I nostri lettori hanno più volte incontrato su queste pagine i fiamminghi Naragonia, alias Pascale Rubens (organetto diatonico, violino e voce) e Toon Van Mierlo (cornamuse, organetto diatonico e sax soprano). Il duo, tra i più apprezzati nel circuito bal folk e, in senso più ampio, in quello della nuova musica acustica di ispirazione tradizionale ha il “vizio” di circondarsi di amici musicisti. Ha allargato la sua configurazione a quartetto in diversi album e organizzato delle “vitali” e ispirate sessioni collaborative in “The Guesthouse Sessions” (Trad Records 2021), album che accoglie sette livestreams operati nei tempi cupi senza concerti in seguito alle disposizioni politico-sanitarie nel corso della crisi pandemica. Quelle sessioni si sono evolute in condivisioni che hanno aperto la strada a nuovi sviluppi sonori per la coppia. Con spirito ben diverso hanno registrato il concerto nel sold out Schouwburg di Lovanio il 16 dicembre 2023 – il che dimostra anche la popolarità di cui godono in patria, ma anche dalle nostre parti sono ben noti) per celebrare il ventennale del loro sodalizio musicale, incidendolo per l’ottima label belga Trad Records https://tradrecords.be/. Così nasce “Naragonia & Guests”, una dicitura diretta – come la loro musica – in cui si costruisce una orchestra folk, grazie alla presenza di ben tredici altri musicisti che si avvicendano. Ci sono i due consanguinei Charlotte (voce) e Mathijs Van Mierlo (tromba) e poi Simone Bottasso (organetto diatonico), Gilles Chabenat (ghironda), Andy Cutting (organetto diatonico), Maarten Decombel (chitarra e mandola), Philippe Laloy (sax soprano), Simon Leleux (percussioni), Luc Pilartz (violino), Vincent Noiret (contrabbasso), Véronique Rubens (piano), Guy Swinnen (voce), Jo Zanders (percussioni).
Il programma offre tredici tracce, di cui tre brani cantati e dieci strumentali che attraversano la carriera dei Naragonia. La bouréé iniziale a due tempi “Naya/Castor” (da “Mira” 2018), cui partecipano tra gli altri Bottasso, Cutting, Chabenat e Decombel, è non solo una parata di stelle ma un tema esuberante costruito su una magnifica progressione. Piano e sax conferiscono un’impronta jazzata a “Sahzi” (da “Myriad”, 2015), cui segue la deliziosa danzabilità di “Mira”, altra configurazione di estri del folk contemporaneo. La successiva “Calimero” si para baldanzosa con il suo 6/8 (è un hanter dro di ispirazione bretone) che ci porta indietro al 2007, all’album “Janneke Tarzan”, ed è animato dagli svolazzi della tromba di Mathijs Van Mierlo e del sax soprano di Toon (qui il pubblico accompagna con il battito delle mani). La prima canzone fiamminga del set è “Is het nog ver” (testo di Reineke Van Hooreweghe; era contenuta in “Silentski”), cantata dalla figlia Charlotte, si pregia dell’accompagnamento di organetto e sax soprano. Gioca su sottigliezze e sottrazioni “Lilac/Dave The Watchman” (da “Idili”, 2013). Il tempo di 7/8 di “Gooik” (che apriva “The Guesthouse Sessions”) ci porta fastosamente verso i Balcani. Attacco sommesso di chitarra e mantice per “Tourbillonne”, una mazurka cantata in francese da Charlotte (era in “Myriad”), che assume tinte folk-jazz. “Astor” è una gavotte firmata da Pascale Rubens, che procede un po’ malinconica, , in cui primeggia il pizzicato del violino. Di nuovo sguardo rivolto verso l’Est Europa nella eccellente “Hellebore/Too Late To Sleep” (di nuovo da “Idili”) in cui si para tutta l’orchestra al completo. Si danza carezzevolmente a tempo di gavotte d’Aven e poi di valzer con “Les Deux Frères/Batiska”, mentre Swinner duetta in inglese con Rubens in “We map the stars” (testo di Reineke Van Hooreweghe). Infine, dopo la presentazione della band parte la trionfante “Gij Met Mij” (da “Idili”), degno commiato di questa superlativa festa-concerto.
Ciro De Rosa
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