A quarant’anni da “New Egypt”, primo folgorante album dei Rocking Chairs, Graziano Romani continua ad arricchire la sua discografia con lavori pregevoli, come dimostrano il doppio “Vivo/Live” del 2015, gli omaggi a due dei suoi grandi punti di riferimento artistico come Bruce Springsteen nel 2017 con “Soul Crusader Again. The Songs of Bruce Springsteen” e Auguto Daolio con “Augusto: Omaggio alla voce dei Nomadi” del 2020, il disco di duetti
“A Ruota Libera-Freewheeling: The Duet Album” del 2018, e il più recente “Still Rocking” del 2023. A Due anni di distanza da quest’ultimo, ritroviamo il cantautore di Casalgrande (Re) con “Lookin’ Ahead”, diciannovesimo album in carriera (tra Rocking Chairs e percorso solista), sesto con la Route 61 Music in un decennio. Composto da dodici brani inediti che vibrano di quello storytelling onesto, sincero e denso di poesia che ha caratterizzato le sue composizioni sin dagli esordi. Ad impreziosire il tutto la sua voce che non si limita a cantare: interpreta, sente, abita le sue canzoni, e lo fa con una generosità espressiva che, oggi come allora, resta la sua firma più autentica. Ad accompagnarlo, ritroviamo la sua band composta dagli ex Rocking Chairs, Max Marmiroli ai fiati e Franco Borghi alle tastiere, Lele Cavalli (batteria) e Nick Bertolani (basso) e Follon Brown (chitarre), a comporre un sestetto dal sound caldo e stratificato in cui ogni arrangiamento è al servizio del racconto, e ogni nota ha il sapore di un abbraccio sincero. Ad aprire il disco è il singolo “Middlejune” un brano denso di nostalgia per le estati vissute da ragazzi, quando la musica sembra promettere l’eternità. È un manifesto programmatico, una dichiarazione di intenti, una delle tante scintille emotive che animano il lato più luminoso dell’album. Si prosegue con la pungente “Singing About Nothing” in cui Graziano Romani punta il dito contro il vuoto dell’intrattenimento contemporaneo, tra “idioti alla radio” e “cialtroni alla TV”. Ma non è solo denuncia: è anche un’ode alla musica che salva, ancora e sempre. Arriva, poi, la bella sequenza in cui ascoltiamo “Lay Down These Arms” sulla lotta del vivere quotidiano, il viaggio di ritorno verso casa che è metafora della vita di “This Kind of Spark” e la riflessiva “Bright Side of the River”. È questo il cuore pulsante di “Lookin’ Ahead”, un concentrato soul-rock che, sospeso tra il Jersey Sound di Springsteen, il blue-collar rock di John Mellencamp e il lirismo di Van Morrison che vibra di malinconia e speranza, tra riff energici, fiati soul e ritornelli da cantare a pugni chiusi. In questo senso, il disco è uno specchio nitido del percorso artistico di Graziano Romani: una carriera coerente, costruita con ostinazione, lontana dalle mode e vicinissima ai cuori. Il tono si fa più introspettivo con “Unafraid”, ballata americana impreziosita dall’accordion, che cita l’iconografia randagia di Woody Guthrie, e in “Universal Law”, dove il romanticismo si intreccia con un'idea di amore totale e quasi trascendente. Echi di Whitman e di spiritualità laica si affacciano, rendendo il brano una sorta di dichiarazione etica in musica. Verso il finale, il disco rallenta il ritmo ma non l’intensità con la vibrante “In A just world”, il soul di “From this moment on” la ballata metropolitana “Back Alley Beauty” e il dialogo tra padre e figlio della title-track. Il sipario cala con “The Last Jukebox on Earth”, dedica struggente e autobiografica a un jukebox incontrato davvero, nella natia Scandiano. È un brano che racconta della fine di un’epoca, ma anche dell’invincibile potere della musica di lasciare tracce, ovunque e per sempre. “Lookin’ Ahead” è, dunque, una mappa emotiva di un artista che non smette di credere nel potere delle storie, delle canzoni, della verità. E che, guardando avanti, riesce ancora a farci sentire a casa.
Salvatore Esposito
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Italian Sounds Good