Jourdan Thibodeaux et les Rôdailleurs – La Prière (Valcour Records, 2023)

Cinque anni dopo lo scintillante debutto, “Boue, Boucane, et Bouteilles”, il violino e la voce di Jourdan Thibodeaux tornano ad allietare le orecchie dei seguaci dei suoni del bayou con “La Prère”, pubblicato sempre dalla label di Eunice. Originario di Cypress Island, Thibodeaux si sta imponendo come uno dei punti di forza della scena musicale neo-tradizionale della Louisiana francofona. Si accompagna ai Rôdailleurs (Rôdailleur è uno che galoppa, uno che corre in giro), un combo coi fiocchi di formidabili strumentisti dal background culturale cajun e zydeco, formato da Joel Savoy (chitarra e produzione), Cedric Watson (fisarmonica, violino e voce), Alan LaFleur (basso) ed Adam Cormier (batteria). Per il magazine “Arcadia Profile”, Thibodeaux è “il futuro della musica cajun”: di certo è un musicista dentro il suono antico di questo mondo creolo (si intravede l’influenza di Canray Fontenot nel suo stile violinistico), ma al contempo innesta elementi rock & blues, come nella traccia d’apertura emblematicamente intitolata “Né dans un ouragan”. Jourdan dice di sé: “Sono sempre stato affascinato dai vecchi suoni della nostra zona; l’onestà di ogni nota suonata, l'emozione di ogni parola. Nessuno ha scritto o formulato una canzone cercando di fare un hit. La nostra cultura musicale era grezza come la canna che tagliavano e ritmata come il riso come il riso che pompavano sulle loro spalle. Gridare il proprio diario alle masse non è come non è come recitare le battute di un'opera teatrale stanca, e la gente lo sente. È difficile dire dove sarà questa musica o questa cultura tra altri 100 anni, ma mi piace credere che abbiamo fatto un buon lavoro. Mi piace credere che abbiamo fatto la nostra parte nel continuare questa tradizione. Queste canzoni sono le mie verità, le mie esperienze, le mie preghiere. Questa è la lingua che ho sentito per tutta la mia infanzia; la lingua in cui ho cresciuto i miei figli. Sono i ritmi dei giorni di lavoro nella nostra fattoria, gli ululati del cuore e le melodie dei miei ricordi”. Una bella intervista rilasciata a “Télé-Louisiane” ci fa entrare nel suo mondo sonoro e chiarisce il senso della sua musica. Al blues speziato di “Blues de bon rien” segue “Pu personne”, dove si affaccia ancora il tema di una relazione spezzata. Anelito di passione in “C2MPK42D” (il titolo si riferisce a un vecchio gioco di parole divertente per chi è cresciuto nel contesto bilingue locale), mentre l’atmosfera danzante si anima alla grande con “One step de Rôdailleur” e con “Cypress island stomp”, con in mezzo la ruvida e riflessiva “Équand j’étais près mourir”. Risalgono i passaggi sincopati in “Jeté le verre” (che violino, gente!), mentre la potente “Batailleur” racconta della reazione di un ragazzo alla violenza paterna nei confronti della sorellina. In chiusura, la title track, il brano più sperimentale con innesti di elettronica che si presenta come un call & response in forma di litania religiosa, a dare il senso compiuto della volontà di Jourdan di portare avanti la tradizione da parte di questo musicista: i versi iniziali della canzone recitano: “Vivi la tua cultura o uccidi la tua cultura. Non c’è via di mezzo!” 




Ciro De Rosa

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