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Fateh Ali Khan. Quello che riusciva a fare e a far sentire con la sua voce era davvero straordinario”, dice di Khan Peter Gabriel. Vale la pena tornare all’aprile del 1990: oltre ai canti confluiti poi in “Mustt Mustt”, Nusrat Fateh Ali Khan registra anche altri quattro brani, tutti intorno ai dieci minuti di durata: “È stata una vera gioia quando abbiamo scoperto che questo nastro era nella nostra libreria. Questo album lo mostra davvero al suo apice. È un disco meraviglioso”, chiosa Gabriel. “Queste esecuzioni hanno un’incredibile chiarezza”, aggiunge il produttore Michael Brook a proposito delle quattro tracce. “Sono più avventurose dal punto di vista armonico rispetto alle altre canzoni che Nusrat stava registrando in quel periodo e l'intero gruppo sprizza energia da tutti i pori”. La pubblicazione dell’album è sostenuta dal British Council che appoggia anche la lavorazione del documentario sulla vita di Nusrat Fateh Ali Khan in corso presso i I Saiyna Bashir Studios, a Islamabad, un biopic (titolo previsto “Ustad”) che dovrebbe arrivare per la fine del 2025. Il film ha potuto attingere a filmati d'archivio rari e inediti e ha coinvolto familiari, amici, collaboratori e fan che hanno contribuito con le loro testimonanze.
I brani di “Chain of Light” seguono la forma classica, proponendo inizialmente
la melodia principale con l’harmonium, sostenuta dalle tabla che invitano a esplorare variazioni della melodia. Segue l'alap, lunga linea melodica che permette al solista di intonare diverse note tenute a lungo, percorrendo il raga del brano da eseguire. Apre l’album “Ya Allah Ya Rehman”, un canto che è divenuto un brano classico, fra quelli molto amati del repertorio qawwal. Khan lo interpreta qui per la prima volta ed è uno dei due brani dell’album che canta in urdu. Segue “Aaj Sik Mitran Di”, brano cantato in punjabi attribuito al maestro sufi Peer Meher Ali Shah. Suo nipote, il maestro sufi Nasir Udin Nasir, è l’autore del terzo brano, cantato in urdu, “Ya Gaus Ya Meeran”. Chiude l’album il brano più esteso, “Khabram Raseed Imshab”, un classico del repertorio familiare di Khan: un canto che Khan aveva avuto modo di ascoltare innumerevoli volte cantato dal padre e dallo zio e che è stato composto in persiano da Amir Khusro, il “padre del qawwali” e che qui offre una toccante conclusione corale. nusratfatehalikhan.bandcamp.com/album/chain-of-light
Alessio Surian
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Asia