Paolo Jachia, Lucio Dalla. Le più belle canzoni commentate, Interlinea Edizioni 2023, pp 168, euro 14,00

Musicologo e docente di semiotica delle arti e della letteratura all'Università di Pavia, Paolo Jachia è una delle voci più autorevoli della critica musicale italiana, avendo firmato opere di grande pregio come “La canzone d’autore italiana 1958-1997” pubblicata da Feltrinelli nel 1998 e monografie su Francesco Guccini, Giorgio Gaber, Francesco De Gregori, Francesco Guccini e Roberto Vecchioni. Ad arricchire la sua già corposa produzione saggistica è “Lucio Dalla. Le più belle canzoni commentate”, pubblicato in occasione degli ottant’anni dalla nascita di Lucio Dalla e dedicato all’analisi e al commento di alcuni tra i brani più significativi della produzione del cantautore bolognese. Come scrive l’autore nella premessa: “non è una biografia né un itinerario completo nella sua discografia, ma un ritratto attraverso il commento ad alcune canzoni che ci portano al cuore del suo pensare e del suo cantare. È un ritratto fatto anche di luci e ombre: non tutte le canzoni sono dei capolavori e talvolta quelli che passano per tali non lo sono”. Attraverso le centosessantotto pagine emergono, così, le diverse anime del Lucio Dalla Cantautore, ma soprattutto viene posto in rilievo la dimensione quasi mistica del suo canto come vera e profonda lode al Creato. Sotto questo profilo si colgono strette connessioni con il saggio “Lucio Dalla, giullare di Dio” che Jachia diede alle stampe nel 2013, ma la peculiarità di questo libro risiede nella cura e nel dettaglio in cui vengono presi in esame i vari brani, componendo un percorso che si dirama attraverso temi differenti che si intrecciano e si sovrappongono con addentellati e rimandi tra le diverse fasi dell’articolato percorso artistico del cantautore bolognese, non trascurando le connessioni con Franco Battiato e Francesco De Gregori. Partendo dall’analisi del testo, l’autore pone in luce i riferimenti autobiografici, gli aspetti spirituali e i riferimenti alle Sacre Scritture, ma soprattutto ricostruisce il contesto in cui i vari brani hanno preso vita, non senza citare passi di interviste e dichiarazioni rilasciate nel corso degli anni. L’indagine di Jachia prende le mosse dal tweet con cui la Comunità Conventuale Francescana di Assisi diede l’annuncio della prematura scomparsa di Lucio Dalla, il 1 marzo 2012 per entrare nel vivo con la suggestiva analisi de “Le rondini”, brano di struggente bellezza, letto da Marco Alemanno durante i funerali dell’indimenticato cantautore bolognese e dai cui versi emerge in tutta la forte religiosità, vissuta con spirito libero e gioioso all’insegna degli insegnamenti di San Francesco. La rigorosa disamina operata dal musicologo milanese ci consente non solo di ripercorrere idealmente quelle rotte, solo in apparenza irregolari, che condussero Lucio Dalla a firmare alcune tra le più belle canzoni della musica italiana, ma anche di comprenderne il significato più nascosto. Spesso, infatti, si tende a rimanere in superfice a cogliere unicamente l’aspetto musicale, o la carica radiofonica dirompente di alcune sue canzoni, finendo per tralasciare le invenzioni stilistiche, liriche e narrative di cui erano disseminate. E’ il caso di “Denis” e ancor di più di “Anna e Marco” un brano che in poco più di tre minuti racchiude un cortometraggio in musica, con il suo susseguirsi di evocativi cambi di prospettiva narrativa. Si prosegue con le canzoni contro la guerra “Ciao” e “Per sempre presente” , alla collaborazione con Francesco De Gregori con “Cosa Sarà”, “Ma come fanno i marinai” e “Non basta saper cantare” ed ancora con le riflessioni sulla morte racchiuse in “Caruso” e “Airton” per giunge a “Luna Matana” con “Agnese Dallecocomere”. Nella seconda parte, Jachia si sofferma nel ricostruire i passi che hanno condotto Dalla a diventare un cantautore partendo dalla sua passione per il jazz e toccare tre brani emblematici della sua discografia, l’autobiografica “4/3/1943”, “Piazza Grande” e “Nuvolari”. A completare il volume, sono il profilo artistico che ne compendia l’intera carriera dai primi passi nel mondo della musica alla sua morte, e la nota conclusiva del teologo Vito Mancuso che ricorda come l’amico fosse alla costante ricerca di Dio, facendo intravedere nel suo canto “ottimismo drammatico”. Un libro denso ed illuminante, dunque, che rappresenta un riferimento importante ed autorevole per comprendere il senso più profondo della poetica di Lucio Dalla. 

Salvatore Esposito

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