Daniele Sepe – Sepè Le Mokò (MVM, 2022)

#BF-CHOICE
 

Avevamo lasciato Daniele Sepe un paio di anni fa alle prese con “Le nuove avventure di Capitan Capitone”, terzo capitolo della fortunata trilogia aperta dalla magmatica istantanea sulla nuova scena musicale napoletana di “Capitan Capitone e i Fratelli della Costa” e proseguita con il gustoso ed ironico “Capitan Capitone e i Parenti della Sposa”. Da allora di cose ne sono successe tante, c’è stato il lockdown, il tempo sospeso della pandemia e tutti i problemi che ne sono derivati e che hanno segnato in modo indelebile il nostro tempo. Il trickster napoletano che della resistenza ha fatto una ragione di vita, non si è affatto fermato ma ha messo in fila una serie di dischi pregevoli a cui di recente si è aggiunto “Sepè Le Mokò” l’omaggio alle colonne sonore dei film di Totò. Raggiungiamo Daniele Sepe al telefono in una mattina uggiosa di fine settembre. Il tempo è poco e le cose di cui parlare sono tante, a partire proprio dai dischi, pubblicati tra il 2021 e il 2021 e finanziati attraverso fortunate campagne di crowdfunding. Abbiamo, così, colto l’occasione per un piccolo flashback per poi concentrarci sul nuovo album, non senza uno sguardo verso i progetti futuri in cantiere.

Il lockdown non ti ha fermato, ma anzi hai messo in fila una serie di dischi tanto pregevoli, quanto interessantissimi…
C’è stata l’esigenza di voler fare comunque qualcosa per non rimanere completamente reclusi in casa in quella situazione che stava cambiando e ha cambiato il mondo, una svolta epocale ma in negativo. È nato, così, il progetto “Lockdown” con i due dischi registrati dal vivo in studio perché dal vivo non si poteva suonare e che documenta quello che avevamo fatto negli anni immediatamente precedenti con il quartetto jazz e Emilia Zamuner alla voce. 

Il repertorio di “Lockdown” è molto vario…
In “Lockdown #1” ci sono tre brani tratti dalle colonne sonore di “Amarcord”, “Indagine su un cittadino al di sopra di ogni sospetto” e “Marcia di Esculapio” che è il tema del film “Il prof. dott. Guido Tersilli primario della clinica Villa Celeste convenzionata con le mutue” con Alberto Sordi, ma anche “Sakura” un tradizionale giapponese, “St. Thomas” di Sonny Rollins e “Lunita Tucumana” di Atahualpa Yupanqui è il padre di tutta la musica popolare sudamericana. “Lockdown #2” è dedicata ai brani che suoniamo con Canzoniere Terrestre dalla canzone popolare venezuelana “Montilla” a “‘Nu poco ‘e sentimento” e “Fresca Fresca” dal repertorio di Ria Rosa per toccare “Bammenella” di Raffaele Viviani, una lunga “Tammurriata” in cui ho incollato la melodia e il testo di un brano della tradizione molisana “Figliola ca stai ‘ngopp’’a sta luggetta” e il tradizionale greco “Yerakina” che fa parte del mio repertorio da tantissimi anni.

A breve distanza è arrivato, poi, “Direction Zappa”…
È venuta fuori questa registrazione dal vivo di un concerto che avevo fatto nel 2016 al festival “Ai confini di Sardegna e Jazz” con Dean Bowman alla voce, Hamid Drake alla batteria che ha suonato anche in “The Cat with The Hat”, Davide Costagliola al basso, Tommy De Paola alle tastiere e Joe Cristiano alla chitarra. Mi ha sorpreso non solo per la qualità della registrazione ma anche per quello che era successo sul palco quella sera. Dopo aver suonato non avevo più ascoltato quella registrazione ma ci sono state cose notevoli soprattutto per quanto riguarda la ritmica. 

Come in “The Cat with The Hat” per Gato Barbieri, in “Direction Zappa” rendi omaggio a Frank Zappa nel tuo stile e in modo assolutamente non calligrafico…
Non potrebbe essere diversamente perché se uno vuole ascoltare Frank Zappa va ascoltarsi i suoi dischi. Non c’è alcun bisogno di rifare i suoi brani perché nessuno potrebbe fare meglio di ciò che ha fatto lui. Più che rileggere i suoi brani abbiamo fatto musica nel suo stile, inserendoci nel suo solco.

Anche in questo caso il repertorio è molto vario…
Frank Zappa è non solo un riferimento ma uno stimolo importante per tanti musicisti come me perché mette insieme linguaggi diversi dalla musica classica al jazz, dal rock alla musica contemporanea. Ci ha insegnato che in musica non esistono generi separati. E’ per questo che accanto ad alcuni brani del suo repertorio come “American Drinks”, “King Kong”, “Peaches en Regalia” e “Eat that Question” ci sono brani nati in quel periodo tra Sessanta e Settanta come “If 6 was 9” di Jimi Hendrix e “It's about That Time” e “In a silent way” di Miles Davis, ma anche le colonne sonore di Nino Rota con i temi di
“Indagine su un cittadino al di sopra di ogni sospetto” e “Le manine di primavera” di Nino Rota ed ancora una lunga suite finale con “Jazz is Teacher and Funk is Preacher” di James Ulmer.

Lo scorso anno è arrivato, poi, “Truffe & Other Sturiellett' Vol. 4  (in) cumplete classical und chamber miusik” un prezioso zibaldone di materiale d’archivio…
È uscito solo in digitale ma ci sono tanti brani e la storia di ognuno l’ho raccontata nel libretto che lo accompagna. Tra le cose per me più preziose c’è la colonna sonora per “The Wholly Family” di Terry Gilliam e le registrazioni ritrovate in un DAT di alcuni brani in trio con Fausto Ferraiuolo al piano e Auli Kokko alla voce di cui mi ero completamente dimentica. C’è anche “Scorie in Libertà” che è ispirato dalla colonna sonora di  Armando Trovajoli del film “Gli Onorevoli” di Totò e che nell’album “Capitan Capitone e i Fratelli della Costa”è diventata “Me Ne Vek Bene” con Gino Fastidio. Ci sono anche due brani con Emilia Zamuner e Simona Boo che cantano rispettivamente in “Speak Low” e “J’attends un navire” e “Black Spartacus” che in realtà in origine era intitolata “Saepinum” e che scrissi per un documentario della Rai sul Molise.

Non è finita qua perché hai pubblicato anche alcuni singoli con la ciurma di Capitan Capitone…
Mario Insegna ha tradotto in napoletano “Willie The Pimp” da “Hot Rats” di Frank Zappa e “Cornutone” degli Squallor, un brano che chiude sempre tutti nostri concerti. 

C’è anche un omaggio a Gianfranco Marziano…
No, ma penso che un tributo a Gianfranco andrebbe fatto prima o poi. “Rondò brandesburrese” è un gioco che abbiamo fatto un giorno a casa mia. Ce piace 'e pazzià.

Abbiamo dimenticato “It’s Ok” inciso in quartetto con Roberto Gatto, Tommy De Paola, Pierpaolo Ranieri…
In realtà non è mai uscito perché l’ho reso disponibile solo per pochi giorni per chi ha partecipato al crowdfunding di “Truffe & Other Sturiellett' Vol. 4” ed esiste solo qualche estratto che ho pubblicato su YouTube ma prima o poi lo pubblicherò.

Veniamo ora al tuo ultimo disco “Sepè Le Mokò”, splendido omaggio alle colonne sonore dei film di Totò che avevi già omaggiato nel 1999 con “Totò Sketches” e tanti concerti in cui sonorizzavi le sue pellicole…
In “Totò Sketches” suonavamo musiche originali mentre scorrevano le immagini dei film di Totò, è stato un progetto che è andato avanti almeno per vent’anni e ha avuto tanta fortuna in tutta Europa dalla Germania alla Francia, passando per la Svizzera. In questo caso abbiamo ripreso i temi delle colonne sonore dei film usciti tra il 1957 e il 1962. Le musiche della commedia all'italiana di quegli anni e del cinema neorealista sono bellissime scritte da autori straordinari come Piero Piccioni, Armando Trovajoli, Lelio Luttazzi, Carlo Rustichelli, Alessandro Cicognini e Piero Umiliani. Nella maggior parte dei casi erano anche dei jazzisti fenomenali e collaboravano per queste cose con jazzisti della levatura di Chet Baker e Jerry Mulligan, oltre a tutta la genia sudamericana e argentina che viveva a Roma in quei periodi. 

Com’è nata l’idea di rileggere questi temi musicali?
Totò mi ha salvato tante volte nelle giornate difficili facendomi tornare di buon umore e già questa non è una cosa da poco. Oltretutto, queste colonne sonore non sono facilmente reperibili su disco e spesso chi guarda i film si concentra di più sulle avventure di Totò e di chi gli faceva da spalla come 
Peppino De Filippo, Nino Taranto e Aldo Fabrizi e non presta attenzione alle magnifiche composizioni che commentano le varie sequenze. Insomma, ci perdiamo qualcosa di prezioso su cui volevo riportare l’attenzione.

Come abbiamo visto in “Lockdown” e “Direction Zappa” non è insolito per te lavorare sulle riletture delle colonne sonore. Qual è il tuo approccio nell’adattamento e nella rilettura di questi temi?
In primo luogo, bisogna adattarli alla formazione con cui si suona ma, in generale, questo tipo di progetti li faccio per combo jazz e, quindi, il lavoro di adattamento va commisurato a questo tipo di line-up. Cerco di mantenere alcune delle caratteristiche di orchestrazione sonora e della scrittura originale. Per esempio, in nel tema di “Indagine su un cittadino al di sopra di ogni sospetto” ci sono alcuni strumenti che erano tipici di Ennio Morricone e, più in generale, di quell'epoca come la chitarra basso suonata con la penna e il tic-tac piano che aveva una striscia di feltro su cui erano inchiodate delle punesse di ferro che vibrando sulle corde producevano quel suono particolarmente metallico, tipico di quel periodo. Cerco, dunque, di preservare il suono che ha fatto epoca non intaccando l’orchestrazione.

Nelle tue riletture c’è spazio però anche alla libertà…
Sicuramente nelle ballad ci sono maggiori possibilità perché la linea melodica risente di una armonizzazione degli anni Cinquanta e Sessanta, un epoca abbastanza lontana da noi. Oggi ti puoi
permettere di osare di più e cerchi di armonizzare tenendo conto di quello sfizio che c'è per chi ci deve lavorare e improvvisarci sopra, passando su cambi improvvisi di tonalità. 

Qual è stato il criterio che hai seguito nella scelta dei brani da rileggere?
Ho cercato di fare una panoramica di tutti gli autori che hanno collaborato con i vari registi che dirigevano Totò, ma certamente ci sono anche i film a cui sono più affezionato.

“Letto a tre piazze” è uno di quelli…
Musicalmente non ruota intorno ad un solo tema ma presenta diverse composizioni. Le due composizioni su cui abbiamo lavorato sono meravigliose. Ce ne sarebbero molte altre ancora su cui ho lavorato e non abbiamo registrato. Forse ci sarà un secondo volume anche se non è da trascurare anche la musica scritta da Piero Piccioni per i film di Alberto Sordi.

Il disco si chiude con Totò che incontra il beat in “Veleno”…
É uno dei pochi brani cantato da Totò  e ha la particolarità di essere suonato all'epoca con i Rokes di Shel Shapiro. Era interessante raccontare questo Totò capellone e un po’ hippy.

Ultimamente hai dato vita al nuovo progetto “Le nuvole di Pier Paolo” dedicato a Pier Paolo Pasolini…
È un progetto bello e interessantissimo che coinvolge, oltre me, sette straordinari musicisti: Emilia Zamuner (voce), Flavio Boltro (tromba), Daniele Di Bonaventura (fisarmonica), Jacopo Mezzanotti (chitarra e arrangiamenti) Mario Nappi (piano), Davide Costagliola (basso e contrabasso) e Paolo Forlini (batteria e percussioni). A novembre saremo in Sudamerica tra Cuba, Argentina e Messico. Purtroppo, qua in Italia anche se c'è stato il Centenario non abbiamo avuto molte richieste, ma preferisco suonare all’estero piuttosto che a Napoli.

Come si articola il concerto?
Il progetto è nato in collaborazione con Jacopo Mezzanotte, un chitarrista italiano che vive a Valencia da molti anni. Abbiamo scelto tre direttrici fondamentali: le musiche per i film di Pasolini, le canzoni che scrisse con Piero Umiliani e Piero Piccioni per Laura Betti cantante ed attrice molto sottovalutata e una parte del canzoniere italiano, i due volumi di testi di canti popolari raccolti da Pasolini e divisi per regioni e tipologie.

E poi sei tornato a suonare con l’Orchestra…
Ho suonato con la Nuova Orchestra Scarlatti all’Università Federico II dove torneremo a novembre. Suonare con l’orchestra è sempre una grandissima gioia e spero che il progetto vada avanti. 

Un disco con un orchestra manca nella tua discografia…
Ad ottobre ho scritto una ventina di minuti di musica per l'Ensemble Conductus, diretto da Marcello Fera. Speriamo nella vecchiaia di fare qualcosa anche in questo senso.

Concludendo. Quali progetti ci sono nel cantiere di Daniele Sepe?
Sto pensando ad un prossimo disco che sarà un clamoroso insuccesso ma lo farò lo stesso… comm me dice ‘a capa. In verità mi piacerebbe fare un disco di improvvisazione con alcuni amici come Hamid Drake, Flavio Boltro, Stefano Bollani, Max Ionata, oltre ai musicisti napoletani. Un incrocio tra “Ascension” e “Bitches brew” con libertà e tanto groove. 



Daniele Sepe –  Sepè Le Mokò (MVM, 2022)
C’era da aspettarselo. Un omaggio in musica a Totò era un passaggio obbligato, conoscendo la grande passione di Daniele Sepe per il più grande tra gli attori comici italiani al quale, nel 1999 aveva dedicato il fortunato album “Totò Sketches” inciso con Art Ensemble of Soccavo e diventato negli anni, un imperdibile spettacolo con la sonorizzazione dal vivo e in tempo reale delle immagini dei film con musiche originali, ampliandone la dirompente portata comica. In questo caso, però, al centro del concept ci sono i temi delle colonne sonore dei film di Totò, alcune delle pagine più belle e musicalmente interessanti di quegli anni, firmate da compositori del calibro di Piero Piccioni, Alessandro Cicognini, Armando Trovajoli, Lelio Luttazzi e Carlo Rustichelli. Non è tutto perché si tratta di composizioni che associamo alle scene dei film e di cui spesso non riusciamo a cogliere a pieno la genialità compositiva che le caratterizza, così come non ci accorgiamo dello swing ironico e sanguigno che le pervade, della sfolgorante qualità degli interpreti, tra cui si scorgono le ance di Gerry Mullingan o la tromba di Chet Baker. Ma c’è di più. Questo disco è anche un tributo a una brillante generazione di registi, attori e sceneggiatori che hanno raccontato l’Italia degli anni Sessanta cogliendone l’essenza più profonda non senza un pungente sarcasmo. Registrato tra gli Elios Studio di Castellammare di Stabia da Carlo Gentiletti e il Mareka Studio da Piero De Asmundis, il disco vede Daniele Sepe (sax, clarinetto e flauti) accompagnato da un ensemble a geometrie variabili composto da: Emilia Zamuner (voce), Alessandro Tedesco e Roberto Schiano (tromboni), Franco Giacoia (chitarre), Lello Di Fenza (vibrafono, marimba, clocken e timpani), Antonello Iannotta (percussioni). Mario Nappi (pianoforte e piano Rhodes), Davide Costagliola (basso e contrabbasso), Paolo Forlini e Claudio Marino (batteria),  Alessandro De Carolis (flauto dolce) Antonello Capone (fagotto). L’ascolto è puro godimento con gli arrangiamenti che ci restituiscono intatte le atmosfere dei film, facendo scorrere idealmente davanti ai nostri occhi le immagini delle pellicole. In questo senso, il lavoro di adattamento compiuto da Sepe è stato magistrale esaltando non solo il pregio compositivo degli autori affrontati ma anche la modernità delle incredibili soluzioni ritmiche e melodiche che si susseguono di brano in brano. Si parte con Trovajoli che firma le musiche per “Totò e Peppino divisi a Berlino” per toccare l’irresistibile “Cha cha mambo” firmato da Rustichelli per “Letto a Tre Piazze”. Ancora Trovajoli è protagonista in quel gioiello che la riscrittura del tema di “Toto sexi”, mentre “Audace colpo dei soliti ignoti” ci consegna una delle composizioni più intriganti di Piero Umiliani qui resa con grande gusto nella cura della ritmica e delle scelte timbriche. La swingante “Gli onorevoli” di Trovajoli e la sinuosa “Due tromboni in frack” di Luttazzi ci introducono al vertice del disco con i temi di tre capisaldi dalla filmografia del Principe De Curtis: “Totò, Peppino e i fuorilegge”, “Totò Diabolicus” e la versione in levare delle musiche de “La Banda degli Onesti” in cui si ascoltano alcuni frammenti tratti dalle scene più belle del film. Si prosegue con la Roma degli anni Sessanta, quella dei formidabili anni di Via Veneto e dei Night evocata delle musiche di Trovajoli per “Totò, Peppino e la dolce vita”, per tornare alla ballad di “Letto a tre Piazze” e l’irresistibile beat “Veleno” dal film “Rita la figlia americana” qui ripresa in una versione ancor più ironica e tutta da ascoltare. Insomma, “Sepè Le Mokò” ha il duplice pregio di riportare alla luce un universo musicale da riscoprire, e di regalarci un ondata di vibrazioni positive come solo il film di Totò sanno fare. Stampato in sole duecento copie in cd e in venti copie in vinile autografate e numerate, il disco è disponibile online sulle principali piattaforme in streaming.


Salvatore Esposito

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