Fabrizio Poggi & Enrico Pesce – Hope (Appaloosa Records/IRD, 2021)

Figura di rilievo della scena blues italiana, Fabrizio Poggi non ha bisogno di presentazioni, vantando un esemplare percorso artistico nel corso del quale si è messo in luce per la profonda sensibilità artistica tanto come armonicista, quanto come autore e cantante. Dai palchi della provincia pavese a quelli degli Stati Uniti dove ha avuto modo di mettere in fila una lunga serie di prestigiose collaborazioni, la sua carriera è stata tutta in crescendo e, nel 2018, è culminata con il secondo posto ai Grammy Awards. Molto intensa è stata anche la sua attività discografica sia con i Chicken Mambo con i quali ha dato alle stampe album pregevoli come “Spirit & Freedom” del 2010, “Live in Texas” del 2011 e “Spaghetti Juke Joint” del 2014, sia come solista con “Harpway 61” del 2011 e “Il Soffio della Libertà: il blues e i diritti civili” del 2015, nonché con progetti speciali come “Juba Dance” con Guy Davis del 2013 e "Texas Blues Voices” con The Amazing Texas Blues Voices del 2016. Parallelamente, il bluesman pavese si è dedicato anche alla divulgazione con alcuni interessanti volumi dedicati alla storia del blues come “Il soffio dell’anima: armoniche e armonicisti blues” e “Angeli perduti del Mississippi - Storie e leggende del blues” e alle tradizioni popolari “L'armonica a bocca: il violino dei poveri” e “I cantastorie: una strada lunga una vita”. Il nuovo album “Hope” ha preso vita dalla collaborazione con Enrico Pesce, pianista, compositore e didatta con il quale ha inciso undici brani che mettono al centro il dialogo tra pianoforte e armonica e vedono la partecipazione di un ristretto gruppo di strumentisti composto da Hubert Dorigatti (chitarra), Jacopo Cipolla (contrabbasso e basso elettrico), Marialuisa Berto (percussioni) e Giacomo Pisani (percussioni) a cui si sono aggiunte la voci della cantante jazz napoletana Emilia Zamuner e di Sharon White, già al fianco, tra gli altri di Eric Clapton, Paul McCartney e Bryan Ferry. Rispetto ai precedenti ciò che spicca è l’assenza di featuring d’eccezione e non è affatto un male perché con questo nuovo disco si delinea in modo ancora più netto la piccola, grande rivoluzione cominciata con “For You” con il blues che funge da base di partenza di una ricerca sonora più complessa in cui frammenti di passato si intersecano ad eleganti sperimentazioni che approdano nei territori del jazz. Dal punto di vista concettuale, il disco è permeato dai segni lasciati dalla pandemia nella società come in ognuno di noi e non è un caso che al centro vi sia il tema della speranza e l’importanza di non arrendersi mai dinanzi agli ostacoli e alla paura come scrivono nella presentazione. A riguardo Poggi e Pesce scrivono nelle note di copertina: “Hope è un disco che sin dal titolo, in un momento così difficile, vuole essere d’aiuto per guarire l’amarezza, l’afflizione, l’avvilimento e lo scoramento che spesso si insinuano dentro di noi, come un male oscuro. E abbiamo cercato di farlo con una musica e con delle parole che trasmettano conforto, consolazione, fiducia, sollievo ma soprattutto speranza”. Composto da cinque brani originali, quattro traditional e due riletture dai repertori di Stephen Foster e Ben Harper, il disco colpisce per le sue atmosfere riflessive ed eleganti per la cura riposta negli arrangiamenti che si muovono sui sentieri tracciati da Nina Simone e dal Modern Jazz Quartet. Per comprenderlo basta ascoltare i due brani che aprono il disco, entrambi firmati a quattro mani da Fabrizio Poggi e Enrico Pesce: l’intenso gospel “Every Life Matters” in cui spicca la voce di Sharon White e “Leave Me To Sing The Blues” ispirata dall’aria per soprano “Lascia ch’io pianga” tratta dall'oratorio “Il trionfo del tempo e del disinganno” di Georg Friedrich Händel e successivamente ripresa in “Rinaldo”. Il disco entra nel vivo con le superbe versioni di “Hard Times” di Stephen Foster, del traditional “Motherless Child” in cui Fabrizio Poggi duetta con Emilia Zamuner e “Goin’ down the road feelin’ bad” incorniciata dall’armonica del musicista pavese. Si prosegue con il suggestivo preludio “My Story” scritta da pesce per un cortometraggio del 2006 che ci schiude le porte a quel gioiello che è la danzate “I’m Leavin’ Home” di Fabrizio Poggi e cantata da quest’ultimo a due voci con Sharon White. Se “The House Of The Rising Sun” ci regala un altro magistrale dialogo tra pianoforte e armonica, la successiva “I Shall Not Walk Alone” dal songbook Ben Harper è interpretata con trasporto e passione da Poggi. La sofferta “Nobody Knows The Trouble I’ve Seen” e quel raggio di sole che è “Song Of Hope” completano un disco di assoluto pregio nel quale l’amore per il blues e la tradizione musicale americana si accompagna alla costante tensione verso l’esplorazione di nuovi sentieri sonori. 


Salvatore Esposito

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