Il Mare, elemento vitale per ricordare Enrico Caruso e Lucio Dalla

The voice: Enrico Caruso (Napoli, 1873-1921)
Ormai icona internazionale del canto, gravemente malato, fu obbligato a sospendere le esecuzioni pubbliche. Decise di tornare in Italia, terminando il proprio percorso terreno nella sua città natale, dopo aver passato un periodo di convalescenza (a causa di una pleurite) in una suite del “Grand Hotel Excelsior Victoria” di Sorrento, dal quale si gode una spettacolare vista sul mare, con il territorio circostante ricco di profumati limoni.  In precedenza, dopo essere stato a New York, per ristabilirsi decise di tornare nella sua Napoli e da lì in Toscana “dove l’aria è secca”. Da tempo, era affezionato a diversi luoghi marini della regione. A Livorno, ventiquattrenne, conobbe il soprano Ada Giachetti, con la quale ebbe una contrastata relazione. Buon camminatore, era suo diletto passeggiare fino al borgo di Antignano, nel quale incontrava amici e conoscenti, tra cui il compositore Pietro Mascagni. In Versilia, ebbe modo di approfondire l’amicizia con Puccini, il quale dimorava nei pressi del lago di Massaciuccoli, in una villa poi divenuta museo. Entrambi erano amanti della buona tavola e talvolta si ritrovavano per passeggiare e discutere nei luoghi campestri o nel rinomato lungomare di Viareggio.
Altri luoghi toscani cari a Caruso furono le terme di Montecatini e Sesto Fiorentino, dove andò a vivere in una lussuosa villa con la moglie Dorothy Benjamin. Un altro prestigioso immobile acquistò a Lastra a Signa, oggi sede di un museo a lui dedicato.
Caruso nacque a Napoli, il 25 febbraio del 1873. A soli dieci anni iniziò a lavorare, parallelamente seguì una scuola serale, nella quale ebbe modo di evidenziare le proprie abilità nel disegno e nel canto. Agli esordi, venne apprezzato per le doti canore durante le feste matrimoniali, in seguito studiò con il maestro Gugliemo Vergine. Tutto il resto è legato alla leggenda della sua straordinaria attività concertistica internazionale, alla diffusione del suo talento grazie anche ai dischi (circa 250 incisioni a 78rpm) e alle tecnologie radiofoniche e cinematografiche. In repertorio, poteva vantare più di cinquanta opere liriche e alcune centinaia di canzoni napoletane o tradizionali italiane. Decise di operare soprattutto negli Stati Uniti (a Brooklyn vi è un museo in sua memoria), dove divenne corteggiata e acclamata “star”, emblema vocale del sogno americano, a dimostrazione di come persone di spessore creativo, sebbene di umili origini, potessero raggiungere le più elevate e remunerate vette artistiche.
 
Lucio Dalla e il Mare
Il mare unisce: è elemento primario di comunicazione tra i popoli. Mare che a volte trasportava navigatori amici, altre volte violenti e irrispettosi invasori. Lucio Dalla amava il mare, in più occasioni ebbe modo di evidenziarlo: «Uno degli argomenti che mi condiziona maggiormente è il mare. Io amo il mare in maniera incredibile, tant’è vero che le mie canzoni sono quasi tutte canzoni di mare o canzoni di porto o canzoni che parlano di quell’ambiente. Appena posso raccontare, racconto di mare (1973)».
Bolognese di formazione, restò sempre legato alla sua città, ma l’attività artistica lo rese figlio del mondo, per via delle tournée ma anche del suo desiderio di vivere nella Capitale e soprattutto in luoghi marini. Privilegiate erano le Isole Tremiti e la Sicilia, dove acquistò una villa vicino a quella di Franco Battiato. Nel primo successo discografico - “4 marzo 1943” - spiccava la figura di un marinaio: «Ho sempre avuto fascino per la figura estetica del marinaio (…) ha una storia comune, quello che sta nel peschereccio a Trani ha la stessa faccia del grande navigatore degli oceani. Mi piace molto il mare, mi affascinano le storie del mare (1983)». E ancora negli ultimi anni di vita, commentava: «Mi considero un sudista emigrato sotto le Due Torri. Bologna non è il rifugio della mia anima, il mare è il protagonista del settanta per cento delle mie canzoni (2011)».
In una delle numerose escursioni in barca, dovette fermarsi a causa di un guasto al motore. In attesa delle necessarie riparazioni, soggiornò a Sorrento nell’albergo in precedenza citato. Ebbe modo di suonare il pianoforte usato da Enrico Caruso, sul quale compose uno dei maggiori successi discografici italiani a diffusione internazionale, riuscendo con perizia a fondere versi e melodie di forte impatto commemorativo, in cui s’intrecciano magicamente citazioni popolari, colte e poetiche: “Là dove il mare luccica e spira forte il vento/ Su una vecchia terrazza, davanti al golfo di Surriento …”;  “Potenza della lirica. Dove ogni dramma è un falso…”; “Te voglio bene assai ma tanto, tanto bene sai…”. Nell’aprile del 1999, a Riccardo Pandolfi aveva dichiarato: «(Spesso) mi chiedono qual è la canzone che preferisco e delle volte per non star lì dico “Caruso”, perché sono sicuro che è una di quelle che ancora regge. È la canzone che più canto volentieri in concerto, perché c’è una possibilità vocale e di intensità (…) quasi retorica direi, ma voluta». La formazione musicale di Dalla è stata eterogenea, per sua fortuna lontana dalle accademie. Ha suonato per alcuni anni jazz con Franco D’Andrea  e altri musicisti di area bolognese. Ha più volte dichiarato la sua ammirazione per il “folk” di Paul Simon. Inoltre, ha sempre dato risalto alla tradizione del canto italiano e, in particolare, alla canzone napoletana. Rispetto alla lirica dedicata a Enrico Caruso aveva commentato: «A testimonianza del mio amore per Napoli: non solo la città ma la sua cultura, la sua tradizione, la sua lingua, il suo modo di mangiare (…) se c’è un punto dove l’Italia è indiscutibilmente leader … è nella musica. E se c’è una musica assolutamente al primo posto, seguita dal melodramma o insieme al melodramma, è la musica napoletana. È sicuramente un omaggio a Napoli, e riconosco che la canzone è buona (1999)».
La carriera di Dalla si è sviluppata in oltre cinquant’anni di attività. Numerose sue interviste sono state raccolte nell’encomiabile opera “E ricomincia il canto” (gennaio 2021, a cura di Jacopo Tomatis). Pur tenendo in considerazione i contesti convenzionali nei quali vennero storicamente effettuate, risalta la figura di un artista poliedrico, curioso e determinato, ben centrato sul presente e lo sguardo curiosamente rivolto al futuro. Era attento conoscitore dei meccanismi della produzione discografica e multimediale ed era in sintonia con i gusti di un pubblico composito. Era, inoltre, artista prammatico con solide radici umane e spirituali (era credente e praticante), capace di tenere equilibrio tra le istanze storico-sociali (e politiche) e quelle utili per raggiungere il grande pubblico, ponendo l’accento su una varietà di argomenti, tra cui fede, musica, cinema, poesia, arte, amore, amicizia, status symbol (come auto, internet), gusti sessuali, droga, politica, giovani, famiglia (…). A suo modo, sapeva dare valore (anche con ironia) al senso critico, peraltro un “must” per molti cantautori e musicisti del Novecento.
Torniamo all’argomento principale del contributo, rispolverando quanto scrisse Giorgio Rivieccio, nell’articolo “Ulisse deluso” (1976), un personaggio caro a Dalla, in quanto collegato al mare. Quell’Ulisse «… finalmente tornato dal mare, è coperto di sale, di stanchezza ma anche di felicità, per aver dimostrato che i viaggi contro i venti, contro le correnti sono possibili … (molti) credono che basti una barca piena di canzoni per salpare sulle rotte imposte dalla politica e dalla moda. Non sanno che per prima cosa manca loro una profonda convinzione in ciò che fanno, che è facile improvvisarsi navigatori quando la rotta te la dà qualcun altro. Il difficile è proprio quando non c’è nessuno che ti aiuta». La metafora viene usata funzionalmente da Dalla anche in “Come è profondo il Mare” (1978), canzone che diede titolo all’omonimo LP, del quale scrisse i testi, in seguito alla rottura del sodalizio con Roberto Roversi: «Il mare rappresenta molte cose: l’immensità del pensiero e della coscienza oppure l’enormità delle cose ancora da fare … dietro alla metafora la lotta di classe». In questa canzone, a detta dell’Autore “nata per caso”, ci sono versi di estrema attualità, versi evergreen per tutti coloro che non vogliono sentirsi “numeri” rispetto al pensiero dominante e succubi della comunicazione mainstream. Versi indicati per tutti coloro che, seppur in minoranza, sanno essere “obstinate contra”, consapevoli della forza del pensiero, in funzione delle libertà individuali e sociali.
Rispetto al mare, nel 1999, Dalla così si esprimeva: «Io sono di Bologna casualmente. La mia famiglia lo è da sempre, da generazioni, però la vera vivibilità scatta quando sono da Roma in giù. Napoli è la mia città ideale, vivo d’estate in Sicilia e sono felice e orgoglioso di farlo, non solo perché mi piace il mare ma perché mi piace la società che il mare rappresenta. La latitudine, il tipo di cibo, il cielo sopra il mare, la notte sul mare, il sole sul mare, le stelle sul mare. Il mare è sicuramente il collettore di situazioni ideali (…)». Due anni dopo, rafforzò il concetto, durante un’intervista pubblicata su “Panorama”: «A Bologna svolgo la parte burocratica del mio lavoro, ma è al Sud, in Sicilia e alle Tremiti, dove ho un’altra casa, che mi sento creativo. Due terzi delle mie canzoni, da “Gesùbambino” in poi, sono nate in questi luoghi. Ma non a caso da piccolo, mia madre mi portava al mare a Manfredonia, in Puglia. E Cala Matana è il nome dell’insenatura dove sorge la mia casa alle Tremiti».
Con il Mare che luccica negli occhi, nel cuore e nella mente, dedichiamo la nostra “Vision” marina alla memoria di Enrico Caruso e Lucio Dalla. Facendo riferimento a quanto sopra accennato, riportiamo alcune strofe estratte da “Come è profondo il Mare”, lasciando al lettore libera interpretazione rispetto ad eventuali analogie con gli eventi della contemporaneità:
«Frattanto i pesci
Dai quali discendiamo tutti
Assistettero curiosi
Al dramma collettivo
Di questo mondo
Che a loro indubbiamente
Doveva sembrar cattivo
E cominciarono a pensare
Nel loro grande mare
Com'è profondo il mare
Nel loro grande mare
Com'è profondo il mare

E' chiaro
Che il pensiero dà fastidio
Anche se chi pensa
E' muto come un pesce
Anzi un pesce
E come pesce è difficile da bloccare
Perché lo protegge il mare
Com'è profondo il mare

Certo
Chi comanda
Non è disposto a fare distinzioni poetiche
Il pensiero come l'oceano
Non lo puoi bloccare
Non lo puoi recintare
Così stanno bruciando il mare
Così stanno uccidendo il mare
Così stanno umiliando il mare
Così stanno piegando il mare».
Quando, nel 2004, Felice Liperi chiese «Che cosa si può fare per convincere il mondo politico che la musica è un messaggio culturale che va sostenuto?», Lucio Dalla rispose: «Purtroppo non c’è niente di più lontano della musica e le istituzioni, perché quando la musica è libertà di espressione rimane per forza lontana dalle istituzioni». Gli anni sono passati e la Musica, in Italia, attualmente, versa in gravi condizioni (anche a causa dell’imperante dogmatismo tecno-sanitario e mediatico ), ma non potrà essere fermata, come il Mare continuerà a scorrere negli animi degli esseri umani liberi all’insegna dei valori, aiutandoli a rileggere il passato e a riflettere criticamente o poeticamente sul proprio futuro.

Paolo Mercurio

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