Festival Popolare Italiano, Sonus Mundi & Migrazioni Sonore, Museo Nazionale degli Strumenti Musicali, Roma, 8 novembre – 20 dicembre 2025

Sabato 15 novembre Clara Graziano ha presentato “Al ritmo della luna”, un lavoro in cui dialogano musica popolare e canzone d’autore. Attraverso l’organetto, il canto e una narrazione poetica, Graziano ha costruito una sorta di diario lunare, ripercorrendo il proprio percorso artistico con uno sguardo personale e non nostalgico, capace di restituire la tradizione come spazio di libertà espressiva. A chiudere “Sonus Mundi”, domenica 16 novembre, è stato Hysterræ: Voci dalla terra madre, un progetto corale femminile che ha unito polifonie vocali, strumenti del Medio Oriente ed elementi elettronici in una sorta di trance mediterranea contemporanea, evocando la potenza generativa della terra e il legame profondo tra corpo, suono e comunità. Dal 22 novembre al 20 dicembre il festival è entrato nel vivo con “Migrazioni Sonore – Il messaggio universale della musica e le nuove cittadinanze”, il percorso più marcatamente politico e culturale della rassegna, dedicato alla musica come ponte tra i popoli. Ogni serata è stata preceduta dalle Conversazioni in musica alle 19.30, curate da Salvatore Esposito, Stefano Saletti, che hanno offerto al pubblico uno strumento di lettura storica e sociale dei progetti presentati. La serata del 22 novembre si è aperta con la presentazione del libro con Cd “Tra le mie corde” di Maria Gabriela Ledda a cui Mauro Palmas ha affidato il racconto del suo percorso artistico a partire dagli anni Settanta e, a seguire, quest’ultimo è stato raggiunto sul palco dal giovane organettista Giacomo Vardeu, per un breve ma intensissimo set in cui hanno proposto una selezione di brani tratti dal recente “Sighida”. A seguire sono saliti sul palco Moni Ovadia, Giovanni Seneca e Anissa Gouizi che hanno proposto “Rotte mediterranee”, un recital teatrale plurilingue in cui
racconti e canti hanno attraversato Italia, Grecia, Nord Africa e Balcani, restituendo il Mediterraneo come paesaggio culturale condiviso, fatto di lingue diverse, melodie comuni e memorie intrecciate. Musica e parola si sono fuse in una forma di teatro musicale che ha restituito il Mediterraneo come spazio culturale condiviso, fatto di lingue, rotte e memorie comuni. Il 27 novembre i SuRealistas con “La Vuelta” hanno portato sul palco i ritmi sudamericani e mediterranei, fondendo cumbia, son, rock e poesia in un concerto energico e meticcio, capace di raccontare la musica popolare urbana come spazio di libertà e inclusione. Un’esplosione ritmica che ha celebrato la dimensione meticcia della musica popolare urbana, tra ironia, impegno e vitalità. Il 4 dicembre la conversazione Iran tra tradizione e modernità con Pejman Tadayon condotta da Stefano Saletti e Elisabetta Malantrucco di RadioRai Techeté, ha introdotto il concerto del Pejman Tadayon Ensemble, dedicato alla musica e alla poetica dei mistici sufi: un progetto rigoroso e intenso, in cui musica, danza e poesia persiana si sono intrecciate attraverso i testi di Rumi, Hafez e Omar Khayyam, cantati in lingua originale e accompagnati da strumenti della tradizione come ney, oud, kamanceh e santur. La serata del 6 dicembre, si è aperta con il FoolkTalk “Le tre R: Rom, Rumena, Romana” nel corso del quale Salvatore Esposito ha intervistato la cantante Roxana Ene, aprendo una riflessione sulle identità multiple e sulle contaminazioni culturali. A seguire, Nubras Ensemble ha mostrato un originale equilibrio tra scrittura cameristica e impeto folk, intrecciando
sonorità romene, balcaniche e mediterranee in un dialogo musicale elegante e coinvolgente. L’11 dicembre la consegna del Premio Blogfoolk 2025 a Maria Mazzotta per l’album Onde ha preceduto la presentazione del disco “Dialoghi di pace” di Ziad Trabelsi e Gabriele Coen che a seguire, affiancati da Marco Loddo e Simone Pulvano, hanno proposto uno straordinario concerto che ha messo in relazione tradizioni arabe, ebraiche e cristiane attraverso la lente della moderna improvvisazione jazzistica e world, trasformando il concerto in un atto musicale di ascolto reciproco. Il 13 dicembre, la conversazione dedicata alle scale, agli strumenti e agli stili del maluf tunisino con Marzouk Mejri e Salvatore Morra ha preparato il terreno al concerto di Maluf System con Eddiwen, Canzoniere tunisino, che ha mostrato come uno dei repertori urbani più complessi della Tunisia possa essere riletto nei contesti migratori contemporanei, mantenendo rigore modale e aprendosi a nuove soluzioni timbriche. Il 18 dicembre, la riflessione su “L’incontro possibile tra culture, religioni e tradizioni differenti” con Enrico Fink ha introdotto il concerto dell’Orchestra Multietnica di Arezzo, un’autentica esperienza corale con musicisti provenienti da Mediterraneo, Asia, Europa e Sudamerica, capace di incarnare sul palco l’idea di convivenza musicale come pratica quotidiana. La rassegna si è conclusa il 20 dicembre con la conversazione Diritti e nuove cittadinanze, che ha visto dialogare Luigi Manconi e Marino Sinibaldi con Stefano Saletti e Elisabetta Malantrucco, seguita dal concerto Sacro Mediterraneo di Stefano Saletti, Banda Ikona e Baobab Ensemble, un viaggio musicale e spirituale cantato in Sabir, la lingua franca dei porti mediterranei, che ha attraversato Puglia, Balcani, Grecia e Maghreb, riassumendo il senso profondo dell’intero festival: la musica come spazio comune, come memoria condivisa e come possibilità concreta di dialogo tra i popoli. 

 

Salvatore Esposito
Foto e video di Salvatore Esposito

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