Enrico Pieranunzi Quintet – The Extra Something. Live at the Village Vanguard (CAM Jazz, 2022)

Fondato nel 1935 da Max Gordon, il Village Vanguard è situato nel cuore del Greenwich Village a New York al 178 della 7th Avenue South, poco lontano dalla 11th Street. Nel corso degli anni il suo palco ha ospitato i concerti delle grandi leggende del jazz, ma soprattutto tra le sue pareti sono stati registrati oltre cento disco a partire dai due volumi di “A Night at the Village Vanguard” di Sonny Rollins del 1957 per giungere ai più noti "Sunday at the Village Vanguard" di Bill Evans e "Live at the Village Vanguard" di John Coltrane. Fu proprio Gordon ad avere l’intuizione di catturare su nastro i concerti che si tenevano nel suo locale e questo certamente ha contribuito a farlo entrare nella leggenda. Solo tre musicisti europei hanno avuto il privilegio di suonare sul palco del leggendario club di Manhattan: i pianisti francesi Martial Solal e Michel Petrucciani e il nostro Enrico Pieranunzi che, dopo il primo invito ricevuto da Lorraine Gordon (moglie del fondatore a lui subentrata dopo la sua morte), vi è tornato in seguito per otto volte, registrandovi due pregevoli dischi dal vivo “Live At The Village Vanguard” del 2013 e “New Spring” del 2016. A sei anni di distanza da quest’ultimo, recentemente ha dato alle stampe “The Extra Something – Live at the Village Vanguard” che mette in fila sette brani registrati in occasione dei concerti del 2016 in cui il pianista romano era alla guida di un formidabile quintetto composto da Diego Urcola (tromba e trombone), Seamus Blake (sax tenore), Ben Street (contrabbasso) e Adam Cruz (batteria). Dedicato alla memoria di Lorraine Gordon, scomparsa nel 2018, il disco è un brillante esempio della vitalità creativa di Enrico Pieranunzi che, come scrive Brian Morton nelle note di copertina: “coniuga i valori essenziali del jazz con una concezione della struttura e dell’ordine che trova origine nella musica classica, il tutto animato però da un forte senso di libertà”. Una lezione magistrale di jazz, dunque, in cui la sensibilità pianistica, la ricerca sonora e compositiva si coniugano con una perfetta osmosi con gli strumentisti che lo affiancano. Ad aprire il disco è la superba “Blue Afternoon” guidata dal perfetto inteplay tra fiati e pianoforte e sostenuta dal serrato groove che ne sostiene la struttura ritmica. La magniloquente title-track ci regala dieci minuti di puro godimento in cui si alternano fasi dialogiche e spaccati solistici in cui spiccano le evoluzioni cromatiche del sax di Blake e le sinuose linee melodiche della tromba di Urcola, sostenuti dall’inconfondibile trama pianistica di Pieranunzi e dalla impeccabile sezione ritmica. La successiva “Atoms” è un concentrato di energia con il pianoforte a guidare le fila di un torrenziale flusso sonoro in cui a spiccare sono ancora una volta i fiati di Urcola e Blake. Non meno affascinante è il segmento centrale del disco con l’elegante ballad “The Real You” e l’accattivante “Entropy” in cui il quintetto si immerge in spaccati improvvisativi caratterizzati da sorprendenti soluzioni ritmiche e melodiche con il pianoforte di Pieranunzi a cesellare ogni nota. Le evocative atmosfere bluesy di “Song for Kenny” ci conducono verso il finale con la trascinante “Five plus five” che chiude un disco sontuoso dalla prima all’ultima nota. 


 Salvatore Esposito

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