Letizia Lucchesi – It’s a miracle your life/Rosanna D’Ecclesiis – Xennial/Valentina Ranalli|Enrico Pieranunzi – Cantare Pieranunzi (AlfaMusic/Egea, 2022)

La scena jazz italiana è in ottima salute, almeno stando al numero di concerti, festival e rassegne che si susseguono nel corso dell’anno, allo stesso modo stiamo assistendo ad una straordinaria vitalità nelle produzioni discografiche dove non mancano album di assoluto pregio. Trovare gli spazi utili per raccontare nel dettaglio ogni disco è praticamente impossibile, sicché è necessario operare - tra non poche difficoltà - una selezione, prediligendo quei dischi che spiccano tanto per la qualità intrinseca, quanto per originalità nel concept. Stare al passo con il susseguirsi delle uscite di etichette in prima linea come AlfaMusic è, dunque, cosa ardua, ma quando si ha la possibilità di raccontare i loro album non si può non sottolinearne il constante impegno nella valorizzazione dei talenti di casa nostra. In questo caso, ci occupiamo di tre dischi di altrettante talentuose cantanti ed autrici che, sebbene differenti sotto il profilo concettuale, hanno il pregio di presentare brani originali, accanto a riletture di brani d’eccezione, insomma qualcosa di ben lontano dal ricorrente stereotipo degli standard. “It’a a miracle your life” è l’opera prima di Letizia Lucchesi, cantante, compositrice e contrabbassista con alle spalle un articolato percorso formativo ed artistico che l’ha condotta a mettere in fila una lunga serie di collaborazioni. Composto da undici brani di cui otto autografi e tre riletture, il disco è stato inciso con una formazione a geometrie variabili che ruota intorno al trio magistralmente guidato da Pino Jodice (pianoforte) e completato da Luca Pirozzi (contrbbasso) e Pietro Iodice (batteria), per l’occasione impreziosito dalla partecipazione di Maurizio Gianmarco al sax, a cui sono aggiunti Jacopo Ferrazza al contrabbasso, Cinzia Tedesco alla voce e la Roma Jazz Ensemble Big Band, condotta da Marco Tiso. L’ascolto svela non solo le doti di eccellente interprete della Lucchesi, ma anche le sue brillanti qualità compositive che emergono di brano in brano, dando vita ad una narrazione unitaria che ruota intorno alla vita declinata in tutte le sue sfaccettature. A riguardo la Lucchesi, nelle note di copertina, scrive: “È la Vita, alla quale raramente riserviamo lo stupore e il rispetto che le dovremmo, il filo conduttore di questo album. Stupore, se solo ci ricordiamo di vivere in un Universo buio e silenzioso attraversato da onde che solo nella nostra mente attraverso neuroni e sinapsi divengono luce e suono. Rispetto, inteso come “timor panico“ generato dal nostro abisso di ignoranza di fronte al Tutto”
Aperto dalla superba resa, con la complicità della Roma Jazz Ensemble Big Band, di “High wire” di Chick Corea, da quel gioiello che era “Forever” inciso con Stanley Clark e Lenny White, il disco ci regala subito una bella sequenza con la nostalgica “Blues for me”, l’appassionata “Angel” e la riflessiva title-track, per giungere alla sognante ballata “Moon” e alla swingante “Sound of life”. Se “Love Dance” di Ivan Lins spicca per i soli di Maurizio Gianmarco e Pino Jodice, la successiva “Dreamland” è una raffinata ballad che esalta l’eleganza della vocalità della Lucchesi. Completano il disco l’incursione nelle atmosfere brasiliane di “Meninas”, il gustoso duetto con Cinzia Tedesco in “See The Light” e la trascinante “Portrait of you” in cui ritroviamo la Roma Jazz Ensemble Big Band, una parata di stelle che chiude un disco pieno di fascino e grande musica. 
Altra opera prima è “Xennial” della cantante e didatta Rosanna D’Ecclesiis che, in nove brani in larga autografi, ripercorre le musiche e gli stili che hanno accompagnato il suo percorso artistico con la complicità di quattro eccellenti strumentisti come Vito Di Modugno: (Rhodes, organo Hammond e pianoforte), Nico Grimaldi (batteria), Antonio Grimaldi (basso e contrabbasso) e Francesco Lomangino (sassofoni e flauto). In questo senso significativa è la scelta del titolo che rimanda a quella generazione Xennial, teorizzata da Dan Woodman, Professore associato all’Università di Melbourne, per definire coloro che sono nati nell’epoca analogica e successivamente sono cresciuti con il digitale. Immergendoci nell’ascolto spaziamo dal jazz venato di pop dell’iniziale “Fortune” alla swingante “Memories Of My Mind” firmata da Vito Di Modugno, dalla sinuosa melodia di “New Country” alla canzone d’autore di “Quelli che” e “Ugo” per giungere al singolo “The Mission”, proposto in conclusione anche in versione radio-edit. A suggellare questo ottimo album di debutto sono le riletture di “Light My Fire” dei The Doors e Us And Them dei Pink Floyd che mettono in luce le spiccate qualità di interprete di Rossana D’Ecclesiis. 
Il terzo disco al femminile, recentemente pubblicato dall’etichetta romana, è quello che maggiormente colpisce per la peculiare genesi e l’originalità. “Cantare Pieranunzi” ha preso vita dalla tesi di laurea in canto jazz conseguita dalla cantante napoletana Valentina Ranalli presso il Conservatorio Santa Cecilia di Roma e ha visto quest’ultima, analizzare nel dettagli alcune tra le più note composizioni del pianista Enrico Pieranunzi e, successivamente, proporli in una inedita veste vocale con testi inglese in italiano, inglese, francese e napoletano. Dall’ascolto di un demo con le nuove versioni dei suoi brani, è nata l’idea del pianista e compositore romano di realizzare un disco con la giovane cantante napoletana e con essa, la creazione dello Youth Project, una formazione di giovani strumentisti composta da Cesare Mangiocavallo (batteria), Giuseppe Romagnoli (contrabbasso) e Giacomo Serino (tromba). Il quartetto guidato da Pieranunzi ci guida alla scoperta del talento vocale e compositivo di Valentina Ranalli con le melodie ricercate di “When do you Think You”, “You Know” e “Dreams and the Morning” che ci conducono alle atmosfere parigine di “Blue Waltz” e alla trascinante “Afterglow”. Se “Suspention Points” colpisce per la peculiare struttura compositiva con le note che si ripetono come puntini sospensivi su cui si stende leggera la voce della Ranalli, “Persona” scritta a Parigi nel 1990 è trasformata in una appassionata canzone napoletana che sembra arrivare dal repertorio dei grandi classici. Verso il finale l’atmosfera si fa più notturna e riflessiva con “The Real You”, “Winter Moon” e “As Never Before” per approdare all’appassionante finale con il solare crescendo di “Horizontes Finales” che chiude un magnifico progetto discografico. 


Salvatore Esposito

Posta un commento

Nuova Vecchia