Patto solidale e coalizione culturale
Come orientamento generale, riteniamo sarebbe auspicabile un patto solidale riferito a un progetto comune. Promuovendo le differenze, sarebbe utile operare per la costruzione di una strutturata coalizione culturale fra tutti coloro (e sono tanti) che, in vario modo, con adeguata competenza, hanno interesse e volontà di valorizzare le tradizioni musicali. Il mondo della “canzone”, cori popolari e non, bande, gruppi folk, liutai, intellettuali, imprenditori musicali, ricercatori indipendenti, associazioni, promotori musicali, teatri e centri di studio, istituzioni religiose, giornali specialistici, organizzatori di festival, orchestre classiche, giusto per fare alcuni esempi. In tale contesto tipicamente “MusicHologico”, non pensiamo superfluo ricordare che le tradizioni popolari esistono nelle menti e negli spiriti dei popoli che le contemplano e le tengono vive, rinnovando costantemente le funzioni e l’efficacia sociale. Nella plenitudine culturale, il numero dei soggetti a vario titolo interessati a valorizzare la Tradizione (summa delle singole tradizioni) è ingente. Naturalmente, pensiamo che una sana Politica culturale (locale, nazionale ed europea unitamente a quella corrispettiva internazionale) potrebbe/dovrebbe istituzionalmente giocare un ruolo unificatore, investendo in modo adeguato e organico nella salvaguardia delle tradizioni culturali locali e nazionali, fungendo da contro altare allo strapotere finanziario globalista (concentrato nelle mani di pochi), al quale abbiamo accennato in precedenza. Al momento, l’azione culturale in difesa delle tradizioni nei Paesi occidentali ci sembra assai debole, dispersiva e poco incisiva, perché scarsamente unitaria rispetto ai possibili obiettivi sociali da conseguire. Siamo propensi a pensare che, valorizzando “glocalmente” un progetto interdisciplinare solidale e strutturato, supportato da adeguati, coordinati e sinergici investimenti, i risultati arriverebbero copiosi, facendo in breve riscoprire, nella contemporaneità, rinnovata vitalità alle diverse tradizioni locali, comprese naturalmente quelle musicali. Peraltro, siamo tra coloro che pensano che la plenitudine culturale dei popoli avrà lunga vita, a prescindere dalle tendenze commerciali odierne e da certa miopia politica. Non siamo nostalgici del passato che, socialmente, non è stato tutto rosa e fiori. Tuttavia, dal nostro osservatorio, riteniamo controproducente adeguarsi al pensiero nichilista e catastrofista, tipico di coloro che, altezzosamente ed egemonicamente, vedono per le tradizioni culturali un destino ormai segnato, perché considerate vetuste e fuori dalla realtà contemporanea. La plenitudine culturale europea e occidentale e la conoscenza internazionale delle culture “altre” ci fanno pensare a un futuro in tutt’altra direzione, ma naturalmente, giusto per restare nei confini europei, molto dipenderà dall’azione politica sinergica che vorranno intraprendere gli Stati membri della Comunità in materia di tutela, salvaguardia e promozione dei Beni culturali, che sono beni comuni e rappresentano una ricchezza che andrebbe valorizzata con creatività e adeguatamente messa a disposizione dell’intera umanità, impiegando in maniera efficace e funzionale i sistemi tecnologici moderni di comunicazione multimediale.
Rinnovato vigore della Tradizione nell’era digitale
In relazione ai problemi di oggi e alle società del domani, con frequente insistenza, si sente parlare dell’evoluzione e dei rischi della tecnologia digitale anche in riferimento a nuove forme di intelligenza artificiale, ma non è questo l’ambito per approfondire tali argomenti. Obiettivo dei contributi è fornire alcuni spunti di riflessione in difesa della Tradizione, delineando i contorni generali che caratterizzano la vita musicale nella realtà odierna. Come più volte affermato in altri scritti, guardiamo con interesse e (discreta) positività al futuro, ma non per questo siamo disposti a dimenticare le origini e le tradizioni in nome di tante mode banali e passeggere o del “nuovo che avanza” sotto la spinta di ingenti pressioni finanziarie e mediatiche. Al di là dei discorsi teorici e dei numeri in termini di “business”, pur nel rispetto delle differenze espressive e della multiforme fenomenologia artistica diffusa nel web, diversi esperti manifestano contrarietà alla banalizzazione dei contenuti della rete, usati massicciamente per far aumentare il coinvolgimento dei visitatori in relazione ai profitti. Tuttavia, in termini di fruizione musicale, nell’infodemia della comunicazione digitale e multimediale odierna, il panorama risulta estremamente variegato. Nostra opinione è che l’appiattimento della cultura potrà giovare, in vario modo, agli oligopoli finanziari orientati al profitto, ma non allo sviluppo della conoscenza, della riflessione critica e del libero pensiero. I mezzi tecnologici hanno contribuito a modificare, in vario modo, le forme estetiche e le pratiche sociali, progressivamente assecondando i riti e i ritmi della “digital culture”, che sono in continua trasformazione e che permettono, a vari livelli, di “sorvegliare” algoritmicamente la popolazione anche negli usi e nei consumi dei beni materiali e culturali. Non sono mezzi da demonizzare a priori, ma neppure da accettare passivamente o acriticamente. Di sicuro, nel “mare magnum” della comunicazione, invitano a riflessioni olistiche e interdisciplinari sulle variazioni antropologiche che dall’ “homo sapiens” conducono verso l’“homo tecnologicus”, il quale rischia di restare schiacciato nella morsa dei numeri e del controllo digitale, secondo la logica del possesso e del consumo indotto di beni materiali, ai quali sempre più si vanno affiancando valute immateriali e ricchezze concentrate, con evidenti squilibri nelle diverse società che vedono allargarsi in maniera sproporzionata la forbice fra ricchi e poveri. La storia farà il suo corso e l’evoluzione della tecnologia procederà per la sua strada. Salvo imprevedibili eventi rovinosi, certi processi di espansione innovativa riteniamo siano inarrestabili, ma identità, valori, storia, cultura, spiritualità e tradizioni (noi pensiamo) resteranno a fondamento della civiltà umana, che auspichiamo, in futuro, possa essere orientata con coerenz¬a verso un’etica comportamentale pro-sociale, utilizzando coscienziosamente, secondo un positivo circolo virtuoso, la tecnologia e i sistemi finanziari a vantaggio degli esseri umani, a beneficio delle popolazioni internazionali, promuovendo lavoro e politiche libertarie solidali, concepite a favore del bene comune e del libero pensiero, mantenendo saldi principi e comportamenti di equità, reciprocità, sostenibilità e cooperazione, in funzione della crescita e del miglioramento delle società contemporanee. Rispetto ai temi musicali e culturali, sullo sfondo dei diversi ragionamenti fin qui presentati, in prospettiva, risuonerà struggente il tema della Pace mondiale e il monito lanciato a suo tempo da Albert Einstein - “o l’umanità distruggerà gli armamenti o gli armamenti distruggeranno l’umanità” -, monito di estrema attualità contro le armi di sterminio di massa che, ci piace ricordare, negli anni Settanta e Ottanta, fece proprio lo scrittore Carlo Cassola, tenace e convinto intellettuale rimasto sostanzialmente inascoltato. Nella plenitudine culturale, tradizioni musicali, tecnologie, sistemi digitali e mercati finanziari auspichiamo possano avere come prospettiva la ricerca di benefiche condizioni per potersi sviluppare con “humanitas”, in un mondo meno “challenching”, capace di superare la imperante logica del profitto. Un mondo al servizio dell’umanità, orientato a far dominare dinamicamente e internazionalmente - “choraliter” - il dialogo costruttivo tra i popoli, tenendo conto delle differenze e della libertà di pensiero, secondo sani principi di tolleranza, rispetto e pace.
Paolo Mercurio
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