Pubblicato originariamente in vinile nel 1976 dalla Edi-Pan, The Day After The Silence è il secondo disco di Enrico Pieranunzi, pianista e compositore tra i più importanti degli ultimi quarant’anni, ma che agli albori della sua carriera si segnalò in breve tempo per l’originalità del suo linguaggio musicale, e per la maestria tecnica ed espressiva. Avvicinatosi al jazz nei primi anni settanta, dopo molti anni dedicato allo studio e all’insegnamento al conservatorio del pianoforte, Pieranunzi si appassionò alle opere di importanti pianisti come McCoy Tyner, Chick Corea, Bill Evans, e Michel Petrucciani, e questo aveva contribuito non poco a formare la sua multiforme anima musicale, a cui si accompagnava la sua peculiare scrittura. Erano quelli gli anni in cui il jazz italiano stava vivendo il suo vero, grande rinascimento che avrebbe regalato una generazione di musicisti talentuosi, superando di fatto l’isolamento che per anni avevano vissuto solisti del calibro di Franco Cerri e Gorni Kramer, o musicisti di avanguardia come Giorgio Gaslini. Quando uscì “The Day After The Silence”, la risposta della critica fu assolutamente entusiastica, raccogliendo consensi unanimi nell’evidenziare come la sua rigorosità musicale lo collocasse già allora tra i massimi esponenti del jazz italiano. Nonostante rappresentasse uno dei capisaldi della produzione artistica di Pieranunzi, questo disco da molti anni non era più disponibile sul mercato, e solo di recente grazie alla preziosa opera dell’etichetta romana Alfa Music, che ha curato il lungo ed accurato processo di restauro e recupero delle incisioni originali, “The Day After The Silence” torna a nuova vita in una curatissima nuova edizione su cd, impreziosita da un corposo libretto e dalle partiture originali in formato pdf. Composto da dieci brani firmati ed eseguiti al piano dallo stesso Pieranunzi, il disco ci regala poco più di quaranta minuti di puro godimento, nel corso dei quali si apprezza a pieno non solo la sua magistrale tecnica esecutiva, ma anche la sua brillante vena compositiva. Aperto dalla brillante “Prolusion”, in cui si apprezza il contrasto nel fraseggio tra i bassi e l’incedere quasi frenetico della melodia verso i toni acuti, il disco ci regala subito uno dei brani più belli di sempre del compositore romano, ovvero la title-track, caratterizzata da una melodia di grande fascino e potenza immaginifica, che si libra soffice e leggera come il vento primaverile. Se il ritmo si fa più serrato, e quasi ossessivo con le microvariazioni di “Trichromatic Line”, la successiva “Blue Song”, una delle primissime ballad di Pieranunzi, ci conduce verso atmosfere quasi oniriche e surreali. “Our Blues” apre poi uno spaccato sul blues, genere di cui ben conosceva le strutture narrative essendo parte integrante della sua formazione, mentre “Blues Up” altro non è che uno strano boogie con vertiginosi tempi doppi e tripli che rimandano a James P. Johnson. Lo spettacolare crescendo di “The Mood Is Good” costruito sul contrasto tra note alte e accordi bassi, apre la strada ad “Aurora”, brano dai colori impressionisti, del quale si apprezza la splendida linea melodica. Completano il disco la gustosa “The Flight of Belphegor”, che da sola vale il prezzo del disco, e “A Gay Day”, che ci riporta a certe atmosfere blues, con l’aggiunta id qualche vivace coloritura folkie sullo sfondo. “The Day After The Silence” è insomma un disco da riscoprire assolutamente, anche per comprendere più a fondo capolavori come quel “Silence” che negli anni ottanta vide al fianco di Enrico Pieranunzi artisti del calibro di Chet Baker, Charlie Haden e Billy Higgins.
Salvatore Esposito
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