Crescono paura e distanza nei confronti di un mondo sempre più crudele, eppure le composizioni della flautista e cantante Naïssam Jalal sanno riportare l’ascoltatore al rapporto con il proprio corpo e al dialogo con gli altri. Due anni fa ci aveva consegnato i suoi profondi e vitali attraversamenti dei rituali di guarigione. Il suo nuovo album è dedicato al soffio, alla dimensione intima implicita nell’atto del cantare o del dare forma sonora al proprio respiro. Dal quartetto dei rituali si passa così al dialogo a due, occasione per dar vita ad un caleidoscopio timbrico che declina in otto modi diversi, tutti profondamente compiuti l’anelito a far sì che le voci si ascoltino. Le abbiamo chiesto di introdurci lei stessa “Souffles” rispondendo a cinque domande.
Hai realizzato dieci album: come descriveresti il tuo percorso musicale (come strumentista e compositrice) dal punto di vista discografico e quali sono stati i momenti decisivi?
“Souffles” è il mio decimo album come leader o co-leader. Compongo musica per esprimere ciò che sto vivendo e che mi attraversa in questa vita. Ogni momento decisivo della mia vita si esprime nella mia musica. I repertori che ho scritto per “Rhythms of Resistance” (3 album), “Noun Ya” e “Al Akhareen” parlano molto del mondo, delle ripercussioni della politica, delle guerre, delle rivoluzioni, del razzismo, della xenofobia sulla mia esistenza. Sono allo stesso tempo politici e intimi. Sono album di resistenza. I repertori che compongono gli album “Quest of the Invisible”, “Om Al Aagayeb”, “Healing Rituals” si rivolgono all'interiorità e alla spiritualità per fungere da rifugio, da luogo di cura. Sono repertori che riparano, album di resilienza. La resistenza e la resilienza sono intimamente legate. Non c'è resistenza senza resilienza, non c'è resilienza senza resistenza. “Liqaa” e “Souffles” sono album di incontri. Sono il frutto di un desiderio, ma non di una necessità.
Il “soffio” è l'anima del flauto e del canto: che rapporto hai con il soffio e come è evoluto nel tempo?
Soffio per produrre musica da quando ero piccola. Tutti i musicisti che soffiano nei loro strumenti accettano di dare accesso all'interno del loro corpo agli ascoltatori. Non ci pensiamo spesso, ma questo implica una messa a nudo ancora più grande rispetto ad altri strumenti.
Quali somiglianze e differenze percepisci rispetto ai musicisti che collaborano con te in questo album?
Siamo tutti molto diversi. Le somiglianze sono due. Ognuno di noi ha un modo unico di suonare il proprio strumento. Ognuno di noi ha un suono riconoscibile tra mille. Siamo riconoscibili dal nostro suono e dal nostro stile ed è una cosa molto importante per me, la qualità del suono organico. La seconda somiglianza è che tutti noi accettiamo, a un certo punto, di rinunciare a una certa virtuosità (ognuno di noi è in grado di suonare molte note molto velocemente) per assumere il ruolo di protagonista melodico e incarnare il ruolo del cantante e un certo lirismo.
Come hai coinvolto gli altri musicisti nelle sessioni di registrazione e quale atmosfera e quali relazioni si sono create tra voi?
Abbiamo interpretato la musica che avevo composto per ciascuno di loro, lasciando spazio all'improvvisazione. O improvvisiamo insieme o ci accompagniamo a turno per lasciare che ciascuno improvvisi da solo sull'accompagnamento. Ho apprezzato molto il rispetto reciproco con cui ci siamo trattati.
Come compositrice, quali sono stati gli aspetti più difficili e quelli che ti hanno dato più soddisfazione in questo lavoro?
Sono molto contenta dell'accoglienza che ha ricevuto questo disco perché avrebbe potuto essere noioso o di difficile accesso, dato che siamo solo due musicisti e inoltre suoniamo due strumenti a fiato, quindi con la possibilità di suonare solo una nota alla volta. Ogni duetto è davvero molto essenziale, eppure molte persone mi dicono che sono molto sorprese dal fatto che con solo due strumenti a fiato si possano raccontare storie così varie. Questo mi conferma che la scrittura e il concept dell'album erano giusti, se riescono a raggiungere così tante persone.
Naïssam Jalal – Souffles (Les couleurs du son, 2025)
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Alessio Surian
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Medio Oriente