“Sapore di Sales”, il nuovo album della cantante brasiliana ma veronese d’adozione Nathalia Sales, è un elegante omaggio al songbook di Gino Paoli e giunge ad un anno di distanza da “Isto é bossa nova” che cristallizzava la fortunata esperienza del recital “Isto é bossa nova. Genesi e storia del grande stile poetico-musicale brasiliano”. Il titolo gioca con ironia sul suo cognome, ma è anche una dichiarazione d’intenti, caratterizzare con un “sapore” nuovo uno dei repertori più importanti della canzone d’autore italiana. Nata a Rio de Janeiro e attiva in Italia fin dall’adolescenza, Nathalia Sales porta con sé un bagaglio di esperienza che affonda le radici nella tradizione musicale brasiliana, spaziando dalla bossa nova al samba, ed approda alla canzone d’autore italiana con la quale ha intessuto un profondo dialogo creativo che ne ha definito la cifra stilistica e permea i tributi monografici dedicati a Luigi Tenco, Bruno Lauzi e Lucio Dalla. Il disco curato dal critico musicale Enrico de Angelis, ha ottenuto il plauso dello stesso Paoli, che ha definito le interpretazioni “molto originali” e la cantante “deliziosa nel suo accento da brasiliana”, lodando inoltre la raffinatezza dei musicisti coinvolti. L’incontro con Paoli, raccontato da lei come un momento quasi domestico, davanti a un caffè e con improvvise incursioni di “Garota de Ipanema” cantata insieme al maestro, spiega bene lo spirito intimo e rispettoso che attraversa l’intero album. La naturale predisposizione alla sintesi fra mondi culturali diversi della Sales dà al disco la capacità di respirare su più livelli, mantenendo da un lato la struttura melodica e narrativa degli originali di Paoli, e dall’altro una leggerezza espressiva tutta carioca, che filtra le canzoni attraverso un colore vocale morbido, privo di manierismi, ma immediatamente riconoscibile. Particolarmente curati sono gli arrangiamenti caratterizzati da raffinati colori jazz, essenziali e mai calligrafici, in cui spicca il contributo del trio composto da Stefano Freddi al pianoforte, Nicola Monti al contrabbasso e Marco Pasetto a sax soprano e clarinetto. Il suono complessivo è asciutto, calibrato, costruito su un equilibrio rigoroso tra spazio e melodia; le linee strumentali, spesso ridotte all’osso, lasciano respirare i brani con rispetto e una certa dose di pudore, mentre gli interventi solistici, sempre misurati, aggiungono sfumature più che protagonismi. All’interno di questo impianto sonoro, la voce di Sales emerge solare ed avvolgente, con un’inflessione brasiliana che affiora solo quanto basta a suggerire una prospettiva diversa: un modo di porsi dentro la canzone, privilegiando l’intimità e il lirismo. La scaletta segue un percorso che attraversa oltre sessant’anni della produzione artistica di Gino Paoli, alternando evergreen e perle da riscoprire. Ad aprire il disco è “La gatta” del 1960 proposta in una dimensione intima con pianoforte e clarinetto che disegnano un piccolo acquerello jazz, e la voce alleggerisce la malinconia tradizionale del brano. Si prosegue con “Una di quelle” del 1962 riletta in forma di ballad con echi di bossa nova nel fraseggio, mentre “Che cosa c’è” del 1963 è caratterizzata dal dialogo tra voce e pianoforte che imprime al brano una grande dolcezza. Se “In un caffè” del 1961 spicca per gli intermezzi del sax soprano che creano un’atmosfera sospesa, la successiva “Senza fine” è uno dei grandi classici di Gino Paoli che la Sales rende in una versione quasi danzante con pianoforte e contrabbasso ad avvolgere la voce. Ascoltiamo in sequenza le belle versioni de “La ragazza senza nome” del 1978, di quel capolavoro che è “Il cielo in una stanza” e “Non andare via” versione in italiano di “Ne me quitte pas” di Jacques Brel firmata da Gino Paoli e qui resa in una sinuosa versione venata di echi tropical. Non mancano anche brani meno noti del songbook di Paoli come “Il manichino” e “Vivere ancora” inframezzate da quel gioiello che è l’iconica “Una lunga storia d’amore” qui resa in una rilettura dai toni crepuscolari. Chiude il disco “Sapore di sale”, altro grande classico di Gino Paoli che Nathalia Sales e il suo trio reinventano in una versione raffinata che ne esalta la tessitura melodica. “Sapore di Sales” è qualcosa di più di un disco tributo, ma piuttosto un progetto che, nella sua delicata eleganza, unisce mondi diversi, facendo incontrare culture, linguaggi e memorie sulla rotta che da Genova conduce a Rio de Janeiro.
Salvatore Esposito
