Mara Aranda – Sefarad en el corazon de Grecia (Autoprodotto, 2023)

Dopo il volume sul Marocco e quello sulla Turchia, la valenciana Mara Aranda pubblica il terzo volume della pentalogia sulla geografia della diaspora con “Sefarad en el corazon de Grecia”. Da oltre tre decenni la Aranda lavora intorno al repertorio storico della musica sefardita spagnola di cui oggi rappresenta una delle principali interpreti a livello internazionale. Attualmente direttrice del Centro Internacional de la Música Medieval, la sua attività di studio l’ha portata a risiedere per un lungo periodo a Salonicco, Istanbul e Gerusalemme per acquisire informazioni ed avvicinarsi ulteriormente a questo patrimonio musicale, fortemente legato al contesto storico-culturale in cui si è sviluppato. L'attrazione esercitata dalla cultura sefardita ha coinvolto diversi ricercatori: antropologi, musicologi ed etnomusicologi, linguisti, romanzieri, giornalisti e storici. Il valore del lavoro svolto in questa serie di album in cui si cerca di valorizzare brani inediti patrimonio immateriale dell'Umanità, si percepisce chiaramente nel libretto. Tra Oriente e Occidente, tra Sud e Nord del Mediterraneo, punto di riferimento per tutta la cultura occidentale nell’antichità, la Grecia fu dominata dall’Impero Romano prima e da quello Ottomano fino al XIX secolo. Nelle note introduttive viene presentata l’importanza dell’eredità culturale sefardita anche attraverso le sue tormentate vicissitudini e viene trasmesso lo spessore del lavoro di ricerca alla base della raccolta. Si sottolinea la storia dei peregrinazioni della comunità sefardita, cacciata dalla Spagna nel 1492 – ed anche in precedenza per le persecuzioni del 1391 – dopo un fertile periodo di eccezionale convivenza nell’Europa cristiana. Molti ebrei sefarditi giunsero nell’Impero Ottomano, dove furono accolti generosamente dal sultano, al quale portarono non ricchezze materiali ma il loro patrimonio di cultura, linguaggio e costumi. Molti si spostarono a Salonicco, che già rappresentava una città molto particolare, tanto da essere soprannominata la Gerusalemme dei Balcani, poiché la popolazione ebrea era quasi prevalente e giocava un ruolo significativo nell’attività economica del porto. Nella seconda guerra mondiale, la Grecia venne occupata dalla Germania, che entrò a Salonicco il 9 aprile 1941 e gradualmente iniziò a perseguitare gli ebrei della città. Nel 1943 i tedeschi costrinsero gli ebrei nel ghetto da cui iniziò la deportazione verso i campi di sterminio e a Salonicco non rimasero più ebrei in quanto quelli che riuscirono a fuggire ripararono ad Atene, dove trovarono protezione, oppure si unirono ai partigiani. Nell’album vengono presentati anche esempi dal repertorio dell’isola di Rodi, per anni colonia italiana. Quando Mussolini promulgò le leggi razziali anche a Rodi iniziarono le persecuzioni degli ebrei che, successivamente, furono arrestati e deportati nei campi di concentramento di Auschwitz e Birkenau. I documenti musicali di Rodi sono stati tramandati da coloro che riuscirono a fuggire trovando rifugio in Francia e negli Stati Uniti, a Tangeri, in Palestina o in Africa. Le comunità sefardite di Salonicco e Rodi furono perciò vittime di una doppia espulsione, quella dalla Spagna nel 1492 e quella della deportazione e dello sterminio nazista tra il 1943 e il 1944. Questi gli aspetti messi in risalto da Pilar Tena, direttrice dell’Istituto Cervantes di Atene, da Margalit Matitiahu, scrittrice e ricercatrice, discendente dai greci sefarditi di Salonicco e dall’etnomusicologa Susana Weich Shahak del Centro di ricerche sulla musica ebrea dell’Università di Gerusalemme, che hanno curato la prefazione del dettagliato libretto. L’album presenta i tre tradizionali generi della tradizione sefardita: romancero, cancionero e coplas. Le dieci tracce, che la Aranda ha messo insieme tra i brani meno noti ed eseguiti, sono state raccolte attraverso informatori di Salonicco e Rodi. Nel primo brano, “Primavera en Salonico”, vengono riunite strofe provenienti da paesi diversi, Bulgaria, Turchia, Grecia, testimonianza di come le melodie tradizionali viaggino nello spazio tra paesi nell’orbita dell’Impero ottomano, testi tutti con un significato simile, collegato all’amore. Il canto ne “La dama y el pastor” – romance di tradizione orale – è accompagnato da percussioni profonde mentre “Lavava la blanka ninya” (anche questo un romance) sul tema tradizionale del ritorno del marito, racconta di una donna che lava la lana al fiume per preparare materassi e cuscini per i futuri sposi, e lì incontra un uomo che le chiede dell’acqua. Quell’uomo è suo marito che, partito anni prima per la guerra, non è più tornato. Sono passati tanti anni e lei non lo riconosce ma, messa alla prova, si dimostra ancora fedele a lui. Proseguendo nell’ascolto si incontrano “Aman tiene karas”, ritmata cancion della tradizione greca, e “Aide, Djako!” il cui testo, composto dal duo Sadik e Gazoz, formato da due famosi musicisti che compongono canzoni in ebraico-spagnolo ispirate alla musica popolare, presenta la figura del musicista professionista che sottolinea le cerimonie della comunità ebraica. “A la una nasi yo” è una bella, melanconica cancion, con ampia diffusione nei paesi della diaspora, proposta da numerosi interpreti, che in tutte le versioni presenta struttura simile con piccole variazioni nel testo. “El karnesero merakli” presenta l’incontro tra un macellaio e una vedova, poi coinvolge il ritmo di danza di “Ah, bunu bunu!”. Avviandosi alla fine, “Tres hijas tiene el buen rei” è una delle romanze più diffuse nei paesi della diaspora, sia in prosa che in versi, sul tema dell’incesto tra padre e figlia. Le varianti esistenti differiscono nel finale che, ad ogni modo, è sempre tragico. “Deke nake el chitikito”, il cui testo è stato parzialmente ricostruito nella parte finale per completarne il senso, conclude l’album descrivendo le caratteristiche di tutte le età dall’infanzia all’età adulta. Mara Aranda interpreta con voce cristallina i dieci brani dell’album, accompagnata da una pletora di strumenti musicali della tradizione di cui si apprezza la ricchezza timbrica. Fanno parte della squadra Fernando Depiaggi (dookah ney, daf, tamburello, tabal, darbuka, piatti, güira, sonagli, percussioni), Carlos Ramírez Valiente (laouto, lira cretese, lira soprano, percussioni, bağlama, saz saz), Nuno Silva (all’oud, santur, dulcimer), Cato (clarinetto valenciano), Salma Vives (violoncello), Jota Martínez (ghironda), Omran Adrah (qanun e salterio) e Houssam Hamoumi (ney e kawala). In definitiva, “Sefarad en el corazon de Grecia” è un lavoro documentato e vibrante, accurato nella ricerca delle fonti e nella sua realizzazione musicale, che fa percepire pienamente la ricchezza di questo patrimonio culturale che ha attraversato i secoli e i Paesi. 

Carla Visca

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