Il maestro Djamchid Chemirani è morto martedì 5 novembre a 83 anni, in Provenza, dove si era stabilito con la famiglia da oltre cinquant’anni. Nato a Teheran nel 1942, all'età di otto anni, aveva cominciato a studiare lo zarb (o tombak) con il maestro Hossein Teherani. La madre mandò il ventenne Djamchid a Parigi a studiare matematica e a raggiungere il fratello maggiore, studente di scienze, che gli aveva regalato uno zarb per il suo nono compleanno. Racconta la figlia di Djamchid Maryam: “All'inizio non voleva lasciare l'Iran. A 20 anni aveva già suonato con i più grandi maestri e viveva per la musica, come ebbero modo di documentare varie etichette francesi negli anni seguenti
A Parigi studiò matematica per un anno e scoprì la Sorbona. Insegnò zarb, scrisse una tesi di etnomusicologia, ma perse il manoscritto nella metropolitana”. In breve tempo, molti musicisti jazz, di musiche medievali o contemporanee si interessarono alla sua musica e a prendere lezioni. Agli anni Sessanta risale anche l’incontro con Elisabeth, “Zabou”, la sua futura moglie con cui darà alla luce due figlie e due figli. Maryam nasce nel 1967 e Keyvan l'anno successivo. I suoi ricordi più lontani sono legati alla musica: “Quando vivevamo a Ris-Orangis, ero davvero molto piccolo, ricordo che Madjid Kiâni, maestro di santur iraniano, veniva a lavorare con papà. Ne ero molto impressionato”. In occasione della pubblicazione di un libro di Hassan Tabar è possibile ascoltarlo in questa registrazione in duo santur-zarb a Parigi.
Djamchid Chemirani aveva insegnato zarb al Centro di Studi di Musica Orientale. Il contesto parigino lo sollecitava ad insegnare in modo diverso – accentuando la dimensione solista - rispetto a come lui stesso aveva imparato. Paradossalmente, queste particolari condizioni gli permisero di perpetuare l'opera del suo maestro, Hossein Teherani, che aveva spinto lo zarb ad abbandonare il ruolo di accompagnatore a cui era stato fino ad allora confinato.
Venne chiamato da compagnie di danza, fra cui quelle di Maurice Béjart e di Carolyn Carson, e da registi di teatro, collaborando in particolare con il regista Peter Brook in lavori come “Incontri con uomini straordinari” e “Mahâbhârata” e a musicisti come Kudsi Erguner con cui suona in concerto per la prima volta a Saint-Baume nel 1972, spesso in trio con Mahmoud Tabrizizadeh. Qui lo si ascolta suonare con Mahmoud Tabrizi-Zadeh a Nieznany nel 1993.
Parallelamente, Djamchid Chemirani continuò a suonare con musicisti iraniani di passaggio o residenti in Francia, come Majid Kiani, Hossein Alizadeh e Dariush Tala'i.
In famiglia, ha saputo condividere in modo ludico la sua arte con le figlie e i figli. Nel ricordo di Maryam: “La sua filosofia era quella di divertirsi mentre si suona e si ripete, rendendo l'apprendimento e la ripetizione abbastanza divertenti da renderli piacevoli”. Se le figlie Maryam e Mardjane (nata nel 1973) si dedicano soprattutto al canto, Keyvan e Bijan (nato nel 1978) danno priorità allo zarb, sorta di simbolo della cultura persiana, suonato regolarmente in casa da Djamchid con altri musicisti iraniani, favorendo un per immersione, prima di affrontare gli aspetti tecnici. Nel 1973 la famiglia si trasferì a Saint-Maime, villaggio delle Alpi dell'Alta Provenza tra Forcalquier e Saint Michel l'Observatoire. Bijan nasce nel 1978. Fino ad allora i genitori avevano sempre più o meno in mente di tornare un giorno in Iran, dove la madre aveva vissuto prima di incontrare Djamchid, ma la rivoluzione di Khomeini in Iran nel 1978 pone fine definitivamente al progetto. Djamchid Chemirani, come poi suo figlio Keyvan rimarrà sempre legato alle “calligrafie vocali” persiane, un lavoro di ricerca sullo zarb che nel 2013 Accords Croisés ha documentato con l’album “Pishdaramad” in cui suonano Ali Reza Ghorbani e Daryoush Tala'i.
La Provenza vibrava allora delle musiche del movimento folk dell'epoca e diviene un’ottima base per la famiglia e per Djamchid che collabora con musicisti di ambiti diversi, da Jean-Pierre Drouet a Pablo Cueco. Bijan ricorda che: “Djamchid ha sempre mantenuto il suo lato iraniano. Mangiavamo per terra sul tappeto ascoltando musica iraniana. Ma non ha mai spinto una persona a seguire la sua strada. Semplicemente era divertente ascoltarlo suonare, sentire quell'atmosfera musicale. E i suoi strumenti erano a disposizione. Non erano cose sacre che non si potevano toccare, veniva voglia di provarli. Ha funzionato molto bene. Quando abbiamo voluto provare, lui era lì a sostenerci. Anche per Kayvan: "Non ci ha mai spinto a lavorare sulla musica. Ma quando ponevamo domande si mostrava estremamente generoso. Ho un ricordo piuttosto commovente. Quando recitava nel Mahâbhârata al Théâtre des Bouffes du Nord a Parigi, ero in vacanza e sono andato a trovarlo. Dormiva nello studio di una zia a Nanterre. Mi dava lezioni e io non avevo portato nessuno strumento. Aveva trovato un secchio a casa della zia e mi dava lezione sul secchio, mentre io suonavo con lo zarb con cui lui faceva i suoi concerti la sera”. In questo contesto familiare si è costituito nel 1988 il Trio Chemirani.
L’inedito accostamento di tre zarb permette di approfondire l’esplorazione e la creazione artistica a partire dalla metrica e dalla prosodia dei poeti mistici persiani come Rumi, Hafez, Khayyam, di improvvisare all’interno di cornice ritmiche e dialogiche che utilizzano l’ampia gamma dei suoni del tamburo e di approfondire collaborazioni vecchie nuove: Ross Daly, l'Ensemble Gilles Binc, Ballaké Sissoko, Omar Sosa, Renaud Garcia-Fons. Il Trio è divenuto Ensemble accogliendo la voce di Maryam Chemirani, a suo agio con il repertorio dei canti radif, talvolta accompagnata da Bijan con il saz. Sottolinea due consigli che le ha dato Djamchid Chemirani: “Dalla mia educazione, vorrei che tu ricordassi due cose molto importanti: ogni giorno, prenditi del tempo per rilassarti, che sia meditando, pregando o semplicemente non facendo nulla, per ritrovare la calma. E sii generosa, condividi quello che hai”. A luglio del 2023, con un concerto-narrazione pubblica, tutta la famiglia aveva salutato l’addio di Djamchid Chemirani ai concerti.
In Italia Djamchid Chemirani e il Trio Chemirani hanno offerto magnifici concerti e, a partire dal 1996, una serie di seminari organizzati dall’Istituto Interculturale di Studi Musicali Comparati della Fondazione Giorgio Cini, in cui Djamchid Chemirani ha saputo coinvolgere con sapienza, generosità e buonumore allievi di ogni provenienza e abilità.
Alessio surian
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