Riassumere in poche righe il percorso artistico di Mauro Ottolini è cosa davvero ardua perché si corre sempre il rischio di dimenticare qualche passaggio fondamentale del suo articolato percorso artistico che lo ha visto segnalarsi come uno degli artisti più eclettici della scena musicale italiana, e non solo per la sua abilità di muoversi attraverso generi differenti dalla classica alla canzone d’autore per toccare il pop, ma soprattutto per i diversi progetti musicali messi in campo negli anni in ambito jazz. Basti pensare a Licaones con Francesco Bearzatti, Sousaphonix con cui ha inciso nel 2016 il brillante “Buster Kluster” e l’Orchestra Ottovolante con la quale ci ha regalato quel gioiellino che è “Il mangiadischi”. Animato dalla tensione costante verso la sperimentazione e l’esplorazione di nuovi territori sonori, nel corso degli anni ci ha consegnato altri album intriganti come il superbo “Tenco. Come ti vedono gli altri” del 2017 e “Sea Shell. Musica per conchiglie” del 2019. Negli anni, parallelamente, non sono mancate numerose collaborazioni con nomi di rilievo della scena jazz, pop e black music internazionale, così come le partecipazioni ad oltre quattrocento dischi, senza contare la sua costante attività di agitatore culturale con il club “La domenica sotto i ponti” e “Il Teatro per una società senza pensieri” e quella di direttore artistico del festival “Notti Magiche a Campo” a Campo a Brenzone sul Garda. Il suo nuovo album “Nada Màs Fuerte” nasce da una riflessione profonda sul rapporto profondo che lega la musica popolare al femminile con il valore della vita e dell’esperienza e in cui riverberano le voci delle sue grandi interpreti dal Messico al Perù, passando per il Cuba, il Libano e il Portogallo. Registrato e mixato in presa diretta da Stefano Amerio, nel suo studio Artesuono Recording di Cavalicco (Ud), il disco Ottolini (trombone, shells, tromba, flicorno, eufonio, tromba bassa e arrangiamenti) affiancato dal suo settetto composto dalla straordinaria Vanessa Tagliabue York (voce), Marco Bianchi (chitarra classica, baritona, chitarra haitiana), Thomas Sinigallia (fisarmonica), Giulio Corini (contrabbasso), Paolo Mappa (batteria e percussioni) e Valerio Galla (percussioni) a cui si aggiunge la String Orchestra, un’orchestra d’archi di quattordici elementi (nove ai violini, tre alle viole e due ai violoncelli). I quattordici brani in scaletta compongono un itinerario concettuale che attraversa latitudini e longitudini sonore differenti partendo dal Massico con Chavela Vargas e Maria Grever per toccare il Perù ed andare alla scoperta della compositrice afro-peruviana Victoria Eugenia Santa Cruz Gamarra, per poi far rotta verso cuba con Ernest Lecuona e di Eusebio Delfin e, dunque, prendere il largo verso il Mediterraneo con il fado della portoghese Amalia Rodrigues e giungere in Medio Oriente con Fairuz e Lucien Zerrad. Ad intercalare il tutto sono alcune soprese come gli omaggi ad Edith Piaf e Alda Merini e il tributo ad Abdullah Ibrahim. Sotto il profilo prettamente musicale, il disco colpisce per la coralità del suono e la ricchezza degli arrangiamenti dove non mancano originali soluzioni ritmiche, melodiche e timbriche, il tutto impreziosito dalla versatilità e dall’eleganza della vocalità di Vanessa Tagliabue Yorke che si muove con disinvoltura tra lingue e registri interpretativi differenti. Il dialogo tra il settetto e l’orchestra funziona perfettamente con gli archi che non prendono mai il sopravvento, le chitarre che cesellano le melodie latin dando vita ad un intrigante interplay con i fiati, il tutto sorretto da una perfetta architettura ritmica. L’ascolto si apre con la raffinata versione di “Alma Mia” di María Grever in cui brilla il crescendo ritmico su cui si librano leggeri gli archi. Si prosegue con la sinuosa “Fatum” di Ferreire B. e Lucien Zerrad con la tromba che guida la linea melodica fino al travolgente climax finale. Il breve frammento “Turritella Ottolini” ci introduce alla trascinante danza di “La conga se va” di Ernesto Lecuona che apre la bella sequenza in cui si ascoltano “Mi segundo amor” di Josè e Miguel Gonzales de Castilla, “Y tu que has hecho” di Eusebio Delfin e l’imperdibile rilettura di “The Wedding” di Abdullah Ibrahim. Arriva, poi, ilsecondo inedito del disco è “Chanson pour Edith Piaf”, ma uno dei vertici del disco arriva con “Libertaçao” dal repertorio di Rodrigues e resa magistralmente dalla voce di Vanessa Tagliabue Yorke, incorniciata da un arrangiamento con archi, fisaronica e ottoni ad esalta la drammaticità del fado. “Allah Kbir” di Ziad Rahbani, dal repertorio di Fairuz” segue la struttura originale del brano per aprirsi nel finale ad una improvvisazione tra world e jazz di grande potenza evocativa. “Canzone per Alda Merini” in ricordo della poetessa milanese e la gustosa “La Reina de las Conchas” dedicata alle regina delle conchiglie ci conduce verso il finale con l’intensa “Luz de Luna” di Álvaro Carrillo, portata al successo da Chavela Vargas e la canzone mariachi “Callejòn de un solo cano” di Victoria Santa Cruz e Nicomedes Santa Cruz, che suggellano un album appassionate dalla prima all’ultima nota. Da non perdere la speciale edizione del disco in formato audiomaglietta con la copertina del disco, i credits, un taschino per riporre le cuffie e un QR Code per ascoltare i brani in alta qualità.
Salvatore Esposito
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Suoni Jazz