Luisa Briguglio – Truvatura (Liburia Records, 2025)

“Truvatura” è l’opera prima di Luisa Briguglio, artista siciliana di stanza a Marsiglia che ha conquistato gli importanti Premi Ethnos Generazioni (2024) e Andrea Parodi (2025). In siciliano il titolo indica il leggendario tesoro che si trova nelle grotte, di cui una proprio dalle parti di Messina, luogo di origine e di ritorno della musicista, a cui rende omaggio in quanto sede di magia, di energia e, contemporaneamente, di grandi contraddizioni (anche se racconta di avere con esso un rapporto piuttosto conflittuale). La truvatura è anche simbolo di illusione e l’idea di una ricerca costante che può rimanere insoddisfatta. Di buoni motivi per ascoltare con attenzione e raccoglimento gli otto brani che compongono “Truvatura”, ce ne sono tanti. Il primo sta sicuramente nel fatto che l’autrice, prendendo a riferimento del suo universo musicale l’opera di Rosa Balistreri propone al tempo stesso una sua personalissima rielaborazione e, a tal proposito, dichiara: “Non volevo fare un disco di musica tradizionale, desideravo un disco che avesse sì una matrice folk, ma che accogliesse le influenze della musica della mia vita e, soprattutto, che dialogasse con il presente. Perché i testi che scrivo, i temi che tratto non risalgono a cinquant’anni fa, ma sono di oggi”. Sotto questo aspetto l’intreccio che ha realizzato è molto ben riuscito. C’è poi il fatto che la voce dell’artista, potente e allo stesso tempo ricca di sfumature e modulazioni, sa suscitare emozioni arrivando nelle profondità dell’animo e toccare corde nascoste in chi ascolta. Subito dopo, che Luisa Briguglio è anche una docente di Lettere moderne e nei suoi testi non banali si incontrano riferimenti all’antica letteratura greca e latina e alla letteratura spagnola. La preziosità degli arrangiamenti curati dal chitarrista, produttore e arrangiatore napoletano Ernesto Nobili costituiscono un ulteriore buon motivo per l’ascolto dell’album. Anche grazie ad essi la versatilità nell’interpretazione e l’ecletticità della proposta, con brani cantati in dialetto siciliano o in italiano o in francese tra canzone d’autore, folk e avanguardia trovano una bella presentazione. Ripercorrendo i brani che si susseguono nell’album, la cui apertura è affidata a “Figghia mia figghia”, di suggestivo impatto vocale con solo accompagnamento di percussioni, fa apprezzare le profonde doti espressive dell’artista, quasi un canto sacro. Segue la dolce “A Stidda”, con la chitarra arpeggiata che accompagna una melodia ricca di tenerezza, che racconta della gelosia ispirandosi a un frammento di Saffo e un carme di Catullo. Così anche il testo de “Il cacciatore”, scritto dalla Briguglio e da lei musicato insieme a Ernesto Nobili, si riferisce a un testo di Orazio a cui la Briguglio risponde con i suoi versi. L’arrangiamento intrigante vede un finale ai fiati e un ritmo travolgente. Ancora brillanti protagoniste sono la chitarra di Nobili e la voce della cantautrice nella suggestiva, incandescente “Notti” come in “U ‘nnammuratu e a morti” (motivo trionfatore al Premio Parodi, come si è detto) tradotta in siciliano da Luisa insieme al padre, dall’originale anonimo spagnolo del XIV secolo “El enamorado y la muerte”, in cui si mettono in luce anche le doti recitative da cantastorie della Briguglio. La corale “Quand je serai prête”, canzone composta per una pièce teatrale, crea un’atmosfera suggestiva tra luci e ombre. La dolente “Petra e caminu”, tradotta in siciliano da “Piedra y camino” di Atahualpa Yupanqui, testimonia la passione per la musica del Sudamerica, luogo di lunghi viaggi dell’artista. Per concludere la calma canzone “Navi” disegna una gradevole ballata che termina tra cori leggeri e gli arabeschi della chitarra. Accanto alle raffinate, incisive corde di Ernesto Nobili, un brillante ensemble di musicisti arricchisce il viaggio sonoro del disco: Bagarija Orkestar con i fiati di Sergio Dileo, Ciro Riccardi, Joe Zerbib, le percussioni di Cristiano della Monica e la batteria di Matteo Nocera, al charango Denise Di Maria, al contrabbasso Giacomo Pedicini e France Duclaroir, al duduk Francesco Di Cristofaro. In conclusione, “Truvatura” rappresenta un ottimo biglietto da visita, nell’album si possono apprezzare le doti musicali, interpretative e di composizione della Briguglio. Ben evidenzia la sua interessante, originale ricerca, la grande duttilità vocale nell’interpretazione di caleidoscopici intrecci tra spunti d’ispirazione affini ma diversi. 


Carla Visca

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