Sacro Sud, Napoli, 13 dicembre – 6 gennaio 2025

Da sei edizioni “Sacro Sud”, il festival curato da Black Tarantella di Andrea Aragosa con la direzione artistica di Enzo Avitabile, promosso e finanziato dal Comune di Napoli nell’ambito del “Natale a Napoli” e del progetto “Napoli Città della Musica”, accoglie il pubblico (ingresso gratuito) in chiese monumentali del capoluogo campano. Sette appuntamenti che danno “attenzione alla sacralità della musica”, dice Avitabile, aggiungendo che “è sacro tutto ciò a cui diamo valore oltre lo spazio e il tempo”, il tutto realizzato in “luoghi che ispirano tanto”. La Chiesa di Santa Maria Donnaregina Nuova, trionfo del barocco napoletano seicentesco, ricca di affreschi e pitture di artisti come Giordano e Solimena, ha ospitato il concerto d’apertura, “Flamenco Sacro”, con protagonisti i rinomati fratelli di Cartagena Carlos Piñana (chitarra) e Curro Piñana (canto), artisti di gran lignaggio, discendenti del grande Antonio Piñana. Con loro il percussionista Miguel Ángel Orengo e il ballerino Daniel Valera. Un percorso sonoro che è passato dalla tradizione religiosa ai “palos” del flamenco di cui Carlos è uno dei chitarristi innovatori; docente di Conservatorio, dotato di tecnica impeccabile e pulizia sonora e di una grande capacità narrativa che si avverte nel suo chitarrismo. Suo fratello Curro è una voce di grande precisione tecnica, elegante, limpida e lirica, che sa passare da momenti di grande potenza a delicati sussurri, mantenendo sempre un controllo assoluto. 
“Petición de Perdón”, una soleá tratta dalla “Missa Flamenca”, ha aperto il programma continuato con la preghiera “Ave Maria” e “Al Alba”, eseguita come tarantos, in forma di ballo dal compás molto marcato. Le alegrías di “Cuerpo y Alma” ben evidenziano la fusione tra chitarrismo tradizionale flamenco ed elementi classici. L’apporto percussivo e la danza non lasciano certamente indifferente il pubblico. Con “Saeta di Siguiriyas” entriamo ancora nell’ambito del canto sacro esplorato da Curro nel suo album “Saetas” in cui canta nello stile della siguiriya, un palo tragico e profondo. La padronanza strumentale è esaltata ancora in “Vidalita”, mentre il lirismo si impone nella petenera “Su Campamento”. Infine “Vivo sin vivir en mí” è una poesia di Santa Teresa d'Ávila musicata dai fratelli Piñana in forma di nana (ninna nanna) all’interno dei loro recital di flamenco sacro. Dopo il concerto dedicato alla fede devozionale di “Sacro Sud” dello stesso Avitabile a San Giovanni a Teduccio (Chiesa di San Giovanni Battista), nella stessa chiesa di Santa Maria di Donnaregina Nuova, il 19 dicembre, si è esibito il Balanescu Quartet: Alexander Balanescu (violino), Yuri Kalnits (secondo violino), Una Palliser (viola) e Nick Holland (violoncello) con David Kent (sound projection). Com’è noto, il punto di forza dell’ensemble fin dalle origini è l’intreccio di assetto cameristico e contemporaneità, in cui è centrale anche il crossover con la musica popolare dell’Europa dell’Est, nello specifico romena, terra d’origine del leader e compositore. Difatti la prima parte del concerto napoletano è stata dedicata al progetto omaggio

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