Bioacustica ed Ecoacustica, nel ricordo di Gianni Pavan

Secondo differenti livelli e sfaccettature, il Suono e la Musica sono intrinsecamente legati ai concetti di vita e natura. Senza una visione olistica interdisciplinare, tali livelli riescono a emergere solo superficialmente e non in modo integrato. “MusicHology, SoundHology, OrganHology” appartengono a una stessa estesa area della conoscenza, intorno alla quale siamo soliti concentrare le nostre ricerche, tenendo in elevata considerazione gli studi sulle tradizioni orali, i quali aiutano a rendere unificante anche il quadro formale e funzionale delle espressioni musicali nel mondo. Nel contributo odierno desideriamo accennare a due ambiti della ricerca che, al momento, sono stati associati principalmente agli studi biologici e delle scienze naturali. Ci riferiamo a “bioacustica” e “ecoacustica”, discipline che, in Italia, sono coltivate da un numero ristretto di appassionati e che, solo raramente, vengono trattate in ambito universitario. Tuttavia, dato il fermento che (da circa un quarto di secolo) si muove intorno a tutto ciò che è “green”, tra gli altri, si stanno velocemente intensificando gli studi in aree afferenti a musicologia evolutiva, acustemologia, antropologia del suono, zoomusicologia, cimatica e “suond studies”. Di seguito, accenneremo alle prime due discipline citate, indispensabili per arricchire il panorama della nostra “soundHology” e il nostro modo di intendere la eco-composizione, utilizzando suoni e rumori della natura in sostituzione delle note musicali. Inoltre, desideriamo rendere omaggio a Gianni Pavan, deceduto a seguito di un incidente automobilistico (26 maggio 2023). Figlio del naturalista ed entomologo Mario Pavan, era professore presso l’Università di Pavia e operava nel “Dipartimento di Scienze della Terra e dell’Ambiente”, dove aveva costituito, nel 1989, il “Centro Interdisciplinare di Bioacustica e Ricerche Ambientali” (CIBRA). Si era interessato alla materia sin dalla fine degli anni Settanta. Arrivò a laurearsi con una tesi pionieristica, riferita all’analisi computerizzata del canto degli uccelli (1983). Tra tante, sono particolarmente note le sue ricerche condotte in collaborazione con il reparto “Tutela della Biodiversità” dei Carabinieri, soprattutto nel “Parco Nazionale delle Foreste del Casentino” e nella “Riserva Integrale di Sasso Fratino”, area protetta, accessibile solo agli addetti ai lavori naturalistici. Di recente, aveva condotto ricerche in Africa. Come qualcuno ricorderà, l’UNESCO, nel 2020, aveva inaugurato l’ “Anno Internazionale del Suono” (International Year of Sound, sigla IYS), con l’obiettivo di evidenziarne l’importanza in relazione alle scienze e alle tecnologie, tenendo in debita considerazione gli aspetti riferibili all’ambiente e all’inquinamento acustico, in natura e nei luoghi antropizzati, compresi quelli di lavoro. Nella ricerca bioacustica, Gianni Pavan era considerato uno dei massimi esperti internazionali. Da tempo, avevamo in agenda i suoi contatti, poiché avremmo voluto con lui dialogare compiutamente sulla materia. Ma tant’è. Da quanto abbiamo letto e visto, riteniamo fosse un ricercatore sensibile e dotato di grande umanità. In memoria, desideriamo dedicargli la “Vision” odierna, la cui composizione era stata a suo tempo stimolata dall’ascolto della canzone “Don’t kill the whale” (Yes,1978) e dai documentari di Jeacques-Yves Costeau (1910-1997) sul mare.


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