Justin Adams & Mauro Durante – Still Moving (Ponderosa Music&Art, 2021)

#BF-CHOICE

Non necessitano di presentazioni il chitarrista e produttore inglese, un nomade musicale, e il compositore, violinista e percussionista, leader del Canzoniere Grecanico Salentino. Justin Adams e Mauro Durante si sono incontrati per sconfiggere la malencunia di musicisti impossibilitati a suonare su un palco davanti al pubblico. Due infaticabili viaggiatori, visionari ed esploratori di suoni che, nel mezzo delle difficoltà imposte dalla crisi sanitaria, hanno messo in atto i buoni pensieri scaturiti parecchi anni prima quando si erano conosciuti nel Salento durante La Notte della Taranta. I loro propositi sono maturati attraverso una lunga gestazione e le collaborazioni alle produzioni del Canzoniere Grecanico Salentino. Con queste premesse è nato “Still Moving”, registrato nel novembre del 2020 nello slot creatosi tra i due lockdown. Una combinazione simbiotica di storie musicali, dove confluiscono pizzica, blues, country, desert rock, accenti chitarristici subsahariani e canzone d’autore italiana. Una coppia ispirata che restituisce un suono intimo ed essenziale, al contempo diretto e dinamico, che si dipana nelle undici tracce del lavoro, di cui otto sono originali e tre sono rivisitazioni di classici cari al duo. Durante e Adams svelano a #foolkmagazine il senso e i motivi di “Still Moving”, uno degli album che segneranno quest’anno.
 
Cosa ti aveva colpito del lavoro di Justin Adams prima di collaborare con lui? 
Mauro Durante - Come musicista, la sua incredibile capacità di avere tanto groove, senza alcuna frenesia nell’esecuzione, né alcun bisogno di fare sfoggio tecnico sulla chitarra. Il tutto condito da un tocco e un sound unico e inconfondibile. Come produttore, il lavoro sui primi album dei Tinariwen è leggendario.
 
Justin, hai collaborato con molti musicisti: qual è la scintilla magica che ti ha fatto incontrare con loro?
Justin Adams - Penso che in realtà tutta la musica sia collaborazione – anche un solista che suona la propria composizione è in relazione con la musica precedente e in relazione con un pubblico. La scintilla magica non è sempre lì, l’abilità sta nel creare le circostanze per la magia di accadere, riconoscendo i segni di qualcosa che comincia a prendere vita. Penso che i musicisti a volte percepiscano qualcosa l’uno nell’altro, potrebbe essere un’amicizia o un suono, o idealmente entrambi, e da questo può nascere qualcosa di fruttuoso.
 
Com’è nata l’idea di realizzare un disco a quattro mani? 
Mauro Durante - Dopo esserci conosciuti alla Notte della Taranta diretta da Ludovico Einaudi, siamo sempre rimasti in contatto, cogliendo ogni occasione per collaborare: Justin ha suonato come ospite nel Canzoniere in alcuni dei concerti più importanti della nostra storia, come il WOMAD UK e la storica notte alla Royal Albert Hall per i BBC Proms nel 2019. In occasione della premiazione a Londra del Canzoniere come Best Group ai “Songlines Music Awards” del 2018, abbiamo lanciato l’idea di un progetto comune, nuovo e originale. Eravamo convinti che il nostro approccio comune alla musica, la nostra voglia di metterci al servizio del brano, dell’anima danzante di ogni musica, potesse portare a qualcosa di bello e particolare. Ci siamo visti per la prima volta a Lecce nel gennaio 2019, poi da lui a Bath nel gennaio 2020, ed eravamo pronti ad andare in tour a maggio dello stesso anno. Il piano prevedeva di sperimentare i nostri brani dal vivo, prima di andare in studio a registrarli. Poi è arrivata la pandemia, e siamo stati costretti prima a lavorare a distanza, e poi a condensare tutto (scrittura, prove e 
registrazioni), in poco più di dieci giorni a ottobre 2020.
 
Questa non è la tua prima collaborazione con Mauro Durante, in realtà cosa ti ha colpito nel trattare la musica salentina?
Justin Adams - Quando ho incontrato Mauro per la prima volta a “La Notte de Taranta” dieci anni fa, non sapevo nulla della musica salentina. Ho amato il potente ritmo ripetitivo, il canto emotivo con armonie a volte agrodolci e ho amato il calore della gente e il modo in cui la musica e la danza erano parte della loro linfa vitale.

Ci sono punti in comune tra la musica salentina e altri repertori, stili e attitudini che hai incontrato nelle tue ricerche e collaborazioni con musicisti africani?
Justin Adams - Avendo viaggiato nell’Africa del Nord e dell’Ovest e nel Medio Oriente, ed essendo rimasto affascinato dai legami tra le musiche trance di quelle aree e la musica della diaspora africana del Nuovo Mondo (blues, reggae, rumba ecc.) è stato davvero entusiasmante trovare uno stile mediterraneo meridionale che è correlato, ma che sta anche avendo un giovane e vibrante rinascimento. C’è un terreno comune con molte musiche di trance/guarigione con un ritmo forte molto particolare e poi una base melodica semplice e aperta all’improvvisazione, un dialogo tra danzatori e musicisti destinato a richiamare gli spiriti.
 
Qual è il messaggio che intende veicolare il titolo, “Still moving”? 
Mauro Durante -
Esplorare la contrapposizione tra stasi (“still”) e movimento, e anche l’irresistibile impulso a muoversi della gente. Siamo stati costretti ad un periodo di immobilità forzata a causa della pandemia, ma questo non ha impedito agli artisti di trovare altri modi di viaggiare, o evadere, né purtroppo a molte persone sfortunate di imbarcarsi verso viaggi disperati lungo le rotte migratorie. Gli uomini e le donne sono per natura portati al movimento e la loro anima danzante, quella che ci fa smuovere dentro e poi spinge i nostri corpi a muoversi, è irresistibile.
 
Come descriveresti l’apporto di Justin Adams al vostro lavoro comune? 
Mauro Durante - Il nostro è stato un lavoro che potrei definire simbiotico. Ogni brano, sia che partisse da un’intuizione, un frammento o un’idea mia sia da un sua, l’abbiamo creato e sviluppato insieme. Abbiamo cercato di seguire ed evidenziare la naturale vocazione di ogni brano.

Che rapporto hai con gli strumenti elettrici nell’ambito della musica di matrice tradizionale? 
Mauro Durante - Lo stesso che ho verso gli strumenti considerati tradizionali. Nessuna preclusione, mi faccio guidare dal gusto e dall’adesione alla coerenza di ogni mio singolo progetto.
 
Come violinista ti consideri un musicista tradizionale?
Mauro Durante - Sicuramente nelle mie radici sono nel mondo della musica popolare salentina. Il mio stile e il mio suono, però, sono figli di tutte le esperienze che ho fatto nella mia vita, che per mia fortuna 
mi hanno portato a scoprire e conoscere tante persone e mondi diversi, vicini e lontani.
 
Quali influenze extra salentine nel tuo stile di violinista?
Mauro Durante - Difficile elencarle ed individuarle. Musica classica, musiche tradizionali per violino da tutto il mondo, ma non solo. Ad influenzare molto il mio stile di violinista, e di musicista in generale sono anche il mio essere percussionista, gli impulsi, le suggestioni e le idee che mi arrivano dall’ascolto di altri strumenti musicali, le altre musiche e gli altri musicisti con cui ho il piacere di collaborare.
 
Come avete lavorato in concreto al repertorio? Come si è indirizzato il lavoro in fase di arrangiamento dei brani? 
Mauro Durante - La scintilla iniziale di ogni brano poteva essere di qualsiasi tipo. Un’idea di uno di noi, un frammento da musiche dal mondo, una canzone tradizionale, un’improvvisazione libera tra di noi. Cercavamo qualcosa che ci emozionasse e che fosse nelle corde di tutti e due, e ogni volta che la trovavamo, abbiamo cercato di svilupparla per esaltarne al meglio le specificità. Abbiamo scelto di lasciare un suono quanto più diretto possibile, ridotto all'essenziale, registrando in presa diretta integrale, senza l'uso di sovra-incisioni. “Still Moving” suona esattamente come se lo si stesse ascoltando dal vivo, nell’esecuzione di quell'ottobre 2020.
 
Vari lavori precedenti di Justin Adams fanno riferimento alla musica in relazione alla “trance”. In che senso e per quali aspetti musicali il vostro lavoro è in rapporto con la dimensione degli stati alterati di coscienza? 
Mauro Durante - Cerchiamo nella musica quella sorta di forza trascendente, quella magia capace trasportarti altrove. È legata alla ripetizione di alcune formule, ritmico melodiche, alla circolarità. Siamo affascinati e attratti da quelle musiche che sono a metà tra gioia e malinconia, sofferenza ed impulso vitale. Poi, naturalmente la mia storia e quella di Justin sono legate a musiche che sono in stretta connessione con la trance e rituali che la coinvolgono.

Quali fili collegano “Still moving” a “Meridiana”?
Mauro Durante - Sicuramente il filo più spesso è la produzione mia e di Justin, comune a entrambi gli album. Altri sono legati alla sostanziale contemporaneità della genesi e dello sviluppo dei due progetti, e dall'amicizia che ci lega.
Justin Adams - È stato fantastico lavorare su due album su scale così diverse, con alcune idee di base molto simili. Con “Meridiana”, i diversi membri del CGS hanno portato ciascuno un carattere così ricco e una varietà di suoni, mentre abbiamo usato una grande varietà di tecniche di registrazione, dalle riprese dal vivo, alla manipolazione digitale ed elettronica del suono. Su “Still Moving” la limitazione di avere solo due di noi è diventata uno strumento creativo molto prezioso, ogni nota che ognuno di noi ha suonato o cantato doveva essere efficace. Con entrambi gli album stavamo solo cercando la vita, la bellezza, 
l’entusiasmo.
 
Che arricchimento artistico ti ha portato questa rinnovata collaborazione con Justin Adams? 
Mauro Durante - In questa fase della mia vita, in questi due anni per me anche molto duri, mi ha dato e mi sta dando tanta luce: artistica e personale.
 
Questa non è la tua prima collaborazione con Mauro Durante, in realtà cosa ti ha colpito nel trattare la musica salentina?
Justin Adams - Quando ho incontrato Mauro per la prima volta a “La Notte della Taranta” dieci anni fa non sapevo nulla della musica salentina: ho amato il potente ritmo ripetitivo, il canto emotivo con armonie a volte agrodolci e ho amato il calore della gente e il modo in cui la musica e la danza erano parte della loro linfa vitale.
 
Ci sono punti in comune tra la musica salentina e altri repertori, stili e attitudini che hai incontrato nelle tue ricerche e collaborazioni con musicisti africani?
Justin Adams - Avendo viaggiato nell’Africa del Nord e dell’Ovest e nel Medio Oriente, ed essendo rimasto affascinato dai legami tra le musiche trance di quelle zone e la musica della diaspora africana del Nuovo Mondo (blues, reggae, rumba ecc.), trovare uno stile mediterraneo meridionale che è correlato ma che sta anche avendo un giovane e vibrante rinascimento è stato molto eccitante. C’è un terreno comune con molte musiche di trance/guarigione con un ritmo forte molto particolare e poi una base melodica semplice e aperta all’improvvisazione, un dialogo tra danzatori e musicisti destinato a sollevare gli spiriti.
 
Avete avuto un programma serrato a causa delle restrizioni della pandemia? Fino a che punto ha influenzato il processo di composizione, prova e registrazione?  È stata una costrizione, una limitazione o una sfida?
Justin Adams - Come molte persone, penso che Mauro ed io abbiamo trovato abbastanza difficile quello che è successo nella primavera del 2020. Viaggiare ed esibirsi è davvero quello che facciamo, e senza ci sono stati momenti in cui ci siamo sentiti un po’ persi. Siamo rimasti entrambi attivi musicalmente online, e poi quando abbiamo avuto la possibilità di lavorare insieme di persona, l’abbiamo colta con una nuova energia, come arrivare in un’oasi dopo il deserto. Entrambi guardiamo indietro alla quantità di lavoro che siamo riusciti a fare nel breve tempo che abbiamo avuto e siamo un po' mistificati su come ci siamo riusciti. Penso che le circostanze abbiano dato al progetto un’energia speciale.
 
I prossimi incontri musicali?
Justin Adams - Innanzitutto, devo dire che mi piace molto fare concerti con Mauro, è molto fertile, e stiamo pensando ai nostri prossimi passi. Sto anche lavorando a un progetto con un musicista gnawa marocchino che vive nel Regno Unito, anche un progetto più elettronico/dance con due musicisti tunisini, e varie altre cose. Non c'è mai un piano, semplicemente tengo gli occhi aperti per le possibilità, e provo le cose, alcune fioriscono rapidamente, altre lentamente, e alcune non decollano mai, non si può mai essere sicuri. Ma in generale sono stato fortunato, nel senso che ogni esperienza musicale alimenta la successiva.
 
Mauro, potrebbe avere un seguito questo sodalizio con la registrazione di un secondo disco?
Mauro Durante - Ci piace moltissimo suonare insieme e i concerti ci stanno regalando molte soddisfazioni. Sicuramente pensiamo ad un secondo album!
 

Alessio Surian, Ciro De Rosa e Salvatore Esposito
 
Justin Adams & Mauro Durante – Still Moving (Ponderosa Music&Art, 2021)
Il nomadismo del chitarrista Justin Adams è stato spesso orientato dalle opportunità di collaborazione (da Robert Plant ai Triaboliques, con i Mustaphas Ben Mandelson e Lu Edmonds) e dalle tante declinazioni della “trance” (in particolare con Juldeh Camara). Non poteva mancare Melpignano con la “Notte de Taranta”, nell’edizione diretta nel 2011 da Ludovico Einaudi. E non poteva mancare l’incontro con Mauro Durante che quel palco frequentava dal 2000 e dal 2010 aveva collaborato con Einaudi, sia come maestro concertatore sia come violinista e percussionista. L’amicizia e la collaborazione fra Adams e Durante è cresciuta negli anni e ha cominciato ad irrigarne le produzioni musicali: per esempio con la partecipazione del chitarrista al concerto del Canzoniere Grecanico Salentino (da vincitori del Songlines Music Award) ai BBC Proms del 2020, poi con lo showcase in occasione dell’ultimo Womax. Da viaggiatori patentati, hanno saputo cogliere al volo nel 2020 il primo periodo utile fra due lockdown per effettuare la seduta di registrazione da cui è scaturito il primo album in duo. La musica di “Still Moving” – la canzone che dà il titolo all’album – è composta a quattro mani e si apre con le percussioni che scandiscono le vogate ed i passi pesanti di chi è costretto ad allontanarsi da casa e da voce al proprio cuore con versi che trasmettono la febbre che attraversa il corpo. I versi sono stati scritti da Adams e riprendono il filo di uno dei brani che hanno segnato la storia del Canzoniere Grecanico Salentino: “Solo andata” dove, a musicare le parole di Erri De Luca sulla condizione dei migranti nel Mediterraneo erano stati, con altrettanta intensità, Daniele e Mauro Durante. Un brano lineare nelle linee melodiche e nella composizione, efficace nel trovare complementarietà fra chitarra elettrica e percussioni acustiche a testimoniare l’intensa capacità narrativa raggiunta con tutti e undici i brani di quest’album. Otto sono composizioni originali che vedono sempre la collaborazione fra Adams e Durante, mentre tre brani sono rivisitazioni di classici cari ai due protagonisti. L’ascoltatore italiano legato a Domenico Modugno può saltare direttamente al secondo brano ed ascoltare “Amara terra mia” introdotta, in solitudine, dalla chitarra elettrica di Adams che echeggia nuovamente il blues torrido dell’iniziale “Dark Road Down”. Poi la chitarra si fa quasi da parte, si limita a qualche nota di riferimento, quando entrano le voci di Mauro Durante: prima le strofe cantate con sentimento unito a una dizione pulita ed energetica, poi il violino acustico e mettere in evidenza proprio la carica affettiva della melodia, quindi il violino in chiave elettrica a far salire di grado la potenza del suono, per poi chiudere con sapiente sintesi: il violino, di nuovo acustico, a far da seconda voce al canto, ben incorniciati dalle scarne frasi della chitarra di Adams. Il violino è anche il protagonista di uno dei quattro strumentali, “Talassa”, composizione che fotografa alcuni dei meriti evidenti di questo duo: il saper creare narrazioni intense accostando figure relativamente semplici, eppure cariche di tensione nel momento in cui vengono abbinate e l’abilità nel cambiare tempo e passo all’interno dello stesso brano, consapevoli del rapporto del ritmo con i passi di danza. Con l’altro strumentale d’eccezione, “Djinn Pulse”, scartano di lato e, mentre l’arco morde le corde del violino dal lato della tradizione popolare, le armonie si affidano ad una tessitura minimalista reminiscente di Michael Nyman. Bel preludio a “Cupa cupa” e “Red Earth” che, con due tempi ben diversi, medio e solenne il primo, rapido ed incalzante il secondo, riportano al centro i ritmi e la poetica del Salento e, in “Calling Up” la fanno sposare con riff di chitarra che trasformano i versi gospel di “When all the Saints go marching in” in un parossistico punk-rock pizzicato. Nel finale ritorna la dimensione più intima con la voce di Durante protagonista del tradizionale “Damme la manu” ed il suo violino e la chitarra di Adams a dar ali a “Volos”, centrato sul bel gioco sonoro nel loro dialogo col tamburello che, con maestria, sa accompagnare e dare profondità alle parti soliste.  Gli ultimi versi recuperano ed elettrificano il country della Carter Family ricordandoci con piglio da busker la storia di uno dei più famosi trovatelli, “Little Moses”.
 

Alessio Surian

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