La Rua Catalana – Fonexénos (Bia Records, 2018)

Portano il nome di una strada del centro di Napoli, ma sono tutti sanniti, i cinque componenti de La Rua Catalana che alla fine del 2018, al compimento del decimo anno di attività, hanno pubblicato “Fonexénos”. Il titolo dell’album deriva dalla comune passione per gli studi classici, un richiamo all’idea che la musica possa fare da tramite e riunire mondi diversi, stranieri. E, in effetti, in questo CD, uscito dopo due EP (“La Rua Catalana, “Something new”) e un disco di lunga durata (“Island Tales”), nelle sette tracce originali si abbracciano vecchie e nuove passioni. “Fonexénos” segna, indubbiamente, un cambiamento di registro nella musica del quintetto. Se nel precedente “Island Tales” (Octopus Records, 2015), convincente, di piacevole ascolto e ben suonato, la forma canzone era dominante, con brani apertamente ispirati al british pop, in “Fonexénos” sembra cambiare radicalmente la visione musicale della formazione aprendosi alla musica elettronica e ambient che, insieme ancora al pop e a schegge di musica popolare, si mescolano a testi cantati in inglese. I cinque sono Leonardo De Stasio (voce e chitarre), Corrado Ciervo (violino, viola, chitarre, tastiere e voce), Vittorio Coviello (flauto traverso e cori), Carlo Ciervo (basso, tastiere, cori) e Giuseppe Tomaciello (batteria). Corrado e Carlo, in particolare, sono figli di Amerigo che, insieme al fratello Marcello, ha dato vita e impulso a iMusicalia, collettivo di musica popolare sannita dall’attività quarantennale, un pezzo di storia nella ricerca musicale sul territorio del Sannio beneventano al quale anche i giovani Ciervo hanno contribuito attivamente con un lavoro che, in tempi non lontani, è sfociato nel CD “Fragile Fragments”. A quella esperienza, che ha evidentemente permeato la loro formazione musicale, si sentono fortemente in connessione, al punto da inserire nel primo brano del CD, “Procession” – in cui si immergono in musica liquida, elettronica e “ambient” –, innesti di frammenti cantati in una processione di penitenza a Guardia Sanframondi, con la voce arcaica di Giovannina ad animare il flusso sonoro. La ripresa con “Trip to the dean” è di altro segno, con percussioni, corde e flauto traverso che segnano un’atmosfera intimistica e melanconica in cui giocano le voci nel finale tirato. Seguono “William Walsh”, la traccia più poetica del CD, in cui vibra il violino –e anche qui sono inseriti tasselli sonori d’archivio – e l’intima “There you go”. “In 7 violini”, dalle originali ritmiche e dalle sonorità indiane, vede la partecipazione alla voce di Encem Manaky, richiedente asilo proveniente dalla Guinea Bissau, che incarna la necessità di aprirsi al lontano, di impegnarsi come persone e come musicisti nel superamento degli steccati sociali e culturali. Nel bel brano “All these days” si riprendono le fresche sonorità british e si propone un coinvolgente riff in cui violino e flauto duettano. Si conclude il CD con “Reprise”, brano strumentale che vede chitarra, flauto e tastiere nuovamente in ambientazione prog. “Fonexénos” è un lavoro originale e curato in cui vive la libertà di scelta tra le molteplici direzioni che può imboccare il flusso sonoro. L’obiettivo sembra quello di voler sviluppare un nuovo linguaggio musicale della band spaziando tra atmosfere rarefatte e indugiando tra brani di segno diverso. Qui non ci sono risultati preconfezionati e si sfugge a facili catalogazioni ma il risultato è suggestivo. La scelta de La Rua, di segno esplorativo, è certamente da seguire, per scoprire su quali rive approderà. 


Carla Visca  

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