La fotografia ha il potere di cristallizzare il presente cogliendo un attimo, raccontando una storia consegnata al passato ma soprattutto è in grado di evocare emozioni, atmosfere e, perfino, suoni. Nello studio e nella documentazione della musica tradizionale tutto questo assume grande rilievo soprattutto sotto il profilo antropologico in quanto le immagini rappresentano un compendio importante per contestualizzare la musica. Un esempio in questo senso è “A Ciaramelle. La Novena di Natale a Riccia”, imponente libro fotografico che raccoglie oltre quattrocento scatti in bianco e nero del fotografo Paolo Cardone, raccolti tra il 2013 e il 2018, che ci conducono alla scoperta del rito della Novena di Natale a Riccia (Cb). Situata nell’area sud-occidentale del Molise al confine tra Campania e Puglia, questo importante centro della Valle del Fortore è stato già oggetto del libro con CD “Acque e jerve in comune”, edito da Nota nel 2011, e firmato dall’antropologo culturale Antonio Fanelli e dal musicista e ricercatore Giuseppe Moffa i quali, attraverso una accurata ricerca sul campo, hanno documentato le pratiche musicali della Leggera ovvero il mondo contadino della cittadina molisana. Il volume di Cardone, invece, ci conduce attraverso le vie di Riccia per seguire passo passo Giuseppe Moffa (zampogna) e Christian Panichella (ciaramella) mentre, vestiti di pesanti mantelli, allietano con la loro musica la comunità riccese durante la Novena di Natale. A partire dal 2005 e dopo una decina di anni di interruzione, questa tradizione è stata salvata dall’oblio proprio da Giuseppe “Spedino” Moffa, polistrumentista e compositore con diversi dischi alle spalle, il quale con Panichella ne ha riscoperto e rinverdito il repertorio con la composizione di nuove melodie, rifunzionalizzando il rito itinerante della questua. Introdotto dalla presentazione di Antonio Santoriello, consigliere comunale locale con delega alla Cultura, nella quale viene evidenziata la centralità del rituale natalizio e l’importanza delle immagini per la conservazione della memoria, il libro si apre con il contributo dell’antropologo culturale Pietro Clemente dal titolo “Ognuno è sorto dal suo giaciglio”, nel quale emerge una riflessione proprio sull’impresa compiuta nel far tornare la Novena una consuetudine del presente per la comunità e ciò anche in relazione all’urgenza di dare nuovamente senso a quei luoghi che progressivamente vanno spopolandosi. Si prosegue con “Il patrimonio musicale tradizionale molisano e riccese”, in cui Vincenzo Lombardi, direttore degli Archivi di Stato di Campobasso e Isernia, ripercorre le tappe dei mutamenti che hanno segnato le pratiche musicali in Molise, soffermandosi sulla scomparsa della Novena e la sua rinascita ad opera di Moffa. Il libro entra nel vivo nel susseguirsi, pagina dopo pagina, delle splendide fotografie di Cardone, il quale coglie i due musicisti, nell’alternarsi tra giorno e notte, interni ed esterni. Le note degli aerofoni popolari attraversano le vie e i vicoli di Riccia, entrano nelle case che accolgono i musicisti con l’immancabile bicchiere di vino, risuona nei bar, nei negozi e nei cortili, rinsaldando il legame che unisce l’intera comunità. Mentre il rituale si rinnova, negli occhi dei protagonisti degli scatti si legge commozione e senso di appartenenza alla propria terra di origine. Scorrendo semplicemente le immagini, sembra addirittura di ascoltare il suono degli strumenti.
Il bel volume è un importante contributo, testimonianza della volontà di una comunità come quella di Riccia di rivendicare il senso di appartenenza, riconoscendosi nella tradizione della Novena.
Salvatore Esposito