Mauro Ottolini – Sea Shell. Musica per conchiglie (Azzurra Music, 2019)

Trombonista, sousafonista e compositore, Mauro Ottolini è uno dei più originali strumentisti della scena jazz italiana, non solo per la capacità di muoversi con disinvoltura attraverso generi musicali differenti, incrociando spesso anche la canzone d’autore (L’omaggio a Luigi Tenco di “Tenco. Come ti vedono gli altri e la storica collaborazione con Vinicio Capossela), ma anche per la sua costante tensione verso la sperimentazione sonora. In questo senso, particolarmente interessante è il percorso di ricerca che lo ha condotto a suonare le conchiglie, dopo averne scoperto ed appreso le sorprendenti possibilità sonore direttamente dal trombonista americano Steve Turre, primo al mondo ad usarle in ambito jazz. Nell’arco di vent’anni, il musicista veneto, ha messo insieme una straordinaria collezione di conchiglie provenienti da tutto il mondo, dalla Thailandia al Brasile passando per il Madagascar e la Costa Rica, trasformandole in strumenti musicali a fiato o a percussione. Per ottenere da ognuna il suono desiderato, Ottolini le plasma e le adatta alle sue esigenze attraverso una particolare tecnica, facendo emergere le diverse peculiarità timbriche che variano a seconda delle caratteristiche morfologiche. Pian piano, così, ha cominciato a prendere corpo l’idea di realizzare un disco dedicato proprio alle conchiglie e con l’amico percussionista Maurilio Balzanelli ha cominciato a gettare le basi al progetto “Sea Shell. Musica per conchiglie” che ha visto la luce quest’anno. Pubblicato con il sostegno di Greenpeace, Legambiente, Umbria Jazz, Doc Servizi e FestambienteSud, il disco (con confezione completamente ecosostenibile) rappresenta un vero e proprio atto d’amore verso il mare, racchiudendo in sé le sue storie, evocate dai suoni delle conchiglie, e un messaggio ecologista di sensibilizzazione verso l’inquinamento che sta distruggendo l’ecosistema. Composto da tredici brani, in larga parte originali, il disco ci conduce attraverso una narrazione musicale coinvolgente ed affascinante nella quale fanno capolino, i suoni della natura, i detriti del mare raccolti da Maurilio Balzanelli, le pietre sonanti dell’indimenticato scultore sardo Pinuccio Sciola, suonate da Gavino Murgia, gli strumenti sardi di Mondo Usai o quelli costruiti con materiali di recupero da Vincenzo Vasi. Aperto da “Coral dirge”, rivisitazione di “Abide With Me” di Thelonius Monk , l’album ci regala subito una delle sue perle con l’elegia ecologista “Voi siete qui” a cui segue “La madonna delle conchiglie” di e con Vinicio Capossella, estratta da “Marinai Profeti e Balene” di qualche anno fa. Se “Plastic Island” brilla per la sua melodia ironica e trascinante, la successiva “La reina de la las conchas” (per la quale è stato realizzato un bel videoclip), con la voce di quel talento che è Vanessa Tagliabue Yorke in grande evidenza, racconta la storia di Hemit, un paguro alla ricerca della sua conchiglia che finisce con il vivere in un tappo rosso. Il gustoso trittico composto da “Hermit Crab”, “Black Tide” e “Prelude Palude” ci accompagna verso il finale in cui spiccano certamente “Deep Water Horizon” e “What Can I Do For Mother Earth?” che suggellano un disco dai suoni originali che non mancherà di affascinare gli ascoltatori. 


Salvatore Esposito

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