Letture: Le Novità

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Aliberti pubblica il saggio di Donato Zoppo dedicato a ‘E già’. Un viaggio nell'autobiografia elettronica di Battisti con i testi di Velezia all'indomani della separazione da Mogol. Tante testimonianze e prefazione di Franco Zanetti
Scrivi il tuo nome su qualcosa che vale: il nuovo libro su Lucio Battisti

LUCIO BATTISTI
SCRIVI IL TUO NOME
SU QUALCOSA CHE VALE
Donato Zoppo
Compagnia Editoriale Aliberti
144 pagine Euro 15.90

«Da Paul McCartney ho imparato a cantare 
da Ray Charles ad emozionare 
da Dylan a dire quello che mi pare 
e dal poeta ad alleviar l'umanità»

A venticinque anni dalla morte e nell’anno in cui avrebbe compiuto gli ottanta, un’autobiografia di Lucio Battisti scritta con le sue stesse parole. È quella contenuta in E già, il suo primo album dopo la separazione da Mogol, pubblicato il 14 settembre 1982. Un disco-confessione senza le parole di Giulio Rapetti, senza quelle di Pasquale Panella: Lucio canta in prima persona. I testi sono ufficialmente della persona a lui più vicina: Grazia Letizia Veronese. Sua moglie. Che per l’occasione è ribattezzata Velezia. 
Compagnia Editoriale Aliberti è lieta di pubblicare Scrivi il tuo nome su qualcosa che vale, il nuovo libro di Donato Zoppo. L'autore, uno dei più attivi studiosi della figura di Lucio Battisti, dedica il suo saggio a E già, uno dei dischi più misteriosi e dimenticati del musicista, nel quale per la prima e unica volta Battisti racconta sé stesso: la passione per il mare e il windsurf condivisa con l'amico Adriano Pappalardo all'alba degli anni '80, l'amore per la musica da ascoltare e da suonare, la ricerca di una nuova dimensione umana e spirituale, ancor prima che artistica. E già è il primo disco pop italiano ad essere suonato esclusivamente con strumenti elettronici, un album onirico e visionario, imperfetto ma straordinario come documento storico per capire la personalità di un artista che rifiuta definitivamente il rapporto con i media, la sua immagine, il dialogo col pubblico. Il primo passo di un cammino di rinnovamento che raggiungerà la sua vetta nei "dischi bianchi" con Pasquale Panella. 
Donato Zoppo prova a decifrare questo Lp enigmatico raccontando la vita di Lucio Battisti tra Roma, Londra e Rimini all'indomani di Una giornata uggiosa e prima dell'incontro con Panella. Si avvale anche di preziose testimonianze, dall'autore della copertina Gered Mankowitz – leggendario fotografo di celebrità del rock – a Dario Massari, che impartisce lezioni di elettronica e Fairlight a un curiosissimo Lucio, dal vecchio amico Pietruccio Montalbetti al nipote Andrea Barbacane, e poi Claudio Bonivento, Patrizia Cirulli, Susan Duncan Smith, Mario Lavezzi, Piero Mannucci, Michele Neri, Francesco Paracchini e Dario Salvatori. 
Un libro filologico in cui Battisti è raccontato con le sue stesse parole e le sue atmosfere musicali, canzone per canzone: perché ogni brano di E già è un frammento  di vita. Prefazione di Franco Zanetti, direttore di Rockol e tra i massimi esegeti di Battisti. 
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FABIO GAGLIARDI
METODO DI DIGERIDOO

Questo metodo per imparare a suonare il didgeridoo, si basa sulla pratica dello strumento fatta attraverso un confronto sonoro. Sono infatti presenti all'interno del libro alcuni Link e QR code, che rimandano a 65 tracce audio, utili per capire se l'esercizio svolto sia corretto o meno, e a 40 ritmi, suddivisi in quattro categorie: principiante, intermedio, avanzato, ritmi del mondo nel didgeridoo. Auguro a chi sceglierà di affrontare questo percorso, di poter assaporare dentro di sé, in profondità, tutta l’emozione che comporta suonare il didgeridoo. Ci saranno dei momenti di maggior energia durante lo studio e altri di leggero calo, come in tutto del resto, ma se riusciremo a salire questi gradini, a superare queste piccole prove, ci renderemo conto che in realtà nel didgeridoo tutto è possibile e che un filo sottile lega la dedizione all’ottenimento del risultato. Quindi buono studio, buon divertimento e soprattutto buona musica!

Il "Metodo di Didgeridoo" è disponibile su Amazon sia in versione cartacea, sia in e-book, in italiano e in inglese.

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LA STRADA, IL PALCO E I PEDALI
TRENT’ANNI DI STORIE DEI TÊTES DE BOIS
un libro di Massimo Pasquini  
 
Narrate con quella leggerezza che permette di “planare sulle cose dall’alto”, senza superficialità né macigni sul cuore, le storie e le peripezie, gli incontri e i progetti della band, mentre tra musica e invenzioni, palchi e pedali, camion e biciclette, scorrono sotto gli occhi trent’anni di vita culturale tra Francia e Italia
 
In uscita il 24 marzo per Squilibri Editore
 
Presentazione a Libri Come
Venerdì 24 marzo - Auditorium Parco della Musica, Teatro Studio “G. Borgna”
 
Tre volte Targa Tenco Interpreti (2002, 2007 e 2015), con nove dischi e prestigiose collaborazioni, da Francesco Di Giacomo a Joan Baez, artefici di una rinnovata primavera in Italia di Leo Ferré e della chanson française, presenti da protagonisti a rassegne e festival oltre che per piazze e appuntamenti emblematici, dalla Festa della Musica di Parigi al G8 di Genova, i Têtes de bois in trent’anni di attività hanno animato e promosso una serie impressionante di progetti innovativi e originali che, all’ombra di tanta, ottima musica, hanno mosso sogni e aspirazioni e delineato i contorni di possibili utopie, richiamando l’attenzione generale su quel ciglio di strada dove non arriva la luce dei riflettori: e sono soprattutto queste vicende con connesse peripezie ad essere al centro del libro di Massimo Pasquini, La strada, il palco e i pedali. Trent’anni di storie dei Têtes de Bois, (Squilibri editore), in uscita il 24 marzo.
Gruppo musicale raffinato, organizzatore di eventi mastodontici o interstiziali, creatore di capovolgimenti estetici e linguistici, inventore di marchingegni ecosostenibili, la band romana è stata in effetti in grado di animare stadi olimpici e stradine di paese, auditorium e cantine, mezzi di locomozione e pompe di benzina, ferrovie abbandonate e campi di pomodoro. Tutto è iniziato su un camioncino Fiat del 1956, acquistato da un rigattiere e trasformato poi in palco mobile per portare la loro musica e le loro provocazioni ovunque fosse necessario, tra strade e svincoli, capitali europee e periferie urbane, circhi e stazioni ferroviarie. Il racconto inizia con il loro primo concerto nella centralissima Campo de’ Fiori a Roma, ai piedi della statua di Giordano Bruno, e termina trent’anni dopo sulle selle dello stupefacente palco a pedali della recentissima Retromarcia su Roma. In mezzo, le visionarie, ironiche, commoventi, sorprendenti iniziative disseminate in giro per l’Italia e per l’Europa. Senza ritegno i quattro componenti della band confessano le loro sconclusionatezze, raccontano gli esordi squattrinati, ripercorrono le vicende di Stradarolo, Avanti Pop, dell’esibizione sul palco dell’Ariston a Sanremo ospiti di Paolo Rossi, degli spettacoli in metropolitana, dei raduni in bicicletta, degli incontri e le collaborazioni con i grandi della cultura e dello spettacolo internazionale. Grande amico di ciascuno di loro, oltre che giornalista e scrittore, nonché inventore del personaggio di Eros Greco cui ha dedicato una trilogia letteraria, Massimo Pasquini ha ascoltato i loro racconti e ha raccolto le testimonianze di quanti hanno incrociato il cammino delle quattro “teste di legno”, trasformando centinaia di storie in una storia sola: quella di quattro sperimentatori giocosi, poetici e graffianti della fantasia al potere. In uscita il 24 marzo, il volume sarà presentato da Daniela Amenta lo stesso giorno a Libri Come, alle ore 21, all’Auditorium Parco della Musica, Teatro Studio “G. Borgna”
 
Massimo Pasquini, La strada, il palco e i pedali. Trent’anni di storie dei Têtes de bois, f.to 14x19,5, pp. 128, 20 foto a colori, ISBN 978-88-85571-74-7, € 15
info@squilibri.it; www.squilibri.it
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Andrea Liberovici
Veneziacustica  
Il libro dei suoni 1 

In uscita la nuova opera -da leggere, guardare e ascoltare- di un  compositore audio-visivo che nel'inesausta sperimentazione di nuovi linguaggi, ci restituisce un ritratto suggestivo di Venezia mentre è in residenza artistica presso la Columbia  University di New York per un lavoro analogo sui suoni della Grande Mela 

La nuova opera di Andrea Liberovici, Veneziacustica, edita da Squilibri, si configura come una raccolta di “cartoline acustiche” che, messe le une accanto alle altre, compongono un ritratto grandemente suggestivo di Venezia: sono campielli e rive, gondole e vaporetti sintattici che squarciano la superficie oleografica di Venezia-icona e aprono la strada alla perlustrazione di Venezia-vita, Venezia-storia, Venezia-mondo. Tutto nasce da una suggestione maturata nel corso di una conversazione con Renzo Piano sulla natura armonica di una città costruita come una palafitta. Quella conversazione, in realtà, ha finito con il “nominare” una sensazione radicata nella memoria più profonda dell’autore che, già nell’infanzia, avvertiva i suoni della sua presenza a Venezia -del suo respiro, del battito cardiaco o della custodia del suo violino- in un legame polifonico con tutte le altre voci e suoni della città: Venezia come un grandioso strumento musicale, capace dunque di dispensare suoni propri e irripetibili altrove, per cui muoversi al suo interno è come muoversi nella pancia di un gigantesco violoncello. Questo “segreto invisibile”, che si accompagna alla conformazione della città, modifica radicalmente la percezione del tempo, risvegliando in chi lo scopre l’attitudine all’ascolto. Suggestioni e sensazioni che, inestricabilmente legate ad esperienze personali, pongono l’opera di Liberovici oltre i paesaggi sonori indagati in tante opere musicologiche, dato che Venezia e le sue voci diventano subito parte costitutiva di un’opera che ha l’ambizione di andare oltre la mera registrazione di dati oggettivi. Riflettendo sul formato e sul dispositivo da utilizzare per trasformare queste riflessioni in musica e poesia, Liberovici è così ispirato al formato della ormai desueta cartolina di cartone, affidando al nesso suoni-poesie quanto in passato era invece consegnato al binomio immagine-parole. Allo stesso tempo ha mantenuto l’essenzialità che era propria della cartolina postale, dandosi un tempo breve, un minuto al massimo, per esprimere quanto gli ha ispirato la “consonanza” con la città della sua infanzia ed ora anche della sua maturità. Ventiquattro istantanee, accompagnate da acquerelli e chine, con un QR code che rimanda ai relativi brani musicali per un “ritratto di città” di grande originalità e fascino che ci restituisce un’immagine alquanto insolita di Venezia, forgiata tra suoni pure familiari a chiunque la conosca, dallo sciabordio delle acque lagunari contro le gondole al suono delle campane fino allo sbattere di corde e cavi contro gli alberi e le sponde delle imbarcazioni all’attracco. 
Andrea Liberovici, Veneziacustica (Il libro dei suoni 1), con scritti di Gianfranco Vinay e Lello Voce, pp. 80, ISBN 978-88-85571-70-9, € 15
Andrea Liberovici (1962), figlio del compositore Sergio e della cantante Margot Galante Garrone, cresciuto a Venezia con la madre e con il musicologo Giovanni Morelli, ha iniziato giovanissimo a studiare composizione, violino e viola nei conservatori di Venezia e Torino, canto con Cathy Berberian e si è poi diplomato alla scuola di recitazione del Teatro Stabile di Genova. Nel 1996, assieme al poeta e drammaturgo Edoardo Sanguineti, ha fondato il teatrodelsuono, applicandosi alla sperimentazione di nuovi motivi nelle relazioni musica-poesia-scena e tecnologie per l’elaborazione del suono e dell’immagine: due anni, Achille Bonito Oliva ha esposto alla Galleria d’Arte Moderna di Roma i suoi Ritratti Acustici, (registrazioni appese alle pareti come quadri). Autore e regista delle sue opere, è stato definito da Jacques Nattiez “un compositore del suo tempo le cui opere ci raccontano la tragedia dell’umanità postmoderna”. Premiato da Le Maschere del Teatro Italiano, nel 2016, come Miglior Compositore Italiano, negli anni ha collaborato come compositore e regista con numerosi altri artisti ed attori, tra i quali Aldo Nove, Caterina Guzzanti, Claudia Cardinale, Enrico Ghezzi, Helga Davis, Ivry Gitlis, Judith Malina, Massimo Popolizio, Milena Canonero, Nanni Balestrini, Peter Greenaway, Robert Wilson, Tiziano Scarpa, Vittorio Gassman e Yuri Bashmet.
 
info@squilibri.it; www.squilibri.it
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Sergio Bardotti. Il poeta per musica, il traduttore, il produttore
  un volume a cura di Stefano La Via e Claudio Cosi
con un CD allegato

Una ricognizione sull’opera di un autore di fondamentale importanza nella storia della canzone italiana, con durature collaborazioni con gran parte dei suoi protagonisti, da Lucio Dalla ad Ornella Vanoni, da Sergio Endrigo a Mina, nonché produttore e traduttore di altri grandi del dire in musica, da Vinicius de Moraes a Chico Buarque. Senza di lui Gianni Morandi non avrebbe mai cantato Occhi di ragazza, Dario Baldan Bembo non avrebbe inciso Amico è né Lucio Dalla Piazza grande e tutti noi non conosceremmo Canzone per te o Quella carezza della sera, almeno non nella versione interpretata da Sergio Endrigo e dai New Trolls. Lui è Sergio Bardotti, un autore di fondamentale importanza nel mondo della canzone dove ha operato come autore di testi, collaborando con innumerevoli artisti, ma anche come traduttore e produttore grazie al quale il pubblico italiano ha potuto apprezzare in particolare autori brasiliani come Vinicius de Moraes. Le diverse componenti di questa articolata storia intellettuale sono ora ripercorse nel volume Sergio Bardotti. Il poeta per musica, il traduttore e il produttore che, a cura di Stefano La Via e Claudio Cosi, è in uscita per Squilibri, editore sempre più presente nell'ambito della canzone d’autore. Con scritti anche di Enrico De Angelis e Serena Facci, il volume è l’esito di un convegno promosso dal Conservatorio “F. A. Bonporti” di Trento e dal Dipartimento di Musicologia dell’Università di Pavia nel decennale della morte: una festa concertante, in realtà, più che un convegno tradizionale, con un respiro interdisciplinare e una connotazione  multimediale come si conviene a una personalità artistica trasversale e poliedrica come quella di Bardotti, capace di travalicare confini e di abbattere ogni residua distinzione tra 'colto' e 'popolare'. In una fluida alternanza di contributi scientifici, performance poetico-musicali e testimonianze di parenti, amici e collaboratori, si sono così alternate  diverse voci -da Chico Buarque a Ornella Vanoni, da Vittorio de Scalzi a Dario Baldan Bembo- per delineare il profilo di un protagonista della cultura italiana della seconda metà del Novecento: e anche le loro voci sono state trascritte e riprese nella parte più “dialogica” del volume. 
Per quanto riguarda i saggi, quello di Enrico de Angelis si configura come un’immersione nel vivo della produzione di Bardotti, con una successione di tappe commentate da una selezione di video: 20 stazioni, con 20 video, per illustrare il cammino di un “poeta per musica”. Claudio Cosi, nel suo saggio, evidenzia i principali “luoghi poetici” di una raffinata penna musicale, addentrandosi nei percorsi tutt’altro che immediati della sua produzione artistica. Stefano La Via, nello scritto più corposo dell’intero volume, mette a fuoco una dei più rilevanti segmenti della produzione intellettuale di Bardotti, quella di traduttore, ponendo in risalto la sua componente autoriale per cui si deve ritenerlo un “transcreatore” capace di aggiungere altra poesia a quella originaria. Serena Facci, a sua volta, si sofferma sulla divertita passione che ha accompagnato Bardotti nella sua sconfinata produzione (774 i titoli registrati alla SIAE), privilegiando in particolare il suo pionieristico lavoro presso la RCA e le ripetute partecipazioni di suoi brani al Festival di Sanremo. Nel CD allegato al volume sono riprese le esibizioni dal vivo di alcuni degli artisti intervenuti, tra i quali Maria Pia De Vito, Monica Demuru, Nicolas Farruggia, Stefano La Via, Natalio Mangalavite, Chiara Morucci e i Têtes de bois. Stefano La Via insegna Storia della poesia per musica e Storia della canzone d’autore presso il Dipartimento di Musicologia e Beni Culturali di Cremona (Università di Pavia). Ha all’attivo numerosi studi sul rapporto fra poesia e musica in varie epoche storiche, dal medioevo a oggi. Claudio Cosi insegna Storia della Canzone presso il DAMS - Università di Bologna ed è membro del comitato scientifico del Centro Studi Fabrizio De André di Siena. Sergio Bardotti. Il poeta per musica, il traduttore, il produttore, a cura di S. La Via e C. Cosi, fto 15x21, pp. 182, con un CD allegato, € 20
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Paolo Jachia, Lucio Dalla. Le più belle canzoni commentate, Novara 2023, pp. 168, euro 14
“Alia” 84, ISBN 978-88-6857-517-5
Tutti sanno che Lucio Dalla è stato uno dei più grandi cantautori italiani contemporanei. non tutti sanno però che è stato anche, in maniera carnevalesca e paradossale, un grande mistico contemporaneo, amico speculare di Battiato, de gregori e altri, tra cui il teologo vito mancuso che qui ricorda come l’amico cantasse la ricerca di dio con un «ottimismo drammatico». in Questo libro, per gli 80 anni dalla nascita, paolo jachia propone per la prima volta un commento organico dei testi delle sue più belle canzoni. Come ha detto il cantautore: «può succedermi di tutto, può arrivare un’eruzione dell’Etna a portarmi via la casa, ma ritengo che al mondo non vi sia niente di veramente definitivo e letale», perché sapeva (come recita un suo verso) che «una canzone non basta / e non basta saper cantare». Però aiuta.

Notizia sull’autore
Paolo Jachia, critico musicale, insegna all’Università di Pavia. In ambito musicale, oltre a La canzone d’autore italiana 1958-1997 (Feltrinelli 1998) ha scritto libri su Guccini, Gaber, Battiato, De Gregori, Vecchioni e altri. Per la critica letteraria si segnala Dal segno al testo (Manni 2011).
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Helughèa” di Arthuan Rebis, un romanzo fantasy e un album musicale
 
È in uscita il romanzo fantasy “Helughèa – Il Racconto di una Stella Foglia” (Eterea Edizioni), presentato al Salone del Libro di Torino. L’opera si avvale della simbiosi con il relativo album musicale “Canti di Helughèa” (Black Widow Records). Narrativa e musica fantasy folk si sposano per dare vita ad un viaggio unico, una lettura interattiva, multisensoriale e multidimensionale, piena di meraviglie. L’Autore - Arthuan Rebis, nome d’arte di Alessandro Arturo Cucurnia, nato a Pietrasanta e residente a Luni, è compositore e concertista internazionale, dottore in Musica all’università di Pisa, musicista polistrumentista. Suona molti strumenti, tra cui arpa celtica, chitarra, flauti, cornamuse, nyckelharpa, santur, esraj, percussioni, tastiere e anche la sua stessa voce, che modula nel canto armonico. La sua formazione musicale lo ha portato a stilemi musicali che spaziano dal folk nordico e celtico alle tradizioni orientali, dalla musica arcaica a quella medievale, fino all’ampio spettro del folk moderno e contaminato. Dal 2016 ha realizzato 4 album solisti, che vedono ospiti internazionali come Glen Velez, Paul Roland, Paolo Tofani (lo storico chitarrista degli Area), Vincenzo Zitello, Mia Guldhammer. Dal 2011 ha pubblicato altri 5 album con le sue band In Vino Veritas e The Magic Door (con la regista Giada Colagrande). Nel corso degli anni ha collezionato un migliaio di concerti in 15 nazioni, presso i più importanti festival di musica folk, celtica, medievale, alternative, pagan, fantasy, nelle piazze, nei clubs, nei teatri, o ad eventi come il Napoli Teatro Festival o il Taormina Film Festival. Nel 2013 ha pubblicato il saggio “Musica e Sapienza. Antiche tradizioni musicali e spiritualità” (Agorà &Co). Studioso di tradizioni spirituali d’Oriente e d’Occidente, traduce in simultanea gli insegnamenti del Lama tibetano Lodro Tulku Rinpoche. È direttore artistico di eventi quali “Apua, festa celtica e dionisiaca delle Alpi Apuane”. L’Opera letteraria - Un velo invisibile separa il regno degli Umani, Ghèa, da quello degli Heludin, Helu. Sei sono le vie di accesso vigilate dagli Alberi della Soglia, Baudril, ma solo una creatura può condurre qualcuno dall’altra parte, quando una musica la tocca nel profondo. Mentre gli uomini combattono due Guerre Mondiali e la loro Terra si ammala, anche gli Heludin fronteggiano una crisi politica, ecologica e spirituale. La minaccia che contamina la purissima oscurità del loro Sottomondo mette a rischio l’esistenza di entrambe le dimensioni. Il viaggio di Carlo – entrato accidentalmente nel Regno di Helu - lo porterà a scoprire le vicende di alcuni personaggi storici e soprattutto a conoscere il grande amore e le sue trasformazioni alchemiche. Ma quali forze legano i destini dei suoi antenati e di entrambi i mondi nel corso delle Ere? Un forte messaggio di eco-spiritualità, un invito allo sviluppo interiore e al più ampio concetto di guarigione, trasformazione e superamento dei confini dualistici. Nove brani musicali accompagnano il romanzo, segnando i punti chiave della storia. L’album è disponibile online e in formato fisico. L’Opera musicale - È la colonna sonora del romanzo. Ogni canzone costituisce una “Torre Sonora” in un preciso punto della vicenda. Alcuni brani sono infatti cantati dai vari personaggi anche all’interno del libro, dove hanno un ruolo chiave (emotivo, profetico e simbolico) per lo svolgimento narrativo. Arthuan dà quindi voce a Carlo Foglia, il protagonista, nativo apuano, e ai canti che egli ode nel suo viaggio al di là della Soglia. Il cantante inglese Paul Roland interpreta invece uno dei tanti altri esseri umani che nel corso dei millenni, grazie al potere della musica, hanno oltrepassato uno dei sei Portali e sono entrati nel regno di Helu, nella maggior parte dei casi perdendone poi memoria. Lo stile creato da Arthuan è un Fantasy Folk dai tratti eterei ed epici.