Mentre gira l’Italia con “Here goes the sun” in cui rilegge i Beatles in dialogo con Glauco Venier, Daniela Spalletta riprende anche la collaborazione con Stefania Tallini iniziata nel 2022 all’insegna di una perfetta osmosi fra pianoforte e voce, come si può ascoltare anche nel concerto tenuto a febbraio al Palazzo del Quirinale. Una nuova occasione d’incontro è stata propiziata a Gegé Telesforo che con Spalletta aveva condiviso alcune parti vocali nell’album “Il mondo in testa”, compresa la composizione a quattro mani “La religione dell’universo”. A Ravenna, Telesforo è condirettore - con Franco Fussi e Albert Hera - della rassegna La Voce Artistica, giunta quest’anno, dal 20 al 23 novembre, alla sua quindicesima edizione. Sul palco del Teatro Alighieri, il 22 novembre, Daniela Spalletta è salita una prima volta il per la sessione di chiusura degli interventi e laboratori pomeridiani, interagendo con un inedito e promettente quintetto vocale insieme a Baba Sissoko, Mariano Caiano, Albert Hera e Gegé Telesforo, abili e creativi nell’interagire con il pubblico (di cantanti) in sala.
Alle
21.30 è poi tornata sul palco in duo con Stefania Tallini e l’energia creativa sprigionata il pomeriggio si è trasformata nella magia di un’intesa telepatica. Quando si tratta di interagire con la voce, le mani di Stefania Tallini sono capaci di modellare la tastiera come fosse argilla, un corpo unico e fluido che sostiene e asseconda il canto e ne fa brillare il sussurro e l’energia mentre sembra non conoscere iati fra un tasto e l’altro. Emerge così l’estrema fertilità della lingua madre siciliana, in felice tensione fra radici popolari e ricerca improvvisativa che sa attraversare non solo il Mediterraneo, ma anche l’Oceano Atlantico, specie in direzione meridionale, si tratti del Cono Sur o del Brasile. Il connubio da vita al gioiello “Rio Tango”, brano già protagonista dell’album “Brasita”. La composizione musicale di Stefania Tallini incontra sul palco dell’Alighieri il testo siciliano con cui Daniela Spalletta sposa il Mediterraneo con l’estuario
rioplatense con le spiagge e I picchi di Rio de Janeiro, preludio a un raffinato viaggio brasiliano che rilegge la quinta “Bachiana Brasileira” di Villa-Lobos senza alcun timore reverenziale, con la voce a cappella a esplorare i diversi registri del brano salti di registro, per poi salire insieme al piano verso le sonorità più acute. E di Villa-Lobos viene proposta anche l’altalenante “Festa no sertão”, capace di tenere insieme accelerazioni e toni più meditativi e rilassati proprio come chi entra ed esce dal ballo collettivo durante la festa, un binomio che ritorna con “Lilith Dance”, altra composizione di Stefania Tallini, capace di fermare il tempo per poi farlo scoccare a pieno ritmo. E a ritmo sostenuto non poteva mancare la Folksong “Ballo”, di Luciano Berio che ci ricorda quanto Lomax amasse l’espressività del siciliano sia nelle interpretazioni veloci della sua metrica, sia, come in “Zahara”, quando mette al centro la melodia, l’amore, il profumo dei fiori d’arancio. Il bis è commovente, con il classico di Ariel Ramírez e Felix Luna, “Alfonsina y el mar” dedicato a Alfonsina Storni in cui piano e voce impastano con estrema sensibilità dolore e libertà.
Alessio Surian
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