Ricordando Daniele Durante

La notizia della scomparsa di Daniele Durante mi ha colto d’improvviso. Un fulmine a ciel sereno a cui seguono solo nubi nere, dense di sconforto. Il messaggio inviatomi da Massimiliano Morabito mi ha lasciato incredulo, senza fiato. Non potevo crederci e dentro di me non ci ho creduto finché la notizia in breve tempo non è circolata sui social. Daniele è stato e resta una delle figure più importanti nell’ambito della musica di riproposta in Salento, tanto per le sue ricerche sul campo in stretto contatto con gli informatori ancora in vita, sia per la sua attività artistica che lo ha visto per oltre trent’anni alla guida del Canzoniere Grecanico Salentino, fondato nel 1975 insieme alla scrittrice Rina Durante e, nel 2007, affidato nelle mani del figlio Mauro. Ho avuto il privilegio di conoscere Daniele Durante, diversi anni fa, e di godere della sua stima e della sua amicizia, sin da subito. Ricordo che in una caldissima mattina di agosto mi accolse nel giardino della sua casa al mare, a Torre dell’Orso. Appena ci incontrammo, mi rivelò di aver scelto volontariamente, per diversi anni, di non incontrare giornalisti per le interviste, ma alla mia richiesta non l’aveva rispedita al mittente, sorpreso dall’interesse per il curioso “Damuli N’Autra Botta. Antologia Licenziosa Di Trenta Canti e Pizziche Dal Salento”, doppio album allora fresco di stampa per Kurumuny. 
Qualche anno prima, avevo avuto già modo di raccontare sulle pagine di Blogfoolk, i due progetti solisti “E Allora Tu Si De Lu Sud (Quista è La Vera Pizzica)” e il libro con cd “Le mani del Sud”, dedicato alle poesie di Vittorio Bodini e, dunque, quella sarebbe stata l’occasione utile a ritornare su quei due lavori. Daniele fu un vero e proprio fiume in piena e, senza alcun filtro, evidenziò tutte le criticità e le contraddizioni della riproposta in Salento, non risparmiando neppure La Notte della Taranta che, proprio in quegli anni viveva una delle fasi più interessanti. Non fece sconti a nessuno, nemmeno a sé stesso e io ne uscii arricchito per aver conosciuto un vero signore, le cui apparenti asperità caratteriali scomparivano immediatamente, sciogliendosi nell’amicizia. Prima di accomiatarci, mi regalò una copia del disco “Ballata Salentina di Rina Durante” con le registrazioni dal vivo del progetto omonimo che ebbi cura di ascoltare e recensire successivamente, scoprendo una piccola perla. Da quel momento, ci siamo sentiti spesso con messaggi o lunghe telefonate, in cui non nascondeva mai tutto il suo apprezzamento per il lavoro che facevamo con la nostra testata. 
Quando nel 2016, tornò sul palco della Notte della Taranta come direttore artistico, dopo aver tenuto a battesimo la prima edizione con il maestro concertatore Daniele Sepe, Daniele mi rivelò, sin da subito, la sua idea di dare stabilità all’Orchestra Popolare, facendo in modo che fosse attiva tutto l’anno e avesse un organico stabile e, gli anni trascorsi alla guida, ci raccontano di una scommessa vinta, nonostante tutto. Nonostante i compromessi, nonostante gli sforzi e le critiche che personalmente non ho mai lesinato. Da uomo intelligente quale era, Daniele aveva il pregio di sapersi confrontare proprio a partire dalle critiche e non dimenticherò mai il suo entusiasmo alle prove nel presentarmi gli arrangiamenti dei brani e cogliere le mie impressioni a caldo. Quando riuscivo a fare un salto al Centro Sociale di Zollino, voleva che mi sedessi accanto a lui. Poco distante, sedeva anche la cara ed indimenticata amica Flavia Gervasi che ascoltava attenta e, di tanto in tanto ci scambiavamo con lo sguardo qualche parere. Ne abbiamo viste tante di prove insieme con l’Orchestra a misurarsi con artisti di livello internazionale come Suzan Vega, Gregory Porter, Yilian Cañizares e tanti altri e Daniele che seguiva con attenzione ogni esecuzione, curando con pazienza certosina ogni dettaglio. 
Mi ha sempre colpito molto la sua autorevolezza, anche nel relazionarsi con i maestri concertatori che si lasciavano guidare dalla sua maestria e dalla sua esperienza. Ricordo un incredibile dialogo tra Daniele Durante che si rivolgeva in salentino a Raphael Gualazzi che lo ascoltava attento, ma anche divertito dalla familiarità che era nata tra loro. Durante i concerti finali, non mancava mai di scendere sotto al palco tra i giornalisti e i fotografi per cogliere gli umori del stampa, ma a lui interessava soprattutto il risultato finale e l’entusiasmo del pubblico. Nei suoi occhi leggevo la soddisfazione per il lavoro compiuto, ma anche il bisogno di allontanarsene e il desiderio di ritrovare la dimensione di studio e ricerca a lui più congeniale. Su YouTube e sul suo profilo Instagram, infatti, era solito caricare video che lo vedevano impegnato nell’esecuzione di brani tradizionali con Antonio Calsolaro o con la sua splendida fisarmonica Paolo Soprani. Come non lodare il lavoro all’edizione televisiva del Concertone 2020 con Paolo Buonvino, una scommessa vinta con buona pace di chi come me, aveva espresso delle riserve. Melius re perpensa, devo ammettere di aver sbagliato, considerate non solo le difficoltà in cui è stata realizzata, ma anche per la cura di certi arrangiamenti, veramente molto intensi. Negli ultimi tempi, complice anche il protrarsi della pandemia che mi ha tenuto lontano dal Salento per diversi mesi, ci eravamo sentiti con meno frequenza e, in uno scambio di messaggi di qualche mese fa, gli avevo promesso che lo avrei chiamato. Mi rispose scrivendomi: “Il tuo lavoro è importante e fondamentale, oltre che EROICO! Musicisti ce ne sono tanti e bravi, manca invece chi come te e il tuo giornale, li supporta. Se decideste di chiudere, chi farebbe il vostro lavoro, con altrettanto impegno e dedizione? Chiamami e NON MOLLARE”. Questo è il suo ultimo messaggio che conserverò gelosamente, come i suoi dischi. E’ stato definito il “genio” della Pizzica ma, per me e per Blogfoolk, Daniele era un amico sincero e schietto come solo i salentini sanno essere. 
Non le mandava a dire, quando era necessario, ma si coglieva in lui una passione sconfinata per il suo lavoro e per la musica. Restano una eredità importante di ricerca, insegnamenti, dischi e canzoni come la “Quistione Meridionale” che sintetizza in poche strofe la storia durissima affrontata dal Sud Italia, dopo l’Unità d’Italia, ma anche la pungente “No Tap” che con vivida ironia denuncia il deturpamento di una delle aree più belle della costa salentina, o “Xylella” che raccontava la morte di migliaia di alberi di ulivo. Come poter dimenticare, poi, “Solo Andata” su testo di Erri De Luca e pubblicata dal Canzoniere Grecanico Salentino in “Quaranta, e gli arrangiamenti di brani come “Luna Otrantina” su testo di Rina Durante, “Serenata”, “Alla riva de lu mare” e “Pizzicarella”. Resta l’eredità straordinaria del Canzoniere Grecanico Salentino, raccolta magistralmente da Mauro Durante che, già con il padre in vita, ha saputo proiettare quell’esperienza straordinaria verso il futuro e la scena internazionale. Qualche giorno fa, parlando al telefono proprio con il figlio Mauro ho saputo della malattia con cui Daniele aveva combattuto per due anni, continuando tenacemente a lavorare con l’Orchestra Popolare fino agli ultimi giorni e ai progetti che aveva in cantiere. Non sembri una frase fatta o banale, ma siamo certi che sarà la musica a tenere vivo il ricordo di Daniele, anche e soprattutto stando al fianco del Canzoniere Grecanico Salentino. 


Salvatore Esposito

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