CGS 50 – La Festa, Palazzo Marchesale Castriota, Melpignano (Le), 25 – 26 luglio 2025

Spazio, poi, alla musica, con un coinvolgente showcase firmato Giulio Bianco, accompagnato da Massimiliano De Marco (chitarra, bouzouki, voce e tamburi) e Giuseppe Anglano (fisarmonica, organetto e voce). Il trio ha intrecciato canti tradizionali e suggestioni cinematiche, in un itinerario sonoro che ha fatto ballare il pubblico, ed evocato mondi lontani e profondi. Bianco si è mosso con maestria tra flauti, zampogna e armonica a bocca, dando vita a un set vibrante e immaginifico. Subito dopo, il palco dell’arena in Piazza Antonio Avantaggiato ha accolto lo scrittore Erri De Luca, protagonista di un momento intenso e carico di emozione. A partire dal suo testo “Solo andata”, messo in musica da Daniele Durante, De Luca ha riflettuto sul tema del viaggio e del ritorno, toccando corde profonde dell’esperienza umana e regalando al pubblico un intervento intimo e potente. Sul palco, è salito poi il quartetto ucraino, DakhaBrakha che ha confermato quanto la loro formula – che chiamano con provocatoria lucidità ethno-chaos – sia oggi tra le più radicali e visionarie in circolazione. La loro musica è un’esperienza totale che affonda le radici nelle polifonie contadine ucraine per rigenerarle in un corpo sonoro mutante e contemporaneo. Fin dall’ingresso
in scena, l’impatto visivo è forte: lunghi abiti scuri, copricapi di pelliccia alti e rigidi, sguardi fissi e posture ieratiche. Un immaginario che sa di teatro rituale – e non a caso la band nasce nel 2004 da un’idea del regista Vladyslav Troitskyi – ma che viene subito smentito, o meglio sfumato, dalla verve ironica e goliardica dei musicisti. I quattro – Marko Halanevych, Iryna Kovalenko, Olena Tsybulska e Nina Garenetska – sono musicisti dalla solida formazione che affrontano la complessità della musica con consapevolezza e leggerezza. Il loro stile mescola generi come tribal-techno, mantra vocali, minimalismi ambient e utilizza sia strumenti tradizionali come la zgaleyka (flauto tradizionale), che moderni, tra cui fisarmonica, pianoforte e violoncello. Il gruppo propone un set strumentale vario e imprevedibile, in cui voci, percussioni e altri strumenti dialogano tra tradizione e contemporaneità. Le voci rimangono protagoniste, si sovrappongono e interagiscono con la tradizione corale ucraina, regalando ai DakhaBrakha momenti di intensa emozione. A sorpresa, verso il finale, è salito sul palco anche il Canzoniere Grecanico Salentino per un inaspettato dialogo in musica denso di suggestioni. La prima serata si è chiusa a tarda notte a Piazza San Giorgio, con
una infinita e travolgente ronda dell’Arneo Tambourine Project di Giancarlo Paglialunga. Nel pomeriggio di sabato 26 luglio, il cortile del Palazzo Marchesale ha fatto da sfondo all’incontro “Meridiana: da musica locale a brand globale”, moderato da Bianca Chiriatti, giornalista de “La Gazzetta del Mezzogiorno” e che ha visto gli interventi di Bill Bragin (The Arts Center at NYU Abu Dhabi, globalFEST), Paula Henderson (WOMAD Festival), Titti Santini (Ponderosa Music & Art), Paolo Ponzio (presidente PugliaCulture), Stefano Santo Sabato (ingegnere informatico e CEO di MediaSoft) e Vincenzo Santoro (operatore culturale e studioso di tradizioni popolari). Partendo da quanto scriveva “The Guardian” nel maggio 2021 (“CGS offer a lesson in how to turn local music into a global brand”) in occasione dell’uscita di “Meridiana”, l’incontro è stata l’occasione preziosa per riflettere sull’impatto globale del gruppo e, più in generale, sul potenziale della musica tradizionale come vettore culturale nel mondo contemporaneo. La serata è proseguita con la voce intensa e magnetica di Alessia Tondo, protagonista di un set raffinato e coinvolgente dedicato al suo esordio solista “Sita”. Con la sua grazia naturale e una presenza scenica
sicura, l’artista salentina – voce del Canzoniere Grecanico Salentino – ha proposto un set intenso ed evocativo nel quale ha intrecciato la profondità del canto tradizionale con soluzioni contemporanee come l’uso del loop orchestrale, creando un racconto sonoro intimo e vibrante, sospeso tra memoria e modernità. Sul palco dell’arena gremita in Piazza Antonio Avantaggiato, il festival è giunto al culmine con il grande concerto del Canzoniere Grecanico Salentino che ha visto protagonisti alcuni ospiti d’eccezione. Ad aprire il concerto sono le tre voci da Giancarlo Paglialunga, Emanuele Licci e Alessia Tondo che hanno regalato una toccante versione de “Il mito”, brano sospeso tra poesia e realtà, che riflette sul peso della memoria, sulla solitudine di chi resta, sulla difficoltà di lasciare un’eredità significativa. In controluce, tra l’incanto di corde e mantici, sembra di ascoltare la voce di Daniele Durante che si interroga, con dolcezza e disincanto, su cosa resterà dopo di lui. L’emozione è cresciuta ancora di più quando Mauro ha introdotto sul palco sua madre Rossella Pinto, già nella prima formazione del Canzoniere, che ha interpretato una trascinante “Camina Ciucciu” nell’arrangiamento di Daniele Durante e una toccante versione de “Lu
rusciu de lu mare”. L’arrivo sul palco del duo Inude, composto da Flavio Paglialunga (voce, percussioni, synth) e Giacomo Greco (chitarra, voce, programmazione, synth) ci proietta verso le sonorità degli ultimi dischi del Canzoniere con la travolgente sequenza in cui ascoltiamo “Ronda”, “Taranta” e “Rirollala/We Share” impreziosita dalla danza di Silvia Perrone. Si prosegue con Stornello alla memoria”, e l’emblematica “Lu Giustacofane” da “Canzoniere” del 2017, ma arriva un altro salto nel passato quando Emanuele Licci introduce il padre Roberto, altro membro fondatore del gruppo che interpreta “Aska Kaleddamu”, “Pizzica de Sira” con la partecipazione alle danze di Moira Cappilli e Davide Monaco, e la poetica “Aremu”. Rossella Pinto è tornata sul palco per affiancare Roberto Licci in “Quistione Meridionale”, ma il dialogo continuo tra presente, passato e futuro, prosegue con la chitarra di Justin Adams che permea di rock la struggente “Leuca” da “Sweet Release” in duo con Mauro Durante, e l’altrettanto intensa “Aiora”. Sul palco si danza ancora con “Pizzica Indiavolata” spinta dal violino di Mauro Durante, dall’organetto di Massimiliano Morabito e dalle coreografie di Silvia Perrone, per poi passare alle atmosfere struggenti di “Beddha ci
dormi” e alla notevole versione de “La Tarantella di Sannicandro” con la partecipazione di Luca Tarantino alla chitarra. “Luna Noa” fa da preludio all’arrivo sul palco di Enza Pagliara che a due voci con Alessia Tondo propone e “Nicchiarica”, mentre dopo l’anticipazione dal nuovo album “Mmera a Lecce”, a prendere il testimone è Maria Mazzotta, già nella line-up della rifondazione del 2007, che propone la dolcissima “Beddha ci stai luntanu” e la trascinante “Nu te fermare”. “Quannu te visciu/Hudea” e “Fucu d’amore” vedono di nuovo gli Inude sugli scudi a sostenere Mauro Durante e soci, ma uno dei vertici della serata arriva con il blues desertico di “Dark Road Down” con la chitarra di Justin Adams in gran spolvero. Non manca un’interazione con le sonorità jazz del sassofono di Raffale Casarano, che ha avvolto di poesia e lirismo “Tienime” e “E chorà tu anemu”, quest’ultima con la partecipazione alla danza di Laura Nascosto. È salito, poi, sul palco Antonio Castrignanò, anche lui con un passato tra le fila del Canzoniere, che con la sua inconfondibile cifra stilistica ha interpretato “Core Meu” e “Cesarina”. La danza è tornata protagonista con Davide Monaco e Laura Nascosto in “Dumenica Matina”, mente in “Beddhu stanotte”, è stata
protagonista Silvia Perone. Nel gran finale, Mauro Durante ha presentato ognuno dei componenti del gruppo, per poi immergersi nei bis con “Respiri”, la “Ronda”, in cui il Canzoniere è stato raggiunto di nuovo sul palco da Roberto Licci, Rossella Pinto, Maria Mazzotta e Antonio Castrignanò, e una ripresa di “Taranta” a cui si sono aggiunti anche Justin Adams, Raffaele Casarano e Luca Tarantino, e le danze di Silvia Perrone, Moira Cappilli e Davide Monaco. Non poteva esserci conclusione migliore per un festival che resterà a lungo nei nostri ricordi, con un velo di emozioni per aver celebrato cinquant’anni di storia di un gruppo che ha attraversato le generazioni, rinnovandosi e guardando sempre al futuro. Il Canzoniere Grecanico Salentino ha dimostrato ancora una volta che la tradizione non è un museo, ma un corpo vivo che danza, grida, ama, piange e sorride. 


Salvatore Esposito
Foto e video di Salvatore Esposito

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