Marzo 2008: a sessant’anni dalla Dichiarazione universale dei diritti umani delle Nazioni Unite, l’Università Ca’ Foscari e il Comune di Venezia organizzano una serie di incontri su letteratura e diritti umani: nasce così il festival “Incroci di civiltà”, antidoto agli interessi e ideologie che promuovono gli “scontri di civiltà”. Da quest’anno, “Incroci in musica” si affianca al festival proponendo occasioni per entrare in connessione con sonorità musicali provenienti da diverse parti del mondo. La collaborazione fra Università Ca’ Foscari Venezia, Fondazione di Venezia, Fondazione Università Ca’ Foscari e Veneto Jazz fa sì che I concerti possano essere accolti dai diversi palcoscenici locali, il Teatro Goldoni, il Teatro Fenice e l’Auditorium Santa Margherita-Emanuele Severino, a Venezia, e l’M9 – Museo del ‘900, a Mestre. Fra ottobre 2025 a febbraio 2026, la prima edizione propone sette appuntamenti, cominciati Sabato 4 ottobre presso il Teatro Goldoni con il concerto del Jan Garbarek Group insieme al percussionista Trilok Gurtu (memorabile il suo “Making Music” che coinvolgeva nel
quartetto proprio Garbarek). L’attenzione per le musiche indiane è proseguita venerdì 14 novembre all’Auditorium Cesare De Michelis dell’M9 Museo del ’900 con il Mano Manjari Ensemble per un incontro fra melodie indiane e sperimentazioni contemporanee condotte dalla violinista e cantante Mano Manjari, insieme a Alan Bedin, Edoardo Piccolo e Maurizio Murdocca.
Fra questi due concerti, il 9 Novembre, le Sale Apollinee del Teatro La Fenice, hanno ospitato il progetto “L’Antidote”.
Nel presentarlo, Giovanni De Zorzi ha comunicato la triste notizia della recente morte del maestro Djamchid Chemirani, padre del percussionista Bijan Chemirani che per questo motivo non ha potuto prendere parte al set veneziano. Redi Hasa, violoncello, e Rami Khalifé, pianoforte, hanno così adattato alcuni brani de “L’Antidote” a un dialogo a due. Nato da incontri improntati all’ascolto reciproco e all’improvvisazione, il repertorio del trio si è
visibilmente modificato nella versione per violoncello, pianoforte e qualche discreto tocco di elettronica. È emerso come la triangolazione con le percussioni abbia spinto verso un equilibrio fra i tre strumenti e abbia facilitato un senso di fluidità nelle transizioni fra i diversi contesti sonori che il trio è capace di generare. Sottratto, in particolare, lo zarb, la relazione fra violoncello e pianoforte diventa asimmetrica con un maggior peso specifico della tastiera e cambiamenti più bruschi del clima musicale: a tratti la musica è giocosa e illuminata di luce Mediterranea, specie quando l’andamento ritmico ha per perno il pizzicato, vicino al suono dell’oud, del violoncello di Redi Haza; altrove si intreccia al romanticismo classico europeo e ad ostinati di grande intensità e volume. Il tutto risulta emotivamente sempre molto stimolante, ma con cesure nette fra periodi di tensione e di rilasciamento, accentuati da ritmi più quadrati quando è il pianoforte a condurre le danze.
Apparentemente più vagabondo, con brani che traggono ispirazione dal Messico così come dal Madagascar, il “Quartetto elastico” guidato dagli organetti diatonici di Riccardo Tesi ha coinvolto il pubblico in una narrazione più organica e sempre coinvolgente sostenuta con energia e senssibilità da Francesco Savoretti alle percussioni e da Vieri Sturlini alla chitarra. Protagonisti alle voci sono lo stesso Vieri Sturlini e Caterina Sangineto, che si alterna anche tra arpa, salterio e flauto traverso. A dare coerenza al repertorio è la vena compositiva di Tesi che sa trarre ispirazione dalle musiche tradizionali italiane e mediterranee collaborando di volta in volta, per i testi, con la vena poetica di cantanti con spiccata affinità per queste latitudini, da Carlo Muratori a Giua. Con poche, ma ben scelte, parole, Riccardo Tesi sa anche introdurre e collegare i diversi brani a esperienze e passioni personali, come l’inseguimento di un venditore ambulante, per poterne registrare il canto che apre e chiude “Tindari” e la cui ritmicità solletica a dovere la maestria di Savoretti al riq. Il repertorio attinge, in
particolare, dallo splendido “La giusta distanza” del 2023.
Nel frattempo, con il flautista Paolo Zampini, e con Daniele Biagini al pianoforte e Enrico Guerzoni al violoncello, Tesi ha appena pubblicato con Visage “Camerock”, che contiene anche l’intensa “Formiche”, scritta quattro mani con Sturlini, occasione all’M9 per apprezzare il tono caldo del flauto di Caterina Sangineto. Molto riuscite anche le versioni di “La musica che gira intorno” di Fossati e de “La Leggera”.
Fra i tratti distintivi del quartetto c’è le ottime armonizzazioni vocali delle voci di Sangineto e Sturlini, capaci di coinvolgere tutto il pubblico in occasione del bis “Madagascar” (dedicata a Justin Vali).
Il prossimo appuntamento sarà Venerdì 23 gennaio 2026, alle ore 20.00, all’Auditorium Santa Margherita - Emanuele Severino con il repertorio di musica originale, greco-anatolica e sefardita di Namritha Nori con l’Evren Öntaş ensemble.
Alessio Surian
Tags:
I Luoghi della Musica




