Naragonia – Silentski (Trad Records, 2020)

Del “bal folk”, il diffuso movimento che dall’ovest all’est del continente europeo fa del repertorio danzante la sua essenza condivisa, i fiamminghi Naragonia sono tra le formazione più attive e apprezzate, peraltro non nuove su queste pagine. In formazione di duo – agiscono in geometria variabile anche come quartetto – Pascale Rubens (organetto diatonico, violino e voce) e Toon Van Mierlo (organetto diatonico e sax soprano) hanno pubblicato “Silentski”, il loro ottavo lavoro in almeno diciassette anni di carriera come Naragonia, nel quale, oltre ai due figli Mathijs (voce e tromba) e Charlotte (voce), hanno invitato un qualificato trio di ospiti: Maarten Decombel (chitarra), Philippe Laloy (sassofono soprano), Jeroen Geerinck (pianoforte). “Silentski” esce per la piccola ma preziosa etichetta belga Trad Records: un lavoro intimo di nuove composizioni strumentali e cantate che vagabondano su ritmi da ballo, che già dal titolo si configura come tributo al silenzio e alla sospensione di cui abbiamo avuto esperienza nei mesi più duri di totale confinamento sociale. La musica si svela delicata e sicura nella title track con cui parte il disco: una gavotte de l’Aven, costruita sul pizzicato del violino, preludio all’ingresso degli organetti che conducono il tema che questi due musicisti-viaggiatori dedicano alla famiglia Aljamo di Palermo. Segue “Gozar”, il primo singolo dell’album: un’agile scottish in cui senso melodico e pronuncia ritmica sono espresse al meglio dalla coppia. La limpidezza chitarrista di Marteen Decombel (fido compagno nella versione in quartetto dei Naragonia) accompagna e punteggia a tempo di mazurka la voce calda e morbida di Pascale in “La passeur”, su testo di Gabriel Lenoir. Si libra leggero il valzer “De 2 Kontjes”, che vede i mantici sostenuti da dosati tocchi di pianoforte, mentre la canzone “Is het nog ver” (secondo singolo su liriche di Reineke Van Hooreweghe), dove il sax soprano di Laloy è portatore di lirismo, è appropriatamente affidata alla voce dell’undicenne Charlotte, visto che il testo fa riferimento alla situazione vissuta sovente dai ragazzi (ma non solo) di non addormentarsi la sera per le tante domande che ronzano ancora nella testa. La successiva polska “Biebzra” traduce in note le sensazioni provate nell’omonimo parco nazionale della Polonia nord-orientale. Ritorna la bella voce di Pascale in “Le Violon”, ancora opera di Gabriël Lenoir, che ha scritto il testo francese per questo valzerino, un omaggio alla maestria di altre figure centrali nella vita musicale folk: stiamo parlando dei liutai, come il vallone Noël Warnier che ha restaurato il prezioso violino di Pascale, appartenuto a sua nonna. Invece l’ispirazione per la riflessiva gavotte de l’Aven deriva dall’aver guardato durante in confinamento pandemico una serie TV (“Letter For The King”) con Mathijs: qui una tromba essenziale incrocia gli organetti, la cui superba interazione traspare nel successivo valzer, “Schurkeske”, che solleva il tasso di danzabilità. Ancora, a tempo di valzer, cantato su testo di Lenoir, è “Le Chaîne”, una riflessione suscitata dall’osservare una quercia di oltre 250 anni che Pascal e Toon hanno in giardino. La gentile mazurka “Little Thea” è un piacere, mentre la conclusione la porta “Water”, una breve traccia che la figlia Charlotte ha registrato con la sua classe per il WWF. Grande sensibilità melodica ed eleganza nel fraseggio sempre controllato e privo di eccessi, calibrato inserimento di pochi altri strumenti, un senso di piena naturalezza: i Naragonia sono da non perdere. www.naragonia.com




Ciro De Rosa

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