Andrea Mati, Natura e Musica per il bene individuale e collettivo

La Natura, l’attività musicale e la musica negli spazi verdi
Oltre che in Italia, Mati ha progettato e realizzato numerosi giardini in Paesi europei ed extra europei (Emirati Arabi, Arabia Saudita, Stati Uniti e Giappone). In particolare, i media hanno dato risalto alla realizzazione dei suoi “Giardini della riconnessione”, progettati in funzione di concrete azioni terapeutiche che, in particolare, riguardano ansia, disturbi alimentari, depressione, incapacità di elaborare un lutto, disturbi dell’attenzione e solitudine patologica. L’autore considera la depressione il male del secolo, come evidenziato anche dallo psicanalista e filosofo James Hillman, allievo di Jung, verso il quale   nutre un sincero debito intellettuale.  Pensando alle patologie citate, Mati ha progettato spazi verdi nei quali è possibile migliorare (anche in modo preventivo) ciascun disturbo e, più in generale, la propria vita. Per lui il concetto di “riconnessione” non passa attraverso le parole o la visione di filmati osservabili con attrezzature tecnologiche di vario tipo, bensì attraverso la pratica, l’azione diretta sul campo, a contatto con la terra. Solo un contatto diretto con natura (“agendo, muovendo le nostre mani, la nostra testa e andandole incontro”) è in grado di aiutare gli individui, di conseguenza è indispensabile imparare a interagire con lei. 
Dagli anni Ottanta del secolo scorso, Andrea Mati unisce al proprio lavoro l’attività di compositore, collaborando con cantanti, poeti, docenti, musicisti, compositori, parolieri e arrangiatori esperti di strumentazione elettronica e digitale. Nel 2003, ha ottenuto il Premio Massimo Troisi con il brano “L'ultima scena”. Nel 2007, ha composto le musiche per l’opera “Cencio Pignatta”, tratta dalle fiabe popolari raccolte da Carlo Lapucci (Firenze, 1940), stimato professore, ricercatore, scrittore ed esperto di tradizioni popolari. Tale opera è stata eseguita nelle scuole di ogni ordine e grado e in alcune università, coinvolgendo strumentalmente l’“Ensemble Operarmonica”. Sempre nel 2007, per la casa discografica “Tactus”, ha pubblicato il primo CD di musiche originali (Mati-Poggiali Berlingheri), dal titolo “Frammenti e Quartetti”. Da qualche tempo è in fase di produzione il secondo CD, denominato “Anima Eletta”. Numerose composizioni di Mati, molte delle quali scritte in collaborazione con Franco Poggiali Berlingheri, sono state eseguite con successo in diversi palchi internazionali. 
Dal libro in precedenza citato, è possibile selezionare almeno due capitoli dedicati anche alla musica in relazione con l’ambiente. Il primo è riferito al giardino ideato per persone affette da disturbi legati ad ansia e depressione, nel quale il paziente solitamente entra accompagnato dal proprio ortoterapeuta. Sin dall’ingresso la musica gioca un ruolo fondamentale, ad azione calmante, con i canti degli uccelli e lo scorrere dell’acqua. Poco distante, vi è l’area “Teatro”, alberata a semicerchio, nella quale si partecipa a sedute musicoterapiche. Mati sintetizza i possibili benefici della musica sulla psiche umana (p. 249 e seguenti) e di come lui la concepisce in relazione al suo Progetto, invogliando il paziente a lasciarsi andare e a farsi coinvolgere emotivamente, interpretando le sensazioni corporee ed estrinsecandole anche con il canto e la parola. Il percorso curativo prevede la sosta in diverse altre aree del giardino, ognuna delle quali preposta alla stimolazione dei sensi in funzione della patologia. 
Un secondo capitolo riferito alla musica è denominato “Il pioppo bianco e la musica verde”, nel quale viene evidenziato come le piante comunichino all’esterno tramite la percezione delle vibrazioni del terreno. Studi sempre più approfonditi hanno posto l’accento su come le piante “… oltre a comunicare tra loro grazie alla luce e alla chimica degli odori, parlino il linguaggio dei suoni, sentendo le vibrazioni che si tramettono nel suolo”.  Entrando nello specifico, Mati ha raccontato della conoscenza di Flora (nome di fantasia), divenuta nel tempo un’esperta lavoratrice nel vivaio di famiglia, dove è stata inserita professionalmente grazie alla musica (non tramite comunità di recupero o centri psichiatrici del territorio). Da lei ha appreso come siano importanti per le persone ipoudenti la vista e la vibrazione tattile, in relazione a un’olistica esperienza corporea. La ragazza, divenuta totalmente ipoacusica in giovane età, era stata presentata all’autore a seguito di un concerto classico. Appassionata di musica, seguiva i concerti osservando i movimenti dei musicisti, vivendo l’evento sonoro attraverso la vista e le relative sensazioni corporee. Nei pressi della sua casa aveva realizzato un piccolo vivaio di pioppi bianchi, vicino alla riva del fiume. Il pioppo ha la caratteristica che quando “ … una brezza estiva attraversa la chioma sembra cantare e, più forte è il vento, più sale in crescendo il fremere di foglie e rami come un’orchestra”. Flora si avvicinava a questi alberi quasi con “reverenza sacrale … li toccava sulle tenere foglie con mani esperte come una pianista che esplora la tastiera”. Un “atavico mistero” unisce la Natura, alla Musica, un mistero che peraltro ha spesso appassionato liutai, compositori e musicisti. Flora, a suo modo, aveva compreso e interpretato “… il mistero che unisce la terra e la musica”. Tutto è energia e vibrazione per mezzo delle quali è possibile ascoltare senza udire distintamente i suoni, come riescono a fare anche alcuni professionisti. Ad esempio, Evelyn Glennie, citata da Mati, percussionista scozzese, la quale suona (in prevalenza) scalza in mezzo all’orchestra per meglio sentire le vibrazioni degli strumenti musicali. Azioni simili compie silenziosamente “… Flora quando si pone davanti a un pioppo bianco e sembra che ne diriga il canto con le sue mani che vedono la musica”. Il cuore unisce la mente di chi suona e le sue mani, tenendo presente l’aforisma di Heine: “When words leave off, music begins” (quando le parole terminano, comincia la musica).
Musica, musica, semper musica, la quale non finisce mai di sorprendere. Musica dalle infinite sfaccettature alla quale - con coscienza, creatività e libero arbitrio - gli esseri umani hanno sempre attinto per dare senso e significato alle proprie azioni, al proprio modo di vivere, di comunicare e di interpretare la realtà.  Musiche che da millenni sono testimonianza della saggezza con la quale i popoli del mondo, in armonia con la Natura, hanno saputo garantire identità sonora alle culture locali o, più semplicemente, valore alle singole individualità. Ci è gradito dedicare la nostra “Vision” a tutti coloro che operano per valorizzare in modo bio-ispirato i benefici della musica a favore dei propri simili, in particolare verso coloro che si trovano in condizioni disagiate o che, per diverse ragioni, sono stati discriminati socialmente anche per via della propria passione musicale. Proprio quest’ultimo argomento riprenderemo in una delle prossime “Vision”, dando rilievo a musiciste e cantanti afgane, alcune attive nell’orchestra “Zohra” costituita nel 2010 dall’etnomusicologo Ahmad Sarmast.

Paolo Mercurio

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