Giovanni Ciuffreda e il Museo degli Strumenti Musicali di Viareggio

Villa Paolina
Le nostre ricerche di “SoundHology” si sono recentemente concentrate su Viareggio, il cui Carnevale (silenzi, suoni e rumori) merita adeguato approfondimento musicale a livello nazionale, tenendo anche in considerazione l’ eterogeneo incontro tra natura e vivacità imprenditoriale che caratterizza questa attraente cittadina della Versilia. Abbiamo visitato il “Museo degli Strumenti Musicali” (poco conosciuto persino agli addetti ai lavori), che riveste interesse organologico ed etnomusicologico. Abbiamo voluto dargli rilievo e siamo convinti che possa avere notevole sviluppo regionale e internazionale, seguendo adeguati percorsi interculturali e formativi. Il contributo vuole essere anche un tributo a Giovanni Ciuffreda e a sua moglie, Mari Moggia, senza i quali tale Museo non avrebbe potuto vedere la luce. Considerati i materiali organologici presenti nel Museo, potrà risultare utile leggere quanto da noi scritto in “Musica Glocale”, per EXPO 2015 e in memoria dell’organologo Febo Guizzi.  

Giovanni Ciuffreda, medico e collezionista
Giovanni Ciuffreda (1923-2000) è stato un medico toscano appassionato di musica che, negli anni Cinquanta del secolo scorso, iniziò a collezionare strumenti musicali in prevalenza etnici. Già nei primi anni Novanta, propose l’istituzione di un museo di strumenti musicali a Viareggio, ipotizzando come sede idonea “Villa Paolina” (costruita nel 1822 dalla sorella di Napoleone). Il suo sogno, purtroppo, si realizzò solo dopo il decesso, avvenuto nel 2000.
Foto di Benito Giannotti
Era nato a Peccioli (Pisa). I suoi genitori dovettero trasferirsi a Viareggio negli anni Trenta, a causa di dissidi che il padre (medico condotto) ebbe con le autorità locali durante il fascismo. Giovanni studiò al liceo classico e proseguì gli studi presso le Università di Parma e di Pisa, dove si laureò, specializzandosi in odontoiatria. Fu attivo durante la Resistenza sulle Alpi Apuane. Negli anni si distinse per impegno civile (tra l’altro fu fondatore dell’Avis di Viareggio e attivo presso la Croce Verde), divenendo uno dei promotori dell’Associazione “Amici della Musica”, di cui divenne presidente. Oltre agli interessi in campo medico e musicale (suonava il pianoforte), Ciuffreda nutriva una vera passione per i viaggi, durante i quali ebbe modo di osservare ed entrare in contatto con numerose culture europee ed extraeuropee. Collezionò strumenti musicali per quasi mezzo secolo, riuscendo a raggiungere un patrimonio organologico di circa quattrocento esemplari. Il Comune di Viareggio, nel 2003, ha patrocinato l’apertura del “Museo degli Strumenti musicali”, mettendo in mostra parte della Collezione in alcune sale della Villa Paolina che, attualmente, ospita anche i materiali del Museo “Archeologico e dell’Uomo A. C. Blanc”, e numerosi altri oggetti, come vestiti e materiali d’epoca. La Villa conserva un certo interesse musicale sia per alcune specifiche raffigurazioni presenti nelle sale sia per il periodo che vide sentimentalmente uniti Paolina Bonaparte (suonava l’arpa) e (l’allora giovane musicista e compositore) Giovanni Pacini. Osservando globalmente gli spazi museali, s’intuisce l’idea di far interagire il patrimonio architettonico della città con quello antropologico e musicale, tenendo conto del territorio, contraddistinto da intensa attività turistica, 
Idiofoni e strumenti a percussione
soprattutto durante la stagione estiva e nelle concitate settimane carnevalesche, nelle quali è possibile osservare i risultati di un intero anno di lavoro, per raggiungere i quali partecipano, con entusiasmo, diverse centinaia di viareggini, ai fini dell’allestimento dei carri e per l’organizzazione dei gruppi mascherati.

Per le Sale del Museo
Giovanni Ciuffreda, inizialmente, fu attirato dalla relazione esistente tra mezzo e produzione sonora, tra i diversi materiali costruttivi e la loro fisicità, trovando fecondi riscontri con l’evoluzione delle diverse culture e la creatività dei singoli esecutori. Gli strumenti musicali furono per lui anche un mezzo per valorizzare l’universalità della musica e le intrinseche motivazioni che, da tempo immemorabile, hanno spinto gli esseri umani a far corrispondere significati simbolici con i mezzi sonori utilizzati, secondo differenti modi di interpretare il mondo, nel vivo della socialità che contraddistingue le diverse comunità. Gli strumenti musicali presenti nel Museo sono in massima parte etnici, circa il quaranta per cento riferibile a culture extraeuropee e il restante all’area della musica popolare occidentale. Tenendo conto degli spazi espositivi (sei sale, per un totale di oltre cento mq), i curatori hanno selezionato circa duecento strumenti, avendo come punto di riferimento le principali famiglie organologiche. Gli altri strumenti della Collezione sono al momento conservati in un armadio climatizzato, come pure i relativi testi musicali e i supporti fonologici. Materiali e strumenti sono gestiti dal Centro Studi “Giovanni Ciuffreda” e dall’Associazione Amici della Musica Viareggio-Versilia”. 
Cordofoni
È proprio tramite tale Associazione che, nell’anno 2000, la Collezione è stata donata al Comune di Viareggio. Nel Museo, il visitatore ha modo di confrontarsi con strumenti appartenenti a un numero esteso di culture musicali e di osservare la varietà delle forme e dei materiali utilizzati per la costruzione. All’ingresso della prima Sala, è stato simbolicamente posizionato un “Alphorn” svizzero, strumento di richiamo, lungo quasi tre metri e cinquanta, ricavato da due semi tronchi in abete con il classico rivestimento in vimini. L’Alphorn è uno strumento a bocchino che richiede una particolare tecnica esecutiva, che permette di far risaltare i cosiddetti suoni armonici. In Svizzera (e non solo) sono attivi gruppi strumentali, capaci di ricreare con tali strumenti suggestive polifonie dal timbro inconfondibile.
La prima Sala è dedicata ai membranofoni e agli idiofoni. Oltre alla classica accoppiata “banya-tabla”, tipica della musica indiana, ha attirato la nostra attenzione la struttura dello “rnga” (manico tornito, con incisioni simboliche), variamente usato in Tibet in ambito coreutico-teatrale e rituale. Lo strumento è bipelle, a cornice. Viene leggermente percosso con una bacchetta ricurva, tuttavia produce suoni anche a scuotimento, avendo alcune piccole sfere all’interno della cassa. Tra i rappresentanti degli strumenti a percussione italiani è stato scelto di esporre un tamburello napoletano, sulla cui membrana è dipinto un ballo campestre in coppia. Un’apposita teca è stata allestita per mostrare un timpano a vite senza pedale, della prima metà dell’Ottocento. Altri strumenti a percussione provengono dalla Siria e dalla Tunisia (tipo “darbuka”).  Due campane orientali aprono la serie degli idiofoni: una è cinese (copia dell’VIII secolo a. C.), l’altra vietnamita (regione dell’Annam). Dall’Africa sud-orientale proviene la cosiddetta “mbila” (in lingua chope), xilofono popolare, con risonatori costituiti da zucche svuotate e seccate. Particolare e abbastanza inusuale nella forma è lo strumento a scuotimento nigeriano, detto “ishaka”. All’interno delle due campane (realizzate con un fine intreccio vegetale) possono essere posti materiali di diversa natura. “Angklung” è, invece, uno strumento proveniente da Giava, realizzato (negli anni Trenta) a telaio, con canne di bambù, intonate secondo dimensione.
Ghironda
Nella Sala dei cordofoni spicca una “pochette” (detta anche “sordino”) costruita, verosimilmente, nel XVIII secolo. Strumento a sfregamento di contenute dimensioni, veniva usato per accompagnare il ballo anche con scopi didattici. Lo strumento esposto è prezioso, lavorato con intarsi in avorio; il manico termina con una raffigurazione antropomorfa incisa sopra il cavigliere. Tra gli strumenti a pizzico evidenziamo un’arpa birmana (il “saun”), con un particolare sistema di accordatura a tiranti legati. Lo strumento presenta diverse analogie con lo “ombi” africano (Zaire), che ha cassa di risonanza in legno e pelle, mentre il manico termina con testa antropomorfa. Tra gli strumenti orchestrali, si evidenziano un violoncello settecentesco (liuteria Carlo F. Landolfi) di Scuola milanese e una viola da gamba realizzata da Giovanni Varotti alla fine del secolo successivo. Due pregiate chitarre di Scuola napoletana (liuteria Gennaro Fabbricatore) sono della prima metà dell’Ottocento. Degli otto mandolini presenti nella Collezione è possibile osservare solo quello più finemente intarsiato e decorato. Particolarmente interessante anche una chitarra battente calabrese, con quattro corde triple e una singola di bordone, detta “scordo”. Caratteristica di questo strumento è la rosetta costruita (a più livelli) in pergamena, la cui struttura influisce sulla timbrica dello strumento. Tra i cordofoni, poi, spiccano un’arpa diatonica inglese; 
Arpa birmana
uno “san hsien” tricorde (a sfregamento), giapponese. Stesso numero di corde ha il “samisen” (o “sangen”, che significa tre corde), spesso usato nel teatro “kabuki”. Strumento a ponticelli mobili è invece il “ceng”, in passato usato soprattutto in Cina (lo strumento esposto proviene da Taiwan). In bella mostra è presente un sitar indiano, inoltre, un “ud” siriano e un “charango”, tipico cordofono della musica andina. Decisamente interessante anche la Sala degli aerofoni, dove sono presenti alcuni clarinetti “primitivi”, come le “launeddas” sarde o la “zumra” nordafricana. Pregevoli sono gli esemplari di corni provenienti dall’Africa equatoriale e dal Kenia (il “kan”).  Della raccolta Ciuffreda fanno parte due zampogne, una calabrese l’altra molisana (l’unica esposta), una “small pipe” scozzese, inoltre, diversi clarinetti realizzati tra i secoli XVIII- XIX. Tra gli organi a bocca, si evidenziano uno “šeng” cinese e un “kaen” thailandese. In un’altra vetrina sono presenti numerosi tipi di flauti di varia provenienza (Messico, Tibet, Cina…) e un flauto traverso in bosso realizzato da Giacomo Lupi, nel 1817. Una vetrina è stata predisposta per raggruppare diversi strumenti a tastiera, meccanici e da studio. Per oggettive ragioni storiche, tra gli organetti esposti, uno risulta particolarmente apprezzabile (anche se un po’ malridotto), essendo un Paolo Soprani della prima metà dell’Ottocento. Antecedente di alcuni decenni è la ghironda, realizzata da Giuseppe Piombini di Serravalle. Rispetto alle funzioni esecutive, sono particolarmente interessanti due strumenti “muti”, tra cui una tastiera e un violino senza cassa, normalmente usati dai suonatori per allenarsi senza arrecare disturbo o durante i viaggi. Presenti anche alcuni strumenti meccanici, da qualche tempo caduti in disuso, come la cosiddetta “Boîte à musique” (con cilindro rotante e a lamelle pizzicate, attivato da un meccanismo a orologeria) e un “carillon” tedesco della prima metà del Novecento.L’ultima Sala è detta del “Collezionista”. I curatori hanno qui voluto dare valore alla modalità conservativa del dott. Ciuffreda, per “accumulazione”. Le vetrine (su richiesta) sono apribili e permettono allo studioso (o per ragioni didattiche) di mettere mano agli strumenti. 
Carillon, scuola tedesca XX sec.
Tra i numerosi strumenti esposti ha colpito la nostra attenzione quello tipico della Garfagnana, realizzato con la corteccia di castagno, cui abbiamo già dedicato uno specifico contributo. Inoltre, un corno da orchestra sul quale Ciuffreda iniziò a condurre i propri studi fisico-acustici. Nella Sala, è osservabile un’arpa eolica, costruita dallo stesso ricercatore il quale, in più occasioni, nel corso della sua esistenza, si è cimentato nella realizzazione di alcuni strumenti musicali. A conclusione della rapida e sommaria carrellata sugli strumenti esposti, si evidenzia che una vetrina del Museo è stata riservata alla Collezione donata al Comune da Renzo Barsotti (Viareggio, 1915-2000), violinista e didatta, per molti anni animatore della vita musicale locale. La Collezione comprende numerosi documenti riferibili al suo insegnante Padre Leonardo Pacini (1885-1937, compositore e allievo di Ildebrando Pizzetti), promotore tra l’altro di una Scuola musicale (dedicata a “Benedetto Marcello”), che portò negli anni Trenta alla costituzione di un’orchestra di archi. Altri documenti della donazione Barsotti riguardano Ippolito Ragghianti (1865-1894, violinista e compositore viareggino), Amadeo Escobar (1888-1973, musicista e compositore di diverse colonne sonore cinematografiche), Polidor (1887-1977, attore che collaborò con Fellini e Pasolini). Alcuni documenti fanno riferimento a Giovanni Pacini e a Giacomo Puccini, al quale Viareggio e Torre del Lago dedicano annualmente intere rassegne musicali. Riteniamo utile far menzione del libro curato da Giorgio Spugnesi, Riccardo Lippi (che ringraziamo per averci fornito utili informazioni) e Marcella Malfatti, titolato “Museo degli Strumenti Musicali Giovanni Ciuffreda”, Edizioni La Torre di Legno-Comune di Viareggio, 2007, con presentazione di Maria Cristina Boncompagni. È l’unico testo documentativo finora pubblicato sull’argomento. In coda, indichiamo alcune brevi osservazioni generali e - con spirito costruttivo - qualche proposta operativa. Consideriamo meritevole la realizzazione del Museo da parte del Comune e l’impegno profuso dagli “Amici della Musica” a favore del proprio concittadino. Il prezzo per accedere ai Musei Civici di Villa Paolina è contenuto. Meritano di essere visitati, ma anche di essere adeguatamente pubblicizzati presso la popolazione locale e i numerosi turisti 
Aerofoni
(anche occasionali) che affollano le coste della Versilia nei diversi periodi dell’anno. Gli strumenti esistono principalmente per essere suonati e ascoltati. Grazie alle moderne tecnologie, con investimenti minimi (magari sponsorizzati), sarebbe possibile arricchire le diverse Sale di congegni multimediali, per permettere al visitatore non solo di osservare oggetti statici, ma anche di vederli nei loro ambienti originali, ammirando le peculiarità esecutive e ascoltando contestualmente le timbriche. Basterebbero video (o sequenze audio-fotografiche) di breve durata e schede digitali, di preferenza selezionabili in modo interattivo dal visitatore. La Villa Paolina, inoltre, possiede spazi adeguati per organizzare tutto l’anno selezionati concerti di musica da camera, che potrebbero essere eseguiti anche in concomitanza di visite didattiche, concordate con le istituzioni scolastiche a livello regionale (o nazionale), in funzione della promozione musicale, che era uno degli scopi perseguiti con costanza da Giovanni Ciuffreda. A nostro avviso, Viareggio sarebbe città ideale per proporre confronti esecutivi di Musica “glocale”, concepita nel rispetto delle culture musicali popolari secondo respiro internazionale. In Versilia, valutiamo sarebbe economicamente sostenibile e vantaggioso progettare con metodo l’organizzazione annuale, di una “Rassegna di Musica Etnica”, invitando suonatori e gruppi musicali italiani e internazionali, valorizzando contestualmente il ricco repertorio etnomusicale della Toscana. Luogo ideale per le esecuzioni estemporanee itineranti con il coinvolgimento del pubblico potrebbe essere la “Passeggiata” (di Viareggio e di Lido di Camaiore). Sono esperienze musicali che, spesso, riescono a essere ben sponsorizzate anche dai privati, perché garantiscono riscontri economici a tutto l’indotto del territorio, al contempo promuovendo la circolarità delle conoscenze culturali della città e del territorio, guardando oltre agli aspetti tipicamente ludici, conviviali e ricreativi. Come etnomusicologi, abbiamo apprezzato il generoso  impegno civile di Giovanni Ciuffreda, per garantire alla città di Viareggio progresso e promozione culturale nel nome della nostra amata Musica, arte sublime, capace di unire e far interagire - con umanità e nel rispetto delle differenze - le culture di tutti i popoli del mondo.  

Paolo Mercurio

1 Commenti

  1. Bellissimo articolo che servirà a pubblicizzare il Museo G.Ciuffreda, cosa che il Comune di Viareggio non ha mai fatto. Un grazie al Dott. Paolo Mercurio.

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