Nel vasto programma concertistico del Festival di Rudolstadt del luglio 2025 ho incontrato Lidová muzika z Chrástu (Musica Popolare di Chrást), un gruppo musicale specializzato nella musica popolare tradizionale della Boemia, la regione occidentale della Repubblica Ceca. Non si tratta soltanto di una folk band, ma di un ensemble di ricerca e reinterpretazione, che esplora con vitalità la tradizione boema con spirito storico, ma anche ironico e vitale. Vestiti in scena con abiti ispirati alla fine del XIX secolo, interpretano brani tradizionali delle regioni meridionali e occidentali della Boemia, oltre a canti dei Sorbi di Lusazia, una minoranza slava della Germania. Il loro suono nasce da un insieme di strumenti ad arco e a fiato classici, ai quali si aggiunge, in alcuni arrangiamenti, la cornamusa ceca. Fin dalla sua nascita la formazione ha pubblicato sei lavori. Il primo album ufficiale è “Milostné” il cui tema centrale è l’amore; “Sulislavskej kostelíčku” (2012) e “Co jsem se letos natěšil” (2014) contengono canti tradizionali boemi. Nel 2018 pubblicano “Za čěskimi horami”, un album che include brani del folklore dei Sorbi della Lusazia. Un anno dopo esce il progetto multimediale (CD e DVD) “Naše zvony pěkně znějí” (Le nostre campane suonano bene), un racconto lirico di cinquanta minuti per la regia di Pavel Kielberger, mentre la parte musicale è stata curata da Přemysl Haas e Vojtěch Kouba (classe 1983, leader del gruppo folk). Il documento comprende immagini girate in ambientazioni storiche; è una celebrazione della poesia popolare e del paesaggio boemo: “Le campane sono il simbolo dei temi principali: il tempo, la vita, l'amore e la guerra. Tutto ruota intorno a loro, sono sempre presenti”, spiega il regista riguardo al titolo poetico della pellicola. Il CD propone un ampio repertorio canti e musiche della Boemia occidentale. Nel 2021 esce un concept album, rilasciato anche in formato doppio vinile, intitolato “Svatební & pohřební” (“Weddings & Funerals”), una raccolta originale e rara
di canti nuziali e di funebri. La più recente pubblicazione curata direttamente da Kouba è “Řemeslo má zlaté DNA” (2024), che si traduce come “Il mestiere ha il fondo d’oro”. È un modo di dire proverbiale molto diffuso nella Mitteleuropa che sottolinea come la conoscenza di un mestiere artigianale sia una garanzia di sicurezza economica per tutta la vita. Si tratta di un libro illustrato con allegato un CD con canzoni ceche sui temi del lavoro e delle arti. Con Vojtěch Kouba, kapelník – direttore artistico del gruppo – oltre che violinista, suonatore di cornamusa dudák e cantante, vogliamo offrire una panoramica sull’attività culturale dell’ensemble boemo.
Vuol raccontare l’origine della banda e del progetto musicale?
Quest’anno ci prepariamo al nostro concerto per il giubileo: con gioia e divertimento festeggeremo i 29 anni del gruppo. Nessuno sa esattamente qual è stato il punto di partenza, perché per i primi dieci anni esisteva soltanto un corso di musica popolare nella scuola di musica di Chrást. In Cechia esiste ancora una rete solida di scuole d’arte statali che offrono un’istruzione economica e di qualità a tutti i bambini: più del 10% dei ragazzi dai 6 ai 15 anni frequenta queste scuole. Dal 2005 ho iniziato a insegnare in quel corso e dal 2008 siamo diventati un gruppo musicale indipendente di giovani. Naturalmente, nel tempo i membri sono cambiati: oggi solo due di noi vivono ancora a Chrást, ma continuiamo a fare le prove lì.
Qual è il background musicale dei diversi membri?
Oggi solo una cantante è musicista professionista (e una violinista studia al Conservatorio); il bassista
suona in altre tre band, per lo più di klezmer e world music. Gli altri membri lavorano come programmatori, insegnanti, analisti di dati, geografi... Tutti abbiamo studiato nelle scuole d’arte statali e ci piace suonare quasi ogni genere musicale. La musica della mia infanzia è il folk americano con chitarra. Due delle nostre violiste suonano musica classica in orchestre sinfoniche amatoriali; il nostro bassista ama la world music, ma con il nostro precedente clarinettista ha suonato anche in un gruppo di musica elettronica sperimentale. La nostra flautista canta polifonie rinascimentali in un coro, mentre l’attuale clarinettista suona in una banda di ottoni tradizionale. Io, personalmente, non ho studiato al Conservatorio: suono con orgoglio la viola o il contrabbasso e mi diverto anche con la cornamusa boema. Ho seguito qualche lezione di composizione, ma so di essere solo un dilettante.
Perché avete scelto di indossare abiti di foggia ottocentesca?
La seconda metà dell’Ottocento è stata l’epoca del massimo sviluppo di Plzeň. È stata anche l’epoca del regionalismo, quando i primi intellettuali cercavano di salvare gli ultimi frammenti del folklore tradizionale; proprio allora furono raccolti i canti che oggi eseguiamo. Vorrei quindi ricordare quell’epoca così dinamica e vitale. Ma c’è anche un altro motivo: la maggior parte dei gruppi folkloristici boemi indossa costumi contadini che, per gli uomini, significano pantaloni corti gialli (originariamente in pelle di cervo, ma oggi di stoffa) e tanti fiocchi colorati. Noi vogliamo essere un po’ diversi. Non vogliamo fingere di essere contadini del XVIII secolo, visto che viviamo per lo più in città. Siamo un ensemble storico, sì, ma urbano.
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