Secondo capitolo per Damien O’Kane e Ron Block, che nel 2018 avevano pubblicato l’eccellente “Banjophony”. Le carriere del nordirlandese O’Kane (banjo tenore a quattro corde, chitarra tenore e percussioni) e del californiano Block (banjo a cinque corde e chitarra) sono costellate di collaborazioni con nomi in vista quali Allison Krauss & Union Station, Kate Rusby (moglie di Damien) e i Flook, solo per citare alcuni tra i tanti.
Strumenti (banjo cinque corde suonato con tre dita e banjo tenere suonato con il plettro), stili e tradizioni (Irish folk e bluegrass) che si incontrano: ma non si tratta di “duelling banjos”, piuttosto di corde che si compenetrano con successo. Così la coppia transatlantica presenta questa nuova produzione: “Il titolo riflette il suono che pensiamo di produrre, è una definizione della nostra musica. È una giostra gioiosa e piena di vita, che si ferma a malapena per respirare: fuochi d'artificio veloci e frenetici punteggiati da melodie più riflessive”. Per questa nuova avventura i due contano sulle fidate collaborazioni di Steven Byrnes (chitarre), Duncan Lyall (contrabbasso, moog), Josh Clark (batteria e percussioni), Sierra Hull (mandolino), Jack Kosky (chitarra), Barry Bales (contrabbasso) e Jay Bellerose (percussioni). In più, ci sono due guest star, il flautista Michael McGoldrick e la stessa Kate Rusby.
Come tante produzioni dell’ultimo biennio, anche questa prova ha risentito degli effetti della pandemia, a causa della quale è saltato il progetto iniziale di registrare in sparute sessioni nello studio della Pure Records. Diversamente, cinque brani sono stati fissati a distanza con i musicisti di qua e di là dell’Oceano. Eppure, l’esito sono tredici tracce in cui si mantengono costanti energia, dinamismo e qualità tecnica.
L’inizio non potrebbe essere più appetitoso con “The Taxi Driver/ Close Enough”, la prima è una bella melodia danzante scritta da Damien, un brano ispirato a suo padre. Si parte con il moderato pizzicato, poi melodia e ritmo fioriscono pienamente con il duetto tra i due banjo, rafforzato dall’ingresso di chitarra e batteria. Senza soluzione di continuità si sfocia nel secondo accattivante e swingante tema dal profumo jazzy, il cui titolo deriva dall’espressione di una particolare accordatura, definita “abbastanza vicina al jazz”. Stessa sensazione gioiosa nell’ascoltare la composizione successiva che porta la firma del musicista di Coleraine ed è intitolata “Happy Chappy/Marinie’s Melody”: si sprigiona un gustoso e coinvolgente flusso melodico, impreziosito da inattesi e sorprendenti sviluppi ritmici sincopati. Con un organico a cinque (due banjo, chitarra, contrabbasso e percussioni) O’Kane e Block propongono, quindi, l’incalzante “Daisy’s Dance” (firmata da Ron), registrata dal vivo. In “Happy Little Phoebe/Manny Mountain” entra – e si sente – il flauto sfavillante di McGoldrick. Così Damien, entrando nel personale, racconta la genesi di queste composizioni: “Phoebe è la mia figlia più giovane e dal momento in cui è apparsa su questa terra non ha mai smesso di sorridere. È un'anima felice e bellissima e spero che lo rimanga per l’infinito e oltre. Il Monte Manny fa parte della catena montuosa Serra de Tramuntana, che si estende nella regione sud-ovest-nord-est di Maiorca, in Spagna. Maiorca è il luogo preferito dalle nostre famiglie, un vero paradiso. La nostra famiglia ha dato questo nome al monte Manny perché questa parte delle montagne assomiglia incredibilmente a Manny, il mammut lanoso dei film l'Era Glaciale!”. Segue “Bide the Night”, motivo di Block, anch’esso registrato dal vivo negli studi dello Yorkshire, dall’incedere più morbido con il compiuto equilibrio tra le corde (banjo, chitarra tenore e chitarra acustica). “The Fiddler’s Gun” è un altro picco dell’album: i banjo sono in primo piano, sostenuti da contrabbasso e percussioni, con il mandolino di Sierra Hull a tessere trame sicure ed efficaci. Il mandolino si ritrova nella successiva “Endless Wanderer”, canzone autobiografica, cantata da Ron. Banjo e moog suonano in “Happy Sevens/ Monster Rabbit”, il primo è un jig al quale O’Kane ha dato il tempo di 7/8, il secondo mantiene serrato il ritmo, giocando su un ricordo d'infanzia, quando sua madre che fingeva di essere un temibile coniglio gigante. Di “Whirlwind”, Block dice: “In origine l’avevo composto come un brano old-time per violino, ma quando l’ho suonato per Damien in studio, ho trascurato di dirlo a lui e a Stevie. Questo arrangiamento è il risultato di un mix vorticoso di idee molto diverse, che rinascono in qualcosa di nuovo. È uno dei motivi per cui amo la collaborazione”. Più avanti, è il turno di Damien assumere il ruolo di voce principale (in duetto con sua moglie Kate) in “Woman of no Place” di Barry Kerr, tributo a Margaret Berry, cantante traveller irlandese e suonatrice di banjo Margaret Barry. Ancora qualità alta in “Soundcheck Sonics/ Andy Brown’s”, una tune di Damien messa accanto a un reel di Aly Bain, maestro violinista delle Shetland, compartecipe la chitarra di Kosky. Chiudono con un brano di Block, “The Thrifty Wife”, dedicato a sua moglie Sandra, dove si risente l’eccellenza mandolinistica della Hull.
Un disco ispirato e fantasioso di due grandi personalità – lo si è capito – consigliato senza riserve. www.damienokane.co.uk - www.ronblock.com
Ciro De Rosa