Attivi dal 2003 come duo, Pascale Rubens e Toon van Mierlo, partner artistici e coppia nella vita, hanno esteso l’organico a quartetto nel 2006: i belgi Naragonia si sono così imposti nel panorama europeo del bal folk e della musica acustica contemporanea di ispirazione popolare. Li avete incontrati più volte in queste pagine parlando di “Mira” (Homerecords, 2018), “Silentski” (Trad Records, 2020),
e “Naragonia & Guests – Live. 20th Anniversary Concert” (Trad Records, 2024). Pascale Rubens suona organetto diatonico e violino; Toon van Mierlo suona anch’egli organetto, cornamusa, sassofoni e whistles; Maarten Decombel è a chitarra e, infine, Luc Pilartz è al violino. Il titolo “Nehalennia” sembrerebbe riferirsi a una dea il cui culto era diffuso in Zelanda (nel sud-ovest degli attuali Paesi Bassi), venerata come divinità tutelare da navigatori e commercianti, ma – come mi spiega Van Mierlo – “il titolo non deriva dalla dea, ma da una piccolissima libellula, la Nehalennia speciosa, la più piccola d’Europa. Siamo amanti della natura, in particolare di uccelli e libellule, ed è per questo che la maggior parte delle nostre copertine raffigura degli animali. La libellula sulla copertina è, appunto, la Nehalennia”. Questo è l’undicesimo album dei Naragonia e il quarto del quartetto, un’evoluzione nella continuità: “Rispetto agli altri album non c’è nulla di particolarmente nuovo. Ci siamo semplicemente divertiti a creare nuova musica e a esplorare nuove composizioni. Quindi nessun grande cambiamento, solo fare ciò che amiamo di più”, aggiunge Van Mierlo, compositore dei dieci brani dell’album (della durata di 38 minuti), mentre gli arrangiamenti sono accreditati al quartetto. Non si smetterà mai di rimarcare come, in poco più di vent’anni di musica, i Naragonia abbiano sviluppato un tratto sonoro distintivo, una vena acustica che sa essere sospesa e al contempo pienamente ritmica, una profonda esplorazione delle melodie, i passaggi appena sussurrati e i fraseggi serrati. Hanno la capacità di porgere musica d’ascolto e da ballo.
“Limosa”, la prima traccia, si impone subito per l’attacco e per la fluidità combinata alle belle variazioni della coppia di organetti in primo piano insieme al violino, mentre la chitarra imprime una decisa spinta ritmica alla composizione che si sviluppa a tempo di scottisch. La title track ha un andamento più pacato e soffuso; il quartetto cesella con finezza tra corde pizzicate, arpeggio minimale della chitarra e i due mantici che procedono di pari passo. Si fanno avanti il doedelzak (la cornamusa) e la ghironda di Grégory Jolivet (già con i Blowzabella) in “Heppiestep”, composizione gioiosa e danzante. Si cambia atmosfera nella successiva “The Mistle Thrush”, introdotta dal canto della tordela, la cui melodia è ripresa da chitarra e fisarmonica diatonica che creano un’atmosfera tenue, perfino malinconica; l’ingresso della cornamusa imprime un cambio di fisionomia con l’organetto nel ruolo di seconda voce, chitarra e mantice dialogano, fino al ritorno dell’aerofono a sacco e al finale in cui le corde pizzicate si temperano nel canto dell’uccello. A passo di danza ecco pararsi la magnifica “Yowjef”, composizione vagamente progressive, segnata ancora dalla presenza della ghironda: trionfo del suono d’insieme. Con bonaria ironia e consapevolezza, “We All Steal From Andy And We Love It?” conferma quanto molti musicisti (e pure Naragonia) siano debitori a Andy Cutting, organettista inglese di chiara fama. I due organetti sono in piena sintonia con il violino, che alterna ampie arcate al pizzicato in questo squisito numero di impronta danzante. La cornamusa si prende la scena nella turbinosa ed esuberante “Desman”. Procede carezzevole “Dr. Sue”, costruita su mantici, chitarra e violino. Altri preziosi esiti arrivano dagli umori da jig irlandese che avvolgono “Paddy’s New Hair”, dove l’impronta ritmica la porta il bodhrán di Jeroen Geerinck, mentre il whistle rifinisce la melodia. La danza “Vanellus” chiude il programma con la band intenta a infondere energia al gran finale dell’album.
“Nehalennia” conferma il raffinato interplay e affiatamento di questa band di gran classe.
Tornano in Italia a gennaio nel concerto Naragonia & Co. (il 9 a Venezia, 10 a Milano a ScigheraInFolk, l’11 a Ceresole Alba).
Ciro De Rosa
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