Naïssam Jalal – Rituels de Guérisons/Healing Rituals (Les Couleurs du Son, 2023)

Il nuovo album della flautista, cantante e compositrice Naïssam Jalal è stato registrato in quartetto a settembre 2022 nello Studio Gil Evans, cercando una qualità cameristica che sa intrecciare in un flusso coerente diverse correnti, da quelle del mondo arabo e dell’India settentrionale, al jazz modale. Suonano con il violoncellista Clément Petit, il contrabbassista Claude Tchamitchian e il batterista Zaza Desiderio. Composizioni e registrazioni fanno seguito ad un’esperienza rivelatrice legata ad un ricovero di qualche settimana: qui ha potuto constatare i benefici “morali, interiori, ma anche fisici” legati alla musica che un amico veniva ad offrirle nella sua camera d’ospedale: “Ho voluto suonare musica da camera per restituire agli altri ciò che ho avuto la fortuna di ricevere. Quando soffrono, il corpo e la mente hanno bisogno di una musica semplice, bella, vera, intensa e ripetitiva per poter ritrovare benessere... sono queste le caratteristiche della maggior parte della musica destinata alla guarigione, come zar in Egitto, gnawa in Marocco, e in molta musica che guarisce”. L’album raccoglie otto rituali di guarigione che "rispondono ai tre imperativi del corpo sofferente: silenzio, trance e bellezza. Il silenzio per placare gli animi. La trance per dimenticare il dolore e l'angoscia. La bellezza, di cui lo spirito ha bisogno di nutrirsi, per ritrovare la speranza e la voglia di vivere di fronte alla bruttezza del corpo sofferente". Racconta di aver immaginato e composto questi otto rituali "al di fuori di qualsiasi tradizione", ma in connessione con gli elementi della natura: il vento, il sole, le colline, il fiume, la terra, la foresta, la luna, la bruma. Qualche tempo fa, raccontava a Jazzmania come dia grande importanza “a ciò che trovo bello e al fatto che la mia musica corrisponda a ciò che trovo bello. Penso che la bellezza abbia un potere terapeutico e politico davvero sovversivo. Il fatto che i miei genitori siano entrambi pittori e che io sia cresciuta circondato dai loro quadri, piuttosto astratti ma pieni di colore e luminosità, ha senza dubbio avuto un impatto sul mio modo di pensare la musica. Per me, ci sono brani che sono arancioni e gialli, altri che sono più blu o viola, vedo davvero i brani a colori”. Già i primi due brani, ispirati dal vento e dal sole, illustrano bene la capacità di connettere e far sorgere le idee musicali dal silenzio, così come di esplorarle attraverso l’ampio ventaglio di sonorità a disposizione, ora alternando l’uso del fluato a quello della voce, ora applicando con maestria la tecnica vocale sul flauto: “Per me è un modo di esprimere cose complicate. A volte è difficile stare sul palco davanti a centinaia di persone, personalmente mi ci è voluto del tempo”. Nei suoi viaggi, Naïssam Jalal si era avvicinata al canto intrecciato al suonare il flauto in Mali, ascoltando i flauti Peul. “Ma non l'avevo mai sentito suonare al di fuori di musiche tradizionali. La prima volta che ho sentito la tecnica del flauto-canto al di fuori della musica Peul è stato ascoltando registrazioni di Roland Kirk. E subito dopo Magic Malik. Ognuno di loro aveva adattato la tecnica in modo molto diverso. Per me c'è voluto del tempo. Ho cantato abbastanza rapidamente nel flauto, ma mi ci è voluto molto tempo per cantare al di là del flauto, quando canto e suono allo stesso tempo. E’ qualcosa che non facevo da quattro o cinque anni. Penso che ogni strumentista tenda a nascondersi dietro il proprio strumento, e quando non ti nascondi dietro il tuo strumento, sei davvero nuda”. Oggi la sua voce “nuda” risuona limpida proprio al centro delle otto tracce, facendo volare alto il “rituale” legato alla terra per poi connetterlo a quello della foresta, riuscendo, di volta in volta, a mettere in evidenza sia la qualità del singolo “elemento” naturale, sia le connessioni con i singoli strumenti e con la capacità del quartetto di veicolare uno spirito collettivo ed un intento comune. 


Alessio Surian

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