Docente di filosofia ed estetica musicale nel corso di laurea DAMS dell’Università di Bologna, Anna Scalfaro da diversi anni si occupa di storia di musica contemporanea e pedagogia e divulgazione della musica. In tale ambito di ricerca si inserisce il recente saggio “Musica in programma. Quarant'anni di divulgazione musicale in Rai-tv (1954-94) che tiene a battesimo la nuova collana MusicaMedia edita da Nota Editore. Il volume si basa su una attenta disamina della programmazione di taglio prettamente pedagogico-didattico che, nell’arco di quarant’anni, è stata dedicata dalla RAI alla diffusione del patrimonio di quella che Radiocorriere-TV definiva comunemente “musica seria”. La divulgazione musicale, infatti, si intreccia intrinsecamente con la nascita e la storia della stessa televisione e lo dimostra il fatto che quel fatidico 3 gennaio furono le note dell’ultimo atto del “Gugliemo Tell” di Gioacchino Rossini a tenere a battesimo l’inizio delle trasmissioni della RAI. Nell’arco dei quattro decenni presi in esame, viene ricostruita storicamente la continua evoluzione dell’approccio alla didattica (non solo musicale) da parte del servizio pubblico televisivo e questo tanto in relazione agli orientamenti ministeriali, quanto in rapporto alla fruizione dei programmi da parte del pubblico e ai cambiamenti che ha vissuto il sistema dell’informazione. In questo contesto, l’autrice offre una approfondita mappatura cronologica delle diverse trasmissioni sulla musica, susseguitesi negli anni e che hanno rappresentato una importante materia di studio da analizzare non solo sotto il profilo sociologico, ma anche da quello storico-musicologico e storico-pedagogico. Vengono, così, poste in rilievo questioni rilevanti su come alcune rubriche divulgative abbiano contribuito alla formazione della cultura musicale in Italia e sulle motivazioni per le quali alcuni programmi hanno avuto maggiore longevità rispetto ad altri. Se già negli anni Cinquanta con la messa in onda del Programma Nazionale dalle 17 alle 21 si erano intuite le potenzialità divulgative della televisione e ci si interrogava sui suoi possibili utilizzi, nel decennio successivo la RAI cominciò a diversificare i format televisivi, proponendo programmi culturali e di informazione volti a target differenti. Laddove la musica leggera occupava un ruolo di rilievo nei varietà, quella “seria” fu inserita nella programmazione attraverso un cartellone stagionale per l’opera lirica in cui a Verdi, Rossini e Puccini si affiancavano compositori contemporanei, il tutto con riprese dal vivo per enfatizzare l’autenticità della proposta. Allo stesso modo vengono presentati concerti sinfonici o da camera, così come nascono programmi a puntate come “Specchio sonoro” di Roman Vlad, vere e proprie lezioni condotte con la presenza di un esperto. L’avvento degli spot pubblicitari negli anni Settanta corrisponde ad una prima rivoluzione che farà da preludio alla tv generalista in cui la musica acquista spazi differenti e la funzione divulgativa si assottiglia progressivamente con le opere liriche che cedono il posto a frammenti e singole parti di esse. I programmi di taglio pedagogico vengono sostituiti da rubriche in cui agli esperti si alternano le voci anche di semplici appassionati, e cominciano a diffondersi programmi didattici come “Tutto in musica” che rappresentò il primo tentativo di far conoscere anche le avanguardie al grande pubblico. Tra gli anni Ottanta e Novanta, lo scenario muta ancora una volta radicalmente con l’avvento delle televisioni commerciali, MTV ed in fine il diffondersi delle pay-tv con la musica relegata sempre di più ad una funzione di intrattenimento. Ad accompagnare il volume cartaceo, c’è anche un ebook con la seconda parte, disponibile gratuitamente sul sito di Nota, nella quale sono riportate in ordine cronologico tutte le trasmissioni RAI prese in esame nel volume. “Musica in programma. Quarant'anni di divulgazione musicale in Rai-tv (1954-94)” non è semplicemente un libro da addetti ai lavori, ma ha il pregio di offrire anche lettore più curioso uno sguardo d’insieme sull’importanza educativa che ha avuto la televisione nei primi anni e i mutamenti seguiti negli anni successivi in cui, tuttavia, la RAI non ha perso la funzione di servizio pubblico dando vita a realtà importanti nella formazione come Tele Scuola, Rai Educational e, infine, Rai Scuola, quest’ultima rivelatasi determinante nel corso della pandemia, diventando indispensabile per tanti studenti.
Salvatore Esposito
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