Gao Hong & Kadialy Kouyate – Terri Kunda (Arc Music, 2023)

I due cordofoni al centro di questo album hanno storie antichissime: sono il cinese pipa, liuto di forma piriforme a manico molto corto, tastato e dotato di quattro corde, e la kora dell’Africa occidentale, composta tradizionalmente da ventuno corde disposte in due file parallele su un manico attaccato al calabash, ovvero una grossa semi-zucca ricoperta di pelle animale. Ad imbracciarli sono due strumentisti, compositori e maestri affermati dal pedigree prestigioso e dallo sguardo aperto da numerose collaborazioni a tutto campo: Gao Hong, cinese di Bejing, residente negli Stati Uniti, e Kadialy Kouyate, senegalese del sud di stanza a Londra. “Terri Kunda”, titolo che racchiude l’essenza di una collaborazione dalla piena espressività, si traduce all’incirca con la “Casa dell’Amicizia”. Racconta Kouyate: “Da quel primo incontro online, c’è stata la sensazione reciproca che i nostri due strumenti avrebbero funzionato insieme […]. Così abbiamo iniziato a pianificare come mettere insieme un album in modo spontaneo, improvvisato e allo stesso tempo composto. Il processo è stato abbastanza semplice. Abbiamo deciso che io avrei guidato metà delle canzoni e Gao l’altra metà. Da parte mia, ho proposto idee basate sulla mia struttura musicale e da lì ho lasciato spazio a Gao per contribuire a modo suo”. E Gao aggiunge: “In studio ci siamo resi conto che c’erano più sfide di quante ne avessimo previste. Gli artisti e gli altri strumenti con cui ho suonato in maggior parte sono melodici, anche se le nostre scale sono diverse. Ma con la musica africana, la maggior parte di essa è ritmo”. Insomma, due mondi musicali non certo prossimi ai quali i due artisti si sono avvicinati per conciliarli con dedizione e circospezione, ma senza forzature e con sincera naturalezza. Il senso del loro confluire in una ricerca estemporanea e al contempo meditata di un comune sentire è raccontato in questa intervista disponibile su YouTube.  “Kora Meets Pipa” è la prima tappa di questa mutua conoscenza, come a sondare il terreno comune, il punto di incontro tra tradizioni e libertà espressiva, che prosegue con la title-track, “House of Friendship”, dove la conversazione tra gli strumenti si fa più serrata e si tessono fraseggi virtuosistici. La successiva “Sun Rising” è una superlativa improvvisazione a partire dalla rivisitazione di una melodia folklorica della Cina meridionale, pure suscita sussulti “Between Stars”, un tema creato direttamente in studio senza preamboli, di cui Hong dice: “come se fossimo stelle che si allineano perfettamente nel cielo, riempiendo i cuori di meraviglia e ispirazione”; qui, il fraseggio del liuto adorna lo squisito incedere ritmico-melodico dell’arpa-liuto. Anche il successivo “Taking it easy”, dalla fisionomia più riflessiva, ha una netta impronta mandinka. La natura del dialogo tra due artisti magistrali e della ricerca della complementarietà timbrica e dell’ascolto reciproco dell’altro si coglie sia in “Song of Love” che in “Fulani Blues”, la prima dal carattere cinese, segnata dalla sapienza degli incastri e da una marcata impronta ritmica, la seconda, dall’esplorazione delle comunanze pentatoniche tra Cina e terra dei Fulani, nel Senegal meridionale. I due offrono un saggio della finezza tecnica e della nitidezza individuale concedendosi due episodi solistici: in “Luck” la kora è solista in un brano il cui titolo, “Harjeh”, traduce una parola mandinka usata in Senegal o nell'Africa occidentale subsahariana quando si prega per ottenere cose buone per gli altri, mentre in “My Musical Journey”, traccia per solo pipa, Hong festeggia le sue nozze d’argento con il suo strumento elettivo, facendo sfoggio di una notevole tecnica che mai difetta di comunicatività. Già nel titolo “Joyful World” esprime l’ethos del dialogo tra Gao e Kadialy, che giunge a compimento con un motivo che assume una effervescente architettura nella combinazione di stili. Flusso di bellezza in un disco di gran classe. 


Ciro De Rosa

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