Numero 105 del 20 Giugno 2013

Qualche giorno fa sono stati comunicati i vincitori degli awards folk di Loano. Il Premio nato nove anni fa (un’istituzione della musica italiana, ormai) nella riviera savonese promuove e valorizza la produzione contemporanea di musica tradizionale italiana. Come sempre anche quest’anno il festival presenterà dal vivo (appuntamento da non mancare al 22 al 26 luglio) alcuni tra i migliori artisti votati dalla giuria di giornalisti, addetti ai lavori e musicologi. Il riconoscimento per il miglior disco 2012 è andato ad “Italia talìa” di Mario Incudine, con la produzione artistica di Mario Saroglia e Kaballà. Disco “impuro”, tradizione che è sempre in divenire, lingua siciliana cantata e recitata, memoria e denuncia sociale. Chi legge Blogfoolk conosce bene Incudine, lo abbiamo intervistato, abbiamo recensito “Italia talìa”, abbiamo parlato anche dei precedenti lavori “Beddu Garibardi” e “Anime Migranti”. Insomma, avevamo fiutato giusto, anzi tempo, prima di Loano, ma anche delle targhe Tenco in cui Incudine si è piazzato secondo. Ed eccoci al nodo, balza agli occhi, confrontando l’elenco dei vincitori del Tenco 2012 e l’elenco dei piazzati Premio Città di Loano 2013 la sovrapposizione di nomi. Avitabile, Raiz & Radicanto, Elsa Martìn e Lautari hanno primeggiato anche al Tenco, uniche deviazioni sono Canzoniere Grecanico Salentino e Tre Martelli. Insomma, un’affinità che deve far riflettere, che pone questioni su cosa possa significare (al di là della presenza di giurati che votano sia al premio Tenco sia al premio Loano) musica neo-tradizionale, musica folk oggi in Italia per gli addetti ai lavori? È canzone in dialetto? È canzone d’autore con elementi di musica di tradizionale orale? È canzone che allinea stereotipi etnofonici? È canzone che utilizza stilemi world di area mediterranea? Esiste ormai una “canzone folk” alla cui diffusione ha contribuito anche la sezione dilettale del Premio Tenco? È lecito chiedersi se in una nicchia di mercato e di gusto come quella folk/trad, esista un’egemonia della forma canzone? O è la canzone che torna ad alimentarsi alla tradizione orale, ma anche al jazz e alle “heritage music” (Mark Slobin), per rinnovarsi e ritrovare appeal? Partendo dal fatto che il termine cantautore è tipicamente italiano, si tratta allora di una declinazione specificamente italiana del folk? O, ancora, è il privilegio dato alla forma canzone d’autore che conferisce un vestito intellettuale di pregio, che dà più importanza all’artista? Ci si chiede ancora che spazio possano avere il canto popolare e la  musica strumentale nella rielaborazione delle forme della tradizione orale. Certo, vediamo ben piazzati i sardi Elva Lutza e Riccardo Tesi (e per l’ottimo compositore ed organettista toscano non è la prima volta), altri artisti di cui ci si siamo ampiamenti occupati (ben inteso come anche di Lautari, Raiz & Radicanto, Canzoniere G. S., Elva Lutza, Tesi e Martìn), ma sono minoritari rispetto ai cantanti. Non sono riflessioni che sottendono una volontà classificatoria e prescrittiva di musica tradizionale, ma considerazioni su quale idea di musica folk abbiano operatori e critici (non tutti specialisti ma spesso generalisti) o concorrano a costruire. Non sarà il caso di inforcare le lenti degli studi di popular music per cercare di indagare questi aspetti? Più in generale, che ne pensano i lettori di Blogfook? Accoglieremo con piacere i commenti e li interventi! Ritornando ai riconoscimenti loanesi assegnati dalla direzione e dall’organizzazione del Premio, plaudiamo alla figura di Alfio Antico (Premio alla Carriera), poeta dei tamburi a cornice, e al Circolo Gianni Bosio (Premio Realtà Culturale), “perché ha mantenuto salda, per più di quarant’anni, la sua vocazione per la memoria e per l’appartenenza”, come recita la motivazione della direzione artistica. Ma veniamo al sommario del n. 105 di blogfoolk, aperto da uno scritto di Michele Santoro sui “Patrimoni culturali immateriali e Sentimento d'identità”. Sul filo della memoria si pongono anche il Consigliato di questa settimana, che è il disco  dei mannesi Barrule, e il live, esito della ricerca sul canto devozionale di area sannita di Elisabetta Landi su musiche di Erasmo Petringa. Storie al femminile da angolazioni e procedure musicali diverse quelle presentate da Betti Zambruno e dalla libanese Yasmine Hamadan, il cui world pop sta scalando la classifica dei dj world music. Ritorna la rubrica Visioni con il bel documentario che celebra le ultime tre edizioni del Gricanti Festival, mentre per Storie di Cantautori, abbiamo intervistato Michele Moramarco in occasione della pubblicazione del suo ultimo album. Completano il numero la recensione di Hot Club di Orchestra Cocò e l’irrinunciabile Taglio Basso di Rigo, dedicato al nuovo disco del produttore Ethan Jones.

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