RossoAlice, LastFm, Amazon, etc).