Fatoumata Diawara – London Ko (3ème Bureau/Wagram Music, 2023)

#CONSIGLIATOBLOGFOOLK

Col passare degli anni si accorciano i tempi con cui Fatoumata Diawara fotografa la sua creatività in un album. Ne erano passati sette fra l’esordio “Fatou”) e “Fenfo”.Poi quattro per i sette brani raccolti in “Maliba”. Ora il tempo si accorcia (giusto un anno) e i brani raddoppiano, esattamente quattordici: ed ecco “London ko”, con più testi in inglese, puzzle composito di canzoni per le quali ha scelto abiti sonori e arrangiamenti sempre diversi, registrati all’ Edac Studio di Como con Davide Lasala, rinnovando una collaborazione di lungo corso, cominciata con Nick Gold per la BMG e proseguita, anche per la collaborazione con i Gorillaz (“Désolé”): “La prima take è molto freestyle e da lì poi andiamo ad ascoltare le parti migliori per iniziare a costruire un abbozzo di struttura del pezzo” ha raccontato qualche tempo fa a meiweb. Sei brani sono il frutto della collaborazione con Damon Albarn, anche questa di vecchia data, dall’Africa Express tour del 2012. Con lui Edac ha condiviso a distanza le tracce già realizzate con Pro Tools cui Albarn ha integrato idee e synth e, in un caso, anche la voce, nella parte finale di “Nsera” (“destinazione” in bambara), brano d’apertura che aveva annunciato l’album a fine 2022 con un video afrofuturista diretto da Gregory Ohrel che comincia con gli sguardi di bambini che scrutano un orizzonte nuvoloso e si chiude con un bambino che attraversa
l’oscurità illuminandola con una lampada ad olio. “A quel punto Damon ci rimandava i progetti e noi li finalizzavamo in studio insieme a Fatou”. Al cuore del lavoro stanno la voce e la chitarra di Fatoumata Diawara e le percussioni cui si intrecciano basso, chitarre e tastiere. Tratto distintivo rimangono i cori, in bella evidenza in brani come “Sete” (con il Brooklyn Youth Choir), l’acustica “Mossayua” (con M.Anifest) e in “Tolon (A call to celebration)”, in compagnia del cantante nigeriano Yemi Alade. In “Mogokan (Gossip)” è il rapper ghanese M.anifest a inserirsi nella seconda parte, mentre “la parte dolente di “Somaw” è affidata alla voce soul di Angie Stone. La laringe di Fatoumata Diawara si è trasformata in un caleidoscopio che sa ricomporre in forme diverse ritmi e melodie wassoulou e gli elementi più accessibili del repertorio rock, blues e dance, a volte tutti acrobaticamente presenti insieme, come nel caso di “Massa Den”, cantata insieme a M. In “Blues” la sintesi fra le diverse musiche diasporiche ruota intorno al piano
acustico del cubano Roberto Fonseca, protagonista nel 2015 del disco dal vivo “At Home - Live in Marciac” (Jazz Village). “Questo album rappresenta davvero ciò che vorrei essere”, ha commentato Fatoumata Diawara. “Non era mai stato realizzato un album così in Mali prima d'ora”. E, riferendosi a Albarn: “Non è nemmeno musica da Gorillaz. È noi, tutti e due. Io componevo la base, le melodie, le voci di sottofondo, poi Damon ripuliva, cambiava le linee di basso. Entrambi amiamo le melodie e siamo stati complementari". Parlando di lei ad Uncut, Albarn ha commentato: “Come musicista, ha un'incredibile sensibilità e inventiva. È intelligente, divertente, calda e ha la voce di un angelo. Credo di aver aggiunto un tocco più elettronico alla sua musica”. Le prossime date in Italia? il 13 luglio a Ravenna al Palazzo San Giacomo Russi; l’11 agosto a Locus Festival a Locorotondo e poi al Romaeuropa Festival (Auditorium Parco della Musica Ennio Morricone - Sala S. Cecilia) il 19 novembre. 




Alessio Surian

Posta un commento

Nuova Vecchia