Širom – In the Wind of Night, Hard-Fallen Incantations Whispers (tak:til, 2025)

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Le caleidoscopiche, errabonde e sbalorditive partiture del trio sloveno sono di nuovo tra noi. E per fortuna! Ana Kravanja (violino, viola, ribab, qeychak, balafon, tamburo a cornice, campanelli, vari oggetti, percussioni, flauto diritto e voce), Iztok Koren (banjo, banjo a tre corde, guembri, morin khuur, balafon e percussioni) e Samo Kutin (ghironda, arpa basso, harmonium, lira, tamburo a cornice, tampura brač, brač, liuto, campanelli, balafon, risonatore acustico, vari oggetti e voce) mettono in campo un apparato strumentale di vasta origine, tra strumenti appartenenti alle più disparate tradizioni musicali e altri autocostruiti, offrendo sette composizioni per 74 minuti di musica: una sana anomalia in un mondo di produzioni che sempre più spesso si attestano al di sotto dei 40 minuti di durata. Širom, parola slava antica che significa “ampio”, riflette perfettamente il “folk immaginario” e immaginifico che il trio dispiega con carattere avant-folk, free e progressive. Il quinto album, “In the Wind of Night, Hard-Fallen Incantations Whisper”, pubblicato a tre anni di distanza dal notevole “The Liquified Throne of Simplicity” si fregia di una bella copertina e di un artwork d’autore, come in passato firmati dal pittore sloveno Marko Jakše, creatore di paesaggi fantastici e pure inquietanti. A produrlo è tak:til, la sezione collaterale dell’etichetta Glitterbeat Records che incanala artisti e dischi in ragione del forte eclettismo strumentale e compositivo. Registrato in presa diretta e senza sovraincisioni (con Dejan Lepanja nuovamente in regia, come tecnico del suono), “In the wind of night…” avvolge l’ascoltatore in un profluvio sonico avventuroso, imprevedibile e singolare, non del tutto diverso dal modus operandi che ha caratterizzato i lavori pregressi in cui il senso melodico e la pratica dell’improvvisazione controllata si incontrano con ritmiche e armonie che procedono ondeggiando e fluttuando tra avviluppamenti estatici e sviluppi evocativi (si pensi anche ai titoli che compongono le sette
tracce del disco). L’album si apre con “Between the Fingers the Drops of Tomorrow”, sedici minuti di viaggio sonoro in cui l’iterazione del balafon si intreccia con fraseggi di arpe, archi e lira, poggiati sulla
corposa ossatura ritmica del guembri. È un cambio di scenario affascinante, che conduce dall’Africa subsahariana ai paesaggi timbrici del gamelan; a metà brano emergono scuri inserti di strumenti ad arco, prima che la voce-strumento di Kravanja irrompa evocativa, finché una serie di percussioni risolve il tutto ma non scioglie la tensione, conducendoci alla fine del brano. Segue “Curls Upon The Neck, Ribs Upon The Mountain” (14 minuti), che si apre con il dialogo sinuoso delle corde sfregate degli archi, per poi evolvere in una seconda sezione dominata da droni, archi dissonanti e ostinati ritmici. L’onda sonora si placa per ridare slancio al lirismo sospeso dei cordofoni, mantenendo comunque un cadenzato, implacabile andamento percussivo. Quasi esile e lineare nel suo sviluppo di tre minuti” è “No One’s Footsteps Deep in the Beat of a Butterfly’s Wings”, con il banjo a tre corde che diventa protagonista, mentre la suite “Tiny Dewdrop Explosions Crackling Delightfully” esplode in un affastellarsi di mondi sonori: droni, corde pizzicate e sfregate, balafon, poliritmie e una vocalità che evoca l’Estremo Oriente, fino a un vorticoso finale. Dura meno di quattro minuti “Hope in an All-Sufficient Space of Calm” in cui è il canto wordless di Kravanja a farsi avanti, accompagnata dal tocco di corde pizzicate e di percussioni. I diciotto minuti di “The Hangman’s Shadow Fifteen Years On” sono la vetta emotiva, dando piena prova dell’estetica di Širom, con l’assommarsi di elementi e il passare da richiami minimalisti alla componente free. Samo canta sul procedere di un flautino dissonante, poi si affacciano chitarre risonanti, clangore di metallofoni, tumulto di pelli e oggetti sonori protesi in un vorticoso crescendo. Epilogo, in circa sei minuti, con “For You, This Eve, the Wolves Will Be Enchantingly Forsaken”, dominato da harmonium e percussioni ma non solo, a suggellare una magnetica esperienza sonora “altra”. L’invito è a perdersi nel labirinto senza tempo della malia sonora di Širom. 


Ciro De Rosa

Foto di Nada Žgank

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