Roberto Vecchioni, Canzoni con il commento di Massimo Germini e Paolo Jachia, Bompiani 21,00, pp. 360, Euro 18,00

Ogni anno in Italia un numero davvero impressionante di libri a tema musicale si riversa sul mercato editoriale. E navigando per questi mari non è sempre facile trovare la rotta; difficile, infatti, è distinguere tra le varie operazioni e le varie intenzioni: più semplice di certo è orientarsi nello scegliere la musica da ascoltare, un po’ perché l’ascolto è immediato e un po’ perché il gusto si affina con gli anni e la conoscenza può seguire vari percorsi. Un libro no: la pagina scritta è spesso un’incognita e purtroppo alle volte non basta neanche affidarsi al nome dell’autore. Così, a chi vuole approfondire taluni argomenti o conoscere meglio certe storie, può capitare, più di quanto sarebbe lecito, di trovarsi di fronte a lavori poco seri, raffazzonati, scopiazzati, tirati via. Ecco perché, quando infine capita di trovarsi tra le mani un lavoro come “Canzoni” di Roberto Vecchioni – col fondamentale apporto del suo chitarrista storico Massimo Germini e di uno studioso del livello di Paolo Jachia – si tira un sospiro di sollievo e di soddisfazione. Perché all’interno si trovano molte risposte, molte soluzioni, molte immagini e molte possibilità, per affrontare in maniera lineare, chiara, spesso intuitiva, sempre intelligente e brillante, il discorso sulla forma canzone. Il volume nasce da una idea che potrebbe sembrare megalomane e autocelebrativa, in quanto, per usare le parole dello stesso Vecchioni, è la “cronaca” di due corsi tenuti nel 2016 e nel 2017 all’Università di Pavia. Due corsi sulle canzoni scritte proprio dall’autore… che però arrivano dopo anni e anni di studi e di lavoro educativo in scuole e Università, proprio intorno al discorso sulla forma canzone: quella degli altri grandi artisti della Canzone d’Autore italiana; e allora perché escludere proprio le sue, che così bene l’hanno rappresentata? E che l’autore, per ovvie ragioni, conosce meglio e quindi, come meglio non potrebbe nessun altro, può spiegarne la genesi, le motivazioni, gli andamenti poetici, le soluzioni difficili. A convincerlo, spiega Vecchioni nella sua illuminante introduzione, sono stati proprio Massimo Germini, che si è impegnato -nel libro e nei corsi – a spiegare le melodie (e perché quelle e non altre), e Jachia, che si è invece occupato della parte lessicale, grammaticale e interpretativa. Vecchioni, ovviamente, si è impegnato a spiegarne il senso, la storia e le ragioni. Chi legge questo libro finisce per dire tra sé e sé che sarebbe stata una esperienza fantastica avere un Professore come Roberto Vecchioni negli anni più proficui della propria formazione. Perché anche saper spiegare è un’arte. Inoltre, è evidente, qui più che mai, quanto studio sulla canzone e i suoi stili ci sia stato - prima di arrivare a questi risultati - da parte del cantautore milanese; ed è altresì evidente come nel libro, in poche ma centratissime parole, egli sia stato capace di spiegare il perché la canzone sia una forma d’arte - diversa da altre forme d’arte - che si compone di musica e parole, all’interno dello spazio e del tempo chiuso della canzone stessa, e di come, soprattutto, esista dalla notte dei tempi. D’altronde non è di certo casuale che sia di Roberto Vecchioni la definizione di Canzone d’Autore nell’Enciclopedia Treccani. Questo è davvero un libro da non perdere. Si legge con gusto: va bene per chi ama Vecchioni, per chi ama lo studio, per chi ama la buona scrittura, per chi ama la sana lettura. E, naturalmente, per chi ama le belle canzoni. 

Elisabetta Malantrucco

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