Plenitudine culturale, tradizioni musicali, tecnologie, sistemi digitali e mercati finanziari (seconda parte)

Riprendiamo le fila del discorso. In poco tempo, il cambiamento è stato epocale. Vivere di soli concerti, oggi, è arduo. Il crollo della vendita dei supporti fisici nell’ultimo decennio è sotto gli occhi di tutti; noto è il fenomeno della pirateria discografica. Gruppi musicali e musicisti puntano e punteranno sempre più alla promozione e alla distribuzione della loro musica attraverso i canali digitali. Tali canali offrono indubbie opportunità di diffusione, ma gli introiti sono spesso poco remunerativi, con l’eccezione per coloro che primeggiano nelle classifiche. Tenendo presente la concentrazione degli azionariati finanziari e delle “major” che controllano il mercato musicale, molte perplessità etiche permangono anche tenendo conto dei problemi riferiti alla proprietà del bene artistico, che di fatto è (e sarà, verosimilmente,) massicciamente gestito da coloro che controllano i sistemi di trasmissione dei beni musicali. Oligopoli culturali e privatizzazione della conoscenza saranno temi assai dibattuti in futuro. La “sharing economy”, in questo momento, gioca da padrona nel mercato globale, di conseguenza anche in ambito musicale. In prospettiva, non affascina sapere che l’accesso a una rilevante parte della cultura, dell’intrattenimento e del nostro tempo libero venga concentrata nelle mani di pochi dominanti gestori, tuttavia sarebbe svantaggioso non tenerne conto nella realtà. Rispetto alla musica tradizionale e, più in generale, alla musica, riteniamo auspicabile l’aumento della consapevolezza critica e storico-sociale, a favore di un atteggiamento cooperativo e sinergico, teso a superare consolidati pregiudizi e inopportune divisioni. Tenendo conto del mercato globale, frammentarsi in tante piccole agguerrite comunità di appassionati e specialisti musicali, in prospettiva, risulta perdente. A nostro parere, oltre a una rinnovata consapevolezza delle coscienze, servirebbe, soprattutto, un guizzo di vitalità da parte delle politiche internazionali, con l’avvio di efficaci azioni progettuali culturali integrate, portate avanti “glocalmente”, ad ampio raggio, “in social catena”, secondo logiche di cooperazione pubblica internazionale.


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