Maul. Concerto per Enzo Del Re, Arena Castello, Mola Di Bari, 2 settembre 2021

Enzo Del Re, il mitico “cantaprotestautore”, che sapeva far vibrare lingua e sedie e cantare l’orrore dello sfruttamento, è scomparso il 6 giugno del 2011. Da allora, alcuni appassionati e amici hanno organizzato degli eventi pubblici e sonori, a Mola di Bari, per ricordarlo. Quest’anno, in occasione dei dieci anni della scomparsa, l’organizzazione ha deciso di fare le cose “in grande” e di mettere insieme, il 2 settembre, tanti artisti per celebrarlo e per cantare le sue canzoni. C’era vento nell’Arena del Castello di Mola. Non era un vento piacevole: era sferzante, arrabbiato, deciso. Sfidava la platea proprio come avrebbe fatto Enzo e chi scrive in effetti ci ha pensato: forse quel vento era un segno vivo della presenza del cantastorie molese, in quella sera di fine estate. Chi c’era è voluto davvero restare, a sfidare quel tempo e quelle folate di freddo. Ma il pubblico ha resistito senza paura. Solo in pochissimi – magari quelli accompagnati da figli piccoli o da anziani – hanno ceduto. Siamo rimasti tutti seduti, distanziati, muniti di green pass, voglia di musica e di impegno. Siamo stati ben ripagati. Presentati dalle giornaliste Annamaria Minunno e Timisoara Pinto – direttrice artistica di Maul e autrice di una biografia imponente della SquiLibri editore, dal titolo “Lavorare con lentezza. Enzo Del Re, il corpofonista” - si sono avvicendati sul palco Peppe Barra, Piero Brega e Oretta Orengo, Tonino Zurlo, Roy Paci accompagnato da Carmine Ioanna, Erica Mou e Ginevra di Marco con Andreino Salvadori e Francesco Magnelli. 
Il prologo è stato affidato ad Andrea Satta, che ha giocato, proposto uno dei suoi deliziosi video TRAMiamo (realizzati col polo museale Atac di Piramide) e parlato di Enzo e di lavoro in collegamento con Ascanio Celestini. Presto è arrivata la musica e presto è salito sul palco Peppe Barra, che ha quasi recitato e scandito le parole di "Avola"; dopo di lui tutti gli altri, in un saliscendi di emozioni e di partecipazione. Notevole la performance di Tonino Zurlo, che ci ha invitato non a cantare, ma a “sfiatare”, nel senso di sospirare con lui, le sue parole e quelle di Enzo, insieme; abbiamo sospirato insieme partecipazione, folk, lotta, forza delle storie popolari. Coinvolgente, a tratti allegro e pieno di ironia, il set di Piero Brega accompagnato da Oretta Orengo. Tra chitarre, oboe e corno inglese, i due hanno interpretato due pezzi dell’ultimo album "Mannaggia a me" e un delizioso e divertente brano di Enzo cantato con Antonio Infantino a Roma - al comizio “per la campagna elettorale del Pci del 68” - dal titolo "Figliolo caro": uno dei tanti modi ironici per stigmatizzare la prepotenza del padrone. Roy Paci – accompagnato dalla fisarmonica fenomenale di Carmine Ioanna - ha proposto una ritmatissima "Lavorare con lentezza", mentre una eccellente Erica Mou ha interpretato una emozionante "U Navgant": davvero brava e sorprendente! Non può mai certo sorprendere invece la classe di Ginevra Di Marco, che ha proposto T’ador e t’ringrazio di Enzo, e "Vedrai Vedrai" di Luigi Tenco, cantautore a cui ha dedicato l’ultimo suo lavoro discografico “Quello che conta”: Tenco, infatti, è stato un artista molto amato e stimato da Enzo. 
La necessità della sintesi ci costringe a chiudere questo resoconto breve, che non può certo bastare per raccontare davvero il clima musicale, fraterno, sereno e allegro di questo omaggio. I complimenti vanno tutti all’organizzazione, a Domenico Sparno della Libreria Cultura Club Café, all’associazione Etra presieduta da Luciano Perrone (coordinatore del pregetto "Maul" e regista della serata con Michele Campanella). In effetti, da romani in trasferta, dobbiamo riconoscere che la Puglia offre molte opportunità musicali, alcune criticabili, altre eccellenti: in ogni caso prova ad esserci e a dare un contributo alla cultura musicale della regione, grazie in particolare a Puglia Sounds. Contributo che speriamo non vada mai perduto e che, invece, vada crescendo di anno in anno. In tutta Italia, naturalmente. 

Elisabetta Malantrucco

Posta un commento

Nuova Vecchia